lunedì 9 dicembre 2019

Homolù Dance - Opere di Franco Cenci

Il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza ospita Homolù Dance, esposizione antologica dedicata all’artista romano Franco Cenci. Il titolo riecheggia foneticamente il saggio del 1938 "Homo Ludens" di Johan Huizinga e dà il tono alla mostra, presentando una selezione di opere attraverso cui Cenci ha esplorato e continua a esplorare il mondo provvisorio e illusorio del gioco.


L’esposizione ruota intorno all’installazione "Homolù Dance", bizzarra figura totemica, composta da interruttori e scritta al neon, attivata grazie alla cooperazione dei visitatori che si cimentano in una posa plastica, quasi coreutica. Dopo Homo Sapiens e Homo Faber, si materializza sotto il nostro sguardo l’Homolù Dance di Cenci, scanzonata versione dell’uomo contemporaneo.

Le opere in mostra rispecchiano le molteplici declinazioni con cui l’artista ha interpretato il gioco: illusioni ottiche, spettri prospettici, memorabilia dei calciatori, ritratti volanti, mappe immaginarie, alberi genealogici falsificati, irriconoscibili album di famiglia e un esercito di bambini armati di mattarelli.

La mimicry è lo spazio in cui abitano e si muovono le opere di Cenci. In essa la realtà è momentaneamente sospesa e si agisce seguendo il principio del “fare finta che”, che è d’altronde la necessaria premessa di ogni gioco.

Poliedrico sperimentatore, Franco Cenci (1958) si è formato inizialmente come architetto e poi come storico dell’arte. Dopo un esordio nella Mail art, lavora dagli anni Novanta nel campo dell’arte visiva intrecciando tecniche e poetiche diverse, dal collage alla fotografia, con incursioni nell’ambito della performance e della letteratura. L’artista interroga la storia e le memorie per dar corpo e voce a vicende che altrimenti rimarrebbero taciute o dimenticate. A cavallo tra ricostruzioni filologiche, riadattamenti fantasiosi e libere associazioni, i progetti di Cenci si configurano come microcosmi, dispositivi meravigliosi al contempo nostalgici e profondamente ironici.


E sempre nello spazio del MLAC, che ospita l’esposizione, il 13 dicembre 2019, alle ore 16.30, si tiene "Ritratto dell’artista da bambino": un gioco partecipativo ideato dallo stesso Franco Cenci che, a partire dall’opera in mostra "Dedalus", invita i partecipanti a ricostruire le identità di alcuni celebri artisti, muovendosi fra indizi, testimonianze, tracce del passato.


Homolù Dance
Opere di Franco Cenci
a cura di Julie Pezzali e Antonella Sbrilli
28 novembre 2019 - 15 gennaio 2020




“Ma che natura! mostre ed eventi d'arte” A cura dell’associazione per le arti e la cultura Alauda


“Ma che natura! mostre ed eventi d'arte”
A cura dell’associazione per le arti e la cultura Alauda

“Ma Che Natura!" Visioni e prospettive sull'ambiente in cui viviamo
-dal 15/16 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020-
Alauda, associazione per le arti e la cultura, con sede ad Adelfia (BA), organizza e promuove per il terzo anno consecutivo, un progetto artistico espositivo che mira a portare l’arte vicina alle persone, attraverso qualità, accessibilità e azioni artistiche di promozione sociale e territoriale. Arte come riflessione critica sull’essere umano, attorno alla tematica “natura, ambiente e territorio”, in cooperazione con la Scuola Secondaria di Primo Grado, la Pro Loco di Adelfia e con il patrocinio e il sostegno del Comune di Adelfia.

Il progetto “Ma Che Natura!” vuole porre l’accento sulla capacità dell’arte di essere vivo strumento di conoscenza e indagine attorno a tematiche attuali, unendo alla bellezza dell’arte la necessità di nutrire la consapevolezza sul mondo in cui viviamo.


Le date delle mostre di "Ma Che Natura!"

15 dicembre 2019, ore 11.00
Torre Normanna in piazza Galtieri n.26, Adelfia (Bari)
*pre-evento con l'avvio dell'esposizione di creazioni realizzate da alunne e alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado di Adelfia.

