CECI N'EST PAS UNE IDÉE
Baustelle | Emanuele Becheri | Andrea Mastrovito | Alexandros Papathanasiou | Luigi Presicce | Giuseppe Stampone
a cura di Gino Pisapia
opening domenica 26 ottobre, ore 17.00
La Fondazione Biagiotti Progetto Arte è lieta di presentare domenica 26 ottobre alle ore 17.00 la mostra collettiva CECI N'EST PAS UNE IDÉE a cura di Gino Pisapia con le opere di Emanuele Becheri, Andrea Mastrovito, Alexandros Papathanasiou, Luigi Presicce, Giuseppe Stampone e un videoclip dei Baustelle.
CECI N'EST PAS UNE IDÉE, letteralmente tradotta in “questa non è un'idea” è un'espressione che mediante una negazione intende sancire un'ironica e al contempo “reale” affermazione di quanto appena dichiarato.
Essa rimanda immediatamente all'opera "Ceci n'est pas une pipe", pittura realizzata tra il 1928-29 dal belga Renè Magritte, che attraverso il “tradimento” dell'immagine proponeva una lettura ragionata della didascalia in stretta relazione all'immagine dell'oggetto dipinto. La didascalia assumeva perciò il valore di contestazione, contraddicendo il criterio di equivalenza tra somiglianza e affermazione, attivando un doppio livello di lettura tra significante e significato. CECI N'EST PAS UNE IDÉE diviene perciò quasi una sorta di slogan di “spostamento”, che ha origine dal titolo omonimo di un lavoro, inedito, del 2013 di Emanuele Becheri e fornisce l'input d'avvio all'intera esposizione. Da questa suggestione, di per sé parafrasi, citazione traslata, nasce l'esigenza di riflettere sul concetto stesso di citazione e sulle sue possibili o quantomeno probabili declinazioni. Perciò in questa direzione vanno a collocarsi le opere eterogenee di una rosa di artisti che all'interno della propria ricerca si sono avvalsi della citazione volontaria o involontaria per generare significati “altri”. Essa diviene perciò strumento di indagine e di interrogazione grazie alla quale creare nel presente nuovi modelli linguistici capaci di rinnovare il processo creativo.
Inoltre la citazione contribuisce alla ri-scoperta del passato e all'interpretazione
del presente, senza sostituirsi alla storia, in una forma che produce visioni piuttosto che posizioni.
Il percorso espositivo si snoda all'interno degli articolati spazi della Fondazione Biagiotti creando una sorta di contrappunto visivo dove le immagini mediate dalle differenti tecniche, assumono, legalizzando, il senso tematico della mostra. Esclusivamente per una comodità narrativa si potrebbe suddividere la mostra in tre registri.
Il primo è definito dal basement, nella cui sala più interna e allo stesso tempo più “profonda”, in una sorta di ipogeo, trova la sua collocazione Ceci n'est pas une idée, 2013, di Emanuele Becheri (Prato, 1973), costituita da un brandello di lastra di vetro irregolare sul quale l'artista realizza con inchiostro tipografico, quasi come fosse la matrice per un monotipo, la frase che suggerisce il titolo all'esposizione e attraverso un gesto unico ne ribalta il senso stampandola su uno spesso supporto di carta. L'istantaneità del gesto unico non gli consente dunque ripensamenti ma solo la possibilità di registrare e prendere coscienza di quanto accaduto.
Nella sala attigua invece un vecchio televisore a tubo catodico trasmette in loop Un romantico a Milano, 2006, videoclip dei Baustelle (Montepulciano, 1996) diretto da Lorenzo Vignolo, prolifico regista italiano. La rock band composta da Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi, omaggia attraverso questo lavoro lo scrittore,
saggista, giornalista e critico televisivo Luciano Bianciardi toscano di origine e milanese di adozione morto prematuramente nel 1971. Interamente girato a Milano il videoclip, colto e ironico, si pone in maniera critica nei confronti di una città cosmopolita come il capoluogo lombardo, superficiale e irriconoscente verso i “suoi” grandi personaggi del '900 come Piero Manzoni e Bruno Munari, costruendo un racconto ad arte che da Truffaut arriva a Godard passando per Luciano Lutring e Chaplin.
