La galleria Jerome Zodo Contemporary è lieta di presentare la prima personale dell'artista giapponese Aki Sasamoto (1980, Yokohama) che realizzerà per l'occasione una nuova versione dell'installazione performativa Secrets of My Mother's Child, presentata lo scorso 2009 al centro espositivo The Kitchen, di New York.
La mostra inaugura mercoledì 4 Aprile 2012, a partire dalle ore 18.30, presso lo spazio di via Lambro 7, in Milano.
Aki Sasamoto è una delle figure più interessanti del panorama contemporaneo giapponese, dopo aver partecipato alla Triennale di Yokohama nel 2008, si è imposta sulla scena performativa internazionale partecipando alla Biennale del Whitney nel 2010, alla mostra The Greater New York: 5 Year Review presso il MOMA PS1 di New York, passando per Mosca al Garage Center for Contemporary Culture. Tra gli ultimi interventi, una personale nella sezione Frame di FRIEZE con Take Ninagawa Gallery, Londra nel 2011, una partecipazione al centro espositivo Lalit Kara Academy, a Nuova Delhi, in India e a breve una mostra al Hessel Museum of Art, Bard College, di New York.
In un frasario espressivo che accoglie diversi ambiti della rappresentazione visiva, dalla scrittura fisiologica all'assemblaggio scultoreo attraverso l'azione performativa, la ricerca della giovane Sasamoto si mescola inevitabilmente con la propria cultura natia, confluendo in un territorio che resta sempre ai margini del quotidiano, in cui oggetti, presenze e gestualità assumono sempre nuove prospettive interrogando la complessità, l'eterogeneità e la varietà degli eventi e delle cose.
Mentre l'interazione risulta alla base di ogni sua installazione, lo spirito d'indagine diviene la costante della creazione performativa. Perché alcuni oggetti sembrano apparire più importanti rispetto ad altri (Centrifugal March, 2012)? Da che cosa è costituito il nostro senso di salute o di estetica? Come si misura l'aggressione nel quadro della bellezza (Beauty Lines, 2010)? L'esplorazione delle diverse incognite, costituisce lo sviluppo dell'azione che viene accolta gradualmente da pose e movenze propedeutiche; ritmi, passaggi e trasformazioni disegnano le linee di una coralità spaziale che serve al solo equilibrio, fra le forme ed il corpo dell'artista. Nella struttura dialogica dei suoi lavori, il formalismo e l'espressività di una parola, di un gesto o di un oggetto superano il funzionalismo dei medesimi, dando origine ad una poetica che si avvale dell'assurdo e dell'improbabile come unica fonte d'immaginazione.
L'opera Secrets of My Mother's Child viene ripensata per il contesto milanese assumendo nuovi elementi scenici. Attraverso le diverse vignette performative, Drawers Eats Memory, Airport Bathroom, Pickling Pot, and X x Y =1, l'artista esamina i principi del proprio legame materno, dalla parentesi adolescenziale alle ultime esperienze, il rapporto viene analizzato e proiettato su di un binario relazionale in cui due individui non riescono a comunicare.
Nello spazio della stimolazione creativa di Aki Sasamoto convivono molti elementi della tradizione giapponese, ad esempio il richiamo al Mitate, l'arte della citazione che vuole nella disposizione di oggetti comuni, il riferimento ad immagini popolari o mitologiche. Il concetto di oggetto è espresso in giapponese dal vocabolo Mono che si riferisce in origine ad un oggetto che ha la duplice capacità di avere la dimensione visibile e invisibile del mondo. Il Mono è costituito da due parti, un aspetto riconducibile alla sua classificazione e descrizione, e un altro che sfugge facilmente all'approccio analitico. Il secondo è spesso inteso come un elemento casuale o caotico, che resiste all'ordine di classificazione ed è considerato l'evidenza del fenomeno entropico nel sistema culturale. Il Mono connota non una singola esistenza ma piuttosto una pluralità di esistenze, in virtù della relazione con le altre cose. La disposizione degli oggetti visibili amplifica la percezione della realtà assoluta, dando forma e permettendo alla memoria collettiva di rivelarsi. Sulla scia di questi concetti, un oggetto rivela diversi significati quando viene inserito al di fuori del proprio contesto, evocando la totalità della relazione culturale. Nei lavori di
Aki Sasamoto emerge la volontà di disporre l'invisibile attraverso l'ordine visibile delle cose, questa pratica evidenzia la struttura cosmologica delle sue rappresentazioni. Incontrando sempre il discorso spaziale, diverso, a secondo dei contesti in cui interviene, l'azione dell'artista diviene totemica, ogni oggetto come ogni avvenimento è per lei uno strumento connettivo, mentale e sociale, non più solo legato alla propria fisicità o identità.
Aki Sasamoto è nata nel 1980 a Yokohama in Giappone. Trasferitasi a New York, consegue un MFA in Arti Visive presso la Columbia University nel 2007. Il suo lavoro è stato presentato in diverse ed importanti manifestazioni artistiche internazionali: alla terza Edizione della Yokohama Triennale (2008); Deutsche Guggenheim, Berlin (2008); Zach Feuer Gallery, New York (2009); The Kitchen, New York (2009); Whitney Biennial, New York (2010; The Greater New York, MOMA PS1 (2010); Garage Center for Contemporary Culture, Mosca, Russia (2010); Frame section con Take Ninagawa Gallery, Frieze Art Fair (2011); Lalit Kara Academy, New Delhi, India (2012); Take Ninagawa Gallery, Tokyo, Giappone (2010 e 2012); Hessel Museum of Art, Bard College, New York (2012). Inoltre Aki Sasamoto è co-fondatrice dell'organizzazione Culture Push di New York.
