lunedì 29 aprile 2013

Guido Van Der Werve_ Directing Art as a Music e OGNI COSA A SUO TEMPO_CAP. VI, ATTO I (RESUME AND REBIRTH)





Guido Van Der 
WERVE
DIRECTING ART AS A MUSIC

18.05.2013 – 16.06.2013
A cura di Stefano Raimondi e Mauro Zanchi
Con la collaborazione di Irene Boyer
e Elena Tosi


Inaugurazione | sabato 18 maggio 2013, ore 10.00

Sala Piatti, Via San Salvatore 6, Città Alta, Bergamo

Orari e sedi
Basilica di Santa Maria Maggiore, Piazza Vecchia, Città Alta, Bergamo
Palazzo della Misericordia, Via Arena 9, Città Alta, Bergamo
Venerdì e Domenica 15.00 – 18.00 (visite guidate ogni ora)
Sabato 11.00 -13.00 / 15.00 – 18.00 (visite guidate ogni ora)
Altri giorni solo su appuntamento

Directing Art as a Music, mostra personale di Guido van der Werve, uno dei più significativi artisti della scena internazionale, rappresenta un’occasione unica per vedere tre importanti video realizzati dall’artista: partendo da ‘Nummer zeven, the clouds are more beautiful from above’, passando per ‘Nummer acht, everything is going to be alright’ per arrivare all’ultimo ‘Nummer veertien, home’, un video capace di sintetizzare tutta la ricerca dell’artista.
Guido van der Werve, olandese classe 1977, ha esposto in importanti musei quali il MoMA di New York, la Hayward Gallery di Londra, l’Hirshhorn Museum di Washington, la Kunsthalle di Basilea.
Promossa dalla MIA – Congregazione della Misericordia Maggiore, la mostra è organizzata da BACO, acronimo di Base Arte Contemporanea Odierna, un gruppo aperto di lavoro la cui finalità è il dialogo e il coinvolgimento di operatori della cultura locale, nazionale e internazionali attraverso la promozione dei più significativi linguaggi e sperimentazioni della cultura artistica contemporanea. La mostra è realizzata in collaborazione con la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e The Blank Bergamo Contemporary Art, con il sostegno ufficiale della Fondazione Credito Bergamasco e il supporto della Isocell S.p.A.