L'esposizione prosegue, nel secondo registro, con l'istallazione site-specific, Mental Parking, 2014, di Giuseppe Stampone (Cluses, 1974) costituita da una giungla ordinata di cartelli stradali sui quali l'artista disegna con le penne Bic colorate, eleganti ritratti iperrealistici di icone dell'arte o di opere molto note ed emblematiche, accostate con ludica irriverenza a frasi, parole, luoghi ed eventi della storia passata e presente. Tale operazione gli consente di fagocitare in maniera esponenziale un notevole flusso di informazioni provenienti dalla rete, quindi da un sistema di comunicazione di massa globalizzato e iperproduttivo, sceglierle e collocarle secondo uno schema di relazioni precise.
Un atteggiamento differente è invece assunto da Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978) che nell'opera, 1 Samuele 17, 2014, realizzata ad hoc per la mostra, utilizza una riproduzione in gesso in scala ridotta del David di Michelangelo e posizionandola davanti alla parete v'interviene, disegnando indistintamente su entrambe le superfici con la grafite.
L'immagine prodotta diviene una sorta di mimetismo “perfetto”, dal punto di vista solo e unico, andando a condizionare la distanza di fruizione dalla quale sembrà sparire il gesso del David in favore dell'immagine disegnata che riprende scene
quotidiane dell'eterno conflitto tra ebrei e palestinesi che rivive in David nel racconto di Samuele.
Nella sala adiacente è Alexandros Papathanasiou (Swansea, 1977), a presentare One Lie, A Thousand Truths, 2014, scultura inedita, che nasce da un lavoro del 2013 simile nella tecnica ma differente per titolo e forme. Costituita da materiali poveri, un sacchetto da regalo dorato e del cemento, l'opera inscena attraverso la finzione della sua “materia”, un gioco tra forma e sostanza, peso e apparenza, vibrazione e stasi, che apre all'artista le infinite vie e le numerose affascinanti possibilità che i materiali di uso quotidiano offrono. Tali materiali consentono perciò un utilizzo flessibile e dinamico grazie ai quali la ricerca della “forma perfetta” diviene pretestuosa per sottolineare una posizione critica precisa rispetto alla “realtà” delle cose e al binomio etica-estetica e forma-contenuto. Infine ascendendo al terzo registro dello spazio, completa il percorso espositivo Luigi Presicce (Porto Cesareo, 1976) con il video Le tre cupole e la torre delle lingue, 2013, realizzato in occasione della performance, svoltasi a Palazzo Daniele a Gagliano del Capo e s'inserisce nell'ampio ciclo, Le storie della Vera Croce, al quale l'artista lavora ormai dal 2012. Senza distaccarsi delle sue “classiche” atmosfere epifaniche, Presicce racconta, attraverso l'analisi comparativa, delle possibili analogie costruttive tra la cupola della Roccia a Gerusalemme, la Grosse Halle progettata per il Terzo Reich, mai realizzata, e la cupola del kaffehaus di Palazzo Daniele, più storie parallele che tra simboli e allegorie si fondono e s'intrecciano in una narrazione “altra” unica e totalmente decodificabile.
In occasione del finissage verrà presentato il catalogo in edizione limitata.
CECI N'EST PAS UNE IDÉE
Baustelle | Emanuele Becheri | Andrea Mastrovito | Alexandros Papathanasiou | Luigi Presicce | Giuseppe Stampone
a cura di Gino Pisapia
26 ottobre – 20 dicembre 2014 dal martedì al sabato, ore 14-19
CECI N'EST PAS UNE IDÉE
Baustelle | Emanuele Becheri | Andrea Mastrovito | Alexandros Papathanasiou | Luigi Presicce | Giuseppe Stampone
curated by Gino Pisapia
Opening: Sunday, October 26th, 5 pm
Fondazione Biagiotti Progetto Arte is pleased to present the group exhibition CECI N'EST PAS UNE IDÉE curated by Gino Pisapia with the works of Emanuele Becheri, Andrea Mastrovito, Alexandros Papathanasiou, Luigi Presicce, Giuseppe Stampone and a videoclip by Baustelle.
