martedì 30 settembre 2025

Marco Tagliafico. Arcipelaghi terrestri


UN PAESAGGIO DI IMMAGINI DA ATTRAVERSARE
Con Arcipelaghi terrestri, Marco Tagliafico usa la fotografia come materia sensibile, luogo di apparizione, campo di tensione tra visibile e invisibile. Le opere della serie Arcipelago nascono da una singola immagine fotografica stampata ai sali d’argento scattata con uno smartphone. Ogni copia è modificata attraverso l’intervento di vetri dipinti a mano, che introducono variazioni cromatiche e percettive, generando così una costellazione infinita di visioni possibili.

Le installazioni a terra, realizzate per l’occasione della mostra a CasermArcheologica, ribaltano lo sguardo e ci invitano a “rivolgerci al cielo” restando ancorati al suolo, teli sensibilizzati con liquidi fotosensibili, stesi come rilievi cartografici. In questa alternanza tra immagini sospese e oggetti concreti, tra trasparenze e stratificazioni, si gioca una riflessione poetica sulla fragilità della visione e sul bisogno umano di orientamento, anche in un mondo sempre più rarefatto e immateriale. L’esposizione fa parte del nuovo ciclo espositivo promosso e sostenuto da Fondazione CR Firenze, a sostegno delle pratiche artistiche contemporanee nel territorio toscano, e prosegue la ricerca curatoriale di CasermArcheologica sul rapporto tra arte, spazio e processi di trasformazione collettiva.

La mostra nasce in collaborazione con Arteam, come esito del premio Arteam Cup 2023, che ha visto Tagliafico vincitore assoluto e ospite in residenza presso CasermArcheologica.

CASERMARCHEOLOGICA: UN LUOGO IN DIVENIRE
La mostra si inserisce nel più ampio progetto che CasermArcheologica sta sviluppando con il sostegno della Fondazione CR Firenze, con l’obiettivo di rendere l’arte contemporanea accessibile, vitale e radicata nel territorio. Nata nel 2013 dal recupero di un edificio storico abbandonato — l’ex caserma dei Carabinieri all’interno di Palazzo Muglioni, nel cuore di Sansepolcro — CasermArcheologica è oggi un centro indipendente per la cultura contemporanea, aperto alla sperimentazione artistica, alla pedagogia critica e alla costruzione di comunità. Qui l’arte non è mai solo esposta: è praticata, vissuta, discussa, trasformata. Ogni mostra nasce da un dialogo profondo con il luogo, con chi lo abita, e con le domande che attraversano il nostro tempo. Dopo la residenza dell’artista Lucy Orta nella primavera 2025, la mostra di Marco Tagliafico prosegue questa linea curatoriale che unisce ricerca visiva e responsabilità culturale.

L’ARTISTA
Marco Tagliafico (1985) lavora tra fotografia, installazione e immagine sensibile. La sua ricerca interroga la materia dell’immagine come superficie di apparizione e stratificazione del tempo. Vive e lavora ad Alessandria. Ha studiato lingue orientali e si è formato nel master di Fondazione Modena Arti Visive. Il suo lavoro è stato esposto in diverse mostre tra le quali: Ligne(s) de Mire (Bonisson Art Center, 2025), As Islands (Castel Belasi, 2024), BLA Berlin (Kunstquartier Bethanien, Berlino, 2023) Boiling Projects (Fondazione Oelle Catania, 2020), Da Guarene all’Etna (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Guarene, 2019), 10 years old (Foro Boario Modena, 2017). Nel 2024 vince il premio Arteam Cup, nel 2023 vince il premio MZ Costruzioni ad Art Verona, nel 2021 vince il premio New Post Photography al Mia Fair. I suoi lavori sono presenti in diverse collezioni. Nel 2023 è stato vincitore assoluto dell’Arteam Cup, grazie alla quale ha realizzato diversi di progetti.

 
Marco Tagliafico
Arcipelaghi terrestri, installation view

INFO MOSTRA
Titolo: Arcipelaghi terrestri
Artista: Marco Tagliafico
Sede: CasermArcheologica, Palazzo Muglioni, via Aggiunti 55, Sansepolcro (AR)
Durata: 26 settembre – 29 novembre 2025

Orari di visita: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00, sabato dalle 15.00 alle 19.00

Ingresso libero
CON IL SOSTEGNO DI

Fondazione CR Firenze
IN COLLABORAZIONE CON

Arteam – Arteam Cup 2023


 

lunedì 29 settembre 2025

Olympus Offshore di Lydia Dambassina.


Muratcentoventidue Artecontemporanea presents Olympus Offshore, a solo exhibition by Greek artist Lydia Dambassina.

Born in Thessaloniki and educated between Lyon, Grenoble, and Paris, Dambassina has developed a multidisciplinary practice spanning painting, video, installations, photography, and text. Her work explores key issues of our time: economic inequality, the environmental crisis, identity, the role of women, and migration.Often using found objects poetically transformed, her works create a tension between the intimate and the political, the individual and the collective, shaping a powerful and rigorous visual language. The artist defines her practice as “a collective therapeutic space,” aimed at freeing the mind from the constraints of structural inequalities. 

Since 2004, her work has focused on the global economic and moral crisis, as in the project Party’s over – Starts over. She has exhibited internationally, and her works are included in the collections of the National Museum of Contemporary Art in Athens (EMST) and the Macedonian Museum of Contemporary Art in Thessaloniki (MOMus). In Olympus Offshore (2025), Dambassina revisits the myth of Mount Olympus as a metaphor for today’s new gods — capital and economic power — confronting the fragility of nature and democracy with the strength of lost myths. Installations, photographs, and videos weave together personal memory and universal reflection, evoking desire, resistance, and hope in a fragile and divided world.


OLYMPUS OFFSHORE
Lydia Dambassina

Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari

Opening
Saturday, October 11, 2025, 7:30 PM

Date
October 11 – November 30, 2025

Opening Hours
The exhibition will be open on Wednesdays, Thursdays, and Fridays from 6:00 PM to 8:00 PM
Mondays, Tuesdays, and Saturdays by appointment

Information
3348714094 – 392.5985840







mercoledì 24 settembre 2025

Georgina Spengler. PANDAISÍA

Georgina Spengler, Yellow Poison, 2025, olio su lino, 90 x 80 cm

Maja Arte Contemporanea è lieta di presentare, da giovedì 2 ottobre a sabato 8 novembre 2025, Pandaisía, quarta personale in galleria dell'artista Georgina Spengler, con testo critico di Maria Arcidiacono.

