venerdì 4 giugno 2021

S E L V A T I C O



White Noise Gallery inaugura Selvatico, il group show con Cristiano Carotti, Rune Elgaard, Marco Eusepi e Vincenzo Simone, che vuole essere una riflessione sugli archetipi più profondi dell’arte. Un’intera iconografia che ha passato indenne ogni epoca, ogni moda, per essere incessantemente attuale.

Pionieri di un viaggio omerico destinato, in fondo, a riportarli costantemente al punto di partenza

La figura dell’artista riflette inevitabilmente lo spirito del suo tempo, ma al contempo contribuisce alla sua definizione. Talvolta capita che le dinamiche sociali, frenetiche ed imprevedibili, siano in aperto contrasto con le tempistiche dell’arte. Durante questi periodi, alcuni artisti finiscono con il distanziarsi dal contesto per difendere il loro stesso spazio vitale tornando ad uno stato quasi primordiale.
Per questi artisti la tendenza naturale al perfezionamento è il centro stesso della ricerca. Lo scopo per loro non è più quello, impossibile, di raggiungere il colonnello Kurtz ma è la lenta risalita del fiume ad animare la loro esistenza. La loro vita si consuma negli studi e non nei caffè, i loro rapporti privilegiati li tengono con il pigmento e con la terra, con la tela e con la fornace.

Guardano al futuro ma non rinnegano il passato, producendo lavori destinati a scavalcare le mode perché costruiti su ciò che è già sopravvissuto al giudizio del tempo. Sono artisti che non citano ma che non hanno paura di richiamare, per i quali l’originalità sarà sempre una conseguenza e mai un’ossessione. Loro non sono i protagonisti del “ritorno a” ma sono i custodi di una pratica che non si è mai sopita e che lotta contro i ritmi frenetici di una generazione impazzita. Combattono una crociata contro le sirene dell’immediatezza, dell’assolutezza e della transitorietà.
Il come viene prima del cosa e l’azione ha un’importanza paritetica all’immagine. La scelta dei soggetti è l’inevitabile conseguenza del processo legato alla loro realizzazione: non pretesti ma alleati nell’esplorazione pratica. Un fiore consente di utilizzare un particolare colore, un paesaggio può essere sintetizzato da un segno, un alveare esalta la plasticità della ceramica. La natura torna protagonista in quanto linguaggio assoluto e trasversale nei tempi. Non un soggetto ma “il” soggetto che proprio nella sua infinita ripetizione sancisce l’unicità di ciascun interprete.

Gli studi diventano dei templi che generano uno stato di trance in cui il tempo si esprime con una cadenza innaturale. La creazione dell’opera diventa un processo automatico che loro hanno solo facoltà di iniziare. Vengono sorpresi dal risultato, in un rapporto sovvertito in cui sono i lavori a parlare degli artisti piuttosto che non il contrario. Il tempo non passato in studio alimenta una fame che può essere saziata solo dal processo, ossessivo e cannibale, di costante perfezionamento della propria pratica. I gesti del mescolare, del modellare, del cuocere, sono indispensabili come battiti cardiaci.

Cristiano Carotti, Rune Elgaard, Marco Eusepi e Vincenzo Simone appartengono tutti a questa particolare categoria di soldati. Gli alveari in ceramica di Cristiano Carotti crescono lenti come strutture di megalopoli sopra parti di automobili, arrivando a bloccarle in un gesto contro-rivoluzionario della natura che reclama il suo ruolo di metronomo sulla modernità. Rune Elgaard dipinge composizioni di soggetti, al limite fra un collage DADA ed il trompe-l’oeil di un profilo Instagram, in cui la giustapposizione di immagini apparentemente sconnesse suggerisce significati nuovi e mai univoci.
I paesaggi di Marco Eusepi sono visioni universali generate dallo studio della pratica pittorica: linea, punto e superficie diventano sulle sue tele strade, laghi e campi coltivati solo accennati dal colore ma perfettamente formalizzati nell’essenza. Vincenzo Simone sembra racchiudere nelle sue nature morte la storia stessa della pittura che si polarizza sulle tele e sulle carte come materia nei buchi neri rendendole tanto dense e pesanti da riuscire a piegare il tempo.

Quattro interpreti che usano mezzi diversi per difendere la stessa idea ascetica del mestiere dell’artista, un costante esercizio per assecondare un’esigenza che cessa di essere spirituale per diventare assolutamente fisica ed istintuale. Pionieri di un viaggio omerico destinato, in fondo, a riportarli costantemente al punto di partenza.

Selvatico
Cristiano Carotti, Rune Elgaard, Marco Eusepi e Vincenzo Simone
Mostra collettiva | 4 giugno – 25 luglio 2021 
White Noise Gallery Via della Seggiola, 9 – Roma
Opening 4 giugno h. 11/20