On Grace - di Christian Coigny
a Palermo,
dal 5 Gennaio al 3 Marzo
Dal 5
gennaio al 3 marzo 2013, a palazzo Moncada di Paternò (Via Bandiera 11 -
Pa) sarà in esposizione la mostra fotografica intitolata ''On Grace'
del fotografo svizzero Christian Coigny.
Nato in Svizzera ma formatosi professionalmente negli Stati Uniti, quindi tornato in Europa alla fine degli anni Settanta, Christian Coigny gode di una indiscussa fama internazionale come autore delle campagne pubblicitarie di alcuni importanti marchi del lusso — da Hermès a Krug, a Vitra, a Chopard, a Baume & Mercier, a Maurice Lacroix. Il suo stile, raffinato e prezioso, si radica nella tradizione fotografica svizzera, ma presenta caratteri di una originalità senza eguali, per virtuosismo tecnico, acribia compositiva e, soprattutto, per il desiderio di tessere un dialogo continuo con certa pittura metafisica e surrealista. Le sue composizioni in studio — nature morte di assi, sgabelli, brocche, stoffe pesanti e leggeri involti di carta — si costruiscono interamente su quel repertorio di ‘oggetti di lavoro’ che era stato di Carrà e del primo De Chirico, e che sarà poi di Morandi. Con questi attrezzi, poveri, minimali, Coigny costruisce spazi minuziosamente studiati. Spazi che la luce addensa e fluidifica, dove i grigi si assommano ai grigi sfoggiando sontuose scale tonali. In questi spazi appaiono delicate figure femminili: figure piene di grazia. Di rado sono modelle professioniste: sono amiche, spesso le ballerine della compagnia Linga, erede di Maurice Béjart, che ha sede a poca distanza da Lutry, presso Losanna, dove Coigny vive e lavora. Tutto, nelle fotografie di Coigny, è costruzione. Nulla è affidato al caso, ma tutto è sapientamente disposto per generare un’armonia di toni, di luci e di ombre; i corpi, accuratamente sospesi in movimenti impercettibili, sono d’una levità straordinaria. L’astratto gioco dei pannelli, delle sfere, delle assi costruisce scene fiabesche per l’apparire delle figure. Un’aura metafisica regna sull’insieme ed evoca un’idea di bellezza, di grazia.
Per gli antichi Greci, la charis, la grazia, era un dono degli dei. Da charis discende charisma, che significa appunto dono, qualcosa che viene dato con generosità, che viene offerto da qualcuno e ricevuto da qualcun altro: ovvero di beneficio. Così anche per la tradizione cristiana: chaire, gioisci, così si rivolge l’angelo Gabriele a Maria secondo il Vangelo di Luca (1, 28), chiamandola kecharitomene, che non vuol dire solo piena di grazia ma, più esattamente, tu che sei stata riempita di grazia, completamente riempita, riempita con abbondanza e pienezza. Paolo spiega distesamente i concetti di charis e di charisma nelle sue Epistole, mentre Pietro, nella Seconda lettera (II Petr. 1, 4) scrive: la grazia è dono, ma è anche il seme di Dio che permette agli uomini di diventare partecipi della natura divina. Le fotografie di Coigny hanno come tema la grazia come dono. Le figure che le animano si muovono in armonia col creato, sono parti integranti dell’Uno, nella misura in cui concorrono alla sua rivelazione. La leggerezza con la quale si muovono tra assi e pannelli serve a risvegliare nell’osservatore un ricordo: la consapevolezza d’essere anch’egli parte di questo mondo di grazia. Un seme che è in ogni essere umano, ma che è necessario che ciascuno coltivi affinché possa germogliare. L’essere ‘colmato di grazia’ partecipa della bellezza dell’universo, la riconosce, la accoglie dentro di sé, la riflette e finalmente la incarna. È di questo meraviglioso processo che le opere di Christian Coigny sono testimonianza. - Paolo Morello
