Candy:
il 19 febbraio allo Spazio Meme di Carpi il glossario carnale di Ilaria Clari
Alle ore 17 il vernissage della mostra dell’illustratrice torinese che fa della poesia dei corpi la sua inconfondibile cifra stilistica
Rosa, dolci come confetti o caramelle, ma anche nudi, trasparenti, porosi. Candidamente goffi e ludicamente lubrici, sempre esposti. Singoli o coppie, corpi-radice e corpi materni, membra avvinghiate o liberate, sbocciate. Rotondità ostentatamente impudiche e profondamente innocenti insieme, abitatori di un mondo in cui il voyeurismo ha lasciato spazio a un’adamitica, ma sessuata, innocenza, in cui vita, sessualità e sentimenti non possono concepirsi gli uni senza gli altri: queste le cifre dei corpi di Ilaria Clari, trentunenne l’illustratrice torinese a cui lo Spazio Meme dedicherà una mostra a partire dal 19 febbraio sino al 16 aprile.
Candy, questo il titolo dell’esposizione che, a cura di Francesca Perfreffi, ospiterà 80 opere originali. Le tecniche utilizzate dall’artista sono quelle dell’acquerello (ne saranno presenti 25, di piccolo formato, appositamente realizzate per l’esposizione carpigiana) e dell’acquerello digitale (ogni opera concepita secondo questa modalità sarà creata in tiratura limitata di 10 esemplari), che consiste nella stampa dell’opera, eseguita con tecnica digitale, su carta acquerello Modigliani color panna, alla quale seguono interventi a china marrone o nera sui particolari.
Un’estetica, quella di Clari, che guarda a Quentin Blake, Carol Rama e Kiki Smith, che è l’originale genesi di una tenera sessualità che scandisce in modo altro la grammatica dei corpi e la sintassi dei sentimenti, per sfociare in vaporose stratificazioni di figure rosee, talmente candide nel loro esporsi da essersi liberate anche dall’idea di osceno, per superarla e trascenderla.
Sensualità e bellezza che nulla hanno a che fare con la pornografia, dunque, ma il suo contrario, un anelito di delicatezza – le molte sfumature di quel rosa tenue che, oltre alla nudità delle figure, ne rappresenta l’altra caratteristica più immediatamente evidente - che non rinuncia tuttavia a qualche sferzata piccante di rosso, a virate sul grigio.
Con ironia, con serena determinazione a rappresentare anche i lati più prosaici del prima, del dopo, del durante l'amore. Gli eterei amanti di Ilaria non nascondono svergognate passioni, si masturbano, languidamente godono, defecano e figliano. Ma sempre immersi nella loro delicata tinta rosea.
PROFILO DELL’ARTISTA
Nata nel 1985 a Torino, Ilaria Clari è da sempre profondamente legata al disegno, arte con la quale intrattiene un rapporto di amore e odio.
Il bisogno irrefrenabile di comunicare attraverso il segno diventa “odio” quando si fa vizio difficile da perdere.
Dopo il diploma al primo liceo artistico di Torino - conseguito nel 2004 - Ilaria decide, tuttavia, di abbandonare il mondo dell’arte per seguire strade alternative, periodo in cui abbandona completamente la disciplina artistica.
Nel 2014 il fuoco apparentemente spento torna ad ardere: il bisogno di comunicare su carta ciò che succede intorno a lei diventa un susseguirsi inarrestabile di immagini, illustrazioni e fumetti.
“L’importante – sostiene - è che ogni immagine racconti qualcosa della sua storia”.
I suoi disegni esprimo dei concetti che chiunque riesce a coglierle.
Nel 2016, durante l’evento “LA CAVALLERiZZA IRREALE” espone in una grande collettiva di artisti alla Cavallerizza Reale di Torino con la serie “pink color”.
Per maggiori informazioni consultare il sito internet www.spaziomeme.org
SPAZIO MEME
Via Giordano Bruno 4
Carpi (Mo)