16 dicembre 2019, ore 20.00
Ex Municipio in via Rutigliano n.2, Adelfia (Bari)
*Inaugurazione con performance di Iula Marzulli "Per vedere la vigna fiorire"
e avvio dell'esposizione d'arte con opere di artisti provenienti da tutta Italia e internazionali


21 dicembre 2019, ore 18.30
Ex Municipio in via Rutigliano n.2, Adelfia (Bari)
*Presentazione del libro "La rivoluzione perduta di poeti" di Andrea Semplici, Polaris Casa Editrice.

Espongono:
Alessia Amati, Angela Cascini, Angela Regina, Annamaria Cacciapaglia, Anna Kölle, Antonio Delluzio, Arnaldo Negri, Carla Massimetti, Cinzia Scarpa, Cristina Iotti, Concetta Russo, Clara Patella, Donatella Alibrandi, Daniele Nitti, Demetrio Scopelliti, Emanuela Casagrande, Francesca Pastore, Francesca Pracilio, Francesco Mosca, Giuseppe Regina, Grazia Salierno, Ida Chiatante, Ilaria Gonnelli, Iula Marzulli, Jara Marzulli, Jessica Spagnolo, Katia Scorza, Laurà Zerbib, Laura Muolo, Leo Ragno, Luigi Scaringello, Maria Ditaranto, Marina Mancuso, Massimo Cellamare, Michele Franco, Michele Di Pinto, Nico Angiuli, Paky Bruno, Rocco Carnevale, Roberta Pepe, Roberto Praderio, Sebastiano Plutino, Valeria Di Ponio, Valentina Porcelli, Tania Tullo, Tom Colbie, Vanna Carlucci, Vincenzo Mascoli, Viviana Cazzato.

Quando
Dal 15/12/2019 al 06/01/2020 - Domeniche ore 10:30 - 12:30/ giorni 19 - 20 - 21 - 26 - 27 - 28 dicembre ore 17:30 - 20:30/ 24 e 31 dicembre ore 10:30-12:30/ 2 - 3 - 4 - 6 gennaio ore 17:30 - 20:30

info e prenotazioni visite: 333 6576674 // 349 5627533 - alauda.ala@gmail.com

GINGER HOUSE


Ginger House è un reportage realizzato da Manuela De Leonardis nel 2009, dedicato ai magazzini dello zenzero di Cochin in Kerala (India del sud), città famosa per il commercio delle spezie e primo centro nel subcontinente indiano ad essere colonizzato dai portoghesi all’inizio del XVI secolo. 

Situati nel quartiere ebraico di Mattancherry a Fort Cochin, descritto da Salman Rushdie nel romanzo L’ultimo sospiro del Moro (1995), i due magazzini Ganesh Trading Co. e Nariculam Spices appaiono avvolti da una sospensione temporale che entra nel tessuto narrativo, lasciando percepire la vitalità sotterranea del divenire. Un’attesa che si carica di aspettative, preannunciando il movimento del viaggio, dello spostamento, della migrazione. Dalle pareti intonacate di azzurro dei magazzini, segnate dal tempo, la luce del sole filtra attraverso le alte capriate di legno. L’odore intenso, energizzante, dello zenzero occupa uno spazio che va oltre quello dei sacchi di juta, accatastati uno sull’altro sul pavimento, che lo contiene nell’attesa di essere valutato, pesato, acquistato e poi spedito in tutto il mondo. Il progetto fotografico Ginger House è stato esposto alla Libreria Odradek di Roma (2011) e nell’ambito della manifestazione Il Viaggia Libro: La rotta delle spezie all’Auditorium Santa Maria Laurentia di Bevagna, Perugia (2014). Nell’agosto 2019 è stata pubblicata a New Delhi l’omonima fanzine con le fotografie a colori, gli appunti di viaggio Ginger House e Ode al Samosa e una selezione di 10 ricette gastronomiche in cui l’ingrediente principale è lo zenzero.


Manuela De Leonardis (Roma 1966), storica dell’arte, giornalista e curatrice indipendente ha esplorato il rapporto arte/cibo nei libri CAKE. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente | The dessert culture between Arab and Western tradition (2013), Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (2015), Jack Sal. Half Empty/Half Full - Food Culture Ritual (2019).