Il titolo – dal greco pan (tutto) e daisía (banchetto sacro) – rimanda a un'idea di abbondanza e condivisione, di festa rituale e traboccante generosità.


In mostra, quindici inediti dipinti su tela compongono un universo in cui il sogno diventa forma e la visione desiderio: un'utopia del pieno, un altare laico dell'immaginazione che accoglie lo spettatore nel cuore di una creazione fertile, luminosa e insieme inquieta.

Nelle tele di Spengler l'opulenza vegetale si dispiega con una ricchezza ornamentale che richiama, per costruzione e ritmo, i motivi floreali e intrecciati di William Morris. Tra foreste rigogliose, fitte di girali e fogliami sontuosi, l'artista innesta presenze più silenziose e fragili: specie botaniche e animali minacciati che affiorano come apparizioni preziose. Non è un caso che molti titoli delle opere rimandino a queste forme di vita a rischio, trasformando ogni dipinto in un archivio poetico e insieme scientifico.

"Una pittura che costruisce mondi, nei quali il suggerimento etico e la citazione colta si contrappongono e si mescolano, confluendo in un insieme armonico [...]" - scrive Maria Arcidiacono. "È come se l'artista volesse generosamente nutrirci di grazia, per poi condurci alla constatazione della ineluttabile realtà – talvolta anche mostruosa – che inesorabilmente vi si annida, minacciandola."

Il risultato è un equilibrio sottile tra incanto e allarme: l'eleganza seducente dei motivi ornamentali convive con la consapevolezza di una possibile perdita, mentre lo sguardo dello spettatore oscilla tra fascinazione e consapevolezza critica. È in questo spazio che la pittura di Spengler vibra, trasformando le ombre in tensione vitale.

Pandaisía è dunque celebrazione e monito, festa visiva e meditazione etica: un banchetto pittorico che intreccia denuncia e joie de vivre, invitandoci a desiderare con forza la sopravvivenza di ciò che nutre l'umanità e dà senso al nostro abitare il mondo.

NOTE BIOGRAFICHE
Georgina Spengler nasce ad Atene (Grecia) nel 1959. All'età di otto anni si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti e successivamente in Olanda, dove nasce il suo interesse per la pittura. A Parigi frequenta per un anno l'École des Beaux-Arts. Tornata negli Stati Uniti studia presso la School of Fine Arts della Boston University (Boston, MA) e la Corcoran School of Art di Washington D.C., dove completa la sua formazione accademica. Nel 1982 si trasferisce stabilmente a Roma, città in cui tuttora vive e lavora. Da allora espone con continuità, prendendo parte a mostre personali e collettive in Italia e all'estero.
Ha partecipato a due residenze d'artista: Artist at Work, organizzata da Artbellwald.ch e dal Canton Vallese (Bellwald, Svizzera, 2021), e Atelier, MacroAsilo presso il MACRO – Museo d'Arte Contemporanea di Roma (2019). 
Nel 2023 ha ricevuto il Contemporary Art Creation Award, conferito dalla Casa Internazionale delle Donne di Roma.
Del suo lavoro hanno scritto, tra gli altri: Enrico Gallian, Roberto Gramiccia, Irmela Heimbacher, Tiziana Musi, Anna Maria Panzera, Lorenzo Pavolini, Rosa Pierno, Ian Rosenfeld, Edith Schloss, Rachel Spence, Enrica Torelli Landini, Shara Wasserman.


Georgina Spengler
PANDAISÍA
A cura di Daina Maja Titonel
Testo critico di Maria Arcidiacono
2 ottobre — 8 novembre 2025

INAUGURAZIONE
Giovedì 2 ottobre 2025, ore 18

Riccardo Monachesi. ALLEGORIE

Riccardo Monachesi, Specchio, 2023
ph. Fabio Santinelli


La mostra di Riccardo Monachesi ALLEGORIE apre mercoledì 8 ottobre, in occasione della Giornata del Contemporaneo, presso la Galleria Riccardo Boni a Roma. 

Sono presentate due serie di opere - sculture smaltate e a lustro - ispirate ad oggetti quotidiani, ma non realmente utilizzabili, realizzate con il materiale che Monachesi scultore utilizza da quasi cinquanta anni: la ceramica.

Sono esposti gli Specchi che non riflettono, in parte inediti, e gli Attesi, nuove piccole sculture da parete che ricordano gli appendini da parete che si trovavano negli ingressi delle abitazioni del primo Novecento. Falsi oggetti decorativi dunque che allegorizzano l’impossibilità di vedere realmente sé stessi, proiettando altrettante false aspettative nell’attesa di un ospite che potrebbe colmare la nostra solitudine. Sentimenti ed emozioni mirabilmente espressi dallo scrittore Elias Canetti: “Nego il riconoscere me stesso nello specchio e aspetto lo sconosciuto che non ha ancora un volto.”

Con questa mostra Monachesi svela il sapore più intimo delle sue opere celandosi nel nobile mestiere del semplice ceramista, ma le sue opere in verità sono tutt'altro che semplici: impossibili eleganti oggetti ispirati a quelli di uso quotidiano permeati di una spiritualità non invadente, specchi "vuoti" che non riflettono e piccole sculture da parete di gusto rétro, opere raffinate di un colto glamour contemporaneo.

Ideata da Riccardo Monachesi e Riccardo Boni, l’esposizione è documentata dal catalogo che contiene i testi di Giovanna dalla Chiesa, Simona Ciofetta, Enrico Mascelloni.



