giovedì 25 aprile 2013

HERMANN HESSE IN VISITA A BELLAGIO



Mostra di acquarelli di Hermann Hesse
Ideata da Artouverture di Carlo Galli e Rita Calenda
Organizzata dal comune di Bellagio
Curata da Gregorio Rossi e Valentina Campatelli

Torre delle Arti Bellagio
Dal 30 Aprile al 2 Giugno 2013

L’esposizione è composta da 35 acquarelli facenti parte dell’eredità che Hermann Hesse lasciò al figlio Heiner, a sua volta da lui oggetto di lascito alla figlia Eva. Le opere che compongono la mostra sono quelle che furono conservate in casa dello scrittore ed in seguito della famiglia, proprio perché le più intime e personali. La Signora Eva Hesse le ha messe a disposizione insieme a documenti ed oggetti del nonno perché siano elemento per mostre e mezzo di divulgazione dell’attività pittorica del Premio Nobel; ha affidato il tutto al suo fiduciario Piero Sorresina, destinando la cura degli eventi a Gregorio Rossi e Valentina Campatelli. La mostra a Bellagio ha tra i suoi presupposti quello dell’amore che Hermann Hesse aveva sempre manifestato per l’Italia, per i paesaggi lacustri ed in questo caso particolare per il Lago di Como, come documentato da una sua poesia dedicata a questo lago e dal racconto che la nipote ci ha narrato a proposito dei commenti del nonno anche su Bellagio. Nel 1904 Hermann Hesse sposa Maria Bernoulli, una fotografa con la quale andò a vivere nei pressi del Lago di Costanza per trovarsi più a contatto con la natura, per dedicarsi alla scrittura, alla musica ed alla fotografia. Per tutto l'anno 1917 si sottopone ad una novantina di sedute presso il Dottor Lang, allievo del famoso psicanalista Carl Gustav Yung, nell'intento di riprendersi da una brutta situazione depressiva. La conoscenza delle teorie di  Yung, che aveva elaborato una propria visione dell'inconscio autonoma da quella di Freud, influenza tanto il genere letterario quanto la pittura di Hesse, il quale la intende come un mezzo terapeutico. Nel 1919 si trasferisce a Montagnola, quindi praticamente sul Lago di Lugano e qui si dedica in modo particolare all’attività pittorica. Vediamo che è attratto in maniera forte anche dagli ambienti circostanti ai laghi, non ultimo quello di Como. Per Hesse l'arte è il compimento della soddisfazione interiore, un ritorno a qualcosa di tangibile, legato ad un'intuizione, ma unico per ogni individuo. Inviò una cartella con il titolo Undici acquarelli dal Ticino a Romain Rolland; il drammaturgo francese, che già era rimasto entusiasta di suoi quadretti, gli scrisse “sono rimasto incantato dal suo album di acquarelli. Sono saporiti come frutti e sorridenti come fiori. Riempono il cuore di gioia. Li amo molto.” Hesse aveva iniziato a dipingere verso la fine della Prima Guerra Mondiale. Durante una visita a Montagnola il pittore parigino Jean Lurcat consiglia ad Hesse di esporre i suoi acquarelli. L'anno seguente l'autore scrive alla National-Zeitung di Basilea ...Potrete rilevare che fra la mia pittura e la mia scrittura non ci sono discrepanze, che anche qui io vado inseguendo non la verità naturalistica, bensì quella poetica. I 35 acquarelli della mostra appartengono alla produzione ultima, quando ammalato di leucemia gli era sempre più difficile affrontare le lunghe camminate  che  lo portavano a dipingere dal vero, quindi opere di formato più piccolo e di più intensa riflessione. Un ritornare sui ricordi in maniera sentimentale, assimilabile a quando era poeta. Sembra infatti che gli alberi oppure le case abbiano un volto ed una propria emozione; dipinti che ci raccontano un amore per la natura e per la civiltà contadina, le case sono una vicino all’altra come fossero capannelli di persone che conversano in una piazza di paese. Hesse criticava duramente l’aggressione all’armonia della natura dovuta alla speculazione economica. Nella sua pittura è evidente che vuol tutelare il paesaggio incontaminato, rappresentando quello che è rimasto intatto. Nonostante quello che chiamava il “tramonto dell’Occidente” forse continuava a sperare in un equilibrio tra cultura e natura; voleva che i suoi quadri fossero un presagio di speranza e di gioia, un mezzo per trasmettere luce e calore nelle città e negli agglomerati urbani sempre più discutibili.  