La mostra inaugura mercoledì 4 Aprile 2012, a partire dalle ore 18.30, presso lo spazio di via Lambro 7, in Milano.
Aki Sasamoto è una delle figure più interessanti del panorama contemporaneo giapponese, dopo aver partecipato alla Triennale di Yokohama nel 2008, si è imposta sulla scena performativa internazionale partecipando alla Biennale del Whitney nel 2010, alla mostra The Greater New York: 5 Year Review presso il MOMA PS1 di New York, passando per Mosca al Garage Center for Contemporary Culture. Tra gli ultimi interventi, una personale nella sezione Frame di FRIEZE con Take Ninagawa Gallery, Londra nel 2011, una partecipazione al centro espositivo Lalit Kara Academy, a Nuova Delhi, in India e a breve una mostra al Hessel Museum of Art, Bard College, di New York.
In un frasario espressivo che accoglie diversi ambiti della rappresentazione visiva, dalla scrittura fisiologica all'assemblaggio scultoreo attraverso l'azione performativa, la ricerca della giovane Sasamoto si mescola inevitabilmente con la propria cultura natia, confluendo in un territorio che resta sempre ai margini del quotidiano, in cui oggetti, presenze e gestualità assumono sempre nuove prospettive interrogando la complessità, l'eterogeneità e la varietà degli eventi e delle cose.
Mentre l'interazione risulta alla base di ogni sua installazione, lo spirito d'indagine diviene la costante della creazione performativa. Perché alcuni oggetti sembrano apparire più importanti rispetto ad altri (Centrifugal March, 2012)? Da che cosa è costituito il nostro senso di salute o di estetica? Come si misura l'aggressione nel quadro della bellezza (Beauty Lines, 2010)? L'esplorazione delle diverse incognite, costituisce lo sviluppo dell'azione che viene accolta gradualmente da pose e movenze propedeutiche; ritmi, passaggi e trasformazioni disegnano le linee di una coralità spaziale che serve al solo equilibrio, fra le forme ed il corpo dell'artista. Nella struttura dialogica dei suoi lavori, il formalismo e l'espressività di una parola, di un gesto o di un oggetto superano il funzionalismo dei medesimi, dando origine ad una poetica che si avvale dell'assurdo e dell'improbabile come unica fonte d'immaginazione.
L'opera Secrets of My Mother's Child viene ripensata per il contesto milanese assumendo nuovi elementi scenici. Attraverso le diverse vignette performative, Drawers Eats Memory, Airport Bathroom, Pickling Pot, and X x Y =1, l'artista esamina i principi del proprio legame materno, dalla parentesi adolescenziale alle ultime esperienze, il rapporto viene analizzato e proiettato su di un binario relazionale in cui due individui non riescono a comunicare.
Nello spazio della stimolazione creativa di Aki Sasamoto convivono molti elementi della tradizione giapponese, ad esempio il richiamo al Mitate, l'arte della citazione che vuole nella disposizione di oggetti comuni, il riferimento ad immagini popolari o mitologiche. Il concetto di oggetto è espresso in giapponese dal vocabolo Mono che si riferisce in origine ad un oggetto che ha la duplice capacità di avere la dimensione visibile e invisibile del mondo. Il Mono è costituito da due parti, un aspetto riconducibile alla sua classificazione e descrizione, e un altro che sfugge facilmente all'approccio analitico. Il secondo è spesso inteso come un elemento casuale o caotico, che resiste all'ordine di classificazione ed è considerato l'evidenza del fenomeno entropico nel sistema culturale. Il Mono connota non una singola esistenza ma piuttosto una pluralità di esistenze, in virtù della relazione con le altre cose. La disposizione degli oggetti visibili amplifica la percezione della realtà assoluta, dando forma e permettendo alla memoria collettiva di rivelarsi. Sulla scia di questi concetti, un oggetto rivela diversi significati quando viene inserito al di fuori del proprio contesto, evocando la totalità della relazione culturale. Nei lavori di
Aki Sasamoto emerge la volontà di disporre l'invisibile attraverso l'ordine visibile delle cose, questa pratica evidenzia la struttura cosmologica delle sue rappresentazioni. Incontrando sempre il discorso spaziale, diverso, a secondo dei contesti in cui interviene, l'azione dell'artista diviene totemica, ogni oggetto come ogni avvenimento è per lei uno strumento connettivo, mentale e sociale, non più solo legato alla propria fisicità o identità.
Aki Sasamoto è nata nel 1980 a Yokohama in Giappone. Trasferitasi a New York, consegue un MFA in Arti Visive presso la Columbia University nel 2007. Il suo lavoro è stato presentato in diverse ed importanti manifestazioni artistiche internazionali: alla terza Edizione della Yokohama Triennale (2008); Deutsche Guggenheim, Berlin (2008); Zach Feuer Gallery, New York (2009); The Kitchen, New York (2009); Whitney Biennial, New York (2010; The Greater New York, MOMA PS1 (2010); Garage Center for Contemporary Culture, Mosca, Russia (2010); Frame section con Take Ninagawa Gallery, Frieze Art Fair (2011); Lalit Kara Academy, New Delhi, India (2012); Take Ninagawa Gallery, Tokyo, Giappone (2010 e 2012); Hessel Museum of Art, Bard College, New York (2012). Inoltre Aki Sasamoto è co-fondatrice dell'organizzazione Culture Push di New York.
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Amalia Di Lanno