martedì 2 dicembre 2025

Angelo Casciello, Sospesi nell’aria



Sabato Angiero Arte è lieto di presentare la mostra personale di Angelo Casciello dal titolo Sospesi nell’aria. La mostra prende forma intorno a un imponente intervento site-specific, che trasforma la sala più grande della galleria in un unico ambiente immersivo. Sulle pareti bianche, per oltre cinquanta metri, corre un tratto continuo di pittura a carbone: un fluire di linee essenziali, non figurative, capaci però di evocare ritmi musicali, ricordi infantili e la visione aerea di un paesaggio trasfigurato, sospeso tra leggerezza e malinconia. Accanto al tratto scuro di carbone che percorre la sala, un segno più chiaro crea l’illusione di un’ombra proiettata, suggerendo la presenza di una struttura tridimensionale, aderente alle pareti. Una percezione che si amplifica nel dialogo con le altre opere in mostra: strutture metalliche sospese o applicate a pochi centimetri dal muro, piccoli teatrini metafisici e frammenti di paesaggi interiori, ormai del tutto trasfigurati ma di cui rimane traccia nei titoli (Nel vento, Brezza estiva, Canto all’imbrunire). Il percorso si sviluppa così all’interno di un ambiente attraversato dalla luce, scandito da ritmi e pause, dove è facile sentirsi a propria volta sospesi, quasi nell’aria.

La mostra si conclude con una saletta più intima, dedicata a una selezione di dipinti: uno spazio raccolto, pensato come invito alla sosta e alla familiarità, dove Casciello sembra invitare ancora una volta il visitatore a un dialogo silenzioso e personale.

Alla mostra, sarà dedicato un catalogo a tiratura limitata, contenente un foglio originale del maestro A. Casciello, un repertorio di immagini del fotografo P. Maisto che racconta l’esposizione realizzata specificamente per la galleria e il saggio introduttivo di G. Motisi curatore dell’esposizione.

Angelo CASCIELLO, già professore ordinario presso l’Accademia di Belle Arti di Brera - Milano, nasce a Scafati (Salerno) il 9 settembre del 1957. Scultore e pittore. Il suo esordio nel mondo dell’arte risale al 1975. Nel 1979 tiene una mostra personale a Napoli alla Galleria Lucio Amelio nell’ambito della Rassegna della Nuova Creatività del Mezzogiorno. Si impone sulla scena nazionale e internazionale nel 1986 partecipando alla XI Quadriennale di Roma e alla XLII Biennale di Venezia dove sarà presente negli anni 2006 e 2011.

«Siamo diventati dei veri patiti di strade secondarie»
R.M. Pirsig, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, 1974

Qualche settimana fa, appena salito in macchina fuori dalla stazione di Scafati, la prima cosa che Angelo Casciello mi ha detto è stata: «io sono un uomo materiale». La strada verso Saviano – mezz’ora scarsa, tra il traffico irregolare dei comuni vesuviani, la luce intensa dell’estate di San Martino e i profili delle montagne che da queste parti, a volte, sembrano spingere l’orizzonte improvvisamente verso l’alto – è stata sufficiente per capire come quella frase fosse tutt’altro che una posa. Si trattava, al contrario, della dichiarazione più schietta e precisa di come Casciello concepisce il proprio stare al mondo, oltre che, come conseguenza quasi inevitabile, la sua stessa pratica artistica: un contatto diretto, necessario, talvolta fisico con le cose – un istinto a dare nuova forma a tutto ciò che lo circonda, con la stessa felicità e naturalezza con cui un bambino è capace di costruire storie e paesaggi con i pochi materiali che si trova portata di mano. Usciti dal centro di Scafati, mentre fuori dal finestrino cominciava a delinearsi un tessuto urbano frammentato, fatto di interruzioni, punti morti e improvvise aperture di luce, alcune sculture monumentali di Casciello comparivano da dietro l’inferriata di un deposito all’aperto: strutture imponenti, felici e inquiete. Guardandole, è facile pensare a stravaganti forme di vegetazione locale: piante affamate di luce e di suoni, cresciute spontaneamente dal suolo vulcanico malgrado le successive colate di cemento. Impossibile, invece, non leggerle come estensione diretta, quasi involontaria, dell’uomo seduto al posto del passeggero: un artista dall’entusiasmo contagioso, in grado di passare in pochi secondi dal racconto appassionato alla risata improvvisa, sempre in cerca di uno scambio, di una relazione con l’esterno. L’opera, per Casciello, non è mai un oggetto astratto, isolato, ma il risultato di un dialogo continuo con il proprio territorio, i propri ricordi, le proprie visioni. Con queste immagini ancora addosso, arrivare alla Sabato Angiero Arte suscita un piccolo scarto percettivo. La galleria – spazio discreto, quasi mimetizzato tra le villette a un passo dai campi – accoglie una mostra che, a un primo sguardo, sembrerebbe quasi smentire l’idea di Casciello «uomo materiale». L’allestimento si presenta elegante, essenziale, scandito da bianchi e neri, intervalli e sospensioni perfettamente misurate. Eppure, bastano pochi minuti per accorgersi di come questa leggerezza non abbia nulla di freddo. Nessuna astrazione. Nessun tentativo di barricarsi nella logica della pura forma – o peggio, preciserebbe Casciello, della teoria. Anche qui, seppure in maniera più distillata, continua a vibrare la stessa fedeltà al mondo, lo stesso piacere del toccare e del dare forma concreta: come se Casciello avesse trasformato la materia in ritmo, in personale respiro visivo. Il vero cuore della mostra è Andante malinconico (2025): l’intervento site specific che percorre per oltre cinquanta metri le pareti della sala principale. Una pittura a carbone che, di primo acchito, dà la sensazione di trovarsi di fronte a una struttura metallica tridimensionale: un dispositivo costruito nello spazio e che sembra proiettare la propria ombra lungo i muri. In realtà, le linee più scure, tracciate con il gesto ampio e sicuro di chi senza una matita in mano sente subito di aver perso qualcosa lungo la strada, sono meticolosamente messe in rapporto con un sistema di segni più chiari, che ne offre una sottile e calcolata eco luminosa. Le traiettorie che si inseguono, si sovrappongono e si diradano finiscono in questo modo per evocare ritmi e riverberi musicali, ma anche ricordi di paesaggi visti a volo d’uccello, forse sognati, e ormai del tutto trasfigurati: una geografia mentale in cui il segno si fa strada, battito, fuga. Il visitatore non può che entrarci dentro, muoversi seguendo il variare dei segni, abitare questo spazio fatto di pause e accelerazioni continue. Difficile poi, camminando in mezzo al brusio e alle voci di chi ci sta intorno, non sentire il desiderio di ritornare in questo ambiente da soli – a sala vuota – per ascoltare il silenzio dell’opera e ripercorrere le ore che Casciello ha trascorso qui, tracciando i suoi ritmi lungo le pareti. L’illusione di tridimensionalità del grande intervento murale si amplifica nel dialogo con le sculture in ferro – tutte realizzate nel corso dell’ultimo anno – esposte nelle sale vicine: opere sospese, fissate al soffitto o a pochi centimetri dalle pareti, che condividono la stessa leggerezza e lo stesso andamento musicale del disegno a carbone. Alcune grandi sculture – Perplesso, Nel vento, Sospeso nell’aria, La nascita della luce, Malinconia antica – sfiorano i due metri di altezza e si innalzano come totem familiari e benevoli. Si tratta di strutture per lo più verticali, slanciate, che sembrano ricordare paesaggi e memorie trasformate in scrittura personale. Hanno qualcosa della scala ingrandita di un disegno infantile: come se una mano, seguendo un impulso di gioia e curiosità, avesse liberato sulla carta – e poi nello spazio – dei motivi nati dal puro piacere di combinare forme e linee. È forse questa spontanea felicità del gesto, questa prospettiva istintiva e immediata, l’aspetto che rimane maggiormente impresso nelle curve di questi oggetti. Accanto a questi lavori, alcune sculture di dimensioni minori, come La clessidra, Il cuore della foresta o Brezza estiva, appaiono come piccoli teatrini sospesi, scenografie intime e metafisiche. Casciello, per una volta, gioca a travestirsi da Fausto Melotti – un Melotti che tuttavia, alla purezza assoluta delle forme, non riesce a fare a meno di sovrapporre un richiamo sottile ma continuo al suo primo e indimenticabile amore: il mondo. Si riconoscono anche qui le tracce di una passione di lunga data per il disegno: in queste opere, alcuni interventi con il ferro filato sembrano quasi voler tradurre puntualmente nello spazio quello che, in origine, era il tratto della matita sul foglio. Si fa volutamente sottile, talvolta, il confine tra il bozzetto e l’opera compiuta, tra ciò che apparterrebbe all’esercizio privato e ciò che invece viene offerto allo sguardo del pubblico. Nessuna sorpresa: Casciello ama ancora giocare a carte scoperte, aprendo costantemente all’osservatore le porte della sua officina – fisica e mentale –, come a voler offrire la possibilità di misurare in prima persona la grammatica e le regole che stanno alla base del suo lavoro. La visita si chiude con una sala più piccola, quasi domestica: un camino, un divano, un tavolino. Alle pareti, piccoli acrilici su tela che riecheggiano i motivi del grande intervento murale e delle sculture in ferro. In questo spazio, Casciello ha inserito anche due piatti, da lui realizzati qualche anno fa, e un unico quadro rosso, che interrompe il dualismo bianco-nero dell’intera mostra. È un gesto volutamente semplice, accogliente: un invito a ‘ritornare a terra’ e a parlarsi da amici, dopo essere rimasti per un po’ sospesi nell’aria. È il saluto di un artista che, ancora una volta, non sa rinunciare all’incontro con tutto ciò che sta al di fuori di sé. La mostra apre una finestra preziosa sul lavoro di Casciello: una pratica che nasce dal contatto con la materia e con il mondo, e che allo stesso tempo è capace di elevarsi in strutture leggere, ritmiche, percorse da una segreta malinconia ma anche da quella schietta gioia del fare che appartiene ai gesti più basilari dell’uomo. In ogni linea e in ogni curva rimane incastrato un brusio di memorie, suoni e sensazioni: urla, preghiere, sogni interrotti, ma anche una risata scappata per sbaglio in un pomeriggio di tanti anni fa, poi dimenticata. I segni diventano ritmi e paesaggi. Le sculture, con un po’ di vento, potrebbero oscillare come rami, o come quinte di piccoli teatri di luce. Sospesi nell’aria offre così l’opportunità di muoversi in uno spazio che si presenta insieme concreto e immaginario, intimo e collettivo. Uno spazio amico da attraversare, abitare e, forse, tornare a visitare quando tutto tace.


