giovedì 19 febbraio 2015

MARIO GIACOMELLI | PRIVATE



Opere fotografiche storiche da collezioni private. Uno spazio di pochi cm quadrati che diventa il luogo delle idee, soprattutto quelle in mutamento che derivano da esperienze sul campo e in camera oscura.


COMUNICATO STAMPA

La più bella frase di Hugo von Hofmannsthal, "I buoni pensieri si debbono poter guardare anche da dietro" mi da' il La per una analisi "da tergo" di quest'ultima mostra di Mario Giacomelli a Milano. Una selezione di opere storiche acquisite negli anni da collezionisti e appassionati internazionali che ritornano momentaneamente unite una accanto all'altra, proprio come nell'archivio di Giacomelli in via Verdi a Senigallia quando vi entrai per la prima volta nel lontano 1992. Sì. Giacomelli, l'artista a cui sia a livello umano che professionale devo di più, a cui va questo ultimo tributo milanese per Photology che chiuderà la propria base nel prossimo dicembre, per lasciare posto a nuove basi operative a Bologna, Noto e Garzon Uruguay.

Non si può conoscere il più geniale foto artista italiano del ventesimo secolo senza guardare le sue prime opere, ma non solo guardando l'immagine impressa, (ritratti, paesaggi, spiagge e sperimentazioni astratte) ma anche voltandola, godendo dell'opera da dietro. Un insieme di titoli, firme, annotazioni, timbri, cancellature, segni, etichette adesive prima messe poi staccate...
Una vita vissuta da tergo per opere che sono state vere e proprie "copie lavoro". Uno spazio di pochi centimetri quadrati che diventa il luogo delle idee, soprattutto quelle in mutamento, una metamorfosi che deriva da esperienze sul campo e in camera oscura. Il risultato di questo lavoro continuo ci regala stampe smaltate, uniche, senza negativo, che vengono realizzate da Giacomelli tra il 1953 e il 1963, dieci anni di sperimentazione e visioni che prendono vita nella mente del fotografo marchigiano, vivendo poi con la macchina fotografica in mano in quei pochi metri tra paese, spiaggia, casa e campagna.

"Vintage prints", come dicono quei curatori e galleristi americani, portate al MOMA come esempio stampato dell' unico italiano tra i 100 foto artisti di Looking at Photographs. Originali che vengono tutti da fogli 30x40 Agfa extra weight tagliati a seconda dell'inquadratura e che assumono le forme più stravaganti. Ogni fotografia di questo periodo reca sul retro il famoso timbro via Mastai 6, che riporta il civico originario del luogo di lavoro di Giacomelli, in seguito diventato 24. Anche i titoli vengono scritti secondo una prima, istintiva intuizione come PRETINI poi diventata la serie "Non ho mani che mi accarezzino il volto"; oppure L'UOMO E IL SUO MONDO serie mai ultimata; anche alcune più volte cancellate secondo una prima stesura che viene intitolata FELICI, L'AMORE, L'UOMO LA DOMENICA, GIOVANI D'OGGI, per lasciare posto al definitivo "un uomo, una donna, un amore". Oppure VITA D'OSPIZIO che è il titolo originale di "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" e nella serie "Puglia" i titoli erano scritti confusamente tutti assieme come LA VEDOVA E I FIGLI, FAMIGLIA ZINGARA, BAMBINI POVERI IN SARDEGNA e anche SICILIA.

E poi scarabocchi, colori, macchie di ogni tipo, timbri colorati e firme di ogni foggia; uno spazio una volta bianco occupato dalla vita e dal lavoro di decenni, che lascia a chi guarda oggi, un tempo prolungato come in un collage di David Hockney. Una immagine davanti che trova una sua dilatazione sul retro: per capire basta girare...
Una lettura Twomblyana che ci porta in un viaggio immaginario, un volo radente sulla realtà, ma soprattutto dentro la mente di uno dei più grandi artisti italiani che magicamente ci mostra che la fotografia, come la strofa per il poeta, è quel click che in un istante trasforma i buoni pensieri in sogni visivi.
Davide Faccioli

Inaugurazione 19 febbraio

Photology
via della Moscova, 25 - 20121 Milano

Orario: da lunedì a venerdì ore 11-19
o su prenotazione ore 12-14 e 19-21

MARIO GIACOMELLI
dal 19/2/2015 al 10/4/2015
lun - ven 11-19

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amalia di Lanno