CECI N'EST PAS UNE IDÉE, literally translated into "this is not an idea", is an expression that through a negative statement aims at sanctioning an ironic and real assertion of what has just been declared.
It clearly recalls the painting "Ceci n'est pas une pipe", realized by the Belgian painter Renè Magritte in the years 1928-29. Through the "betrayal" of the image Magritte’s work intended a purposive reading of the caption in close relationship to the image. Accordingly the caption constituted the very value of the dispute. It contradicted the criterion of equivalence between similarity and affirmation by triggering a double level of reading between signifier and signified.
Therefore CECI N'EST PAS UNE IDÉE becomes almost a sort of slogan of "moving", which originates from the homonymous title of an unpublished work by Emanuele Becheri (2013) and provides the input for the entire exhibition. From this suggestion, that is first of all a paraphrasis, a translated quote, originates the need to reflect on the concept of citation and on its possible or at least probable variations. The eterogeneous works exhibited are to be interpreted in this perspective: each artist in his own personal research has made use of the voluntary or involuntary quotation to generate “other” meanings.
Eventually the citation becomes a tool of investigation and interrogation that makes possible the creation of new linguistic models able to renew the creative process. Besides, it contributes to the re-discovery of the past and the interpretation of the present: the latter does not replace history and produces visions rather than positions.
The exhibition unfolds within Fondazione Biagiotti’s articulated spaces creating a sort of visual counterpoint where the images mediated by different techniques assume and legalize the thematic sense of the exhibition. Exclusively for narrative comfort the works could be divided into three spatial registers.
The first – Ceci n'est pas une idée [This is nota n idea] (2013) by Emanuele Becheri (Prato, 1973) – is defined from the basement. The work finds collocation in the innermost and “deepest” room, in a sort of underground. It consists of a
shred of irregular glass plate on which it is written with printing ink, almost like the matrix for a Monotype, the sentence suggested by the title of the exhibition. Through a unique gesture the sense of the citation appears reversed as printed on a thick paper. The instantaneousness of this gesture does not allow the artist second thoughts but only the ability to record and become aware of what happened.
In the adjoining room an old CRT television broadcasts in loop Un romantico a Milano [A rmantic in Milan] (2006), a videoclip by Baustelle (Montepulciano, 1996) directed by Lorenzo Vignolo, a prolific Italian filmmaker. With this work the rock band composed by Francesco Bianconi, Claudio Brasini and Rachel Baby, pays homage to the writer, essayist, journalist and television critic Luciano Bianciardi, a Tuscan intellectual who had moved to Milan and died prematurely in 1971. The cultured and ironic videoclip, that was entirely shot in Milan, criticises cosmopolitan cities for having been superficial and ungrateful to "their" great 20th century characters like Piero Manzoni e Bruno Munari, constructing a perfect narrative starting withTruffaut and passing through Godard, Luciano Lutring and Chaplin.
As for the second register, the exhibition continues with the site-specific installation Mental Parking (2014) by Giuseppe Stampone (Cluses, 1974). The work consists of an ordered jungle of road signs on which the artist draws with Bic pens elegant hyper-realistic portraits of art icons and well-known or emblematic works that with playful irreverence are combined to sentences, words, places and events of past and present history. This allows the artist to exponentially engulf a considerable flow of information that comes from a globalised and iper-productive mass-media – the Web – and is chosen and re- arranged according to precise relations.
A different approach is taken by Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978). In the work 1 Samuele 17 [1 Samuel 17] (2014), ad hoc created for the exhibition, the artist uses a reduced-scale plaster reproduction of Michelangelo's David and places it in front of the wall. The artist intervenes on it by making graphite drawings on both sides. The resulting image is a sort of "perfect" mimicry, from a unique viewpoint, realised by affecting the fruition distance which makes the chalk disappear in favour of the drawn images which reproduce daily scenes of the eternal conflict between Jews and Palestinians coming to life onto Samuel’s David.