Angelo Casciello. Sospesi nell’aria
Testo di Giorgio Motisi

Sabato Angiero Arte – Saviano (NA)
12 dicembre 2025 ore 18.00



Via Padre Girolamo M. Russo, 9 - Saviano (Na)





 

lunedì 1 dicembre 2025

Art Days Napoli -Campania 2025, nel segno della videoarte

Rebecca Moccia 



Torna Art Days - Napoli Campania, il primo evento per l’arte contemporanea diffuso tra il capoluogo campano e l’intera regione. “Voci dall’alveare” è il titolo della V edizione, in programma dall’1 al 7 dicembre 2025: ispirandosi al racconto Freddo a Napoli di Italo Calvino, Art Days sceglie l’immagine dell’antichissimo alveare e lo sviluppa attorno al macrotema della videoarte, con screening di artisti internazionali come Rebecca Moccia, Yuri Ancarani e Bertille Bak per i Progetti Speciali. Si confermano inoltre le altre tre sezioni con Premi, Agenda dell’Arte e Public Program, per un totale di 63 eventi in 7 giorni di manifestazione in diversi luoghi di Napoli (Accademia di Belle Arti, Università degli Studi di Napoli Federico II, Cinema Modernissimo, Casa Cinema, Casa Morra, Museo Madre, Città della Scienza, Spazio OBÙ di Fondazione Terzoluogo), ma anche nelle province di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. E, infine, un Extra Art Days a Barra.

“Quest’anno siamo partiti da Freddo a Napoli di Italo Calvino, pubblicato per la prima volta nel 1949. È un testo che descrive una Napoli fredda, quasi di vetro, ma anche una città inattesa, da scoprire, che non offre immediatamente l’immagine turistica a cui spesso siamo abituati. Appare piuttosto come un alveare: un insieme di voci, un organismo vivo che genera e continua a crescere. A partire da questo presupposto abbiamo strutturato la manifestazione come una molteplicità di voci. Sono oltre sessanta, ed è per questo che questa quinta edizione si intitola «Voci dall’alveare»” dichiara Letizia Mari, Direttrice artistica di Art Days.

Così afferma Giuseppe Gaeta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli: “Questa tradizione di partenariato che stiamo sviluppando guarda con decisione al futuro. Quando ho letto il progetto di quest’anno e il riferimento a Calvino, mi ha colpito l’idea di raccontare la città da angolazioni diverse, come spesso è stato fatto. Calvino ha saputo cogliere una caratteristica specifica della città, restituendone una parte della complessità”. Alla conferenza stampa hanno preso parte anche Adriana Rispoli e Fabio Agovino (Comitato Scientifico Art Days 2025), Pasquale Pennacchio (Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli), Linda Tatafiore (Fondazione Morra), Chiara Pirone (Agricola Bellaria), Gianluca Riccio (Osservatorio ARTINMOVE), Fabiola Cangiano (Napoli Gallery Weekend).

Creato da un team under-35 di professioniste dell’arte - Martina Campese, Raffaella Ferraro e Letizia Mari - Art Days 2025 è supportato dal Comitato Scientifico composto da Fabio Agovino, Teresa Carnevale ed Adriana Rispoli. Si è aggiudicato per il quarto anno di seguito il contributo della Regione Campania attraverso il Piano di promozione culturale anno 2025. Inoltre ha ottenuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti Contemporanee - museo Madre, il Patrocinio del Comune di Napoli, della Camera di Commercio di Napoli e di Fondazione Italia Patria della Bellezza. L’edizione 2025 ha come Main Sponsor Agricola Bellaria ed è sostenuta da diversi partner come Collezione Agovino, Fondazione Giuseppe Iannaccone, Collezione Fabio Frasca, Fondazione Morra, Accademia di Belle Arti di Napoli, Scuola di Scultura dell’Accademia, Collezione Ettore Rossetta, Fondazione Città della Scienza, Futuro Remoto, Icom Campania, Fondazione Terzoluogo, Napoli Gallery Weekend, Campese, NEOS, Foqus, Quostro. Si conferma anche quest’anno la media partnership con Exibart e L’Essenziale Studio.



IL PROGRAMMA DELLA QUINTA EDIZIONE

I PROGETTI SPECIALI

REBECCA MOCCIA, YURI ANCARANI, BERTILLE BAK
Screening, lecture e momenti di dialogo con artisti e collezionisti di rilevanza internazionale contraddistinguono i Progetti Speciali 2025. 