Sul piano pratico l’iniziativa si deve alla volontà del Signor Carlo Francesco Galli che insieme alla socia Rita Calenda, tramite la loro struttura Artouverture, ha stretto un accordo con il Comune di Bellagio che ha sposato l’idea, organizzato e finanziato l’evento. Lo spazio espositivo è quello della Torre delle Arti, un’antica architettura splendidamente restaurata, ricavando all’interno delle sale dentro le quali il visitatore può trovare il miglior raccoglimento per assaporare le varie iniziative; il tutto gestito con amore e professionalità dai competenti membri di un’Associazione. Gregorio Rossi parlò occasionalmente di Bellagio con Eva Hesse in seguito ad una telefonata dell’amico e corrispondente Carlo Francesco Galli che lì abita; la conversazione  si spostò sul Lago di Como e su quel paese chiamato “la perla del lago”. La nipote del Premio Nobel riferì allora alcuni ricordi del nonno di quando aveva visitato quei luoghi e ne era rimasto suggestionato tanto da scriverci una poesia. Questa informazione venne riferita a Carlo Galli che da quel momento si impegnò per far lì ritornare questo grande scrittore, non con un convegno intorno ai suoi romanzi ma proprio con un suo racconto per immagini. “La Torre delle Arti Bellagio” ospiterà quindi questa teoria di 35 acquarelli che convivono con pannelli didattici riportanti brani di scritti di Hermann Hesse riferiti all’arte, nonché riproduzioni ingrandite di foto storiche dello scrittore e di ambienti a lui legati, un video fornito dal Museo di Montagnola, la registrazione di un’intervista ad Hermann Hesse fornita sempre dallo stesso Museo. Alcune curiosità come per esempio uno dei suoi bastoni da passeggio, gli occhiali, un servito da the, un samovar che lo scrittore aveva acquistato in Turchia poi arrivato ad Eva Hesse e da lei donato all’amico Maurizio Lipparini che l’aveva aiutata nella gestione di un Centro Studi sul nonno durante il soggiorno di lei in Toscana, a Massa Marittima. I curatori Gregorio Rossi e Valentina Campatelli, in accordo con Carlo Galli e Rita Calenda, hanno progettato questo evento nell’intento di cercare di dimostrare come l’ attività pittorica di Hesse procede simile ad un racconto così come fosse uno dei suoi romanzi, tanto che in una lettera del 1924 a Georg Reinhart scrive “Non sarei giunto così lontano come scrittore senza la pittura.” Indubbiamente una mostra riferita ad un nome così famoso ha in assoluto la sua importanza, ma il fatto che questo nome sia collegato al territorio dell’esposizione conferisce una caratteristica originale. La complessa internazionalità della famiglia influenzò la vita di Hermann Hesse che si sentirà sempre un cittadino del mondo, proprio com’è stato e continua ad essere per la nipote Eva. Prese infatti le distanze dai molti intellettuali tedeschi che aderirono all'idea dell'uomo-eroe. All'avvento del Nazismo prese una precisa posizione, rifiutando ogni compromesso con la cultura del regime; tanto che in Germania venne vietata la pubblicazione dei suoi scritti che riprese soltanto nel 1946, l'anno in cui gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Nel 1931 si sposa per la terza ed ultima volta, dedicandosi con ancora maggiore impegno alla realizzazione dei suoi acquarelli, divenendo così  un rispettato pittore; bisogna ricordare che aveva dipinto alcune illustrazioni dei suoi libri. Dopo il 1945 la sua fama diventa internazionale tanto da essere uno dei cinque scrittori più letti nel mondo.Aveva l’abitudine di illustrare le sue lettere agli amici con piccoli dipinti, quasi fossero miniature. Molti acquarelli e disegni furono oggetto di regalo ad amici e corrispondenti. In tutta la sua vita dipinse moltissimi acquarelli, oggi distribuiti in importanti collezioni e musei, basti pensare che alcuni ne hanno grosse raccolte, una delle più numerose è quella della Cassa di Risparmio di Calw, in Svezia. Dopo il 1962 ha fatto il giro del mondo: a Tokyo nel 1976 e nel 1996, a Parigi nel 1977, a New York e a Montreal nel 1980, a San Francisco e a Chicago nel 1981, a Madrid nel 1985, a Lussemburgo nel 1987, ad Amburgo nel 1992, a Sapporo nel 1995. Questa mostra, oltre ad essere un evento che ben si inserisce nell'attività culturale  sempre promossa dal Comune di Bellagio, è anche perfettamente corrispondente all'amore che questo personaggio ha sempre avuto per i piccoli centri e per percorsi alternativi alle grandi città.   

DANIELA LOMBARDI