In the adjacent hall Alexandros Papathanasiou (Swansea, 1977) presents One Lie, A Thousand Truths (2014), a new sculpture which originates from a later work, similar in technique but different for title and forms. The sculpture is made of poor materials - a golden gift bag and cement – and through the fiction of its "matter" represents a game between form and substance, weight and appearance, vibration and sluggishness, showing the limitless fascinating possibilities offered by everyday materials. These materials allow a flexible and dynamic usage thanks to which the pursuit of "perfect shape" becomes a pretext to highlight a specific critical position with respect to the "reality" of things and the binomial couples ethics-aesthetics and form-content.
Finally the third spatial register is completed by the Luigi Presicce’s exhibition (Porto Cesareo, 1976) with the video Le tre cupole e la torre delle lingue [The three domes and the tower of languages] (2013) that was realised on the occasion of the performance held at Palazzo Daniele at Gagliano del Capo and belongs to the larger series Le storie della Vera Croce [The stories of the True Cross], on which the artist has been working since 2012. Without detaching from his "classical" epiphanic atmospheres, through comparative analysis Presicce tells of possible structural similarities between the dome of the Rock in Jerusalem, the never realised Grosse Halle designed for the Third Reich and the dome of the kaffehaus of Palazzo Daniele: multiple parallel stories that through symbols and allegories blend and intertwine in a unique and totally decodable "other" narrative.
During the finissage it will be presented the limited edition catalogue.
CECI N'EST PAS UNE IDÉE
Baustelle | Emanuele Becheri | Andrea Mastrovito | Alexandros Papathanasiou | Luigi Presicce | Giuseppe Stampone
Curated by Gino Pisapia
October 26th, 2014 – December 20th, 2014 from Tuesday to Saturday, 2-7 pm
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amalia di Lanno
Baustelle | Emanuele Becheri | Andrea Mastrovito | Alexandros Papathanasiou | Luigi Presicce | Giuseppe Stampone
a cura di Gino Pisapia
opening domenica 26 ottobre, ore 17.00
La Fondazione Biagiotti Progetto Arte è lieta di presentare domenica 26 ottobre alle ore 17.00 la mostra collettiva CECI N'EST PAS UNE IDÉE a cura di Gino Pisapia con le opere di Emanuele Becheri, Andrea Mastrovito, Alexandros Papathanasiou, Luigi Presicce, Giuseppe Stampone e un videoclip dei Baustelle.
CECI N'EST PAS UNE IDÉE, letteralmente tradotta in “questa non è un'idea” è un'espressione che mediante una negazione intende sancire un'ironica e al contempo “reale” affermazione di quanto appena dichiarato.
Essa rimanda immediatamente all'opera "Ceci n'est pas une pipe", pittura realizzata tra il 1928-29 dal belga Renè Magritte, che attraverso il “tradimento” dell'immagine proponeva una lettura ragionata della didascalia in stretta relazione all'immagine dell'oggetto dipinto. La didascalia assumeva perciò il valore di contestazione, contraddicendo il criterio di equivalenza tra somiglianza e affermazione, attivando un doppio livello di lettura tra significante e significato. CECI N'EST PAS UNE IDÉE diviene perciò quasi una sorta di slogan di “spostamento”, che ha origine dal titolo omonimo di un lavoro, inedito, del 2013 di Emanuele Becheri e fornisce l'input d'avvio all'intera esposizione. Da questa suggestione, di per sé parafrasi, citazione traslata, nasce l'esigenza di riflettere sul concetto stesso di citazione e sulle sue possibili o quantomeno probabili declinazioni. Perciò in questa direzione vanno a collocarsi le opere eterogenee di una rosa di artisti che all'interno della propria ricerca si sono avvalsi della citazione volontaria o involontaria per generare significati “altri”. Essa diviene perciò strumento di indagine e di interrogazione grazie alla quale creare nel presente nuovi modelli linguistici capaci di rinnovare il processo creativo.