Riccardo Monachesi
Nato e cresciuto a Roma, Riccardo Monachesi, dal 1977 utilizza la creta come medium per fare arte. Dopo un apprendistato presso lo studio di Nino Caruso, nel 1980 prende la laurea in Architettura e capisce che l’unica possibilità interessante di progettazione è quella di ‘progettare l’emozione’ e con questa poetica imposta il suo lavoro d’artista. Nel 1981 inizia ad esporre i suoi lavori in galleria, con una mostra a Calcata presentata da Paolo Portoghesi. Nel 1994 una mostra a Roma allo Studio Bocchi, presentata da Walter Veltroni, “sdogana” la ceramica ritornando a considerarla materia d’arte. Seguono poi nel 2009 una personale presso l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna; nel 2011 la Galleria Nazionale di Arte Moderna ha acquisito e collocato presso il Museo Boncompagni Ludovisi 20 ceramiche realizzate a quattro mani con Elisa Montessori; seguono nel 2014 una personale “Terraemota” per Il Comune di Roma, presentata da Maurizio Calvesi, presso il Museo delle Mura e nel 2015 una collettiva presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna. Sempre nel 2015 ha realizzato un’opera site specific per il Museo Archeologico a Lipari ed altri due lavori site specific nell’Ambasciata Italiana di Santiago del Cile. Nel 2017 il Museo della Ceramica di Viterbo gli ha dedicato una personale “Addendi”. Nel 2019 a Roma Presso lo Studio Canova propone un'opera site-specific. Ancora nel 2019 un'importante collettiva di scultura a Napoli presso il Museo della Ceramica Duca di Camastra e nel 2020 una personale Pietra Plasmata presso il Palazzo delle Pietre a Roma. Nel 2021 le collettive Libri d'Artista presso il Museo Boncompagni-Ludovisi, Visioni Contemporanee a Castel Sant'Angelo e Io e Me presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Nel 2022 partecipa a Ethos Keramikos nel Museo di Palazzo Doebbing a Sutri curata da Vittorio Sgarbi. Alcuni lavori sono presenti nello Spazio Field a Palazzo Brancaccio di Roma per la cura di Claudio Libero Pisano e un lavoro al M.A.R.T. di Rovereto a cura di Rolando Giovannini. Nel 2023 partecipa alla 3° edizione della Biennale d'Arte Sacra a Menton (Francia) presentando la Via Crucis e dallo stesso anno inizia la collaborazione con la Galleria Riccardo Boni di Roma. La Direzione regionale Musei nazionali del Lazio nel 2024 ha organizzato “ELEMENTA”, un'antologica dagli anni '90 ad oggi a cura di Simona Ciofetta, presso la Certosa di Trisulti (Collepardo, Frosinone) con oltre 400 opere. Nel 2025 presso la Chiesa di San Rocco a Neive (Cuneo), è stata presentata “Super Omnia” un lavoro site specific a cura di Marzia Capannolo e Galleria Riccardo Boni.

Riccardo Monachesi
ALLEGORIE
8 ottobre - 15 novembre 2025

Galleria Riccardo Boni
Via in Publicolis 47, Roma

lunedì 22 settembre 2025

TURCATO

Giulio Turcato, Composizione, 1963

Fondazione Giuliani è lieta di presentare Turcato, una mostra personale dedicata a uno degli artisti più inventivi del dopoguerra. Riunendo quasi trent’anni di lavoro, l’esposizione indaga il monocromo in Giulio Turcato inteso non come gesto di sottrazione ma come spazio generativo, terreno fertile in cui il colore e la materia diventano strumenti di scoperta. A partire dai primi anni Sessanta, i monocromi di Turcato diventano luoghi di trasformazione, dove pittura e texture ampliano i confini stessi della pratica pittorica.
Il percorso di Turcato si colloca in una traiettoria che intreccia impegno politico radicale e incessante sperimentazione formale. Nel 1947, insieme a Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo, fonda FORMA 1, movimento che si oppone alla rigida ortodossia figurativa del comunismo, rivendicando l’autonomia del linguaggio astratto. Le opere del primo dopoguerra restituiscono così una tensione irrequieta tra astrazione e realismo, riflesso della ricerca di un lessico visivo personale in un’epoca di profonda trasformazione culturale.
Lo sguardo di Turcato, tuttavia, non si limita all’Italia. Nel 1962, con il suo primo viaggio a New York, entra in contatto con le innovazioni di Robert Rauschenberg e Jasper Johns, la cui radicale apertura ai materiali non convenzionali e alla vita quotidiana risuona con le sue indagini. Non mancano echi con le esplorazioni monocrome di Robert Ryman, e con le sperimentazioni, in Italia, di Alberto Burri ed Enrico Castellani: ricerche che, pur nelle differenze, interrogano la superficie, il bianco, la materia cromatica e acromatica come luoghi di espansione del linguaggio pittorico.
Per Turcato, il monocromo non è mai un approdo definitivo, bensì un inizio. Laddove altri artisti vi hanno cercato purezza spirituale o sospensione concettuale, egli lo trasforma in un campo pulsante di possibilità. La tela cessa di essere mero supporto e diventa rilievo, corpo vivo: superfici scavate, polveri fosforescenti, pillole, monete, carta carbone. Materiali quotidiani, raccolti dal mondo, che si fanno alfabeto sensibile per decifrare la natura. Dai vegetali ai minerali, dalle rovine ai batteri, la sua opera filtra la vita stessa attraverso la lente dell’invenzione artistica. L’arte, per Turcato, è conoscenza: un sistema capace di esprimere attraverso il colore e la forma le strutture profonde del reale.
L’indagine di Turcato su un colore “oltre lo spettro”, dalle serie Fuori dallo spettro del 1962 a Oltre lo spettro negli anni Settanta, si colloca da un lato in dialogo con i monocromi di Mario Schifano, incentrati unicamente sul colore, e dall’altro si spinge nel territorio di una ricerca metafisica: la tensione verso un “colore che non esiste”. Con la serie dei Cangianti questa intuizione si amplifica: i pigmenti reagiscono alla luce e al movimento, alcuni persino diventando visibili nell’oscurità. Le superfici cessano di essere statiche, trasformandosi in campi mobili di luce e riflesso, mutevoli al variare dello sguardo e dello spostarsi dell’osservatore.
Le Superfici lunari degli anni Sessanta evocano l’ignota consistenza di un paesaggio extraterrestre, quasi a prolungare le sperimentazioni spaziali di Lucio Fontana in una dimensione altra, in cui colore, luce e materia diventano veicoli di nuove percezioni. Nei Cangianti, il colore viene lavorato e stratificato fino a farsi quasi immateriale. E tuttavia l’accento sulla materia non scompare mai: anche nei monocromi più radicali resta una densità, una vibrazione cromatica che lega ogni opera al corpo, allo spazio, all’esperienza vissuta.Attraverso il suo costante confronto con il monocromo, Turcato elabora un pensiero pittorico profondo e meditato. Non ricerca dichiarazioni solenni, ma apre varchi silenziosi alla riflessione, invitando lo spettatore a interrogarsi su come colore e forma possano trasformare la percezione del mondo che ci circonda.

La mostra è a cura di Martina Caruso e Adrienne Drake.