Si parte lunedì 1° dicembre con Ministries of Loneliness di Rebecca Moccia in collaborazione con Collezione Agovino e Fondazione Giuseppe Iannaccone. Appuntamento al Cinema Modernissimo (Via Cisterna dell'Olio, 49/59, Napoli) alle 19.00 per il talk con Rebecca Moccia, Fabio Agovino (Collezione Agovino), Giuseppe Iannaccone (Presidente Fondazione Giuseppe Iannaccone) e Daniele Fenaroli (Direttore, Fondazione Giuseppe Iannaccone). Seguirà lo screening fino alle ore 21.00.
Ingresso con prenotazione tramite il link di prenotazione sul sito wwwartdaysnapolicampania.com.

Martedì 2 dicembre è il turno di Yuri Ancarani con la proiezione di Atlantide, in partnership con l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Lo screening alla presenza dell’artista è programmato dalle ore 19 presso Casa Cinema (via Cisterna dell'olio 46, Napoli). Intervengono Yuri Ancarani, Gina Annunziata e Gianluca Riccio (Osservatorio ARTINMOVE).
Ingresso con prenotazione tramite il link di prenotazione sul sito wwwartdaysnapolicampania.com.

Giovedì 4 dicembre si procede con Le Tour de Babel di Bertille Bak, screening in collaborazione con la Collezione Fabio Frasca programmato dalle ore 19 presso Casa Cinema (via Cisterna dell'olio 46, Napoli). Introducono Fabio Frasca (Collezione Fabio Frasca) e Armando Porcari.
Ingresso con prenotazione tramite il link di prenotazione sul sito wwwartdaysnapolicampania.com.

IL PUBLIC PROGRAM 2025
Art Days 2025 conferma un ricco programma di talk, seminari, tavole rotonde e conversazioni con esperti nazionali, per favorire connessioni preziose nel panorama dell’arte contemporanea ad ingresso libero e gratuito.

IL TALK SUL RUOLO SOCIALE DELL’ARTE E DELLE ISTITUZIONI CULTURALI
Il primo appuntamento a martedì 2 dicembre dalle ore 10.30 presso La Città della Scienza (Via Coroglio, 57/104, Napoli) con il talk Il ruolo sociale dell'arte e delle istituzioni culturali nel XXI secolo. Cultura, benessere, territori e comunità in collaborazione con Futuro Remoto 2025 e nell’ambito dei FUTURE LAB.

Intervengono Alessandra Drioli, Ambassador e Referente Futuro Remoto, Dott.ssa Annalisa Banzi, Storica dell'arte, consulente e ricercatrice post-doc all'Università degli Studi di Milano, Prof. Gennaro Catone, Docente associato di psicologia clinica / neuropsichiatria infantile presso il Dipartimento di Scienze formative, psicologiche e della comunicazione dell’Università Suor Orsola Benincasa, Prof.ssa Tina Iachini, Docente ordinaria di Psicologia generale presso il dipartimento di Psicologia, con attività nel campo della cognizione spaziale, psicologia ambientale e realtà virtuale, all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, Dott.ssa Giusy Palma, Coordinatrice delle attività didattiche e per l’accessibilità di Gallerie d'Italia - Napoli. 

A seguire il panel di interventi, un secondo momento di natura esperienziale e partecipativa con Maria Chiara Vitti, insegnante Dance Well - Movement Research for Parkinson.
Ingresso con prenotazione tramite il link di prenotazione sul sito wwwartdaysnapolicampania.com


LA GIORNATA DI STUDI SUGLI ARCHIVI DEDICATA A MARIO FRANCO 
E LA PRESENTAZIONE DI Ŏpĕra 14
Doppio appuntamento per la Giornata di Studi sugli Archivi di mercoledì 3 dicembre, dedicata a Mario Franco, grazie al sostegno di Fondazione Morra e alla collaborazione con Archivio Mario Franco. 

Si parte alle ore 11 presso Casa Morra / Archivio Mario Franco (Salita San Raffaele 20/c, Napoli) con una tavola rotonda tra Peppe Morra (Fondazione Morra), Mario Franco (Archivio Mario Franco), Linda Tatafiore (Responsabile Archivi, Fondazione Morra) e Alberto Castellano(saggista e critico cinematografico).

Dalle ore 14 alle ore 18, nella stessa sede e presso la sala proiezioni dell’Archivio Mario Franco, è in programma una serie di proiezioni di film dell’autore, che includeranno capolavori come Ritratto L.A., L’Enigma di Isidore Ducass (1971), Vito Acconci, Reception Room (1973), la serie su Joseph Beuys (Beuys, La rivoluzione siamo noi; Beuys, Vitex Agnus Castus; Beuys, Palazzo Regale), e ancora Shimamoto, Un’Arma per la Pace (2006).



Infine, dalle ore 18 di mercoledì 3 presso OBÙ Fondazione Terzoluogo (Piazza Sant'Anna a Capuana 21, Napoli) si terrà una partita di carte con un mazzo d’artista disegnato da Aronne Pleuteri (Erba, 2001) - esito di un processo di ricerca sul campo dedicato alla comunità degli over 60 e ai luoghi di aggregazione del Borgo di Sant’Antonio Abate. A seguire, alle 19.30 la presentazione del nuovo numero di Ŏpĕra magazine Issue #14, il magazine indipendente dell’associazione ATTIVA Cultural Projects dedicato alla ricerca e alla scena artistica emergente. Intervengono il Team editoriale ŏpĕra, Aronne Pleuteri, collettivo damp, Luciana Berti. 



I PREMI

IL PREMIO WINEWISE. METODOLOGIE DELLA TRASFORMAZIONE

Il vincitore della quarta edizione del Premio WineWise. Metodologie della trasformazione è Alberto Tadiello (Montecchio Maggiore, VI, 1993), selezionato da una giuria composta da Fabio Agovino, Andrea Maffei, Cristina Masturzo e Irene Sofia Comi. Grazie al supporto di Agricola Bellaria (Roccabascerana, AV), Main Sponsor della manifestazione, e con il coordinamento di Letizia Mari, Direttrice artistica di Art Days, l’artista ha iniziato da novembre una residenza presso la cantina Agricola Bellaria, finalizzata alla redazione di RACEMI, l’opera scultorea site-specific vincitrice del premio produzione del valore di 7.000 €. L’opera sarà presentata ufficialmente durante un evento dedicato su invito, in programma domenica 7 dicembre dalle ore 11 presso Agricola Bellaria, Main Sponsor di Art Days 2025.

IL PREMIO GENERAZIONE
Art Days 2025 conferma il Premio Generazione per il terzo anno, sviluppato in collaborazione con la Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e sostenuto dal collezionista Ettore Rossetta che lo dedica al fratello Mimmo. Il premio coinvolge i giovani artisti-studenti nella creazione di opere site-specific nei giardini antistanti l’ingresso dell’Accademia, sotto la guida della Coordinatrice della Scuola di Scultura, Prof.ssa Rosaria Iazzetta. I finalisti 2025 - Miriam De Vita, Alessandra Del Giudice, Alessandro Franco, Andrea Gubitosi, Monica Squarciafico - avranno l’opportunità di esporre le proprie opere durante le giornate di Art Days. All’inaugurazione, in programma giovedì 4 dicembre alle ore 15 presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli (Largo Nanni Loy), Ettore Rossetta assegnerà un premio economico ai due vincitori.


L’AGENDA DELL’ARTE
La grande partecipazione raccolta attraverso l’Open Call gratuita dell’Agenda dell’Arte ha generato una risposta ampia e qualificata, testimonianza della vitalità del panorama contemporaneo del territorio e dell’accessibilità della manifestazione. 