Inoltre la citazione contribuisce alla ri-scoperta del passato e all'interpretazione
del presente, senza sostituirsi alla storia, in una forma che produce visioni piuttosto che posizioni.
Il percorso espositivo si snoda all'interno degli articolati spazi della Fondazione Biagiotti creando una sorta di contrappunto visivo dove le immagini mediate dalle differenti tecniche, assumono, legalizzando, il senso tematico della mostra. Esclusivamente per una comodità narrativa si potrebbe suddividere la mostra in tre registri.
Il primo è definito dal basement, nella cui sala più interna e allo stesso tempo più “profonda”, in una sorta di ipogeo, trova la sua collocazione Ceci n'est pas une idée, 2013, di Emanuele Becheri (Prato, 1973), costituita da un brandello di lastra di vetro irregolare sul quale l'artista realizza con inchiostro tipografico, quasi come fosse la matrice per un monotipo, la frase che suggerisce il titolo all'esposizione e attraverso un gesto unico ne ribalta il senso stampandola su uno spesso supporto di carta. L'istantaneità del gesto unico non gli consente dunque ripensamenti ma solo la possibilità di registrare e prendere coscienza di quanto accaduto.
Nella sala attigua invece un vecchio televisore a tubo catodico trasmette in loop Un romantico a Milano, 2006, videoclip dei Baustelle (Montepulciano, 1996) diretto da Lorenzo Vignolo, prolifico regista italiano. La rock band composta da Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi, omaggia attraverso questo lavoro lo scrittore,
saggista, giornalista e critico televisivo Luciano Bianciardi toscano di origine e milanese di adozione morto prematuramente nel 1971. Interamente girato a Milano il videoclip, colto e ironico, si pone in maniera critica nei confronti di una città cosmopolita come il capoluogo lombardo, superficiale e irriconoscente verso i “suoi” grandi personaggi del '900 come Piero Manzoni e Bruno Munari, costruendo un racconto ad arte che da Truffaut arriva a Godard passando per Luciano Lutring e Chaplin.
L'esposizione prosegue, nel secondo registro, con l'istallazione site-specific, Mental Parking, 2014, di Giuseppe Stampone (Cluses, 1974) costituita da una giungla ordinata di cartelli stradali sui quali l'artista disegna con le penne Bic colorate, eleganti ritratti iperrealistici di icone dell'arte o di opere molto note ed emblematiche, accostate con ludica irriverenza a frasi, parole, luoghi ed eventi della storia passata e presente. Tale operazione gli consente di fagocitare in maniera esponenziale un notevole flusso di informazioni provenienti dalla rete, quindi da un sistema di comunicazione di massa globalizzato e iperproduttivo, sceglierle e collocarle secondo uno schema di relazioni precise.
Un atteggiamento differente è invece assunto da Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978) che nell'opera, 1 Samuele 17, 2014, realizzata ad hoc per la mostra, utilizza una riproduzione in gesso in scala ridotta del David di Michelangelo e posizionandola davanti alla parete v'interviene, disegnando indistintamente su entrambe le superfici con la grafite.
L'immagine prodotta diviene una sorta di mimetismo “perfetto”, dal punto di vista solo e unico, andando a condizionare la distanza di fruizione dalla quale sembrà sparire il gesso del David in favore dell'immagine disegnata che riprende scene
quotidiane dell'eterno conflitto tra ebrei e palestinesi che rivive in David nel racconto di Samuele.