TURCATO
OPENING SABATO 11 OTTOBRE
DALLE 10.00 – ALLE 18.00

12 OTTOBRE 2025 – 31 GENNAIO 2026

FONDAZIONE GIULIANI
Via Gustavo Bianchi, 1
00153 Roma
Italia

Claire Lindner. Flaming Wings

Claire Lindner, Heat wave, 2025
gres smaltato, glazed stoneware


Le suggestive creazioni in ceramica di Claire Lindner prendono disorpresa l’osservatore destabilizzando le linee di separazione tra organico e sintetico, animale e vegetale, scienza e finzione. Sono sculture che con la sinuosità dei movimenti e delle loro cromie, che sembrano mutare sotto ai nostri occhi, generano un senso di mistero unito alla meraviglia dellascoperta.

La mostra Flaming Wings, che segue la personale tenuta in galleria nel 2022, fa quindi riferimento alle varie metamorfosi dinamiche presenti nelle recenti opere dell’artista francese. La forma fiammeggiante suggerisce uno slittamento di tipologia in cui l’organico abbraccia tanto il regno vegetale che quello animale. Il colore subisce modificazioni tonali dall’arancio al ruggine, dal viola al verde, dal giallo all’azzurro. La manipolazione della materia e della forma, la porosità della superficie che assorbe morbidamente la luce, suggeriscono fluttuazionitra diversi periodi di crescita, decadimento e stasi: una simbiosi fiammeggiante che allude alla transizione, all’imprevedibilità della natura e alla visionarietà della creatività umana. 

In questo modo l’artista ci trasporta in un mondo fantastico che occupa ogni spazio, dal pavimento fino alle pareti della galleria, descrivendo creature ambivalenti, bellissime e talvolta lievemente perturbanti. Claire Lindner mette così in scena un mondo che si cela al di là delle nostre aspettative e della nostra percezione immediata. Sono forme arrotondate che si lasciano accarezzare dallo sguardo, che invitano al contatto e che sembrano estendersi nella vita quotidiana provenendo dal regno del sogno e dell’immaginario. 

Una poesia suadente emana da queste sculture dense di movimento e di quiete allo stesso tempo, brulicanti di linee e di cromie, affascinanti e insieme inquietanti, che indagano il senso dell’odierna relazione tra esseri umani e natura. Il gioco plastico tra forma, colore e patina allontana l’osservatore dalle origini dell’oggetto nel mondo quotidiano, per avvicinarlo a un dialogo inedito quanto seducente che coinvolge lo sguardo, lo spazio e il pensiero. 


CLAIRE LINDNER
Flaming Wings
Dal 18 settembre al 14 novembre 2025
Dal lunedì al venerdì | ore 10.30 - 18

MAAB Gallery, via Nerino 3, Milano



pubblica: 

Alessia Armeni. Sospetto di leggerezza


Riss(e) presenta Sospetto di leggerezza, mostra personale di Alessia Armeni (Roma, 1975) a cura di Davide Dal Sasso. Nella sede varesina l’artista dà forma a una riflessione sulle possibilità della pittura basando il suo lavoro su tre elementi imprescindibili per la sua poetica: la luce, il colore, la parate bianca dalla quale può sempre scaturire una immagine. L’esito è nella possibilità di mantenere attiva la pittura lavorando sulla sua sospensione ossia, come propone Armeni, mettere in discussione non solo i risultati che può ottenere dipingendo ma direttamente anche i modi in cui può conseguirli.


R + S / AK, Viale San Pedrino 4, Varese
( Riss(e) + Surplace con AnonimaKunsthalle )
Deposito temporaneo di opere, forme, idee, riflessioni, pensieri, incontri, cose per l'arte contemporanea,
questo luogo collettivo di sensibilità e movimenti, in un linguaggio mainstream si chiamerebbe anche "piattaforma". Ma non si trova sul mare. Per ora.
Il Direttore di AnonimaKunsthalle per il 2025 è Sara Candore

riss(e)
SOSPETTO DI LEGGEREZZA
ALESSIA ARMENI
a cura di Davide Dal Sasso
21 settembre - 31 ottobre 2025
su appuntamento al 3358051151

riss(e), viale San Pedrino 4, 21100 Varese

pubblica: 

sabato 20 settembre 2025

Rosella Restante. Latitudine


Venerdì 3 ottobre 2025, dalle ore 18.00, Hyunnart Studio presenta la personale di Rosella Restante, dal titolo “Latitudine”, con testi poetici di Mimmo Grasso e Marco Palladini.

La mostra si divide in due principali aree tematiche, nelle quali le opere dialogano tra loro secondo un linguaggio analogico.

La prima sezione presenta una serie di disegni su carta Amatruda 70x50, con graffiature e forme geometriche in acrilico. La seconda ospita un'installazione, sulle pareti della galleria, composta da assi orizzontali di legno e un monolite, dipinti entrambi di nero. In entrambe compare il kapok, una fibra vegetale, più leggera della bambagia e della seta, prodotta dai frutti di una pianta gigantesca alla quale la cultura maya affidava la salita al cielo delle anime dei morti. Infine saranno esposti anche due libri d'artista pubblicati con Eos Edizioni.

“Le latitudini di ciascuno”, scrive il poeta Mimmo Grasso, “sono molte [...] la loro misurazione non tiene conto di meridiani e paralleli ma del nucleo della memoria, dunque delle esperienze. Il vissuto non è comunicabile a terzi se non mediante un contagio emotivo, un mutamento di stato di coscienza che chiamiamo tempo. Ed ecco allora, ai fini del contagio, carte salmastre come saline di un campo di concentrazione, un salterio di silenzio [...] enigma che risalta nel biancore di fogli di carta assorbenti con linee fossili di un pentagramma a rilievo, anch'esso partitura del taciuto”.
La visione della ricerca di Rosella Restante, secondo il poeta Marco Palladini, è “un’arte in levare, declinata secondo un lungo percorso imperniato su una essenzialità, su un'economia di segni visivi che senza pose o maniere trapassano dal micro al macrocosmo. Latitudine allora come coordinata geografica ovvero misura di orientamento in uno spazio atopico che è poi la forma specifica dello spaziotempo caosmico in cui si viene a traslare un immaginario artistico lontano sia dal realismo, sia dal mimetismo".


