mercoledì 16 febbraio 2011

ARTE GIOVANE alla Galleria Arianna Sartori di Mantova

ARIANNA SARTORI
ARTE & OBJECT DESIGN

Via Ippolito Nievo, 10 - 46100 MANTOVA
Tel 0376 32.42.60 - info@sartoriarianna.191.it

ARTE GIOVANE
Nicola Biondani - Rossano Cortellazzi - Maurizio Florulli - Barbara Ghisi - Andrea Recchia - Daniela Savini - Francesca Schiavon

dal 19 febbraio al 3 marzo 2011

Galleria "Arianna Sartori"
Indirizzo: Mantova - via Ippolito Nievo, 10 - tel. 0376.324260
ARTE GIOVANE: Nicola Biondani - Rossano Cortellazzi - Maurizio Florulli - Barbara Ghisi - Andrea Recchia - Daniela Savini - Francesca Schiavon
Date: dal 19 febbraio al 3 marzo 2011
Inaugurazione: Sabato 19 febbraio, ore 17.30.
Orario di apertura: 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi.

Sabato 19 febbraio 2011, la Galleria “Arianna Sartori Arte & object design” di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, inaugura alle ore 17.30 la rassegna ARTE GIOVANE: Nicola Biondani - Rossano Cortellazzi - Maurizio Florulli - Barbara Ghisi - Andrea Recchia - Daniela Savini - Francesca Schiavon alla presenza degli artisti. L’esposizione, cu-rata da Arianna Sartori, rimane aperta al pubblico fino al 3 marzo, con i seguenti orari: 10.00-12.30 / 16.00-19.30, chiu-so festivi.

Nicola Biondani

Nasce a Mantova nel novembre del 1976, terminati gli studi artistici all’istituto d’Arte di Guidizzolo (MN)si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Verona nella sezione scultura. Fin da subito incomincia a partecipare a concorsi e ad esporre in collettive e personali d’arte. Nel 2004 entra come assistente scenografo nel reparto scultura dell’Ente lirico veronese dove realizza alcuni impianti scenico-scultorei per opere liriche come La Traviata e Madame Butterfly (Zeffirelli). L’anno successivo apre nel centro di Mantova un laboratorio dove realizza i propri lavori scultorei adoperando i materiali più disparati come l’argilla il bronzo e il marmo, e iniziando così una fitta collaborazione con gallerie d’arte (Gagliardi, Anna Breda, Entroterra), musei e fondazioni. Alcune sue opere sono entrate a far parte di importanti collezioni private in Italia e all’estero, e musei come quello della ceramica di Nove e il MAM di Gazzoldo degli Ippoliti (MN). Tra le cose più importanti da segnalare in ordine di tem-po sono: Primo classificato al concorso "Proposta a giovani artisti 2006" organizzato dalla Fondazione Toniolo - Associazione Amici di Don Angelo Marini. Nel numero di marzo, il 116, della rivista “StileArte” Biondani compare a pagina intera sulla copertina con la scultura “Ritratto con maschera” più l’editoriale interno. Nel 2008 seguono tre importanti pubblicazioni, quali il “Catalogo degli scultori italiani 2009/2010 – Ed. Giorgio Mondadori”; Il trittico “Le 3 facce” è pubblicato nel libro scolastico “Il bello dell’arte A” a cura di Anna Strada, Gabriella Cazzaniga e Luisa Scotti - Ed. Bruno Mondadori. La scultura “Dedalo” diviene la copertina della rivista Ratio, trimestrale di settore per commercialisti. Nel 2010 realizza per il nuovo show room Corneliani, sito in Via Monte Napoleone a Milano, un’installazione permanente dal titolo “Il Sarto” ope-ra scultorea in terracotta policroma. Sempre nello stesso anno apre un secondo atelier a Milano presso la fornace Curti.