Per il 2025 la manifestazione raccoglie brillanti partecipazioni, con un ricco programma di inaugurazioni di mostre, aperture speciali e visite guidate gratuite. È il caso del Museo e Real Bosco di Capodimonte, che inaugura con visite gratuite la mostra Metamorfosi, a cura di Eike Schmidt e Diego Galizzi, dedicata a una delle voci più originali della scultura contemporanea, Bertozzi & Casoni. Si conferma per il terzo anno consecutivo la partecipazione di Gallerie d’Italia - Napoli, che per la sera di sabato 6 propone l’apertura serale speciale con visite guidate gratuite del percorso espositivo curato da Luca Massimo Barbero, Vitalità del Tempo. Infine, il Museo Madre propone l’apertura gratuita per domenica 7 dicembre, per scoprire o riscoprire la collezione permanente del museo e la mostra Pietro Lista. In controluce, a cura di Renata Caragliano.

Ancora tra le istituzioni della città che ospitano aperture straordinarie, eventi e mostre: il MUSA - Museo delle Scienze e delle Arti dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Al blu di Prussia Fondazione Mannajuolo, Museo della Moda Napoli, Fondazione Bartolomeo Gatto a Salerno e presso Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Complesso monumentale Purgatorio ad Arco, Fondazione Ezio De Felice a Palazzo Donn’Anna, Centro interdipartimentale di ricerca per i Beni Architettonici e ambientali e per la Progettazione Urbana (BAP, Università Federico II) , Fondazione Morra Greco.

Tra gli spazi per l’arte contemporanea che accolgono a Napoli eventi, proiezioni, laboratori e mostre nel corso della settimana segnaliamo: Studio Cervo, Renata Petti, Flip Project, Piccola Galleria Resistente, Tras’ Lab, Studio dotfog, WHITESPACE Projects / Napoli, Magazzini Fotografici, NINA open space - Art Gallery, LA CASAFORTE S.B., Residenza SuperOtium, Residenza ExtrArtis, Dispaccio Napoli, Galleria Design Sulmondo. Si aggiungono in altri luoghi della regione anche l’Opificio Puca a Sant’Arpino in provincia di Caserta e Spazio per l’arte contemporanea Mondoromulo arte contemporanea a Castelvenere (BN).

Numerose anche le Associazioni culturali che partecipano all’Agenda dell’Arte: ART1307, Accademia dei Partenopei, Associazione culturale Vico Pazzariello, Associazione di promozione sociale THE DOCKS aps, Associazione Culturale Residenza 3.14 presso puntozerovaleriaapicella, Associazione culturale Le Quattro Pareti ETS.

Grande novità del 2025 è la collaborazione con NAPOLI GALLERY WEEKEND composto da Acappella, Andrea Ingenito Contemporary Art, Galleria Umberto Di Marino, Galleria Fonti, Alfonso Artiaco, Galleria Tiziana Di Caro, Studio Trisorio, Thomas Dane Gallery, Gallerie Riunite, con mostre e appuntamenti per l’apertura congiunta dalle 10 alle 20 di sabato 6 dicembre.


Inoltre, appuntamento a giovedì 4 dicembre dalle ore 10 presso Fondazione De Felice / Palazzo Donn'Anna (Largo Donn'Anna 9, Napoli), dove si presenterà l’edizione 2026 del Napoli Gallery Weekend, in collaborazione con la Fondazione. Interventi di Tiziana di Caro (Galleria Tiziana Di Caro), Enzo Di Marino (Galleria Umberto Di Marino), Corrado Folinea (Acappella), Andrea Ingenito (Andrea Ingenito Contemporary Art). Modera Fabiola Cangiano (Project Manager Napoli Gallery Weekend).


EXTRA ART DAYS 
Venerdì 5 dicembre alle ore 17, la Villa dei Pignatelli Monteleone (Corso Sirena 7, Barra, Napoli est), apre le porte all’arte contemporanea con l’inaugurazione della mostra “Napoli, altrove” che espone le opere video degli artisti Nicola Baratto, Gaia De Megni, Daniele Di Girolamo, Valentina Furian, Elena Mazzi.

La mostra, a cura di Sonia Belfiore e organizzata da Attiva Cultural Projects, è promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell'ambito di “Visioni Contemporanee” per la programmazione di arte contemporanea 2025. Il progetto è realizzato in collaborazione con Antur S.r.l. Benefit.


CARTELLA STAMPA A QUESTO LINK: 




pubblica: 

 


martedì 25 novembre 2025

Epiphaneia - Manifestazione in scala di Lucia Schettino



L’associazione Tramandars è lieta di presentare il 29 novembre 2025 Epiphaneia - Manifestazioni in scala, evento di restituzione pubblica della residenza d’artista – Art Summit II - Vesuvio Contemporary Experience and Residency, di Lucia Schettino a cura di Stefania Trotta. 

L'installazione site specific presso Via Botteghe n 34 nasce dalla scalata sul Monte Somma, compiuta da Lucia Schettino nel maggio 2024 in occasione della Festa della Montagna. L’ascesa si trasforma in gesto simbolico e performativo, rito di introspezione e consapevolezza, che attiva una riflessione sulla verticalità come dimensione del sé e del collettivo.

Durante la residenza, parte della ricerca dell’artista si è svolta all’interno dell’ARS – Archivio Russo Somma, cuore della memoria culturale del Casamale. Da questa prima indagine storica e territoriale prende vita INVITRO, un laboratorio esperienziale e relazionale, in cui tredici abitanti del borgo Casamale sono stati invitati a modellare l’argilla come strumento di introspezione e di emersione del sé. L’argilla – materia primordiale e generativa – si configura come gesto rituale, in cui la manipolazione diventa linguaggio e la forma scultorea assume valore di testimonianza.

Le tredici piccole sculture nate da questo processo di narrazioni, gestualità e materie condivise, rappresentano i dispositivi propedeutici, che hanno guidato Lucia Schettino nella realizzazione della restituzione finale. L’installazione site-specific, sintesi poetica delle esperienze vissute, trova spazio in un cortile privato accanto ad una scala del borgo, ripensata dall’artista per restituirle una nuova lettura ed una diversa possibilità narrativa.

Epiphaneia. Manifestazioni in scala si presenta come un’installazione scultorea e fotografica, ma anche come dispositivo relazionale e partecipativo. La scala – archetipo del passaggio e della trasformazione – e la sua rappresentazione fotografica, diventano medium di un percorso di consapevolezza e rinascita. Chi la percorre è invitato a compiere una piccola ascesa interiore, lasciando, se vuole, un fiore in uno dei tredici vasi che compongono l’opera. I vasi, disposti come un orologio immaginario, sono contenitori del tempo e della memoria: luoghi per raccogliere le “epifanie”, le rivelazioni quotidiane della comunità, mentre al centro, il tredicesimo vaso, rappresenta l’anima da cui tutto ha avuto inizio.

L’intento dell’artista è permettere che la ritualità si intrecci al sacro come esperienza di elevazione, in modo che l’ascesa diventi una via interiore capace di riconnette corpo e spirito. Ogni gesto si fa preghiera laica, ogni vaso è un contenitore di memoria, ogni fiore un segno di presenza.

“Ogni passo è già rivelazione,
se è un passo verso la consapevolezza interiore
e, di riflesso, verso quella collettiva.”