La mostra si svolge in una doppia sede, la Basilica di Santa Maria Maggiore, i cui matronei hanno già ospitato negli ultimi anni le mostre di arte contemporanea legate al progetto “Ogni cosa a suo tempo” e il vicino Palazzo della Misericordia, sito nel cuore di Città Alta. Come spiegano i curatori Mauro Zanchi e Stefano Raimondi questa scelta ha molteplici significati: aprire un confronto
e instaurare una relazione con diversi luoghi e istituzioni, proseguendo nell’idea di un network aperto e di un’arte diffusa, capace di avvicinarsi allo spettatore, considerare i luoghi non solo come dei contenitori ma esplicitare un dialogo tra lo spazio e l’opera.
Da qui la scelta di allestire la mostra di Guido van der Werve, che ha nella musica, nella spiritualità e nel rapporto tra l’uomo e l’infinito le tematiche chiave, in un ex-conservatorio musicale, quale è il Palazzo della Misericordia e in uno spazio intrinsecamente legato a queste tematiche come la Basilica di Santa Maria Maggiore. Guido van der Werve instaura un peculiare rapporto con la tecnologia; lui stesso rivela di dirigere, all’interno dei suoi video, l’arte come la musica (“arts direct as a music”); formatosi infatti come pianista, mira a elaborare un linguaggio visivo e concettuale che sia diretto e invisibile come quello della musica. Basa i suoi lavori su performance personali, estreme, talvolta bizzarre, giocando sul continuo passaggio dal piano del reale a quello del fantastico, ragionando sempre sull’essere “nel mondo”, sulla finitezza del corpo, sul concetto di fatica e sforzo per superare la finitezza e la morte. Unisce musica, spesso da lui composta, con prove solitarie in cui cerca di superare il proprio limite, come nel video ‘Nummer veertien, home’, in cui compie un triathlon di mille miglia in solitario; o riflette sul rapporto uomo-natura con esempio in ‘Nummer negen, the day I didn’t turn with the world’, dove l’artista è rimasto per ventiquattro ore in piedi nel punto esatto dove al Polo Nord l’asse interseca la superficie terrestre, girando su se stesso in senso orario mentre la terra sotto di lui girava in senso antiorario.
Segnati da paure e blocchi emotivi i video-film divengono documentazioni in uno stile freddo, impassibile, capace però di rivelare uno spirito profondamente romantico.
’Nummer zeven, the clouds are more beautiful from above’ (2006) vede l’artista intento a riflettere su un frammento di meteorite. Il film si apre con le parole da lui pronunciate in inglese su una schermata nera. Ricorda quando da bambino rimaneva sveglio per vedere le stelle cadenti per esprimere ripetutamente un desiderio che però non si realizzava mai. Il film prosegue con l’artista
intento a eseguire all’interno della sua abitazione un rituale: inserire un frammento di quel ‘corpo extraterrestre’ (stella cadente) in un piccolo razzo spaziale. Il rito prosegue poi all’esterno, in un prato deserto, e si conclude con il lancio e il ritorno del frammento nell’universo. Questo lavoro mira a ristabilire l’ordine preciso delle cose: ognuno ha un giusto posto nell’universo. Il posto
del meteorite-frammento è il luogo d’origine di ogni desiderio. ’Nummer acht, everything is going to be alright’ (2007). L’intera scena si articola su uno dei limiti estremi della terra: il Golfo
finlandese di Botnia, nel Polo Nord, in cui dominano solo due elementi: una nave rompighiaccio e l’artista. L’una segue l’altro, stando a una quindicina di metri di distanza, in un cammino silenzioso nel mare di ghiaccio. Non c’è musica ma solo i sordi tonfi della nave provocati dal suo spostamento. L’artista sembra guidare l’immensa scatola d’acciaio verso una meta solo a lui conosciuta, o forse è un semplice deambulare all’interno di un limite; non un tentativo di superamento di esso ma piuttosto la ricerca di comprendere ciò che il limite stesso rappresenta. Si crea così un’ ambientazione surreale e viene trasmessa una sensazione ipnotica e meditativa. L’artista esprime una metafora della condizione esistenziale, si spinge oltre a ogni chiara comprensione. Segue ancora una volta la propria odissea interiore in uno spazio deserto e immerso in solitudine, con la consapevolezza però che in questo caso ‘tutto sembrerebbe andare per il meglio’. ’Nummer veertien, home’ (2012) è l’ultimo lavoro realizzato dall’artista. Video multistrato e complesso, la cui struttura si basa su quella di una classico Requiem (tre movimenti e dodici atti), che s’intreccia poeticamente a storie di Alessandro Magno (raccontate nei sottotitoli) e Chopin. Fryderyk Chopin, morto a soli 39 anni, venne sepolto a Parigi, ma l’amata sorella riuscì a portare il suo cuore nella città natia, Varsavia. Due città distanti più di 1000 miglia, distanza che Guido van der Werve percorre in un triathlon infinito, nuoto, bici e corsa, per onorare la figura dell’amato compositore, similmente all’ultimo viaggio che porta Alessandro il Grande dalla Macedonia a Babilonia per riabbracciare i suoi affetti prima della propria fine. Compie il viaggio a ritroso, da Varsavia a Parigi, proponendo temi chiave della sua poetica: resistenza fisica (dove l’artista arriva addirittura a non sentire più il dolore per lo sforzo), la lotta dell’uomo con la natura, la malinconia e la solitudine. BACO aderisce al progetto ARENA, una piattaforma di coordinamento per l’incontro e la convergenza di ricerche e attività interdisciplinari.
La mostra sarà inaugurata nell’ambito della III edizione di ARTDATE (17-19 maggio 2013), giornate dedicate all’arte contemporanea nella città di Bergamo.