Rossano Cortellazzi

Classe 1972, vive e lavora a Campitello (MN) dove svolge l'attività di pittore e decoratore. Ha iniziato il suo percorso artistico alla fine degli anni '90; frequenta vari corsi di tecniche pittoriche e disegno seguiti in diverse città italiane; in questi anni, la sua formazione deve molto alla tenacia e all'amore per l'arte che lo spingono sempre avanti nella ricerca e nel perfezionamento del proprio stile. Partecipa a mostre e concorsi a Desenzano (BS), Moglia (MN) 2° premio, Breda Cisoni (MN): segnalazione; nel 2007. Rassegna "Arte in Arti e Mestieri" Suzzara (MN): opera vinci-trice sezione pittura; nel 2007, Rassegna "Rintracciarti" Palazzo della Ragione Mantova; nel 2008, Mostra Personale "Immagini recondite" Galle-ria 2E Suzzara (MN); nel 2009, Mostra Personale Torre Civica Castellucchio (MN) e Mostra personale al MAM di Gazoldo degli Ippoliti (MN); nel 2009, Rassegna "Arte in Arti e Mestieri" Suzzara (MN): opera vincitrice sezione pittura; Mostra Personale Palazzo Guerrieri Gonzaga Volta Mantovana (MN); Mostra Personale "L'ostinato silenzio delle cose" Galleria Napoleone Cacciani Boretto (RE); alla Mostra Collettiva "Non siamo fenomeni" Galleria Ferrari Arte Mantova; alla Mostra Collettiva "Auguri in galleria" Galleria Napoleone Cacciani, Boretto (RE); nel 2010 alla Fiera Arte Moderna di Massa Carrara.
Atmosfere padane
Parlare di Rossano Cortellazzi mi riesce abbastanza facile: Oltre che dalle doti pittoriche, di primo acchito si rimane colpiti dalla sicurezza del segno, che, unito all'utilizzo di una gamma coloristica di tonalità semplice, definisce con pochi elementi il paesaggio a cui è ispirato questo pe-riodo. Le vedute che ci si presentano innanzi riprendono la città storica di Mantova e i suoi dintorni: tutte vie e architetture rivisitate dal suo pensiero, dal suo sguardo, osservate da punti di vista all'apparenza anche strani, diversi, ma che in realtà non sono altro che il punto di vista di un semplice osservatore. Ed è proprio grazie a questo modo di "guardare" che nelle vedute architettoniche di Cortellazzi si insinua la presenza umana; sottintesa, ma allo stesso tempo tangibile. …In ultima analisi, notiamo nei dipinti di Rossano un elemento piuttosto ricorrente nell'ul-timo periodo: il "non finito", un nuovo modo, per Cortellazzi, di interpretare le sue composizioni. Tecnica che permette al pittore di rendere maggiormente complice lo spettatore, che, da osservatore estraneo alla scena, si trova coinvolto nella stessa per completare il pensiero dell'arti-sta… (Sarah B. Le Brun)

