giovedì 20 novembre 2014

RITRATTO E FIGURA - DIPINTI DA RUBENS A CADES

Luca Giordano, Sant'Andrea,
olio su tela, cm 127 x 102. Inghilterra, collezione privata  


Francesco Trevisani, Venere e Adone
olio su tela, cm 194 x 170. Roma, Collezione  Lemme - Copia

Francesco Solimena, Ritratto di uomo, olio su tela, cm 100 x 80. Collezione privata Inghilterra - copia


Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica

Comunicato stampa

RITRATTO E FIGURA
DIPINTI DA RUBENS A CADES


Mostra a cura di: Francesco Petrucci
Luogo: Cavallino di Lecce
Sede: Palazzo Ducale dei Castromediano, via Mario Gorgoni
Inaugurazione: 6 dicembre 2014, ore 20
Durata: dal 7 dicembre 2014 al 1° marzo 2015
Orari: 9,30-12,30/16,30-20,00, chiuso il lunedì
Ingresso libero
Segreteria organizzativa: Ufficio Cultura 0832 617210 - 366 6385829
ufficiocultura@comune.cavallino.le.it
Info e prenotazione visite guidate: 320 7075429
Ufficio stampa: Lia De Venere 333 2700781 ad.artes@fastwebnet.it
Catalogo: De Luca Editori d’Arte, Roma

La presentazione della mostra, alla quale interverrà Il prof. Vittorio Sgarbi, si terrà a partire dalle ore 18 nel Teatro “Il Ducale” (via Padre Gino De Giorgi).
Sabato 6 dicembre 2014, alle ore 20 nel Palazzo Ducale dei Castromediano di Cavallino di Lecce, verrà inaugurata la mostra Ritratto e figura. Dipinti da Rubens a Cades.
Curata da Francesco Petrucci, Conservatore di Palazzo Chigi in Ariccia, la rassegna, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cavallino, grazie all’impegno dell’On.le Gaetano Gorgoni e alla collaborazione del Principe Fulco Ruffo di Calabria, si pone in continuità ideale ed è una prosecuzione in termini didattici e storico-artistici delle mostre Dipinti del Barocco romano da Palazzo Chigi in Ariccia e Dipinti tra Rococò e Neoclassicismo da Palazzo Chigi in Ariccia e da altre raccolte, tenutesi a Cavallino nel 2012 e nel 2013.

La mostra presenta 40 ritratti di principi, cardinali e figure di spicco della società italiana tra Seicento e Settecento, oltre a filosofi, santi, artisti e figure popolari, suddivisi in due sezioni, in gran parte formate da opere inedite o mai esposte al pubblico.
Oltre a dipinti provenienti da importanti musei e istituzioni pubbliche (Ariccia, Palazzo Chigi; Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Corsini; Roma, Accademia Nazionale di San Luca), vengono presentate anche opere poco note appartenenti a collezioni private, caratterizzate da qualità molto elevata e firmate dai massimi ritrattisti attivi tra primo Seicento e fine Settecento.
Nella prima sezione sono riuniti ritratti reali, raffiguranti personaggi di cui si conosce in molti casi l’identità e che gli artisti ritrassero dal vero, cogliendone la fisionomia e la psicologia. Accanto a questa produzione esiste una ritrattistica più intima e individuale, che prende avvio dalla ritrattistica naturalistica di tradizione caravaggesca. Sono comprese in questa sezione anche “teste di carattere”, cioè studi fisiognomici di volti, nati come studi autonomi o in funzione propedeutica a composizioni più grandi di soggetto sacro e profano. Alcuni ritratti sono riconducibili piuttosto a tipologie sociali, spesso di estrazione popolare, che a personaggi individuabili, e sono realizzati seguendo modelli reali, in parte trasfigurati, sconfinando spesso nella pittura di genere.
La seconda sezione è costituita da ritratti ideali e allegorici, raffiguranti personaggi realmente vissuti, ma le cui effettive fisionomie non sono note e furono create dagli artisti sulla base di testimonianze scritte o di interpretazioni iconografiche consolidate. Rientrano in questa tipologia ritratti di santi, come san Pietro o san Paolo, o ritratti di filosofi dell’antichità.
Se il fine dell’arte barocca è quello di educare, convincere e commuovere attraverso gli strumenti della tecnica e dell’immaginazione, facendo ricorso all’allegoria e alla metafora celebrativa, i ritratti di pontefici, monarchi e principi eseguiti nel corso di due secoli rientrano appieno in tale categoria estetica. Sono “ritratti monumento”, destinati a eternare i personaggi in posa, destando ammirazione e nel contempo soggezione, a essere un monito per chi li ammira, nell’esaltazione del prestigio e del potere assoluto di una sola classe sociale: l’aristocrazia. Ambientazioni opulente e fastose, ostentate senza alcuna remora morale, la ricchezza della materia e il gusto per il particolare decorativo, furono chiamati a collaborare al fine di esprimere le esigenze di prestigio e un potere che doveva sembrare caduto dal cielo, per volontà divina.
Interessante è la presenza dell’unico ritratto dal vero sino ad oggi rintracciato di San Camillo de Lellis, per la prima volta esposto al pubblico e riferibile ad un ignoto pittore caravaggesco (secondo Röttgen identificabile con Antiveduto Gramatica), specializzato in teste di uomini celebri, nella cui bottega lavorò il Caravaggio appena giunto a Roma. Tra i dipinti più ragguardevoli il Ritratto di vecchio della (Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, Roma), modello per la figura di Gaspare nell’Adorazione dei Magi del Museo del Prado, opera di Pietro Paolo Rubens, recentemente restaurato e portato all’attenzione degli studi e un inedito Ritratto di uomo di stretto ambito di Anton van Dyck, forse realizzato da un seguace genovese (collezione privata). Di notevole interesse iconografico ed artistico il Ritratto di Padre Niccolò Riccardi di Andrea Sacchi, ritenuto sino ad oggi perduto.