Il progetto è realizzato da Tramandars ETS in conclusione del periodo di residenza dell’artista sul territorio, nell’ambito della seconda edizione (2024–25) di Art Summit – Vesuvio Contemporary Experience and Residency, in collaborazione con Amici del Casamale APS. Questa restituzione è la seconda tappa del ciclo diffuso di iniziative contemporanee della Biennale del Vesuvio – BNN VSV.

Luogo di ritrovo: Putèca, Via Nuova 1, Borgo Casamale, Somma Vesuviana
Data: 29 novembre 2025
Orario: 18.00 
Installazione site -specific presso cortile in Via Botteghe 34 

Produzione: Tramandars ETS
Coordinamento generale: Lucia Egidio – Tramandars

Curatice del Progetto: Stefania Trotta

Assistenza ai laboratori esperienziali: Carla Merone
Supporto tecnico e logistico: Associazione Amici del Casamale APS
Ricerca e consulenza d’archivio: ARS – Archivio Russo Somma

Art Summit | Vesuvio Contemporary Experience and Residency
Un innovativo progetto di residenze per artisti emergenti al Borgo Casamale di Somma Vesuviana, che li invita ad esplorare le specificità del territorio e ad interagire con la comunità locale, per realizzare progetti site-specific. Interrogandosi su una possibile valenza contemporanea della dimensione magico-rituale che risuona ancora oggi presente nel territorio, il progetto invita un gruppo di artisti emergenti nazionali e internazionali ad esplorare questo interrogativo attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.

Dal 2023 il progetto si configura come piattaforma culturale permanente ed ha avviato nel 2025 la Biennale del Vesuvio - BNN VSV.

Tramandars
Tramandars è un progetto culturale collettivo fondato a Somma Vesuviana, con la missione di trasmettere e tramandare arte e cultura attraverso linguaggi universali contemporanei. Costituita come associazione, Tramandars opera attraverso residenze e progetti di rigenerazione, collaborando con artisti nazionali e internazionali, per incentivare processi sociali e culturali che abbiano un impatto duraturo. Tramandars crede nella potenza ispiratrice dell’arte come stimolo educativo. I suoi progetti hanno lo scopo di innescare interrogativi sulla società, creando un dialogo tra comunità, cultura e ambiente. Dal 2022, ha collaborato con la FAO per il World Food Forum, portando l'arte contemporanea nel dibattito globale sulla sostenibilità alimentare, e con l'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Afghanistan in Italia, per iniziative volte alla promozione dei diritti civili attraverso l'arte. Con un approccio aperto e collaborativo, Tramandars si pone come un ponte tra diverse culture e discipline artistiche, lavorando per costruire un'eredità culturale che superi i confini geografici e temporali.

Lucia Schettino
Lucia Schettino (Castellammare di Stabia, 1988), artista e arteterapeuta, vive e lavora a Napoli presso l'Atelier Alifuoco. Diplomata in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli e formata in Arteterapia. Il suo lavoro nasce dall’urgenza di dare forma all’invisibile. Attraverso l’argilla esplora il passaggio dall’interiorità alla materia, dalla memoria individuale al simbolo collettivo. La scultura diventa un atto di rivelazione: un gesto lento e rituale che manifesta la forza vitale e apre spazi di incontro con il divino. Nei suoi laboratori, il processo creativo non è mai solo produzione, ma esperienza di cura, manifestazione e di condivisione.

Mostre principali:
• Ogni cosa creata, bipersonale con Magda di Fraia, Namigallery, a cura di Stefania Trotta, aprile 2025
• METAMORFOSI, mostra personale, Modica, 2024
• Identità individuale/collettiva, mostra collettiva LAP laboratorio arte pubblica, Potenza, 2022
• Scultura Estesa#2, mostra collettiva, Avellino, 2022
• Art Days, Atelier Alifuoco/Open Studio, Napoli
• DIALOGHI_OPERA meet Atelier Alifuoco, Napoli, 2021
• Kemè Project, mostra collettiva, Pozzuoli, 2021



giovedì 20 novembre 2025

Vettor Pisani: a trent’anni dalla sua nascita riapre al pubblico ​ il “ Virginia Art Theatrum - Museo della Catastrofe” a Serre di Rapolano


A trent’anni dalla sua nascita, riapre al pubblico, venerdì 21 novembre 2025, "Virginia Art Theatrum - Museo della Catastrofe", la Casa Filosofica di Vettor Pisani a Serre di Rapolano (Siena). Un’occasione straordinaria per visitare anche l'interno della Casa -Museo -Teatro che l’artista aveva concepito nel 1995, come Opera d'Arte Totale, fruibile anche dall'esterno, attraverso il dispositivo di una finestrella triangolare, che si apre sulla misteriosa visione della Vergine - facendo tutt'uno con il "theatrum" della cava di travertino alle sue spalle. Esempio unico nel panorama artistico italiano, l’opera, secondo le tematiche dell'avangardia storica, è un Gesamtkunstwerk – un' Opera d'Arte Totale, alla maniera di Trahndorff e Wagner – e, insieme, dal punto di vista alchimistico, l'Opus Magnum della poetica di Vettor Pisani di cui rappresenta il vertice e la sintesi perfetta, poiché racchiude in sé le diverse forme di pittura, scultura, architettura, teatro, poesia e filosofia in cui l'artista ha saputo esprimersi. 
Wagner avvertì, sia il potere rivoluzionario dell'Opera d'Arte Totale, proiettandola verso il futuro, che la sua radice nel teatro greco e nella tragedia, dunque nella classicità. Questa dinamica degli opposti e lo sfondo tragico da cui ha origine la cultura europea è anche caratteristico della poetica di Vettor Pisani, artista capace di penetrare in zone quintessenziali, come di spingersi negli abissi, traendo da ciò la linfa metamorfica che corrobora tutta la sua opera. La sua Casa Filosofica, laboratorio artistico, ma anche psicologico di grandi trasformazioni, esprime d'altra parte, anche la volontà di un approdo decisivo al Sé, attraverso il cammino di introspezione che caratterizza gli eremi della via francigena nei dintorni. Fedele al pensiero gnostico del cristanesimo delle origini e a una concezione cosmologica - Vettor Pisani ha inteso, infatti, mantenere appartata e segreta questa dimora, e offrire ai visitatori un filtro individuale per accedere alla visione-rivelazione, attraverso il dispositivo visivo creato all'esterno, in quanto punto di arrivo di un percorso iniziatico attraverso il quale si aspira a raggiungere quella "pietra" con cui non si edificano soltanto muri e case, ma si attinge al simbolo della trasformazione compiuta, che è l'antica Pietra Filosofale degli alchimisti. 
Nello spettacolo ancestrale di queste cave - un'unicum nel panorama di tutta Italia e del mondo - Vettor Pisani ha intuito uno straordinario potenziale che anche oggi è in grado di illuminare con la fiamma della propria sapienza e di un pensiero anticipatore che ne svela l'eterno significato: la ricongiunzione della Terra al Cielo, attraverso un lavoro di "politura" e perfezionamento che conduce dal materiale all'immateriale. Rimasta intatta dopo la partenza da parte dell’artista e di sua moglie Mimma, la Casa-Museo a strapiombo su una ex cava di travertino, rappresenta oggi un raro esempio di architettura concettuale immersiva, dove arte e pensiero convivono in una struttura che ha resistito al tempo. 
Quella del 21 novembre è dunque un’occasione straordinaria che segna l’avvio di una nuova progettualità attorno alla figura di Vettor Pisani e alla sua Opera Totale: un percorso condiviso fra l’Associazione Virginia Art Theatrum, l’Archivio Vettor Pisani e le istituzioni del territorio per rendere nuovamente accessibile e attivo questo patrimonio, che fra il 1995 e il 2006, grazie al Centro Civico La Grancia e a Zerynthia ha ospitato incontri e discussioni fra artisti e filosofi, compositori, scrittori e attori tra i maggiori della scena culturale internazionale, diventando un Teatro Vivente. 
L’evento è promosso dall’Associazione Virginia Art Theatrum e dalla Fondazione Musei Senesi, in collaborazione con l’Archivio Vettor Pisani, il Comune di Rapolano Terme, Sarteano Living 