Maurizio Florulli
Classe 1967, residente a Mantova. Le tavole realizzate da Maurizio Florulli sono tutte rigorosamente in bianco e nero, scelta voluta - come ci spiega l’artista - perché nero e bianco sono due estremi che esprimono perfettamente l’interazione dei contrari, la luce e il buio, il bene e il ma-le. Minute figure realizzate a china su carta, maschere e visi inquietanti, corpi o solo parti umane. E poi, ancora, scenari di città, piccoli omini danzanti, occhi che guardano. “Dipingo quello che vedo”, ci racconta Maurizio sorridendo, ad intendere che i sentimenti e le sensazioni della vita di tutti i giorni vengono elevati a simbolo nell’arte: carnalità, angoscia, amore, vita e morte. Temi classici, si dirà, ma decisamente umani e per questo imprescindibili da ogni espressione artistica. Ci vengono mostrate tavole appartenenti a diversi periodi e notiamo come la “confu-sione” delle figure si riduca in alcuni periodi. C’è qualche legame tra questo cambiamento grafico e la vita reale? Maurizio, rimanendo sapien-temente sul vago, risponde che i suoi disegni, rispecchiando la sua visione simbolica del mondo, sono necessariamente legati anche alla vita reale dell’artista. Alcuni intrecci di figure ci ricordano le opere del noto incisore Escher, altri scorci li accostiamo ad immagini del surrealismo. Un surrealismo qui tracciato nelle sue linee principali, accennato. Come spesso capita di fare, godendo del caos in movimento delle tavole di Florulli, tendiamo a darne interpretazione e a sottolineare alcuni particolari. Cosa significano le sagome umane danzanti e recise, spezzate? L’anima del poeta frammentata e spalmata sul foglio? E i corpi femminili nudi? L’antica simbologia mitologica di una sessualità femminilizzata che rappresenta la vita e il suo vorticare? Ma interpretare significa indubbiamente accostare opinioni in parte arbitrarie alle opere di un artista. In che altro modo godere dell’arte se non cercandone significati, anche solo se negli occhi di coloro che guardano? Alcune tavole sono formate da immagini più compatte e il nero e le forme piene predominano. In queste prevale un senso claustrofobico, evidenziato da facciotti-mostri che si incastrano a protuberanze scure. In altre, al contrario, prevale l’aerazione, il disegno si compone di tanti minuti pezzettini. Il nostro pro-blematico mondo reale, proprio di ognuno di noi, ritorna qui, in un certo senso somatizzato, riordinato o meglio riversato all’esterno e gettato sulla superficie, come quando capita di svuotare le tasche di un cappotto ricolme di oggetti per cercare le chiavi. In queste brevi riflessioni sull’opera di Florulli abbiamo privilegiato la domanda e la descrizione. Non ce ne voglia l’autore se abbiamo peccato di visione soggettiva. Co-gliere la solitudine dell’artista e il suo universo di significati ci sembra cosa impossibile. Ma forse questo riguarda ogni uomo. (da: “L’Eretico”, maggio 2009)

Barbara Ghisi

Nasce a Poggio Rusco (MN) nel 1971; vive e lavora a Castelnovo Bariano in provincia di Rovigo. Frequenta il Liceo Artistico a Bologna e nel 1987 vince il terzo premio di Scultura istituito dal Lions Club Bologna San Lazzaro. L'opera premiata viene esposta alla storica Galleria Mare-scalchi di Bologna. Durante gli anni liceali la pittura diventa l’espressione più consona alla sua sensibilità. All’Accademia di Belle Arti di Bolo-gna svolge una tesi sulla pittura Romantica Europea, che sarà una delle principali fonti di ispirazione e di creatività nelle sue tele. Grazie all’uso di resina liquida, esplora il tema dei Fondali marini, utilizzando anche conchiglie, sabbia, spugne, pietre e polveri d'oro nella resina. Dopo ulte-riori nuove sperimentazioni nascono i Campi di grano, dove all'interno della resina spighe vere creano decorazioni in rilievo rendendo le opere tridimensionali. Negli ultimi anni in contemporanea alle sperimentazioni, l'artista torna alla realizzazione dei ritratti su commissione. 2008: Col-lettiva multiculturale, Palazzo Ducale di Revere (MN). Personale "Mondi sommersi" Galleria Hotel Alexander Museum Palace, Pesaro. Perso-nale alla mostra mercato della Fiera di Franciacorta di Mirandola (MO). Collettiva "Arte in rosa" Galleria ArteArte di Legnago (VR). 2009: Per-sonale I luoghi dell'anima, Palazzo Ducale di Revere (MN). Biennale Nazionale di Pittura Città di Soliera (MO). Expò mostra-mercato "En plein Air" Prato della valle- Padova. Collettiva, Il cammino delle donne, Palazzo Corte Castiglioni, Mantova. Collettiva di maestri dell’arte Moderna e Contemporanea organizzata dalla Galleria ArteArte a Villa Poma (MN). Expò IMMAGINA ARTE, fiera d'arte di Reggio Emilia. 2010: Perso-nale Magiche atmosfere, Studio d'arte e cornici Il sagittario, Mantova; Personale Toso arredamenti e design, Mantova; Personale alla Trattoria Sta-zione di Casteldario (MN). Fiera d'arte AAM Arte Accessibile Milano, Palazzo Il Sole 24Ore, Milano; Expò ad Haccadueo di Ferrara, presso Stand-Idropurex Impianti Srl. Collettiva, Galleria Art-Time di Lignano Sabbiadoro (UD). Collettiva "L'altra metà dell'arte" presso Villa Schiavi, Sermide (MN). Expò IMMAGINA ARTE, fiera d'arte moderna e contemporanea di Reggio Emilia. 2011: Personale "Luci su Mantova" presso Studio d'arte Il Sagittario, Mantova. Da diversi anni l'artista cura la rubrica culturale ed artistica di "Mantova chiama Garda" diretta da Marco Morelli. Una mostra permanente delle sue opere si può visitare presso l'Antico Giardino di Ravalle (FE).

