venerdì 19 aprile 2013

Lino Sivilli - Classico-agreste - Venerdì 19 aprile alle ore 19.00 si inaugura negli spazi del Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari


Sannicandro Di Bari (BA) - dal 19 aprile al 19 maggio 2013 Lino Sivilli - Classico-agreste Oltre cinquanta opere in mostra, installazioni, sculture, tele e video, percorrono trent’anni di produzione dell’artista Lino Sivilli. Un viaggio al cui centro è il dialogo con il territorio e con la memoria, con l’arte antica e con la civiltà contadina, suggestioni che animano sin dall’origine la ricerca di Lino Sivilli. All’inaugurazione parteciperanno l’artista Lino Sivilli, il Vice Presidente della Provincia di Bari Nuccio Altieri, il sindaco del Comune di Sannicandro di Bari Vito Novielli e l’Assessore alla Cultura del Comune di Sannicandro di Bari Beppe Giannone. Precederà l’inaugurazione un intervento di Nicola Zito. Sostenuta dalla Provincia di Bari in collaborazione con il Comune di Sannicandro di Bari Regione Puglia, FAI, e Associazione Culturale Scalera, la mostra si sviluppa in tutti gli spazi del castello di Sannicandro di Bari in un percorso che lo attraversa, sviluppando un dialogo site specific fra la produzione dell’artista Sivilli e le atmosfere, la storia e la luce del maniero normanno svevo. Oltre cinquanta opere in mostra, installazioni, sculture, tele e video, percorrono trent’anni di produzione dell’artista Lino Sivilli. Un viaggio al cui centro è il dialogo con il territorio e con la memoria, con l’arte antica e con la civiltà contadina, suggestioni che animano sin dall’origine la ricerca di Lino Sivilli. Il lavoro di Lino Sivillli ruota da molti anni intorno alla nozione complessa di tempo. E’ il tempo che scandisce la vita e le stagioni, che fa arrugginire il ferro e invecchiare il bambino, è il tempo del lavoro e della meditazione, è la sonda psicoanalitica nel magazzino della memoria. Sullo sfondo è il conflitto tra cultura urbana e contadina, materializzata in innesti ibridi di organico e tecnologico. E’ l’artista che riunifica e concilia mondi diversi e lontani, con il potere trasfiguratore dei linguaggi, con il mistero della creazione, con le aperture esistenziali della dimensione estetica. CLASSICO – AGRESTE Passeggiando tra gli ulivi forte è la percezione della storia della nostra terra, palpabile la memoria che questi alberi secolari conservano di ciò che è stato, dell’intreccio di vita e lavoro, impresso nelle nodosità dei tronchi e nell’intrico dei rami fronzuti carichi di olive. Capita anche, camminando all’ombra della loro maestosità, di cogliere la presenza di qualcos’altro, di un che di classico che si insinua nel paesaggio e lo pervade, compenetrandosi e dando vita a una sintesi che Lino Sivilli traduce nelle sue opere, frutto di un lavoro minuzioso di osservazione e trasposizione artistica che si sostanzia nei cicli qui presentati. Queste due dimensioni storico-sociali s’intrecciano costantemente; nelle tele di cotone che sono servite per la raccolta delle olive, intessute artigianalmente nelle dimore degli stessi raccoglitori, sulle quali Sivilli traccia, con l’acrilico o con il bitume, simboli arcaici scovati a Porto Badisco e Serra d’Alto, o sagome di formiche, metafore dell’operosità contadina; nei calchi di statue classiche, simulacri dei fasti del passato, ingabbiate o libere di interagire con l’ambiente; nelle tracce tangibili della realtà agreste eternate in reliquari e teche; nelle basi di lancio, sfolgoranti di luce solare riflessa; nella fisionomia ieratica del “dormiente”, simbolo dello spirito dell’artista, teso verso un’identità spirituale ed emozionale da sempre contraddistinta dal connubio tra la cultura artistica e quella contadina. Una ricerca che parte da lontano, spinta dalla volontà di porre un argine al “disumanizzante processo” involutivo messo in atto dalla società moderna, che passa sopra e oltre la Storia e le storie degli uomini, e che oggi si vena di una rinnovata fiducia nel futuro, da creare nel presente attingendo a piene mani dal passato, dal classico e dall’agreste, un binomio che dobbiamo cercare, giorno dopo giorno, tra gli ulivi.
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 Massimo Nardi