L’ARTISTA 
Vettor Pisani (Bari, 1935 – Roma, 2011) è stato uno degli artisti più colti ed enigmatici della scena artistica italiana e internazionale del suo tempo. La sua opera, intesa come “teatro filosofico” di memoria europea, ha saputo mettere in dialogo l’arte con la filosofia, l’esoterismo, la storia architettonica, la scienza alchemica, costruendo un linguaggio personale fondato sulla metamorfosi e sulla stratificazione del senso. 
La sua partecipazione a rassegne internazionali di primo piano come Documenta 5 (Kassel, 1972) e a numerose edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1976, 1978, 1984, 1986, 1990, 1993, 1995) testimonia dell’importanza del suo lavoro in ambito internazionale. Vettor Pisani ha esposto inoltre alla Biennale di San Paolo, al Guggenheim Museum di New York, alla Hayward Gallery di Londra, alla Lenbachhaus di Monaco, al Centre National d’Art Contemporain di Nizza, al MADRE di Napoli, alla Fondazione Pascali di Polignano a Mare in omaggio al Premio ricevuto nel 1970 dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna e al CIAC di Foligno. Nel giugno del 2023 la Fondazione Giuseppe Morra ha aperto un Museo, interamente  dedicato alla sua opera, a Caggiano (Salerno) nel Parco del Cilento. Tra il 2007 e il 2011 Vettor Pisani è stato anche autore di tre romanzi. La sua esegesi critica e’ affidata innanzitutto al prezioso lavoro d’interpretazione della sua compagna di vita e d’invenzioni, Mimma Pisani, poetessa e regista di numerose performance. Su di lui si è espressa, tuttavia, la critica più competente ed agguerrita del panorama internazionale. Ricordiamo fra gli altri: A. Bonito Oliva, M. Calvesi, F. Menna, A. Boatto, N. Ponente, H. Szeemann, B. Corà, A. Izzo, H. U. Obrist, L. Vergine, L. V. Masini, D. Waldman, C. C. Bakargiev, D. Eccher, J. Hoet, I. Tomassoni, T. Trini, M. Vescovo, A. D'Avossa, L. Ficacci, S. Menegoi, G. Dalla Chiesa, L. Benedetti, F. Pasini, E. Volpato, M. Bremer, G. Verzotti, A. Viliani, E. Viola, L. Cherubini, A. Lombardi, S. Chiodi, G. Di Pietrantonio, V. De Bellis, A. Tolve, C. Cipriani. 
Vettor Pisani è riconosciuto per la sua visione capace di fondere arti visive, teoria critica e simbologie arcaiche. 



INFORMAZIONI PRATICHE - VISITE GUIDATE 
venerdì 21 novembre 2025 
ore 11-13 | 15-17 
Ingresso gratuito con visita guidata ogni ora 
E' gradita la prenotazione: comunicazione@museisenesi.org 
Parcheggio consigliato al Campo Sportivo di Serre di Rapolano, con servizio navetta. 
Chi partecipa all’evento, potrà usufruire dell’ingresso gratuito alla mostra “Incanto e Fatica nelle Crete Sensi”, attualmente in corso al Museo dell’Antica Grancia e dell’Olio di Serre di Rapolano. 


UFFICIO STAMPA FONDAZIONE MUSEI SENESI 
Giulia Maestrini per IDEM ADV 
comunicazione@museisenesi.org | 339 3601455

martedì 18 novembre 2025

Marcello Maloberti. POESIA

Negli spazi esterni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma – che ha sede nella Villa Rinascimentale voluta da Papa Giulio III, amante delle arti e della bellezza – fino al 6 febbraio 2026, l’artista Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966) presenta POESIA, a cura di Cristiana Perrella, un’installazione luminosa, ideata appositamente per il museo.

Costruita fra il 1551 e il 1553 su progetto di Jacopo Barozzi detto il Vignola, Giorgio Vasari e Bartolomeo Ammannati, Villa Giulia è la cornice rinascimentale che ospita la grande scritta al neon a luce bianca della parola POESIA capovolta ideata dall’artista. Le lettere, che ricalcano la grafia di Maloberti stesso, appaiono come sospese, sostenute soltanto da una struttura metallica di tubi innocenti, un’architettura temporanea che rimanda all’idea del cantiere, dello scenario urbano, del provvisorio.

L’opera, come un’apparizione, si inserisce silenziosamente nella monumentalità del luogo, illuminando l’architettura con un ribaltamento, una parola capovolta che sembra caduta dal cielo creando una vertigine visiva che invita a leggere la realtà con occhi nuovi. L’arte del resto, come la poesia, agisce come dispositivo di disorientamento e rivelazione.

Nel corso della sua ricerca Marcello Maloberti ha approfondito il binomio arte/vita utilizzando una pluralità di linguaggi – fotografia, video, performance, installazione, oggetti e collage – comunque attraversati da una forte componente performativa e dall’interazione con il pubblico. Andando oltre la quotidianità, con sguardo neorealista, straniante e onirico, e un approccio archeologico alla storia dell’arte, l’artista esplora temi come la dimensione poetica della parola, la sacralità del quotidiano, l’interesse per le trasformazioni del paesaggio urbano.

La mostra sarà anche l’occasione per presentare il nuovo libro di Maloberti, edito da Treccani, anch’esso intitolato POESIA, in cui le sue celebri frasi scritte a mano, conosciute come “Martellate”, si presentano ora come atti poetici. Nel libro l’artista mette in atto una rinnovata modalità di scrittura, affrontando temi legati al sacro, al mistico e al divino, in una continua ricerca dell’Alto. 

Le poesie, come frasi oscure continuamente in cerca di senso e significato, irrompono sulla pagina bianca alternando umori e registri formali differenti. Il volume, in lingua italiana e francese, riporta le traduzioni di Jean-Paul Manganaro.

POESIA di Marcello Maloberti è un progetto di BAM, con il sostegno del Main Partner Istituto Gentili e del PartnerAspesi, con il supporto tecnico di Baioni Comunicazione, MAG e NeonLauro; Follador è sparkling partner. 

Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966) è un artista visivo di base a Milano. È docente di cattedra di Arti Visive alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Milano. Lavora con la Galleria Raffaella Cortese dal 1999. La sua ricerca trae ispirazione da aspetti propri delle realtà urbane più marginali e minime con particolare attenzione all’informità e alla precarietà del vissuto. La sua osservazione va oltre l’immediatezza della dimensione quotidiana, con uno sguardo neorealista straniante e onirico, combinato a un approccio archeologico alla storia dell’arte. Le performance e le grandi installazioni sonore e luminose, dal forte impatto teatrale, vengono realizzate sia in spazi privati che pubblici prediligendo sempre l’interazione con il pubblico. Questi interventi funzionano come narrazioni contratte, sono atmosfere da vivere ed esperire, temperature emotive da attraversare. Il corpo performante è quello della collettività, capace di produrre un dialogo tra la performance stessa e il suo pubblico. Negli ultimi anni Maloberti ha approfondito il binomio arte/vita utilizzando una coralità di linguaggi sia visivi che sonori – fotografia, video, performance, installazione, oggetti e collage – sempre attraversati e potenziati da una forte performatività.
Marcello Maloberti ha esposto in numerose istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero, tra cui: Galleria Raffaella Cortese, Milano - Albisola (2025; 2022; 2020; 2018; 2014); Triennale, Milano (2025; 2022; 2015; 2012); PAC Padiglione d’arte Contemporanea, Milano (2024; 2003); Fondazione Memmo, Roma (2023); MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma (2023; 2019); Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste, Vienna (2022); BAB Bangkok Art Biennale, Bangkok (2022); Kestner Gesellschaft, Hannover (2021); Biennale Gherdëina, Ortisei (2020); MACRO, Museo d’Arte Contemporanea, Roma (2020; 2012); Stazione dell’arte, Ulassai (2019); Haus Wittgenstein – Bulgarisches Kulturinstitut, Vienna (2019); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (2020; 2018; 2000); Manifesta12 - Eventi collaterali 5X5X5, Palermo (2018); MOCAK – Museum of contemporary art in Krakov (2017); Biennale di Pune, India (2017); Quadriennale di Roma, Rome (2016); MuCem –Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo, Marsiglia (2016); Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO) (2014); Padiglione Italia 55a Biennale di Venezia (2013); Biennale: 4 – Thessaloniki Biennale (2013); Fondazione Zegna, Trivello (BI) (2013); MAC VAL Museum, Vitry-sur-Seine, Francia (2012); Frankfurter Kunstverein, Francoforte (2012); The 29th Biennial of Graphic Arts, Ljubljana (2011); Nuit Blanche, Paris, in collaborazione con CAC Brétigny

(2011); Generali Foundation, Vienna (2010); Royal Academy of Arts, London (2010); GAMeC − Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo (2009); PERFORMA 09, New York, (2009); Rotonda della Besana, Milano (2008), PAN | Palazzo delle Arti Napoli (2007); Spazio Oberdan, Milano (2007); Villa Manin − Centro d’Arte Contemporanea, Codroipo (UD) (2005); MUSEION – Museo d’arte contemporanea di Bolzano (2005); Collection Lambert – Musée d’art contemporain Avignon (2005); Palazzo Strozzi, Firenze (2005); Premio FURLA, Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2002); SESC Pompeia, San Paolo, Brasile (2001); GAM – Galleria d’Arte Moderna, Bologna (2000).

Marcello Maloberti
POESIA
a cura di Cristiana Perrella
7 novembre 2025 – 6 febbraio 2026

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Piazzale di Villa Giulia 9, Roma

Ufficio Stampa
Lara Facco P&C
Lara Facco | M. +39 349 2529989 | E. lara@larafacco.com
Camilla Capponi | M. +39 366 394 7098 | E. camilla@larafacco.com

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venerdì 14 novembre 2025

Dimitris Kontodimos/ Gabriel Orlowski. Transit Grounds


Venerdì 21 novembre dalle ore 17.00 la Shazar Gallery presenta Transit grounds una doppia personale di Dimitris Kontodimos e Gabriel Orlowski, a cura di Massimiliano Maglione. Transit Grounds riunisce il lavoro di due artisti, Dimitris Kontodimos (scultore greco) e Gabriel Orlowski (fotografo polacco) che mostrano con due differenti linguaggi un continuum di azioni urbane “la città contemporanea appare come archivio di memorie e macchina di consumo, un organismo che accumula rovine mentre produce se stesso, che rinnova incessantemente la propria immagine mentre ne consuma la sostanza. È il consumo a determinare il ritmo del presente, un flusso che trascina con sé materiali, corpi e memorie, risucchiando il tempo nel vortice di una produttività che non conosce tregua” come descritto nel testo critico da Massimiliano Maglione. 

Le sculture di Dimitris Kontodimos simulano percorsi artificiali attraverso i quali si insinua la cultura consumistica, utilizza oggetti anonimi della civiltà urbana rendendoli rovine contemporanee, reperti fittizi che mettono in crisi la fiducia nella memoria come strumento di verità. Nelle fotografie di Gabriel Orlowski invece la rovina non è più il ricordo di ciò che è finito, ma la forma del presente che si consuma, una distesa di strutture, mezzi e persone che continuano a muoversi pur nella sensazione di essere già relitti, conseguenze della logica consumistica.

Gabriel Orlowski che vive e lavora a Varsavia, è alla sua seconda personale negli spazi di via P. Scura Nel 2018 è stato inserito nella lista dei più importanti giovani artisti polacchi, ha esposto alla Agnes B. Galerie du Jour a Parigi, alla Galeria Leto a Varsavia e Zigutamve a Vienna ed è stato anche protagonista di una mostra durante la Warsaw Gallery Weekend, nello Stroboskop Art Space. 

Dimitris Kontodimos vive e lavora ad Atene ed è alla sua prima personale italiana. In occasione della mostra alla Shazar Gallery ha partecipato a Somma Vesuviana alla residenza artistica “Vesuvio contemporary residency creative stay” organizzata da Tramandars su invito di Massimiliano Maglione. Attivissimo in Grecia ha esposto in molte capitali europee tra cui Praga e Madrid.

Transit grounds rimarrà aperta fino al 17 gennaio 2026 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento.

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8 
80134 Napoli
www.shazargallery.cominfo@shazargallery.com Instagram: shazargallery – FB: shazargallery
Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com

pubblica: 

martedì 11 novembre 2025

ETEROCROMIA. Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale


Curva Pura è lieta di presentare, Eterocromia, mostra bipersonale di Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale, a cura di Laura Catini.
La mostra percorre le ricerche dei due artisti in un elogio del dissimile, dove elementi dissonanti e inattesi compongono e aggiungono profondità, complessità e molteplicità alla percezione. In contrasto con l'uniformità, tra differenza e dissonanza, le due poetiche agiscono oltre il canone della materia pittorica e scultorea, portando in evidenza un universo di immagini ed enigmi tra scienza e onirismo, tra memorie di natura e nuove germinazioni formali. Innumerevoli polimorfismi si espandono colonizzando i territori dell’immaginario, conducendo l’osservatore entro iperboli favolistiche ed ecosistemi simbiotici.

Come scrive Laura Catini nel suo testo critico: «Eterocromia scruta le porte del fenomenico kantiano, immediatamente dato, per aprire a un tracciato noumenico e a una dinamicità atipica che vede l'ἕτερος (eteros) come sinonimico di un dissimile seducente. Si scioglie l'iter formale tradizionale per una dicotomia di visione ed estetica tra oggettualità discrepanti.»

L’esposizione, tra contrasti e antinomie, rivela un equilibrio molteplice, in bilico nell’estremità del confronto che alimenta una genesi continua di artificio-natura e artificio-fantastico. 

Biografie: 
Mattia Cleri Polidori nasce a Roma nel 1987. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2015 e nel 2016 al Wimbledon College of Arts di Londra. Dal 2018 al 2024 presta servizio all’Accademia di Belle Arti di Roma nel dipartimento di pittura. Nel Dicembre 2025 è dottorando presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. È uno dei fondatori dell’artist-run space Rione Placido, inaugurato nel Gennaio 2023 a Roma. Fra i suoi progetti recenti emergono le personali a Mancaspazio, Nuoro, nel 2025, a Cartavetra, Firenze, nel 2024 e 2021, a Blocco 13, Roma, nel 2023, la sua collaborazione con la compagnia DOM nello spettacolo CAMPFIRE – dove comincia l'incendio, al Teatro India di Roma, e le residenze d’artista in Estonia nel 2020 e 2022.

