giovedì 24 febbraio 2011

GIANNA CARRANO SUNÈ Siamo tutti appesi a un filo A cura di Stefano Bianchi


Inaugurazione e cocktail
24 marzo 2011 dalle ore 18.00

Durata mostra dal 24 Marzo al 16 Aprile 2011

In occasione del PhotoFestival 2011, la Galleria La Torre Arte Moderna e Contemporanea, inaugura la mostra itinerante di Gianna Carrano Sunè: “Siamo tutti appesi a un filo”. Nelle sue immagini, l’artista sviluppa il tema dell’equilibrio e della sua precarietà visualizzando soggetti acrobaticamente in sospeso, alla ricerca di una possibile stabilità sull’orlo di una dimensione sconosciuta. Le fotografie, in bianco e nero, hanno l’unica nota di colore nel filo rosso (che rappresenta il “focus” nello sguardo dello spettatore) inserito direttamente nel quadro con un tubo luminoso di wirelux. Il progetto-luce, evidenzia con forza luminosità e ombre dello spazio per dividerne i volumi e sottolineare, rafforzandole, nuove emozioni. I soggetti delle fotografie, sono persone che hanno accettato di partecipare al progetto rappresentando il loro atteggiamento nelle situazioni di instabilità verso l’ignoto. Dando, così, un significato più profondo al lavoro fotografico.





SIAMO TUTTI APPESI A UN FILO
di Stefano Bianchi


...poichè luce e spazio sono inscindibili, se si elimina la luce
il contenuto emotivo dello spazio scompare e diventa impossibile coglierlo.
Siegfried Giedion


Buio fitto. Nero senza fine. Corpi. Accesi e trapassati da una luce che cerca d’esorcizzarlo, quel buio. Corpi di uomini, donne, magri, grassi, alti, bassi. Sorpresi dall’obiettivo nel saporito fiore degli anni e nel cosciente spessore della maturità. Che oscillano, come fossero equilibristi, spostando i loro passi fra le insicurezze della vita. O rimangono fermi, sul filo, per imparare a conoscerne insidie e tentazioni. Gli uni e gli altri, che si muovano o restino fermi, non si portano appresso inutili zavorre. Ma la loro solitudine, questo sì. Soli: davanti al vuoto e all’abisso che li circonda. Mateo, seduto sul luminoso filo rosso, sembra sporgersi nel tentativo di intravvedere qualcuno, laggiù. Fino a farsi inghiottire dall’ignoto. Bet, invece, si mette a danzare sul filo. Ma i suoi sono movimenti soffocati, raggrumati, colti sulla difensiva. S.K.A., d’istinto, osa l’inosabile. Tanto vale rischiare. E balza al di là del filo, nel caos del vuoto. Ana sembra raccogliersi in preghiera, Iside non indugia e spicca il volo, Josè oscilla sul filo rosso come il più esperto fra tutti gli equilibristi. Mette in fila passi ragionati, uno dopo l’altro, con meticolosità. E poi Lola, Maria, Ale, Simone… Corpi che si incurvano e si distendono. Muscoli che si flettono. Dita intrecciate. Spasmi. Respiri. Paure. Desideri. Ansie. Gli scatti fotografici di Gianna Carrano Sunè (scatti non solo in senso tecnico ma “scattanti”, “sguscianti”: anche quando la psiche sembra avere la meglio sulla fisicità) raccontano destini in bianco (abbagliante o in penombra, a seconda dello stato d’animo di chi li vive) e nero (fitto, plumbeo, gonfio d’incognite come la notte) appesi a un filo sottile: rosso, luminoso, che attrae il nostro sguardo per poi condurlo nell’acrobatico “cuore” di ogni fotografia. Il filo, inteso come limite: fra realtà e sogno, vita e morte, bene e male, amore e odio, buono e cattivo. Un destino da calpestare con cautela, coraggio, sfrontatezza, timor panico. Dipende da loro. E dipende da noi, che li osserviamo mentre decidono cosa fare. E in ognuno di loro, ci immedesimiamo. Perché la loro precarietà, è anche la nostra. La perenne ricerca d’equilibrio sul filo del rasoio, equivale alla nostra instabilità nell’affrontare il mondo. E magari ci nascondiamo nell’ombra di false certezze per sottrarci alle nostre battaglie quotidiane. Interiori ed esteriori. Guardando questi giocatori d’azzardo dell’ignoto, penso agli angeli sopra Berlino di Wim Wenders. Ma Luis, Alejandra, Claudio, Mauro e gli altri corpi in bilico sull’abisso, non hanno ali. O forse le nascondono, in attesa di spiccare il volo al di qua o al di là del filo, infiammati da fasci di luce. Catturati dal magnetismo di queste immagini. Gianna Carrano Sunè, i suoi corpi, ce li fa percepire sia “fisicamente”, sia “spiritualmente”. Ed è bello poterli confrontare con l’“insostenibile leggerezza dell’essere” narrata da Milan Kundera. Ma se per il romanziere ceco la vita è insignificante e le decisioni che prendiamo hanno poca importanza (e quindi sono “leggere”, in quanto non ci legano), queste esistenze appese a un filo hanno concretezza, spessore, temperamento. Spinta decisionale. Lo scopo, per loro, sfidando le incognite di quel filo rosso, è raggiungere uno stato di cosciente armonia col mondo. D’altronde, a raccontarcelo per filo e per segno, oltre alla forza sprigionata da muscoli, tendini, ansie, insicurezze, c’è il battito del loro cuore. C’è la vita. E “Siamo tutti appesi a un filo”, riempiendosi di vita, si trasforma in una musica fatta di riso, pianto, gioia, rancore. In un mantra che trattiene il fiato. Per poi raccogliere le forze. E spiccare il volo.





TITOLO: Siamo tutti appesi a un filo
ARTISTA: Gianna Carrano Sunè
A CURA DI: Stefano Bianchi
LUOGO: Galleria La Torre Arte Moderna e Contemporanea
Via Settala,10 showroom V.le Tunisia, 18
20124 Milano tel. Fax 02.29.51.04.80
e-mail: info@gallerialatorre.it http://www.gallerialatorre.it/
Orari: da Lunedì a Sabato dalle 15.30 alle 19.30

UFFICIO STAMPA Eleonora Tarantino
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