Nella sala adiacente è Alexandros Papathanasiou (Swansea, 1977), a presentare One Lie, A Thousand Truths, 2014, scultura inedita, che nasce da un lavoro del 2013 simile nella tecnica ma differente per titolo e forme. Costituita da materiali poveri, un sacchetto da regalo dorato e del cemento, l'opera inscena attraverso la finzione della sua “materia”, un gioco tra forma e sostanza, peso e apparenza, vibrazione e stasi, che apre all'artista le infinite vie e le numerose affascinanti possibilità che i materiali di uso quotidiano offrono. Tali materiali consentono perciò un utilizzo flessibile e dinamico grazie ai quali la ricerca della “forma perfetta” diviene pretestuosa per sottolineare una posizione critica precisa rispetto alla “realtà” delle cose e al binomio etica-estetica e forma-contenuto. Infine ascendendo al terzo registro dello spazio, completa il percorso espositivo Luigi Presicce (Porto Cesareo, 1976) con il video Le tre cupole e la torre delle lingue, 2013, realizzato in occasione della performance, svoltasi a Palazzo Daniele a Gagliano del Capo e s'inserisce nell'ampio ciclo, Le storie della Vera Croce, al quale l'artista lavora ormai dal 2012. Senza distaccarsi delle sue “classiche” atmosfere epifaniche, Presicce racconta, attraverso l'analisi comparativa, delle possibili analogie costruttive tra la cupola della Roccia a Gerusalemme, la Grosse Halle progettata per il Terzo Reich, mai realizzata, e la cupola del kaffehaus di Palazzo Daniele, più storie parallele che tra simboli e allegorie si fondono e s'intrecciano in una narrazione “altra” unica e totalmente decodificabile.
In occasione del finissage verrà presentato il catalogo in edizione limitata.
CECI N'EST PAS UNE IDÉE
Baustelle | Emanuele Becheri | Andrea Mastrovito | Alexandros Papathanasiou | Luigi Presicce | Giuseppe Stampone
a cura di Gino Pisapia
26 ottobre – 20 dicembre 2014 dal martedì al sabato, ore 14-19
CECI N'EST PAS UNE IDÉE
Baustelle | Emanuele Becheri | Andrea Mastrovito | Alexandros Papathanasiou | Luigi Presicce | Giuseppe Stampone
curated by Gino Pisapia
Opening: Sunday, October 26th, 5 pm
Fondazione Biagiotti Progetto Arte is pleased to present the group exhibition CECI N'EST PAS UNE IDÉE curated by Gino Pisapia with the works of Emanuele Becheri, Andrea Mastrovito, Alexandros Papathanasiou, Luigi Presicce, Giuseppe Stampone and a videoclip by Baustelle.
CECI N'EST PAS UNE IDÉE, literally translated into "this is not an idea", is an expression that through a negative statement aims at sanctioning an ironic and real assertion of what has just been declared.
It clearly recalls the painting "Ceci n'est pas une pipe", realized by the Belgian painter Renè Magritte in the years 1928-29. Through the "betrayal" of the image Magritte’s work intended a purposive reading of the caption in close relationship to the image. Accordingly the caption constituted the very value of the dispute. It contradicted the criterion of equivalence between similarity and affirmation by triggering a double level of reading between signifier and signified.
Therefore CECI N'EST PAS UNE IDÉE becomes almost a sort of slogan of "moving", which originates from the homonymous title of an unpublished work by Emanuele Becheri (2013) and provides the input for the entire exhibition. From this suggestion, that is first of all a paraphrasis, a translated quote, originates the need to reflect on the concept of citation and on its possible or at least probable variations. The eterogeneous works exhibited are to be interpreted in this perspective: each artist in his own personal research has made use of the voluntary or involuntary quotation to generate “other” meanings.
Eventually the citation becomes a tool of investigation and interrogation that makes possible the creation of new linguistic models able to renew the creative process. Besides, it contributes to the re-discovery of the past and the interpretation of the present: the latter does not replace history and produces visions rather than positions.
The exhibition unfolds within Fondazione Biagiotti’s articulated spaces creating a sort of visual counterpoint where the images mediated by different techniques assume and legalize the thematic sense of the exhibition. Exclusively for narrative comfort the works could be divided into three spatial registers.