Andrea Recchia

Le nuove frontiere dell’arte
Il dominio della tecnica sorpassa la longitudine sulla quale l’onda sonora del pensiero accorda le speranze. Così i popoli acclamano la scienza e l’arte si inabissa nella metamorfosi che pone l’individuo tra il computer e il sogno. Andrea Recchia Rizzardi ingloba l’uno e l’altro reinventando l’animo del tema per adempiere a un richiamo interiore ma anche per compilare la scheda contemporanea, che indica le nuove frontiere, perché in arte abbia luogo la crescita individuale nell’ottica universale, e si inserisca, cellula preziosa, nel poema dell’uomo. Le opere attingono alla fon-te del sapere, tra ingegno e inventiva, e adottano la formula - linguaggio che vede trionfare il Mouse, il Floppy disk, il Cd Rom. Anche la pelli-cola crea un istante di conquista, sovrapposta sulla tela che, a sua volta, appare incisa con porzioni ribaltate, tipo strisce metalliche, in sinergie geometriche che incastonano gli oggetti rappresentando il tempo degli accordi, tra un emisfero e l’altro, dove passano il suono e la parola, e lo stesso fuoco, in linee intersecate, emette l’energia che unifica e collega. In arte i simboli sono la ragione. Per essa passano le idee e si alimentano del medesimo scopo che le emette: dimostrare il tempo, proclamarlo; testimoniare il canto e il pianto, elencare i mezzi con i quali conduciamo il secolo. Il nostro, emette potere attraverso piccoli congegni che sfidano l’uomo dopo che egli li trae dalla sua stessa gloria: la ragione applicata. Su tele doppie, le emozioni in equilibrio formano l’esterno e l’interno in cui l’occhio penetra mediante piccole aperture dove l’acrilico ha deco-rato a spruzzo per il solo motivo di creare ritmo. Similitudini e diversità si intersecano e producono quel tanto di emozione giustamente valida poiché derivante dai punti in equilibrio, non solo per l’estetica ma anche per l’aspetto suggestivo, nel quale l’inventiva e la ragione si conferma-no. La ragione in modo particolare, poiché presuppone l’agire secondo un principio edificante: nulla si distrugge, tutto si trasforma. In tal mo-do i simboli di una scienza giovane producono linguaggio senza emettere sillaba. E’ l’alba del millennio in cui vedremo ribaltarsi i programmi. L’arte non è più tradizione ma effetto individuale. Ciascuno compie il rito del compiacimento, assorbendo dal pensiero universale e dal princi-pio cosmico, che pone in vigore ciò che crea un mito ed entra nella memoria, come cardine provvisorio. Il computer diverrà antico e le opere rimarranno, anch’esse, situate nel perenne come sfida emblematica, mosaico scientifico, proclamazione di un’epoca basata sulle pellicole che incarnano i sogni e gli eventi, traducono il messaggio e lo divulgano. Elementi sensazionali in cui l’uomo si muove e vive, diramando se stesso, moltiplicandosi nella propria formula. Andrea Recchia Rizzardi compie un passo da gigante. L’arte contemporanea ha prodotto opere di ogni tipo. La celebrità spesso ha lambito le sponde di elementi discutibili. La nostra presentazione vuole introdurre un Artista dalla chiave d’oro: apre la barriera e si introduce con gli stessi elementi che sconvolgono la società. La folla incontra se stessa in ciò che Rizzardi rappresenta, emulando il principio della Creazione. Tutto converge, tutto si sviluppa in un’analisi prospettica in cui il magico si fonde con il tecnico, e la tela esulta, estasiata dallo stesso tema che incarna la moltitudine. Anche i colori formano la danza nella quale si entra, in un vibratile idillio di oggetti misteriosi, che rispondono al tempo e lo infiammano. Maria Teresa Paletta