GINGER HOUSE
Appunti di viaggio di Manuela De Leonardis

Inaugurazione venerdì 27 dicembre 2019 alle ore 19.00
dal 27 dicembre 2019 al 10 gennaio 2020

Bibliothè Contemporary Art
Via Celsa, 4/5 – 00186 Roma

L’esposizione resterà aperta fino a venerdì 10 gennaio 2020
Orario: dal lunedì al sabato: 10.00/22.00 (dom. chiuso)

Info: (+39) 06.678.14.27
https://bibliotheartgallery.com
info@bibliothegallery.com


venerdì 6 dicembre 2019

Silvia Argiolas You can’t make an omelet without breaking some eggs a cura di Nicola Zito



Silvia Argiolas
You can’t make an omelet without breaking some eggs



MICROBA
Via Giambattista Bonazzi 46, Bari
Sabato 14 dicembre 2019, ore 19,00



Quarto e ultimo appuntamento del 2019 per lo Spazio MICROBA, che sabato 14 dicembre presenta la mostra personale di Silvia Argiolas, You can’t make an omelet without breaking some eggs, a cura di Nicola Zito (inaugurazione alle ore 19,00).
Il progetto dell’Argiolas, che è strettamente legato a un periodo di residenza della stessa artista a Bari, si concretizzerà con la realizzazione di un’esposizione di una serie inedita di lavori creati in loco, a contatto con il contesto urbano e cittadino del capoluogo, e installati nell’ambiente di MICROBA, fortemente caratterizzato a livello storico e architettonico, con cui la pittrice instaurerà uno stretto dialogo visivo e plastico.
La mostra di Silvia Argiolas, che vede il coinvolgimento di Matteo Campulla, è organizzata con l’Associazione culturale Achrome, con cui MICROBA rinnova la proficua collaborazione, e sarà aperta e visitabile fino al prossimo 11 gennaio 2020, dal martedì al sabato dalle ore 17,00 alle ore 20,00.

MICROBA si pone lontano dal canonico concetto di galleria d’arte e, anche in questo nuovo ciclo di eventi, rinnova la propria aspirazione di spazio laboratoriale e sperimentale. Attraverso le opere e le esperienze di artisti giovani ma già di respiro nazionale e internazionale, il centro barese persegue la propria missione nel territorio e intende introdurre stimoli di riflessione nel contesto culturale circostante.

L’Associazione culturale Achrome è un collettivo che opera nel campo dell'Arte Contemporanea, muovendosi tra molteplici ambiti, dalla didattica alla ricerca, dall'organizzazione di eventi espositivi alla formazione professionale. Intessendo rapporti con il territorio, Achrome si propone di favorire un rinnovato e più proficuo dialogo tra la città – e i suoi abitanti – e le dinamiche dell'Arte Contemporanea.

Silvia Argiolas (Cagliari, 1977) vive e lavora a Milano. La sua ricerca nasce da una trasformazione introspettiva di ciò che accade nella propria esistenza, fatti, odori, incontri. Lavorando con il medium della pittura, attraverso un intervento diretto su tela, gioca con un forte simbolismo e una espressività dal sapore arcaico, accompagnati a una ricerca sociologica e un interesse verso le teorie della moderna psicologia lacaniana. Tra le sue mostre personali: 2018 Il Mangiarsi Reciproco presso la Galleria Richter Fine Art a Roma; 2017 Lalangue alla Galerie Rompone a Colonia, Germania; 2015 Last Moments alla Robert Kananaj Gallery, Toronto, Canada; 2014 A Day In The Life alla L.E.M e Walk on the wild side (Conversion Of Evil) presso la Galleria Antonio Colombo, Milano; 2012 You are not really so bad alla Galleria D406, Modena; 2011 The Season of the Witch alla Galleria Antonio Colombo, Milano. Tra le sue mostre collettive più recenti: 2017 Gotico Sardo alla CRAG Gallery, Torino; 2015 PanoRama a Torino e La fomosa invasione degli artisti a Milano presso la Galleria Antonio Colombo, Milano; 2014 Selvatico tre una testa che guarda al Museo Civico delle Cappuccine a Bagnocavallo (RA) e P2P #02 – Deep presso la galleria Circoloquadro, Milano. Le sue opere sono state esposte in diverse fiere di arte contemporanea, una tra tutte Artissima nel 2017.