Rosella Restante
Latitudine

testi di Mimmo Grasso e Marco Palladini

3 ottobre – 11 novembre 2025

Inaugurazione venerdì 3 ottobre 2025, ore 18.00


Hyunnart Studio
viale Manzoni 85-87, Roma 00185
orario settimanale: dal martedì al venerdì 16.00/18.30
per appuntamento: 3355477120, pdicapua57@gmail.com

giovedì 18 settembre 2025

Delphine Valli. The Impossible Present. Caleidoscopio

Cementina e pietra Marrakech, 2022 

Dal 25 settembre al 25 ottobre 2025, BUILDING TERZO PIANO presenta The Impossible Present. Caleidoscopio, un progetto site-specific di Delphine Valli a cura di Melania Rossi, che raccoglie una serie di opere e fotografie inedite, testi e installazioni, in una molteplicità di linguaggi. L’esposizione si colloca temporalmente a due anni dalla pubblicazione del libro The Impossible Present, edito da Parallelo42 Contemporary Art, in occasione della residenza di ricercadell’artista a Marrakech, in seguito alla sua vittoria del Grant Italian Council di ricerca nel 2021.

The Impossible Present. Caleidoscopio si propone come racconto visivo multiforme, stratificazione di memorie e intrecci tra arte e vita. L’esperienza di residenza artistica nella città rossa presso LE 18, spazio culturale multidisciplinare sito nella Medina, è stata vissuta da Delphine Valli (Champigny-sur-Marne, Francia, 1972) come un viaggio di ricongiungimento con il Maghreb della sua infanzia, con la cultura visiva nella quale è cresciuta fino ai sedici anni di età e che ha plasmato la sua sensibilità artistica.
Oltre l’orizzonte spazio-temporale che separa luoghi ed esperienze, il corpus di lavori presentati in mostra esplora la relazione dialettica tra tangibile e intangibile. La scrittura, presente da sempre nella pratica di Valli, diventa forma essenziale nell’incontro con la calligrafia geometrica araba e la fotografia, che disegna con la luce, rende visibile ciò che è sostanzialmente assente. Le aste disposte nello spazio di BUILDING TERZO PIANO sono la materializzazione dei progetti grafici presentati nel libro e si rapportano al vuoto che le circonda, entrando in relazione con lo stesso.

L’intento della mostra è quello di restituire in modo poliedrico il progetto raccolto nel libro, e al contempo proporre una lettura dei singoli lavori realizzati nel tempo alla luce dell’incontro dell’artista con la cultura visiva islamica. Evidenziando gli aspetti più impercettibili dell’esperienza, The Impossible Present. Caleidoscopio fa leva sul costante rapporto tra materiale e immateriale, tra memoria, visione e creazione.

Delphine Valli. The Impossible Present. Caleidoscopio
a cura di Melania Rossi
25.09.2025 – 25.10.2025

BUILDING 
via Monte di Pietà 23, Milano
martedì - sabato, 10 - 19

Pacifico Silano - Assume the Position


MONTI8 è lieta di annunciare la mostra “Pacifico Silano - Assume the Position”, terza personale dell’artista con la galleria che sarà inaugurata sabato 20 settembre. L’evento si inserisce nell’iniziativa della San Lorenzo Gallery Night, giornata in cui le gallerie del quartiere di San Lorenzo daranno vita a opening condivisi, che avranno luogo dalle 18 alle 20.30. 

Il lavoro di Pacifico Silano è legato a temi che riguardano il mondo omosessuale, indagandone in particolare alcuni aspetti che nella sua ricerca emergono e costruiscono una narrazione che seppur legata alla sessualità, allo stesso tempo la cela. Nel suo ripiegare le pagine nascondendo i dettagli più espliciti, o semplicemente nel rappresentare solo dettagli di corpi, le immagini che ne derivano ci lasciano solamente immaginare cosa ci sia oltre la rappresentazione. Come scrive Roberto D’Onorio nel saggio dedicato alla mostra: “ la sua opera infatti non interviene sull’oggetto del desiderio, ma sulla sua sottrazione. “

In occasione di questa personale, Silano presenta un corpo di nuovi lavori realizzati nel 2025. Nove soggetti inediti, di cui sette focalizzano l’attenzione sul torso, che viene raffigurato vestendo i panni di modelli mutuati dall’universo delle riviste porno gay anni Settanta, dalle quali l’artista muove sempre i suoi passi, e due piccoliclose-up.

“Nato nel 1986 a Brooklyn, in una famiglia cattolica di origine italiana, (Pacifico Silano) studia fotografia a New York, dove dedica la sua formazione artistica al lutto per lo zio, venuto a mancare per complicazioni legate all'HIV. Lo fa intrecciando la necessità di riscattare dall’oblio le memorie e le trasformazioni della cultura LGBTQ+ con la volontà di interrogare l’impatto che il corpo nudo, scandaloso, non normato ha esercitato sulla costruzione dell’immaginario queer.

Arti, busti e dettagli sottratti a cowboy, soldati, marinai e altri archetipi apertamente maschili sono le coordinate con cui compone una corpografia poetica, ispirata alle riviste erotiche gay vintage diffuse dopo i moti di Stonewall (1969) e negli anni segnati dalle perdite causate dalla crisi sanitaria che ha colpito duramente la comunità.

L’itinerario pensato per la Galleria Monti8 si articola all’interno di cornici costruite con la tecnica della fotografia indiretta, adottata dall’artista per la sua capacità di sospendere la percezione del reale e negare la “pura” rappresentazione del soggetto. Si tratta di una scelta condotta con rigore e consapevolezza, capace di restringere ulteriormente il vocabolario visivo e trasformare l’esperienza del vedere in un ponte tra “l’allora” e “l’adesso”, nel mezzo del quale Silanoesplora articolazioni alternative del desiderio, che per Lacan è sempre Désir de l’Autre. Il che significa che non dipende da un bisogno biologico, come la fame o la sete, né ne è condizionato. Il vero desiderio si struttura nei rapporti dinamici con l’Altro, in relazione a ciò che ci sfugge, ci provoca, ci interroga. Insomma, in tutto ciò che ci attraversa senza mai appartenerci del tutto.” (Roberto D’Onorio)

L’inaugurazione sarà seguita da un Artist Reception venerdì 26 settembre dalle 18 alle 20.30, in cui l’artista sarà presente e racconterà il proprio lavoro al pubblico. La mostra sarà aperta fino al 23 ottobre.

BIO
Pacifico Silano è nato a Brooklyn nel 1986. Nel 2008 ha conseguito un BFA in Fotografia presso il College of Art and Design a Lancaster (Pensylvania), e nel 2012 un MFA in Video and Related Media alla School of Visual Arts di New York. Il suo lavoro è stato esposto in diverse gallerie tra cui MONTI8, Fragment Gallery, The Island Gallery, Luis De Jesus, e in numerose istituzioni come lo Houston Center for Photography, il Bronx Museum e molti altri. 
Vive e lavora a New York. 



