L’attività dei Guidobono si divide tra la Liguria e il Piemonte. Arrivano a Torino al seguito del padre Giovanni Antonio, pittore e ceramista stipendiato da Vittorio Amedeo II, e soggiornano in città in due fasi, tra il 1685 e il 1690 e dal 1702 al 1726. La loro arte introduce in Piemonte i caratteri leggeri e festosi della grande decorazione barocca genovese, che trae i suoi spunti dall’osservazione della natura e dallo studio degli effetti della luce. Favole mitologiche, storie bibliche e soggetti sacri, nature morte e scene di magia si accompagnano alla descrizione precisa di fiori, frutti, uccelli, animali, oggetti e brani di natura morta, con esiti di raffinata leggerezza e talvolta di seducente mistero.
Il percorso della mostra presenta dipinti, disegni e incisioni: alla produzione dei Guidobono si affiancano esemplari di grandi comprimari genovesi e di altri artisti che rappresentarono dei punti di riferimento per la loro formazione. Opere di Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Daniel Seyter fanno da confronto e da contrappunto al racconto dell’avventura pittorica dei fratelli Guidobono, mentre una piccola selezione di ceramiche richiama l’attività svolta a Savona dalla famiglia Guidobono.
L’esposizione è arricchita da una scelta di incisioni di Rembrandt e di Castiglione, veicolo importante di diffusione di modelli figurativi che stanno alla base di gran parte della pittura genovese, e da una sezione di disegni e bozzetti di Piola e De Ferrari provenienti dal Gabinetto dei disegni e della stampe di Palazzo Rosso a Genova, testimonianza dell’esuberante decorazione genovese nelle sue fasi progettuali.
La mostra è, infine, occasione per fare il punto sulla fortuna critica e sugli studi svolti intorno ai due pittori: pur avendo lavorato per committenti importanti come i Savoia, nella decorazione di edifici di grande rilievo come Palazzo Reale e Palazzo Madama, Bartolomeo e Domenico Guidobono sono stati a lungo trascurati dalla critica. In particolare, il loro impegno presso la committenza privata, con quadri da cavalletto di dimensioni talvolta ridotte, ha provocato la dispersione della loro produzione nelle collezioni private d’Europa e d’America. Con questa mostra viene approfondito il lavoro dei Guidobono attraverso una lettura allargata della loro produzione artistica e della cultura figurativa cui si riferirono.
Le opere in mostra sono presentate seguendo una scansione cronologica, che evidenzia i caratteri specifici dei due pittori, le reciproche influenze e le fasi di collaborazione.
Bartolomeo Guidobono (Savona 1654 – Torino 1709), il più anziano dei due, esordisce con un primo soggiorno in Piemonte tra il 1685 e il 1690. A questo momento risalgono gli affreschi del presbiterio dell’abbazia di Casanova presso Carmagnola e un perduto dipinto per Palazzo Madama nell’“appartamento vecchio” di Madama Reale. Ben più lungo e ricco di opere è il suo secondo periodo torinese, tra il 1702 e il 1709, durante il quale lavora oltre che per le residenze di corte anche per gli altari delle chiese torinesi e del territorio del ducato. In mostra troviamo soprattutto tele che raffigurano grandi scene mitologiche e bibliche, destinate ad arredare le residenze genovesi, mentre gli interventi decorativi più importanti svolti a Torino (gli affreschi del convento di San Francesco da Paola e della cupola del Pilone, il soffitto nell’appartamento ora detto di Madama Felicita a Palazzo Reale) vengono richiamati nel percorso espositivo attraverso immagini video.
Alla morte di Bartolomeo, nel 1709, emerge con maggiore forza ed una precisa individualità Domenico Guidobono (Savona 1668 – Napoli 1746), suo fratello minore, che mantiene il rapporto privilegiato con Madama Reale Maria Giovanna Battista. Domenico rimane, dopo l’uscita di scena del fratello, indiscusso protagonista della decorazione delle sale al Primo Piano di Palazzo Madama (quelle che oggi chiamiamo Sala Guidobono, Camera di Madama Reale, Gabinetto Cinese e Veranda Sud), che la Duchessa va allestendo tra il 1708 e il 1721. Contemporaneamente riceve altri importanti incarichi a Torino e nel Ducato, finché, messo in posizione di marginalità rispetto ai cantieri delle residenze reali orchestrati da Filippo Juvarra, si trasferisce a Genova e poi a Napoli dove muore nel 1746. La figura dell’artista viene indagata grazie alle recenti scoperte documentarie e figurative, di cui il filo conduttore è rappresentato dall’inventario dotale della figlia, Maria Beatrice, redatto nel 1720, in cui sono elencate molte opere che in origine si trovavano presso la bottega torinese del pittore e che sono oggi identificabili in dipinti in gran parte conservati in musei stranieri (Parigi, Louvre e New York, Metropolitan Museum).
La mostra è curata da Mary Newcome Schleier, da Giovanni Romano (Università di Torino) e da Gelsomina Spione (Università di Torino). Il catalogo è pubblicato da Silvana Editoriale.
Ingresso: intero € 10, ridotto € 8, gratuito ragazzi fino ai 18 anni
Orario del museo: martedì-sabato 10-18, domenica 10-19, chiuso lunedì
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Informazioni:
PALAZZO MADAMA – Museo Civico d’Arte Antica
Piazza Castello, Torino
Tel: 011 4433501
Fonte: http://www.tafter.it
Segnala:Amalia Di Lanno