Silvia Argiolas
You can’t make an omelet without breaking some eggs
A cura di Nicola Zito

MICROBA
Via Giambattista Bonazzi 46
70123 – Bari

Inaugurazione: sabato 14 dicembre 2019, ore 19
Dal 14 dicembre all’11 gennaio 2020
Da martedì a sabato, dalle ore 17 alle ore 20

Info:
MICROBA
+39 3927385558 – spaziomicroba@gmail.com

ACHROME
+39 3470866802 – associazioneachrome@gmail.com

giovedì 5 dicembre 2019

Inge Morath - La vita. La fotografia


Il Museo di Roma in Trastevere ospita la prima retrospettiva italiana di Inge Morath (1923-2002), la prima fotoreporter donna entrata a far parte della famosa agenzia fotografica Magnum Photos.

Viaggiatrice instancabile, poliglotta, donna dai poliedrici interessi e di profonda cultura, Morath nasce a Graz, in Austria, nel 1923. Non teme barriere culturali, linguistiche o geografiche: la sua conoscenza di diverse lingue straniere le permetteva di analizzare in profondità ogni situazione e di entrare in contatto diretto con la gente. I rapporti lavorativi con personalità quali Ernst Haas, Robert Capa e Henri Cartier-Bresson, contribuiscono a chiarire l’evoluzione professionale della Morath e il personale stile fotografico nutrito degli ideali umanistici successivi alla Seconda Guerra Mondiale, ma anche della fotografia quale "momento decisivo" come la definì Cartier-Bresson.

Attraverso le sue fotografie si ripercorrono le tappe dei suoi principali reportage geo-etnografici, includendo anche la nota serie di curiosi ritratti con le maschere del disegnatore Saul Steinberg.

La mostra si sviluppa in 12 sezioni che ripercorrono tutte le principali esperienze professionali e umane della Morath, attraverso circa 140 fotografie e decine di documenti originali. Compaiono anche immagini, realizzate da grandi maestri come Henri Cartier-Bresson e Yul Brinner, che ritraggono Inge Morath in diversi momenti della sua carriera.
A Roma, Inge ritorna invece nel 1960 per un lavoro su commissione: fotografare la bellissima attrice e modella Rosanna Schiaffino, che immortala all’interno della sua abitazione romana. Nei pochi anni che intercorrono tra i due momenti romani, Inge Morath si è ormai affermata. Il suo sviluppo è stato graduale. Dopo l’esordio come traduttrice e scrittrice in Austria, aveva iniziato a scattare nel 1952. L’anno successivo, grazie a Robert Capa, comincia a lavorare per Magnum Photos a Parigi.

Il suo primo importante reportage, datato 1953, è dedicato ai “Preti operai”. È di questi anni l’incontro con Henry Cartier-Bresson, con cui inizia un sodalizio decennale che ne segna l’esistenza. Proprio nel 1960, l’anno del ritratto di Rosanna Schiaffino, Inge accompagna infatti Cartier-Bresson a Reno, per lavorare sul set de Gli Spostati, pellicola con Marilyn Monroe e Clarke Gable diretta da John Huston. Qui scatta uno dei suoi più bei ritratti: una Marilyn quasi scomposta che sola, lontana dal set, prova dei passi di danza. Durante le riprese Inge conosce lo scrittore e drammaturgo Arthur Miller, sceneggiatore della pellicola, che diventa suo marito nel 1962. Che si trattasse di celebrità o di gente comune, di singole persone o di comunità, le sue sono immagini che sanno cogliere le intimità più profonde dei soggetti. Riesce a fissare l’anima di grandi artisti – da Henri Moore, a Alberto Giacometti, Jean Arp, Pablo Picasso – e di scrittori come André Malraux, Doris Lessing, Philip Roth e celebrità come Igor Stravinskij, Yul Brynner, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe, Pierre Cardin, Fidel Castro. Immortala l’anima dei luoghi.