Info
Istituto Superiore per la Storia della Fotografia
Via Bandiera, 11 - Pa
Cell. 347 0516143
Nato in Svizzera ma formatosi professionalmente negli Stati Uniti, quindi tornato in Europa alla fine degli anni Settanta, Christian Coigny gode di una indiscussa fama internazionale come autore delle campagne pubblicitarie di alcuni importanti marchi del lusso — da Hermès a Krug, a Vitra, a Chopard, a Baume & Mercier, a Maurice Lacroix. Il suo stile, raffinato e prezioso, si radica nella tradizione fotografica svizzera, ma presenta caratteri di una originalità senza eguali, per virtuosismo tecnico, acribia compositiva e, soprattutto, per il desiderio di tessere un dialogo continuo con certa pittura metafisica e surrealista. Le sue composizioni in studio — nature morte di assi, sgabelli, brocche, stoffe pesanti e leggeri involti di carta — si costruiscono interamente su quel repertorio di ‘oggetti di lavoro’ che era stato di Carrà e del primo De Chirico, e che sarà poi di Morandi. Con questi attrezzi, poveri, minimali, Coigny costruisce spazi minuziosamente studiati. Spazi che la luce addensa e fluidifica, dove i grigi si assommano ai grigi sfoggiando sontuose scale tonali. In questi spazi appaiono delicate figure femminili: figure piene di grazia. Di rado sono modelle professioniste: sono amiche, spesso le ballerine della compagnia Linga, erede di Maurice Béjart, che ha sede a poca distanza da Lutry, presso Losanna, dove Coigny vive e lavora. Tutto, nelle fotografie di Coigny, è costruzione. Nulla è affidato al caso, ma tutto è sapientamente disposto per generare un’armonia di toni, di luci e di ombre; i corpi, accuratamente sospesi in movimenti impercettibili, sono d’una levità straordinaria. L’astratto gioco dei pannelli, delle sfere, delle assi costruisce scene fiabesche per l’apparire delle figure. Un’aura metafisica regna sull’insieme ed evoca un’idea di bellezza, di grazia.
Per gli antichi Greci, la charis, la grazia, era un dono degli dei. Da charis discende charisma, che significa appunto dono, qualcosa che viene dato con generosità, che viene offerto da qualcuno e ricevuto da qualcun altro: ovvero di beneficio. Così anche per la tradizione cristiana: chaire, gioisci, così si rivolge l’angelo Gabriele a Maria secondo il Vangelo di Luca (1, 28), chiamandola kecharitomene, che non vuol dire solo piena di grazia ma, più esattamente, tu che sei stata riempita di grazia, completamente riempita, riempita con abbondanza e pienezza. Paolo spiega distesamente i concetti di charis e di charisma nelle sue Epistole, mentre Pietro, nella Seconda lettera (II Petr. 1, 4) scrive: la grazia è dono, ma è anche il seme di Dio che permette agli uomini di diventare partecipi della natura divina. Le fotografie di Coigny hanno come tema la grazia come dono. Le figure che le animano si muovono in armonia col creato, sono parti integranti dell’Uno, nella misura in cui concorrono alla sua rivelazione. La leggerezza con la quale si muovono tra assi e pannelli serve a risvegliare nell’osservatore un ricordo: la consapevolezza d’essere anch’egli parte di questo mondo di grazia. Un seme che è in ogni essere umano, ma che è necessario che ciascuno coltivi affinché possa germogliare. L’essere ‘colmato di grazia’ partecipa della bellezza dell’universo, la riconosce, la accoglie dentro di sé, la riflette e finalmente la incarna. È di questo meraviglioso processo che le opere di Christian Coigny sono testimonianza. - Paolo Morello
Info
Istituto Superiore per la Storia della Fotografia
Via Bandiera, 11 - Pa
Cell. 347 0516143
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Amalia Di Lanno