INFO
Pacifico Silano - Assume the Position
Opening: 20 settembre H 18 - 20.30
Fino al 23 ottobre
MONTI8, Via degli Ausoni 57 - Roma

Testo a cura di Roberto D’Onorio

lunedì 15 settembre 2025

“Oltre: geografia del confine”




Avv.Lucio Romano


A Gioia del Colle dal 26 settembre al 12 ottobre 2025, negli ambienti di Palazzo Romano in via Nazario Sauro, n. 10, la 1^ edizione di 

“Oltre: geografia del confine”. 


Nel segno della continuità con “Escaping people” e “Storia di una catena” continuano a Gioia del Colle gli importanti appuntamenti culturali e le grandi mostre fotografiche grazie al supporto dell’avv. Lucio Romano il quale, nella consapevolezza del ruolo fondamentale dell’arte e della cultura all’interno delle nostre comunità, pone ancora una volta a disposizione del pubblico il suo Palazzo gentilizio per un evento davvero nuovo dal sapore di ricerca, bellezza e condivisione. 


Fotografi e artisti dialogano sul tema del confine, spazio incerto che attende di essere ricodificato come diaframma che mette in comunione parti e anime per raccontare con i diversi alfabeti possibili lo spazio di tutti: il mondo, il corpo, la casa, l’identità.

Palazzo Romano Eventi e l’Associazione PUGLIÈ in collaborazione con l’Associazione Culturale O.N.E. e lo Stato Sociale della Fotografia, collettivo POLAROADS ApSavranno il piacere di ospitare Francesco Cito il quale, oltre ad esporre le proprie opere, terrà workshop e talk, per impartire i rudimenti di base dell’arte fotografica. 


A seguire ulteriori incontri dedicati ai linguaggi dell’arte, finalizzati ad acquisire maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità creative ed a fornire gli strumenti minimi per “sentire” una foto o un’opera, di fronte a cui, spesso, servirebbe sempre di più una attenta osservazione piuttosto che uno sguardo fugace e distratto. 

Il progetto prevede l’inclusione degli studenti del Liceo Scientifico, Classico ed ITI di Gioia del Colle attraverso il PCTO (Per-corsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento). 

L’obiettivo sarà creare un terreno fertile dove queste discipline possano incontrarsi, contaminarsi e generare esperienze innovative e multidisciplinari nella consapevolezza che l’intersezione tra le arti possa aprire nuove prospettive ed arricchire profondamente l’esperienza del pubblico.


Crediamo che la cultura, intesa come esperienza mutevole e in divenire, condivisa, sia il più potente strumento di pace e comprensione reciproco.

La mostra ha già ottenuto il patrocinio della Regione Puglia, Comune di Gioia del Colle, dell’accademia delle Belle Arti di Bari e del prestigioso Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, oltre alla partnership di alcuni imprenditori dell’area barese. 


Si richiedono studenti dei vostri istituti di istruzione per alternanza scuola lavoro e fungere da guida per i visitatori ad ore e giorni da stabilirsi.


Palazzo Romano Eventi 

70024 Gioia del Colle (BA Italy)

via Nazario Sauro, 10

Pubblica: 

Massimo Nardi

mercoledì 10 settembre 2025

EPIFANIE, la personale di Daniela Daz Moretti a Trieste

Daniela Daz Moretti, Epifanie, gres su legno e tarlatana, 20x20, 2025 

La EContemporary di Trieste inaugura sabato 4 ottobre 2025, alle ore 17.30, la prima personale in galleria di Daniela Daz Moretti, dal titolo EPIFANIE, a cura di Elena Cantori.

Il progetto espositivo, nasce a seguito di un iter pluriennale di ricerca e pratica ceramista che l’artista ha approfondito anche nel corso dell’ultima residenza presso il Faenza Art Ceramic Center, esperienza segnante e significativa della sua formazione professionale. La mostra intende in buona parte restituire il senso epifanico del lavoro della Moretti, una serie di nuove opere che integrano e presentano la sua poetica incentrata sulla simbologia del Nido nell’accezione di spazio interiore di ricongiungimento, riflessione e trasformazione.

Epifanie fa riferimento a un accadimento percettivo e un concetto filosofico, qualcosa che emerge nella soglia tra visibile e invisibile, presenza e nascondimento. Nel Nido, archetipo che identifica Moretti, è il valore di un gesto unico e autentico, nella ceramica come nella monotipia, l’artista incide una traccia emotiva e intuitiva, non replicabile. L’idea progettuale si sviluppa nella concezione che le opere siano spazi liminali che invitano a una relazione percettiva, silenziosa e aperta all’ascolto.

Ogni scultura, scrive la curatrice, evoca pensieri intimi e complessi, rappresentati attraverso forme simili ma caratterizzate da palette cromatiche differenti. Questa scelta sottolinea la varietà e la ricchezza delle emotività umane: toni caldi e avvolgenti che richiamano la serenità, l’amore e la calma; colori freddi e sfumati per invitare alla riflessione, introspezione e calma interiore; tonalità più incisive per esprimere energia, forza e determinazione. La ripetizione di forme simili, unite alle variazioni cromatiche, sottolinea quanto ogni essere umano pur nella similitudine sia altresì complesso e ricco di sentimenti, e come la varietà del sentire contribuisca alla nostra unicità. 

Le opere sono pensate come punti di partenza per un dialogo interiore, un’occasione di ascolto e di scoperta delle profondità dell’animo. Ogni forma si trasforma in corpo, in materia che si piega, si fende, si svuota. È traccia e rifugio. 

Attraverso questa combinazione di forme, colori e narrazione visiva, la mostra mira a stimolare una riflessione profonda sulla capacità umana di resistenza, trasformazione e rinascita, invitando ciascuno a trovare il proprio Nido interiore come spazio di pace e di crescita. 

Daniela Daz Moretti EPIFANIE
a cura di Elena Cantori

Inaugurazione sabato 4 ottobre dalle 17.30 alle 20.30

5 ottobre – 20 dicembre 2025

Orario visite: 
dal giovedì al sabato dalle ore 17.00 alle 20.00 o su appuntamento 

EContemporary gallery
Via Francesco Crispi 28, 34125 Trieste (Ts)
Tel. +39 328-7349711 
info@elenacantori.com - www.elenacantori.com

Communication Manager
Amalia Di Lanno 


lunedì 8 settembre 2025

FIAMMETTA di Valentina Palazzari

Valentina Palazzari_Si sta come d autunno_2018, foglie secche ventialtori dimensioni ambientali_SMMAVENapoli
Courtesy Artista. PH Cosimo Filippini

Nel borgo di Boccaccio, tra corpo e architettura, materia e spazio, omaggio a Fiammetta, musa terrena. 