Imperdibili le sue foto della casa di Boris Pasternak, della biblioteca di Puskin, della casa di Cechov, degli studi di artisti permeate dallo spirito delle persone che vi avevano vissuto.
Inge Morath è stata, soprattutto, una viaggiatrice. Nel corso della sua carriera ha realizzato reportage fotografici in Spagna, Medio Oriente, Stati Uniti, Russia e Cina, tutti preparati con cura maniacale. La sua conoscenza di diverse lingue straniere le ha permesso di analizzare in profondità ogni situazione e di entrare in contatto diretto e profondo con la gente. Preparazione, conoscenza, empatia. Così può giungere al momento magico, quello della «chiusura dell’otturatore. Un momento di gioia, paragonabile alla felicità del bambino che in equilibrio in punta di piedi, improvvisamente e con un piccolo grido di gioia, tende una mano verso un oggetto desiderato.»

Inge Morath - La vita. La fotografia

Dal 30 novembre 2019 al 19 gennaio 2020
da martedì a domenica ore 10.00 - 20.00, la biglietteria chiude alle ore 19.00
Chiuso lunedì

mercoledì 4 dicembre 2019

Silvia Celeste Calcagno - Eye Verbal Motor


Il Museo della Ceramica di Savona e il MuDA di Albissola Marina vi invitano alla presentazione dell’opera Eye Verbal Motor dell’artista Silvia Celeste Calcagno

Sabato 7 Dicembre 2019. Ore 16.30, Sala Conferenze di Palazzo Gavotti, Piazza Chabrol 1, Savona. Seguirà una visita all’installazione dell’opera al Museo della Ceramica. Ore 18.30, MuDA, via dell’Oratorio 2, Albissola Marina. Visita all’allestimento di un’altra opera tratta dallo stesso progetto Eye Verbal Motor.

Eye Verbal Motor è un'installazione del 2019 composta da vari pezzi che unisce fotografia e ceramica. Protagonista dell’opera è l’artista stessa che usa il proprio viso e il proprio corpo per comunicare temi universali quali la vita, il dolore, la morte e la rinascita. L'opera parte da un episodio autobiografico. Per tentare di sublimare il dolore di una perdita, l’artista ha iniziato a svolgere ricerche sul coma scoprendo la Glasgow Coma Scale, la scala di valutazione neurologica utilizzata per tenere traccia dell'evoluzione clinica dello stato del paziente in coma osservandone l’attività oculare, verbale e motoria. Da qui il titolo del lavoro. 

Per realizzare l’opera, le matrici fotografiche iniziali sono state trasferite su lastre di argilla (grès) su cui l'artista è intervenuta pittoricamente prima di cuocerle ad alta temperatura. Reiterata ossessivamente, l'immagine del volto dell’artista è chiaramente visibile nei primi pezzi mentre nell’ultimo è quasi invisibile, raggiungendo una parziale astrazione. Attraverso l’arte l’immagine esteriore del corpo viene trasfigurata per porre l’attenzione sulla dimensione interiore dell’uomo e del suo dolore. 
Per questo lavoro Silvia Celeste Calcagno si è ispirata anche al cinema. Eye Verbal Motorrichiama infatti la locandina del film Lady Vendetta di Park Chan-wook. Incriminata ingiustamente per omicidio, la protagonista tenta invano di pareggiare i conti con chi l’ha accusata. L’ansia di vendetta, perseguita per tutto il corso del film, viene però superata nella ricerca di una pacificazione finale.

Eye Verbal Motor
Eye Verbal Motor è un lavoro di Silvia Celeste Calcagno del 2019 che unisce fotografia e ceramica. Protagonista dell’opera è l’artista stessa che usa il proprio viso e il proprio corpo per comunicare temi universali quali la vita, il dolore, la morte e la rinascita. Eye Verbal Motor parte da un episodio autobiografico. Per tentare di sublimare il dolore di una perdita, l’artista ha iniziato a svolgere ricerche sul coma scoprendo la Glasgow Coma Scale, la scala di valutazione neurologica utilizzata per tenere traccia dell'evoluzione clinica dello stato del paziente in coma osservandone l’attività oculare, verbale e motoria. Da qui il titolo dell’opera.