Daniela Savini

Nata a Teramo nel 1975 vive e lavora a San Giorgio di Mantova. Si diploma in Maturità artistica, nel 1994 presso il Liceo artistico Statale di Teramo; riceve l’attestato di Decoratore di ceramica, conseguito nel 1994 presso l’E.N.F.A.P. di Teramo. Si laurea in Conservazione dei Beni Culturali, corso di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia, conseguita presso l’Università degli Studi di Parma, nell’anno accademico 2005-2006. Diploma di Archivistica, Paleografia e Diplomatica conseguito presso l’Archivio di Stato di Mantova al termine del biennio 2005-2007.
Il suo operato si divide da un lato verso il paesaggio abruzzese -sopratutto-, la montagna metafora della vita, del viaggio che è da compiersi per raggiungere la propria meta, il sacrificio, allo stesso tempo essa è sinonimo di forza tenacia energia ed è proprio per questo che sente il bisogno di rappresentarla come linfa vitale per portare avanti le altre opere figurative, dall'altro -appunto- le figure legate dallo stesso filone ideologico -il viaggio dell'uomo- uomo come essere esistente sia uomo donna e bambino, la sua solitudine davanti al mondo armato solo di se stesso e del-la determinazione alla vita; quindi la ricerca di un equilibrio tra coscienza-consapevolezza della vita e mondo fisico recuperando e tenendo stretto la propria memoria, le radici e gli affetti. Mostre e collettive recenti: 2008 "Daniela Savini", Eco d'Arte Moderna - Galleria del Cande-laio, Firenze. 2009 -"Sintesi. Dipinti 2007-2009", Circolo Ufficiali di Verona; "Daniela Savini", Galleria d’Arte Moderna “Alba”, Ferrara; "Frammenti dell'esistenza", in seno alla “Settimana d’arte di Cecìna” promossa dall’Associazione "Cecìna Promotion" con Eco D’Arte Moder-na, presso il palazzo “Il Cremonese” a Maderno sul Garda (BS); “Gioia di un bimbo”, promossa dalla Galleria “La saletta di viale Gorizia”; Associazione Centro di Aiuto alla vita Marisa; Comune di Trieste, Sala “Arturo Fittke” Trieste (catalogo);
 Rassegna “Arte in arti e mestieri 9° edizione 2009”, Fondazione Scuola di Arti e Mestieri “F. Bertazzoni”, Suzzara (MN); “Contaminazioni”, Associazione Arte X, Euro Hotel di Cascina (PI); “Natura…lmente è Arte”, Galleria “La Saletta di viale Gorizia”, Lignano Sabbiadoro (UD); Premio Italia per le Arti visive XXIV edizione, Palazzo Stiozzi-Ridolfi, Certaldo (FI), (Premio mostra: personale nell’ambito di rassegna in sede pubblica). 2010 - Caffé Novecento, Teramo; "Passa il tempo", Spazio espositivo Feltrinelli, Mantova; Premio “Gioia di un Bimbo”, a cura dalla Galleria "La saletta di viale Gori-zia", Centro di Aiuto alla Vita Marisa associazione onlus, Sala Comunale d’Arte “A. Fittke”, Trieste; “Presenze Assenze di Corpi”, a cura di Sara Carbone e Mimmo Di Marzio, Spazio Taccori, Milano; "Immagina" Fiera di Reggio Emilia, Galleria del Candelaio di Firenze; 10° Premio Nazionale d'Arte Città di Novara, Salone Arengo del Broletto, Novara; "Nel cassetto dei ricordi" Concorso Nazionale "La spadarina" 2010, La Spadarina Esposizioni d'Arte, Piacenza; "Dedicated to - dedicato a Paolo Baracchi", a cura di Eco D'Arte Moderna, Galleria Gadarte, Firenze; “Premio Italia per le Arti visive XXV edizione”, Palazzo Pretorio, Certaldo (FI), (Premio editoriale: inserimento pubblicitario sulla rivista "Eco d'Arte Moderna”); "Paesaggi d'Italia", a cura di Associazione Artistica Culturale Dionysos, Palazzo Duchi di S. Stefano, Taormina (ME);
 Galleria "La Telaccia", Torino.