Tra i ritratti ideali si segnala un Filosofo astrologo del periodo riberesco di Luca Giordano e un Sant’Andrea riferibile al periodo veneziano dello stesso artista, qui particolarmente influenzato da Tintoretto e da Tiziano. Inedito anche un Giobbe di Mattia Preti, opera mai esposta al pubblico, come pure una delicatissima Madonna di Carlo Maratta. Di grande sensualità è una nordica Maria Maddalena del pittore tedesco Ignazio Stern e un monumentale Venere e Adone di Francesco Trevisani (Collezione Lemme), l’opera profana di maggior respiro del grande pittore veneziano. Spiccano per qualità nell’ambito della pittura del ‘700 un sontuoso Ritratto di gentiluomo di Francesco Solimena e un San Filippo Neri di Corrado Giaquinto, proveniente da collezione privata inglese, anch’esso presentato in anteprima in questa occasione, oltre a virtuosistiche “teste di carattere” di Jacopo Chimenti detto “l’Empoli” e di Pietro Paolini, “figure allegoriche” di Andrea Casali, Giuseppe Maria Crespi, Marco Benefial, Giuseppe Cades.
Oltre a quelle già citate in mostra figurano opere di: Marcello Bacciarelli, Pietro Bellotti, Louis Gabriel Blanchet, Bernardino Capitelli, Carlo Cesi, Guglielmo Cortese, Placido Costanzi, Ercole Ferrata, Giovan Battista Gaulli, detto “il Baciccio”, Artemisia Gentileschi, H. Douglas Hamilton, Pier Francesco Mola, Antonio Odazzi, Pasqualino Rossi, Giusto Sustermans, Ferdinand Voet.
Accompagna l’esposizione un catalogo pubblicato da De Luca Editori d’Arte (Roma) e curato da Francesco Petrucci.


Il Palazzo Ducale Castromediano di Cavallino di Lecce
La struttura attuale dell’edificio è il risultato di una serie di ampliamenti e rimaneggiamenti avvenuti nei secoli, principalmente al tempo di Francesco Castromediano (1598-1663) in concomitanza con l’elevazione di Cavallino a marchesato.
Il palazzo occupa il lato nordoccidentale della piazza principale del paese; ha una pianta quadrata ed è composto da un corpo centrale più antico e da due bracci laterali più recenti. Solo la parte centrale, così come quella laterale destra, presenta la tipica decorazione merlata dei castelli medievali, tanto che il palazzo appare per alcuni aspetti un fortilizio per altri una residenza signorile. La parte posteriore è rimasta incompleta.
L'ingresso, rivolto verso settentrione, è quattrocentesco, mentre la facciata merlata col bastione risale al XVI secolo e così pure il lato che volge ad est e l’altro corpo architettonico, a due ordini, che prospetta sulla piazza. Al secolo successivo risale il lato nord della residenza. ove si notano arcate di rafforzamento statico.
Nell'atrio sono collocati i due busti di Francesco e Domenico Ascanio Castromediano e una enorme statua, enominata "il gigante", che raffigura in abiti seicenteschi il capostipite della casata dei Castromediano, Kiliano di Limburg, nobile tedesco sceso alla metà del XII secolo in Italia Meridionale al servizio del re Guglielmo I detto il Malo, da cui ottenne cariche e i feudi di Pietrapertosa, Castrobelloso e Castelmezzano (Castrum medianum, da cui viene il nome della casata) nel territorio di Potenza.
Tra i numerosi ambienti del palazzo spicca la grande galleria, considerata da diversi studiosi una delle più belle sale delle residenze patrizie del Mezzogiorno e il primo esempio del gusto barocco nel Salento. Il duca Francesco, dopo il matrimonio con Beatrice Acquaviva d’Aragona, fece modificare una sala già esistente, elevandone i muri perimetrali, sostituendo la tettoia coperta di tegole con una serie di volte a stella e commissionandone il ricco apparato decorativo. Dotata di un pavimento realizzato in coccio pesto arricchito da piccole mattonelle smaltate verdi, nere, bianche e gialle, che disegnano un motivo di stelle, la galleria presenta nella volta gli affreschi del leccese Francesco Florio, raffiguranti le dodici costellazioni, purtroppo in parte mutili a causa delle offese del tempo e dell’incuria degli uomini e di incauti lavori di consolidamento.
Numerose statue in pietra leccese, di ottima fattura, realizzate dal palermitano Carlo d’Aprile (1621-11668) e dai suoi discepoli, decorano le pareti della galleria. Oltre ai busti dei componenti della famiglia Castromediano, sono presenti quindici statue di soggetto allegorico e due gruppi in cui sono raffigurati Enea, il padre Anchise e il figlio Ascanio.
Attigua al salone di rappresentanza è la cappella di Santo Stefano fatta costruire nel 1565 da don Giovanni Antonio II Castromediano, in cui sono collocati dipinti del copertinese Gianserio Strafella e dei suoi allievi (seconda metà XVI sec.)
In questo palazzo abitò Sigismondo Castromediano, archeologo, scrittore e patriota del Risorgimento, che vi morì nel 1895 e al quale si deve la fondazione dell’omonimo Museo Archeologico Provinciale di Lecce.
Oggi, dopo l’intervento di recupero realizzato negli anni 2004-2008, la galleria è sede di attività socio-culturali.

ricevo e pubblico:
amalia di Lanno