Al Palazzo Pretorio di Certaldo, materiali industriali come strumenti poetici e visionari nella nuova mostra site-specific di Valentina Palazzari

Dal 27 settembre 2025 al 26 gennaio 2026, il Palazzo Pretorio di Certaldo Alto (FI) ospita Fiammetta, la personale di Valentina Palazzari a cura di Davide Sarchioni con l’organizzazione di Exponent. 

Un titolo denso di rimandi simbolici e letterari, per una mostra che, nel 650° anniversario della morte dell’autore del Decameron, diventa un omaggio alla musa di Giovanni Boccaccio - figura femminile complessa, radicata nel suo tempo, lontana dalla Beatrice di Dante, terrena e passionale, reale e concreta - evocando, col suo stesso nome, una piccola fiamma che arde e resiste, che trasforma e lascia tracce.

Da qui prende forma la mostra di Valentina Palazzari in dialogo con gli spazi del Palazzo Pretorio di Certaldo – già sede dei Vicari fiorentini e scrigno di affreschi trecenteschi e quattrocenteschi – che si snoda in un itinerario di opere site specific frutto degli esiti più recenti della sua indagine. Un percorso installativo che innesca riflessioni che intrecciano corpo e architettura, passato e presente, materia e visione, attraverso una pluralità di lavori nati dal confronto diretto con gli ambienti e che si svelano gradualmente ridefinendo gli spazi come luoghi del pensiero, aprendo nuove possibilità di visione. 

Nota per le grandi installazioni monumentali e prima artista ad aver “interagito” con gli spazi del vestibolo inferiore della Reggia di Caserta – Palazzari prosegue il suo dialogo con il patrimonio italiano attraverso un nuovo progetto artistico che si articola nelle cinque sale del piano nobile di uno dei monumenti più importanti della Toscana.

È qui che l’artista, lavorando con materiali desunti prevalentemente dal mondo industriale – reti elettrosaldate, scatolati in ferro, cavi elettrici, plastiche e tondini metallici – realizza grandi installazioni e manufatti che non solo ne esaltano le proprietà fisiche ed estetico-formali, ma li trasformano in esperienze poetiche che si alimentano del rapporto con lo spazio. Al tempo stesso, tessuti di cotone, teli di plastica o rotoli di carta, segnati dal tempo e dalla ruggine, lasciano bruciature e lacerazioni come tracce liriche e drammatiche di un mutamento in atto, restituendo allo sguardo la fragile potenza della materia e il suo continuo trasformarsi e dando vita a un percorso che racconta e guarda all’attualità con senso critico e analitico.

“Nell’attraversare le sale della mostra – spiega Palazzari - desidererei che il pubblico accogliesse ciò che vede come un pensiero che prende forma, piuttosto di scomporlo in simboli o significati. Desidero sottrarmi a quello che mi viene facile, ascoltare lo spazio esterno a me partendo da dove poggio i piedi per estendermi fino all’infinito che riesco ad immaginare. In fondo basta aggiungere + 1 ad ogni pensiero. Desidero insomma spingere più lontano la mia relazione con lo spazio”.

Il catalogo edito da Silvana Editoriale sarà presentato durante il periodo di esposizione, con testi in italiano e inglese e una ricca documentazione fotografica sulla mostra e sui progetti artistici più recenti realizzati da Palazzari.

Fiammetta è promossa dal Comune di Certaldo nell’ambito della rassegna CertaldoArte25, dedicata al 650° anniversario della morte di Giovanni Boccaccio, con il patrocinio del Consiglio Regionale della Regione Toscana, ed è organizzata da Exponent in collaborazione con la galleria SPROVIERI di Londra e con TerraMedia APS.

Inaugurazione sabato 27 settembre, ore 17.00

INFO
Ingresso: intero 5,00 € - ridotto 4,00 €
Orario
da settembre a ottobre: 10-13 e 14.30-19
da novembre a gennaio: 10-13 e 14.30 -16.30
sabato e domenica: 10-13 e 14.30-17.30
martedì chiuso
Tel. 0571.661219


Ufficio Stampa HF4 – www.hf4.it
Marta Volterra, Head Press Office marta.volterra@hf4.it
Valentina Pettinelli valentina.pettinelli@hf4.it 347.449.91.74

Spazi di Resistenza

Šejla Kamerić
REFUGEES WELCOME (Red), 2020
Neon, metallo
53 x 100 x 6 cm
Courtesy l’artista e Galerie Tanja Wagner, Berlin

Dal 12 settembre al 12 ottobre 2025 il Mattatoio di Roma ospita la mostra Spazi di Resistenza, promossa daAssessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo. Realizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Latitudo Art Project.

La mostra a cura di Benedetta Carpi De Resmini si inserisce nel contesto delle commemorazioni per il trentesimo anniversario della fine della guerra in Bosnia-Erzegovina, dell’assedio di Sarajevo (14 dicembre 1995) e del genocidio di Srebrenica (11 luglio 1995).

L’esposizione non si limita a una rilettura storica di quei conflitti, ma si propone come una riflessione ampia e profondamente attuale sul presente post-bellico.

Intrecciando arte e memoria Spazi di Resistenza si configura come un percorso poetico e politico che attraversa il trauma e la guarigione, tramite le pratiche artistiche di sei artiste provenienti da contesti culturali, geografici e generazionali differenti: Simona Barzaghi, Gea Casolaro, Romina De Novellis, Šejla Kamerić, Smirna Kulenović e Mila Panić.

Le opere – tra video, fotografia, installazione e performance – affrontano temi che spaziano dall’analisi geopolitica alla ritualità generativa, mettendo al centro il legame con la Terra come corpo vivo, politico, e spirituale.

Il cammino artistico di Simona Barzaghi si fonda sull’ascolto e sulla relazione nella tensione costante tra corpo e territorio. Attraverso il gesto del camminare lungo il fiume Drina, l’artista attiva un processo capace di trasformare il paesaggio in una narrazione condivisa.

Una pratica opposta e complementare è quella di Romina De Novellis che, inginocchiata a terra con un’azione di pulizia insistente e ripetitiva di una parte dello spazio espositivo, evoca l’impossibilità di cancellare la memoria delle ferite del passato.

