giovedì 25 aprile 2013

Museo Fotografia Politecnico di Bari: RAFFAELLA PERNA - FOTOGRAFIA E ARTE ITALIANA DEGLI ANNI SESSANTA

MUSEO FOTOGRAFIA POLITECNICO DI BARI

IL LABORATORIO "PROCESSI VISIVI"

Incontro con RAFFAELLA PERNA - FOTOGRAFIA E ARTE ITALIANA DEGLI ANNI SESSANTA

Martedì 30 Aprile ore 17,30 Sala Conferenze Palazzo Politecnico 70125 Bari Ingresso libero

Interviene:
Pio Meledandri Direttore Museo Fotografia Politecnico di Bari

Gli anni Sessanta si caratterizzano per una svolta decisiva nel rapporto tra arte e fotografia: quasi contemporaneamente numerosi artisti, differenti per età, posizione geografica e soprattutto per metodi e fini espressivi, si ritrovano accomunati da un ricorso massiccio al medium fotografico. Strumento ritenuto indispensabile per un rinnovamento linguistico, volto sia a oltrepassare la poetica informale, sia a ridisegnare i confini della relazione tra la soggettività del fare artistico e l’oggettività del reale. In questo periodo non è più soltanto la fotografia a interrogarsi sulle questioni dell’arte, ma è l’arte stessa a incorporarla sempre più spesso, rendendo molto complesso, e talvolta inutile, stabilire un confine netto tra le due discipline. Impegnati in un azzeramento emozionale della pratica artistica, molti autori trovano nello statuto di analogon del reale proprio della fotografia, uno strumento in grado di «eliminare almeno in parte la contaminazione del coinvolgimento emotivo». Con queste finalità, sin dall’inizio del decennio, nella sperimentazione italiana diventa sempre più frequente l’uso di citazioni derivate dallo specifico fotografico, tratte dall’ambito della tecnica e dalle modalità di visione tipiche del mezzo. Esemplari in tal senso sono le opere dei primi anni Sessanta di Mario Schifano, gli “argenti” di Giosetta Fioroni, i Ricalchi di Renato Mambor o la serie ispirata a Eadweard Muybridge di Umberto Bignardi. Tali esperienze sono in rapporto con una tendenza generale di appropriazione e rielaborazione dei procedimenti tecnici e linguistici della fotografia, avviata già all’inizio degli anni Cinquanta in Inghilterra con mostre quali Parallel of Life and Art (1953) o This is Tomorrow (1956) e diffusa in Europa e negli Stati Uniti dalla seconda metà del decennio. In Italia la sperimentazione di tecniche di riproduzione foto-meccanica viene portata avanti da numerosi artisti anche per il suo potenziale valore socio-politico, nella convinzione che, attraverso la serialità progettuale del prodotto estetico si possa arrivare a ridurne il valore commerciale, aprendo la strada a una processo di democratizzazione dell’arte. Su tali premesse si basa la Mec-Art, movimento fondato nel 1965 da Pierre Restany, al cui primo manifesto aderiscono Mimmo Rotella e Gianni Bertini, ma che in Italia interesserà anche figure come Bruno Di Bello, Aldo Tagliaferro, Elio Mariani.

L'utopia di superare le singole discipline e oltrepassare il confine tra arte e vita conosce un evidente sviluppo nella seconda metà degli anni Sessanta, quando, con il processo di smaterializzazione dell'arte e l’intensificarsi di pratiche artistiche performative, la fotografia viene a rivestire una funzione cruciale, assumendo il duplice ruolo di strumento atto a conservare la memoria di eventi artistici transeunti e di opera a tutti gli effetti. In questo periodo numerosi artisti mostrano un’attitudine sempre più pronunciata a interrogarsi sulla natura e sulla definizione stessa di arte: in area concettuale si diffonde l’uso della mise en abîme e della sequenza fotografica, strumenti attraverso cui esprimere l’idea artistica nel suo sviluppo e nella sua processualità e nel contempo evidenziare la natura convenzionale del linguaggio. Durante il seminario, oltre alle tendenze e agli autori già menzionati, si prenderanno in esame le esperienze di Mario Cresci, Ugo Mulas, Luca Patella, Franco Vaccari e i rapporti tra l'Arte Povera e la fotografia.

Raffaella Perna per il Museo della Fotografia del Politecnico di Bari

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Museo Fotografia Politecnico di Bari

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Amalia di Lanno