Francesca Schiavon

Nata aVerona dove vive e lavora.
DONNE. Il coté umano che cerca di catturare Francesca Schiavon è quello delle emozioni. Eppure non è sempre stato così. A contare per lei fino a non molto tempo fa era l'esattezza dell'anatomia, la precisione infallibile del disegno, controllata da una razionalità dominante. Una ra-zionalità che costringe la rappresentazione all'interno di una griglia incontestabilmente veritiera, ma dominata dalla presunzione di una verità assoluta. Era contro questa presunzione che si scagliò il rivoluzionario motore delle avanguardie storiche, ma Francesca Schiavon questa illu-sione di verità la inseguiva per formazione, per lavoro e per precisa richiesta dei suoi committenti. Francesca Schiavon faceva l'illustratrice scientifica per testi di botanica, zoologia e soprattutto medicina, e da illustratrice si pretendeva da lei che sapesse restituire nell'immagine con esattezza millimetrica la superficie delle cose. Magari anche la loro stratificazione interna, ma solo quella materiale, muscoli, vene, ossa, viscere. Liberarsi da questa precisione non è stato per nulla facile per lei, ne era stata catturata, imprigionata. Ma uscirne era l'unica via per incontrare e raccontare qualcosa di diverso, qualcosa che sta sotto la superficie delle cose, degli animali e delle persone. Qualcosa che il tratto preciso a ma-tita o a china non solo non può raccontare, ma uccide definitivamente. Qualcosa che si trova solo se ci si affida al cuore e non alla ragione. Qualcosa che si può mettere in mano al gesto e al colore, alla fluidità di movimenti più che alla precisione delle linee. E' stata una sfida per Francesca Schiavon, combattuta in nome di un femminile che riemerge di nuovo, in lei e nei suoi fogli. Nei suoi dipinti forme flessuose di cor-pi di donne raccontano, nel loro fondersi con gli elementi della natura, l'aria, l'acqua, la luce, le colline e la terra delle campagne, la loro capacità di sognare e di incontrare le energie del cosmo, e del maschile. La cosa più utile in questo percorso liberatorio, come lei stessa racconta, è stato lavorare con i bambini. Insegnando loro a disegnare, in realtà ha imparato di nuovo a farlo, nel senso nuovo che cercava, sono i bambini che le hanno permesso di ritrovare un contatto con pulsioni mai sopite e con una parte di sé che credeva perduta nel labirinto spigoloso della raziona-lità. Uscita da un mondo tutto maschile, dominato dal controllo e dalla precisione, Francesca ha ritrovato il suo femminile e sembra in cerca di riappropriarsene. Una faccenda da cui i maschi sono per ora esclusi, i suoi dipinti non ne prevedono quasi mai la presenza, o soltanto in parte marginale, le sue donne esprimono una fisicità strabordante che è soprattutto espressione di emozione, di capacità di fondersi con madre natu-ra nelle forme tonde, morbide e grandi, di lasciarsi andare alle emozioni. Il recupero del femminile passa anche attraverso la negazione di uno stereotipo, duro a morire, che vuole il corpo femminile “da copertina” chiuso dentro forme innaturali e ristrette, che negano il suo potenziale creatore. Il recupero del femminile passa anche attraverso una cromia morbida anch'essa, che si espande all'acqua, che si diffonde senza defini-zioni precise, che muta e vira costantemente come i colori naturali all'azione della luce. Appare una donna collina, una donna aria e acqua, una donna gatto, istintiva e ferina, flessuosa e sensuale. Una donna che saprà presto riappacificarsi con il maschile.
Camilla Bertoni
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Arianna Sartori