Šejla Kamerić, artista bosniaca la cui opera nasce dall’esperienza del conflitto, attiva una riflessione sulla memoria e sulle dinamiche del potere, restituendo al corpo la forza di un’azione politica e sovversiva.

Smirna Kulenović affida invece alla natura un ruolo attivo nei processi di guarigione collettiva grazie all’impiego di elementi organici capaci di custodire e rielaborare le ferite della storia.

Gea Casolaro costruisce, attraverso l’immagine dell’erba, una geografia emotiva di Sarajevo: simbolo di rinascita e fertilità l’erba allude al contempo anche ai campi minati lasciati dalla guerra, evocando così una duplice tensione tra vita e minaccia.

Similmente, Mila Panić ci conduce in un paesaggio intimo e autobiografico, in cui il gesto arcaico di bruciare un campo agricolo – parte della sua futura eredità – diventa una riflessione sulla distruzione e sulla possibilità di trasformazione.

Attraverso le opere di queste artiste Spazi di Resistenza apre alla possibilità di restituire al futuro il suo potenziale generativo, invitandoci a immaginare forme altre di sopravvivenza e riconciliazione, in cui l’arte si fa gesto concreto di cura e di resistenza.

Il catalogo della mostra (Edizioni Kappabit), con testi di Manuela Gandini, di tutte le artiste esposte e della curatrice della mostra Benedetta Carpi De Resmini, offre uno sguardo immersivo sul progetto, con immagini che raccontano storie di resistenza e trasformazione.

Durante il periodo di apertura al pubblico, saranno realizzati incontri e performance. Sarà inoltre proiettato il docufilm I diari di mio padre del regista Ado Hasanović.




Scheda tecnica
Spazi di Resistenza
12 settembre – 12 ottobre 2025
Mattatoio di Roma, Padiglione 9b
Piazza Orazio Giustiniani 4 - 00153 Roma

Ingresso gratuito
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura

Orari
Dal martedì alla domenica, dalle ore 11.00 alle 20.00
Lunedì chiuso

Info
Facebook: @mattatoioroma

Instagram: @mattatoio
#MattatoioRoma

UFFICIO STAMPA _ RP PRESS
Marcella Russo | M. +39 3493999037 E. press@rp-press.it | www.rp-press.it

UFFICIO STAMPA AZIENDA SPECIALE PALAEXPO
Piergiorgio Paris T +39 347 8005911 – p.paris@palaexpo.it
Federica Mariani T +39 366 6493235 – f.mariani@palaexpo.it
Adele Della Sala T + 39 366 4435942 – a.dellasala@palaexpo.it
Segreteria Dario Santarsiero - T 06 69627 1205 – d.santarsiero@palaexpo.it

POSTUMI di Pierluca Cetera



La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni per il secondo anno consecutivo ritorna ad aprire le porte dello Spazio Purgatorio all’arte contemporanea, promuovendo e presentando sabato 20 settembre alle ore 19.00, la personale dell’artista Pierluca Cetera, dal titolo POSTUMI, a cura di Ilaria Caravaglio. 

Il progetto è patrocinato dal Comune di Ostuni, sponsorizzato dalle Officine Tamburrino e ha come partner il Relais La Sommità e Azienda vitivinicola I Pàstini.

Nell’antico Oratorio della Confraternita del Purgatorio nel centro storico della Città Bianca, Pierluca Cetera mette in scena un progetto singolare tra pittura, scultura, suono e performance, in cui lo spettatore è chiamato ad acuire i sensi per comprendere appieno l’intimo significato del percorso espositivo. 

Postumi, scrive la curatrice, è un progetto che interroga il corpo e la coscienza, intrecciando simbolismo cristiano, riflessione esistenziale e sperimentazione sensoriale: la componente post-sbornia, l’abbandono corporeo e la fragilità mentale trovano una visibilità rituale, non indulgente ma terapeutica. 

Diciotto sagome in zinco, dipinte a olio, raffigurano corpi umani di circa un metro, abbandonati in posizioni post sbornia: caduti, piegati, distesi, sospesi in un equilibrio precario. […] Attraverso pose libere e anticonvenzionali, Cetera indaga la relazione tra corpo e consapevolezza, tra perdita e risveglio, lasciando emergere la coerenza che caratterizza tutta la sua ricerca artistica, in cui i corpi, i volti e gli elementi anatomici si confermano protagonisti indiscussi e, in questo progetto, incarnano una drammatica epifania visiva ed emotiva nello spazio sacro.

A rendere l’esperienza ancora più immersiva è l’intervento di Giorgio Cuscito e Alessandro Ciociola che, durante il vernissage, arricchiscono l’allestimento espandendolo ad una dimensione sonora, con una performance che unisce live coding, voce umana e idrofoni immersi in vaschette di vino, generando un paesaggio acustico liquido, meditativo e instabile. I suoni, obliqui e profondi, sembrano dare voce alle figure di Cetera, come se i loro corpi dipinti trovassero un respiro, trasformando la percezione dello spazio in un rito collettivo di ascolto e introspezione.

Nella piccola chiesa della Confraternita del Purgatorio, il sacro e il profano si incontrano, e la fragilità umana diventa immagine, suono, vibrazione. 





Scheda tecnica
Progetto: Mostra personale
Artista: Pierluca Cetera
Titolo: POSTUMI
Curatela: Ilaria Caravaglio
Sede: Confraternita del Purgatorio
c/o Convento delle Monacelle, via Alfonso Giovine, 1 – 72017 Ostuni (Br)


Promotore: Galleria Orizzonti Arte Contemporanea Ostuni – www.orizzontiarte.it

INAUGURAZIONE: sabato 20 settembre ore 19,00

Periodo: dal 20 settembre all’11 ottobre 2024

Orario visite: tutti i giorni dalle 17.00 alle 21.00 - INGRESSO LIBERO

Performance musicale: Giorgio Cuscito e Alessandro Ciociola, musicisti e ricercatori in diversi campi, dal teatro alle arti visive, e con diverse formazioni, hanno già avviato una stimolante e innovativa collaborazione artistica con Pierluca Cetera. Si ricorda “HABITAT”, presentato alla IAGA Contemporary Art a Cluj, nel febbraio 2025.

Patrocinio: Comune di Ostuni
Sponsor: Officine Tamborrino
Partners: Relais La Sommità e Azienda vitivinicola I Pàstini

Ufficio stampa:
Amalia Di Lanno - info@amaliadilanno.com