OGNI COSA
A SUO
TEMPO
CAP. VI, ATTO I (RESUME AND REBIRTH)

18.05.2013 – 21.07.2013
A cura di Stefano Raimondi e Mauro Zanchi



Inaugurazione | sabato 18 maggio 2013, ore 10.00
Sala Piatti, Via San Salvatore 6, Città Alta, Bergamo
Orari e sedi
Basilica di Santa Maria Maggiore, Piazza Vecchia, Città Alta, Bergamo
Palazzo della Misericordia, Via Arena 9, Città Alta, Bergamo
Venerdì e Domenica 15.00 – 18.00 (visite guidate ogni ora)
Sabato 11.00 -13.00 / 15.00 – 18.00 (visite guidate ogni ora)
Altri giorni solo su appuntamento

Sabato 18 Maggio all’interno dell’antico Palazzo della Misericordia di via Arena 9, nel cuore di Città Alta, aprirà al pubblico Ogni cosa a suo tempo. Cap.VI, Atto I (Resume and Rebirth) un nuovo capitolo capace di riassumere le mostre realizzate tra il 2011 e il 2012 nei matronei della Basilica di Santa Maria Maggiore e allo stesso tempo aprire un nuovo dialogo con le opere dei principali artisti emergenti del territorio bergamasco. Il primo capitolo accoglierà così i lavori realizzati durante la permanenza a Bergamo da David Adamo, Francesco Arena, Riccardo Beretta, Ettore Favini, Alis/Filliol, Andrea Kvas e Navid Nuur. In aggiunta a questi saranno raccolti e presentati i lavori di artisti come Davide Allieri, Meris Angioletti, Filippo Berta, Emma Ciceri, Giovanni De Lazzari, Oscar Giaconia, Ferrario Frères, Marco Grimaldi, Clara Luiselli, Andrea Mastrovito, Giovanni Oberti, Francesco Pedrini e Alessandro Verdi, legati alla città di Bergamo, testimoniando la vivacità culturale di un territorio che ha sempre espresso un’autonomia e
un proprio linguaggio distintivo all’interno del sistema dell’arte.
Come il titolo lascia intendere questa mostra sarà il primo atto di un progetto che si svilupperà nell’arco di un anno con diverse variazioni allestitive, implementazione di nuove lavori, confronti tra linguaggi e media differenti. Ogni cosa a suo tempo continua così nella promozione e nella ricerca delle pratiche artistiche contemporanee, articolando ulteriormente un progetto nato nel 2011 nei matronei della Basilica di Santa Maria Maggiore e ora sviluppato negli spazi del Palazzo della Misericordia, una struttura storica per la cultura bergamasca, sede fino al 2007 dell’Istituto Musicale e ora riaperta in occasione della mostra.
Promossa dalla MIA – Congregazione della Misericordia Maggiore, l’esposizione è organizzata da BACO, acronimo di Base Arte Contemporanea Odierna, un gruppo aperto di lavoro la cui finalità è il dialogo e il coinvolgimento di operatori della cultura locale, nazionale e internazionali attraverso la promozione dei più significativi linguaggi e sperimentazioni della cultura artistica contemporanea.
La mostra è realizzata in collaborazione con la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e The Blank Bergamo Contemporary Art, con il sostegno ufficiale della Fondazione Credito Bergamasco.
Curato da Stefano Raimondi e Mauro Zanchi il progetto si propone di creare una continuità storica con i le mostre realizzate nella
Basilica di Santa Maria Maggiore, un dialogo tra due luoghi vicini e accomunati da una ricchezza culturale e artistica di primaria importanza per la città di Bergamo. Ogni cosa a suo tempo. Cap.VI, Atto I (Resume and Rebirth) si interroga sull’importanza della ricerca e della contaminazione artistica, dello scambio e del nomadismo di idee, riuscendo però a tirare le fila di alcuni elementi
che accomunano i diversi artisti. Il progetto si inserisce in un contesto più ampio di sviluppo culturale della città, candidata a diventare
Capitale Europea della Cultura 2019.

BACO aderisce al progetto ARENA, una piattaforma di coordinamento per l’incontro e la convergenza di ricerche e attività interdisciplinari.
La mostra sarà inaugurata nell’ambito della III edizione di ARTDATE (17-19 maggio 2013), giornate dedicate all’arte contemporanea nella città di Bergamo.



Ricevo e pubblico:
Amalia di Lanno