The first – Ceci n'est pas une idée [This is nota n idea] (2013) by Emanuele Becheri (Prato, 1973) – is defined from the basement. The work finds collocation in the innermost and “deepest” room, in a sort of underground. It consists of a
shred of irregular glass plate on which it is written with printing ink, almost like the matrix for a Monotype, the sentence suggested by the title of the exhibition. Through a unique gesture the sense of the citation appears reversed as printed on a thick paper. The instantaneousness of this gesture does not allow the artist second thoughts but only the ability to record and become aware of what happened.
In the adjoining room an old CRT television broadcasts in loop Un romantico a Milano [A rmantic in Milan] (2006), a videoclip by Baustelle (Montepulciano, 1996) directed by Lorenzo Vignolo, a prolific Italian filmmaker. With this work the rock band composed by Francesco Bianconi, Claudio Brasini and Rachel Baby, pays homage to the writer, essayist, journalist and television critic Luciano Bianciardi, a Tuscan intellectual who had moved to Milan and died prematurely in 1971. The cultured and ironic videoclip, that was entirely shot in Milan, criticises cosmopolitan cities for having been superficial and ungrateful to "their" great 20th century characters like Piero Manzoni e Bruno Munari, constructing a perfect narrative starting withTruffaut and passing through Godard, Luciano Lutring and Chaplin.
As for the second register, the exhibition continues with the site-specific installation Mental Parking (2014) by Giuseppe Stampone (Cluses, 1974). The work consists of an ordered jungle of road signs on which the artist draws with Bic pens elegant hyper-realistic portraits of art icons and well-known or emblematic works that with playful irreverence are combined to sentences, words, places and events of past and present history. This allows the artist to exponentially engulf a considerable flow of information that comes from a globalised and iper-productive mass-media – the Web – and is chosen and re- arranged according to precise relations.
A different approach is taken by Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978). In the work 1 Samuele 17 [1 Samuel 17] (2014), ad hoc created for the exhibition, the artist uses a reduced-scale plaster reproduction of Michelangelo's David and places it in front of the wall. The artist intervenes on it by making graphite drawings on both sides. The resulting image is a sort of "perfect" mimicry, from a unique viewpoint, realised by affecting the fruition distance which makes the chalk disappear in favour of the drawn images which reproduce daily scenes of the eternal conflict between Jews and Palestinians coming to life onto Samuel’s David.
In the adjacent hall Alexandros Papathanasiou (Swansea, 1977) presents One Lie, A Thousand Truths (2014), a new sculpture which originates from a later work, similar in technique but different for title and forms. The sculpture is made of poor materials - a golden gift bag and cement – and through the fiction of its "matter" represents a game between form and substance, weight and appearance, vibration and sluggishness, showing the limitless fascinating possibilities offered by everyday materials. These materials allow a flexible and dynamic usage thanks to which the pursuit of "perfect shape" becomes a pretext to highlight a specific critical position with respect to the "reality" of things and the binomial couples ethics-aesthetics and form-content.
Finally the third spatial register is completed by the Luigi Presicce’s exhibition (Porto Cesareo, 1976) with the video Le tre cupole e la torre delle lingue [The three domes and the tower of languages] (2013) that was realised on the occasion of the performance held at Palazzo Daniele at Gagliano del Capo and belongs to the larger series Le storie della Vera Croce [The stories of the True Cross], on which the artist has been working since 2012. Without detaching from his "classical" epiphanic atmospheres, through comparative analysis Presicce tells of possible structural similarities between the dome of the Rock in Jerusalem, the never realised Grosse Halle designed for the Third Reich and the dome of the kaffehaus of Palazzo Daniele: multiple parallel stories that through symbols and allegories blend and intertwine in a unique and totally decodable "other" narrative.
During the finissage it will be presented the limited edition catalogue.
CECI N'EST PAS UNE IDÉE
Baustelle | Emanuele Becheri | Andrea Mastrovito | Alexandros Papathanasiou | Luigi Presicce | Giuseppe Stampone
Curated by Gino Pisapia
October 26th, 2014 – December 20th, 2014 from Tuesday to Saturday, 2-7 pm
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