La fotografia si fa materia
Per realizzare l’opera, le matrici fotografiche iniziali sono state trasferite su lastre di argilla (grès) su cui l'artista è intervenuta pittoricamente prima di cuocerle ad alta temperatura. Reiterata ossessivamente, l'immagine del volto dell’artista è chiaramente visibile nei primi pezzi mentre nell’ultimo è quasi invisibile, raggiungendo una parziale astrazione. Attraverso l’arte l’immagine esteriore del corpo viene trasfigurata per porre l’attenzione sulla dimensione interiore dell’uomo e del suo dolore.

Lady Vendetta
Per la realizzazione di questo lavoro Silvia Celeste Calcagno si è ispirata al cinema. Eye Verbal Motor richiama infatti la locandina e la trama del film Lady Vendetta di Park Chan-wook. Incriminata ingiustamente per omicidio, la protagonista tenta invano di pareggiare i conti con chi l’ha accusata. L’ansia di vendetta, perseguita per tutto il corso del film, viene però superata nella ricerca di una pacificazione finale. 

Silvia Celeste Calcagno
Silvia Celeste Calcagno è nata a Genova nel 1974. Nel 2015 è la prima donna italiana a vincere il Premio Faenza, 59° edizione. Nel 2017 nell'ambito della V Biennale di Mosaico Contemporaneo a Ravenna in collaborazione con il MIC Faenza inaugura la personale Il Pasto bianco a cura di Davide Caroli. L' opera esposta diventa parte della collezione permanente della storica Biblioteca Classense. Nel 2019 vince la terza edizione del Premio L'Arte che Accadrà, a cura di Valentina Ciarallo, con l'opera Just lily oggi allestita nella sede del Gruppo HDRÀ a Palazzo Fiano Roma. Tra gli altri, si sono occupati del suo lavoro: Luca Beatrice, Francesca Bogliolo, Luca Bochicchio, Ilaria Bonacossa, Alessandra Gagliano Candela, Silvia Campese, Davide Caroli, Claudia Casali, Valentina Ciarallo, Maria Teresa Ferrari, Flaminio Gualdoni, Lisa Hockemeyer, Daniela Lotta, Angela Madesani, Michele Mari, Maurizio Tarantino, Matteo Zauli. 



Silvia Celeste Calcagno - Eye Verbal Motor
Sabato 7 Dicembre 2019. Ore 16.30
Sala Conferenze di Palazzo Gavotti, Piazza Chabrol 1, Savona
Seguirà una visita all’installazione dell’opera al Museo della Ceramica
Ore 18.30, MuDA, via dell’Oratorio 2, Albissola Marina

Ingresso gratuito. A causa del numero limitato di posti disponibili è gradita la prenotazione al numero 340 9363059 o alla mail comunicazione@museodellaceramica.savona.it 

martedì 3 dicembre 2019

La moda Oltre la moda


Il 5 dicembre 2019, negli spazi del Museo Castromediano di Lecce, a partire dalle ore 9:30 La moda Oltre la moda, incontro tra studiose che esplorano i "territori" teorici della moda, le diverse identità culturali e filosofiche che la attraversano; i processi creativi, la formazione e le pratiche artigianali che la declinano nella autenticità autoriale.
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Programma: 
"Preservare la cultura della moda", Rosanna Calcagnile, Calcagnile Academy
"Il valore della ricerca nella moda e l'identità stilistica", Luana Rizzo, Università del Salento
"Notes on fashion film", Louise Wallenberg, Stockholm University
"La moda e la città", Patrizia Calefato, Università degli studi A.Moro di Bari
"indossare il territorio", Andrijana Popovic, Università UDG di Podgorica
"In-Segnare Oltre", Santa Scioscio, Calcagnile Academy
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Contestualmente al symposium le sale del museo Castromediano, ospiteranno la mostra "Una Premessa", progetto espositivo realizzato durante la formazione dei designer di Calcagnile Academy
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Per ulteriori info: info@calcagnile.com - 0832 318787 o +39 338 2369189 - www.calcagnile.com

La moda Oltre la moda - Symposium e Mostra
5 dicembre 2019 dalle ore 9:30

project partnership with KUBO
https://www.facebook.com/kubobari/