martedì 8 maggio 2012

Giant step 1


Entrare nel mondo dell'Arte? Realta' marginali, Cooptazione e Resistenze. Ultimo giorno per inviare domande e richieste relative al simposio del prossimo giugno (12-14) curato da Vessel.



comunicato stampa

Relatori confermati: ArtLeaks, The Bureau of Melodramatic Research, Charles Esche, Viktor Misiano, Dan Perjovschi, Francesco Scasciamacchia

Bari, Italia, 12 – 14 giugno 2012

Organizzazione: vessel
Partner: Fondazione Europea per la Cultura, Van Abbemuseum, Galeria Labirynt, MOSTYN | Wales, vessel, Politicized Practice Research Group (Loughborough University), The Romanian Institute for Culture and Humanistic Research of Venice
Gian Step è un progetto organizzato con l’obiettivo di individuare la posizione ed il ruolo dell’istituzione per la cultura contemporanea. Sono coinvolte due affermate istituzioni culturali: il Van Abbemuseum | Paesi Bassi e MOSTYN | Galles, ed altre due istituzioni meno strutturalmente definite: vessel | Italia e Galeria Labirynt | Polonia. L’obiettivo principale di questo progetto è quello di definire i possibili ruoli che le istituzioni possono giocare nel campo della produzione culturale di un territorio, con l’intento di rispondere alle esigenze del territorio stesso. Considerando le attuali condizioni politiche, economiche e sociali, Giant Step vuole articolare e coniugare le tipologie di istituzioni (ideali), che sono poste all’interno di un dialogo critico con le istituzioni già esistenti all’interno di un framework costituito da quattro “simposi nomadi”.

Il contesto all’interno del quale Giant step 1: Entrare nel mondo dell’Arte? Realtà marginali, Cooptazione e Resistenze prende forma è costituito da Bari e la regione Puglia. Entrambe queste realtà hanno una forte e ben definita identità connessa con la loro storia, le tradizioni e la posizione geografica. Esse sono attualmente soggette ad un processo di profonda trasformazione che caratterizza l’infrastruttura dell’arte contemporanea e, conseguentemente, possono essere considerate modello di un microcosmo caratterizzato per le tensioni esistenti tra le specificità socioculturali del loro essere luoghi “marginali” e l’ethos dominante dell’arte contemporanea. Negli ultimi vent’anni l’ethos dominante è stato progressivamente definito e modellato dal potente ordine neo-liberista e, di conseguenza, ha ereditato le sue contraddizioni e i suoi paradossi. Da un lato, questo ha prodotto uno spazio globalizzato di auto-espressione, circolazione e libertà e, dall'altro, questo stesso processo ha rinforzato la rigidità dei protocolli, delle norme e dei principi di sicurezza e di controllo pubblico, aspetti che hanno fortemente tarpato le ali ad episodi di resistenza sociale e collettiva.

Riconosciamo quindi che, nel momento in cui il processo di co-optazione delle aree geografiche marginali nei confronti del mondo dell’arte prende piede, sussiste un letterale recupero intellettuale degli artisti contemporanei facenti parte dell’attivismo anti-istituzionale, queer e pacifista degli anni 60 e 70. Questo recupero tuttavia non è in grado di produrre una critica sostanziale dell’ethos paradossale e poliedrico dell’era contemporanea. Una critica pura, una che può servire da confronto e da punto di opposizione, non è più sufficiente né produttiva: c’è bisogno di ridefinire la nozione di “critica”.

Dunque, noi ci chiediamo: quali tattiche possono essere adottate dagli artisti, dai curatori e dai critici per contenere semanticamente e, allo stesso tempo, risolvere logicamente le dicotomie che sono vigenti nell’era globale? Inoltre, come può essere possibile stimolare il cambiamento invece che semplicemente imporre i modelli internazionalmente riconosciuti di critica e protesta? E, dato l’aspetto altamente auto-istituzionalizzante della produzione culturale, com’è possibile ridefinire ed immaginare la nozione di “istituzione”, considerando che le nostre menti ed i nostri corpi sono i luoghi in cui il processo di istituzionalizzazione impone le sue necessità pervasive per produrre valore economico? Com’è possibile configurare l’istituzione come un luogo di incontro pubblico in cui i cittadini/individui possano dispiegare il proprio desiderio di “reazione” o “rivolta”?
La nostra intenzione è quella di costruire un forum in cui differenti interessi e posizioni sono rappresentati. Proponiamo, così, una riflessione sostenibile circa il potenziale di un dominio rizomatico, articolato da alleanze trasversali adottate da energie culturali ed artistiche provenienti dalle aree geografiche marginali.

Si accolgono proposte per papers di 20 minuti da parte di accademici, ricercatori liberi, attivisti e artisti, considerando sia relazioni individuali sia lavori di gruppo che rispondano alle seguenti prerogative tecnico/scientifiche e che trattino l’aspetto della critica istituzionale. La conferenza sarà tenuta in lingua inglese. Possibili aree di sviluppo e domande potranno includere, non esclusivamente, i seguenti temi:
Considerando gli importanti cambiamenti socio-economici e culturali avvenuti negli ultimi 20 anni, qual è il ruolo e la funzione di un’istituzione al giorno d’oggi?
Qual è il ruolo dell’eredità della critica istituzionale nell’informare e definire le attuali pratiche artistiche e curatoriali e come contribuisce alla ri-collocazione della critica all’interno delle istituzioni?
Come può l’istituzione artistica immaginare e preservare il proprio spazio autonomo per la critica sotto la pressione della logica contraddittoria del capitalismo contemporaneo?
Qual è il margine economico, culturale e sociale e qual è la sua possibile funzione di un’istituzione artistica che vi lavora all’interno?
Quali pratiche politiche e artistiche possono proporre questi spazi istituzionali come alternativa ad una logica dell’attuale stato dell’arte?
Le nozioni di radicalismo e dissenso possono ancora essere applicabili al criticismo artistico?
Quali sono i mezzi e le metodologie per determinare il successo e la fattibilità dei sistemi di critica all’interno di ambienti specifici? Come può un sistema di contestualizzazione, come metodologia, essere uno strumento per aprire uno spazio diretto ad una risposta più compatibile con il contesto culturale dominante?
Com’è possibile richiamare il valore politico (piuttosto che assumere la sua positività morale) dalla collaborazione orizzontale quando essa stessa è esattamente ciò che il capitalismo post-fordista vuole valorizzare? Come può l’ambiguità dare spazio al criticismo?
Domande e richieste: si prega di inviare una breve proposta (fino a 300 parole) con riferimenti personali a Vlad Morariu (v.morariu@lboro.ac.uk) che si occuperà di qualunque altra richiesta.

Termine massimo per l’invio delle proposte: 9 maggio 2012

La partecipazione alla conferenza è gratuita.

Ulteriori informazioni su: http://www.giant-step.org

vessel
via Guido De Ruggiero, 6 - Bari


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Amalia Di Lanno