Paolo Vitale nasce a Roma nel 1989. Nel 2009 consegue il Diploma di maturità classica. Nel 2021 consegue la Laurea Specialistica in Pittura. Nel 2023 è tra i fondatori dell’artist-run space Rione Placido, a Roma. Tra le mostre personali, si ricordano: Al Baronato Quattro Bellezze, a Roma (2017); Io scorro, bipersonale con Alice Colacione, presso la Galleria Borghini, a Roma (2022);
Nel 2018 prende parte alla collettiva Save Biennale, presso il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna, a Pescara. Da ottobre 2020 a maggio 2021, espone a Porticato Gaetano XXXII Edizione, rassegna d’arte promossa dal Comune di Gaeta (LT). Nello stesso anno prende parte alla collettiva Ecologicart promossa dalla Galleria La Nica, a Roma. Nel 2022, espone ad Avanguardie Verdi – E luce fu, presso la Galleria 212, a Bologna. Nel 2023, partecipa alla “Rome Art Week 2023” con il progetto Inarrestabili Latitudini dell’Antropocene. Nell’aprile 2024 espone le sue opere alla collettiva Il cielo è nel ghiaccio, presso la Kou Gallery di Roma. Nel 2025 partecipa alla mostra Sei. Antologia del sufficiente insieme ai membri di Rione Placido presso gli spazi del collettivo, a Roma. Nell’estate dello stesso anno le sue opere sono in mostra a Lecce con la collettiva Oro Anacronico, durante la “Lecce Art Week 2025”, e a Ferentino, per la quinta edizione del “Festival dell’Arte Nomadica”. Nel 2012 è vincitore della borsa di studio per l’Istituto Europeo di Design di Roma e nel 2021 partecipa alla XXXII Edizione del Porticato Gaetano ed è vincitore con l’opera Mondo Rosso, acquisita dalla Pinacoteca Comunale di Gaeta (LT). Vive e lavora a Roma

INFO
ETEROCROMIA
Mattia Cleri Polidori Paolo Vitale
a cura e con testo critico di Laura Catini

Opening 13 Novembre 2025 ore 18:30 – 21:30
Fino al 7 Dicembre 2025

Orari: lunedì e giovedì dalle ore 18:30 e su appuntamento - prenotare via mail curvapura@gmail.com o whatsapp 3314243004

Curva Pura 
Via Giuseppe Acerbi, 1a – Roma 
 curvapura@gmail.com - www.curvapura.com

lunedì 10 novembre 2025

Waiting for Palms di Peter Ydeen


La AOC F58 Galleria Bruno Lisi è lieta di presentare Waiting for Palms di Peter Ydeen a cura di Camilla Boemio. 

“Waiting for Palms” è una serie di fotografie di paesaggi urbani scattate in Marocco ed Egitto, che esplorano i punti in cui le tracce silenziose della tradizione si intersecano con la turbolenza dell'espansione moderna. Le immagini si soffermano sulla quotidianità, ambientate in paesaggi monumentali e costruite da un'accumulazione di piccoli momenti non eroici. Insieme, formano un arazzo di mondi immediati ed enigmatici, intimi eppure sempre sfuggenti, creando un'esperienza di perpetua interpretazione.
Scattate tra il 2016 il 2017 a Essaouira, nella zona di Tafilalet, a Fez in Marocco e dal Cairo ad Assuan in Egitto, le immagini catturano un mondo senza tempo con colori tenui, luci suggestive, geometrie delicate e il ritratto di un popolo riflessivo. È un reportage fotografico che intende mostrare il calore e la dolcezza di una regione spesso misteriosa. 
Questa serie è una sofisticata fotografia di viaggio costruita sulla base dell’approccio dell’autore al paesaggio urbano. Le persone in queste fotografie sono parte integrante del paesaggio stesso, piuttosto che essere ritratti in modi e contesti tradizionali. Il tema centrale esplora come i paesaggi riflettano le gestalt delle comunità che li abitano, ne è l’emblema la fotografia che dà il nome al titolo, che ritrae una donna completamente coperta, in piedi accanto a un murale di palme.
In questa serie è presente una vena sotterranea che riguarda "l'etica della visione". La serie include alcuni scatti influenti: "A Mother, a Baby and a Tree" la fotografia più nota della serie, "Waiting for Palms", che dà il titolo alla serie, "Exhale" che rappresenta il lato egiziano e la foto più pubblicata dalle riviste e dal web. 

“Waiting for Palms” è l'unica serie realizzata da Ydeen che includa costantemente le persone, sebbene tutti i suoi paesaggi urbani in definitiva riguardino le persone, raccontate attraverso i loro ambienti costruiti. In questa serie, esse appaiono spesso in scala ridotta, raffigurate come parti del paesaggio, elementi imprescindibili che riescono ad evocare una profonda lettura del tessuto sociale, storico e urbano. Nell’intervista a The Dreaming Machine mi conferma che “sia unica tra le sue diverse serie nella quale le persone fungono effettivamente da elementi funzionali di scena, come i bambini che tornano a casa da scuola, dove non si tratta affatto di un ritratto, ma di un giocoso raggruppamento che si sposa completamente con i vecchi edifici in pietra e il paesaggio roccioso, diventando un unico pensiero coerente. “Toy Story” è una fotografia simile di Assuan, in cui le due donne vestite in modo tradizionale non sono ritratte in modo statico, ma creano un forte dialogo con i moderni giocattoli di plastica nei negozi, creando una singolare affermazione di come la tradizione interagisca con la modernità.” Il suo approccio alla discussione della serie, e nella pubblicazione del catalogo di prossima uscita negli Stati Uniti, si è arricchita attraverso lo studio di diversi teorici e delle loro pubblicazioni, che sono diventate di riferimento nella realizzazione, tra i quali: il critico di orientalismo Edward Said e la sua argomentazione sulla creazione dei parametri della rappresentazione e degli stereotipi creati dall'occidente; Debra Kapchan nella sua Moroccan Poetry Anthology: Poetic Justice, per come affronta la traduzione e il ruolo della fotografia; arrivando a toccare i problemi della traduzione esposti da Susan Sontag con il suo invito ad andare oltre i limiti. L’allestimento nella galleria è studiato appositamente ed è in dialogo con lo spazio, presentando stampe di formati diversi, cartine geografiche che accompagnano la visita suddividendo la serie nei luoghi visitati nelle due nazioni; spezzano la narrazione tre fotografie doppie appese al soffitto che creano un maggiore impatto estetico ed un racconto in movimento. 

Secondo Boemio: “L'estetica del filone della fotografia documentaristica diviene popolare negli anni '90, soprattutto con soggetti paesaggistici e architettonici. I soggetti di queste fotografie, che spaziavano attraverso una serie di luoghi costruiti, architettonici, archeologici industriali, ecologici e del tempo libero, erano vicini ad essere l'arte perfetta e autoreferenziale per gli imponenti edifici, spesso convertiti da magazzini e fabbriche industriali, in cui ora veniva esposta l'arte contemporanea. Le fotografie documentaristiche, ricche di informazioni visive e con una presenza imponente, si prestavano bene alla nuova sede privilegiata della galleria come luogo per scoprire la fotografia. Il Festival di Arles non era ancora un luogo nel quale “la cultura mangia la cultura”*, ma aveva il primato di essere un contesto inclusivo dove sono avvenuti scambi fondamentali tra i fotografi, sono cresciuti gli appassionati e il mondo della cultura non ostentava, ma anzi si proiettava in un contesto di ricerca. Anche dall’altra parte dell’oceano c’era un mondo da fotografare; Peter è riuscito a raccontarne l’anima dei luoghi con rigore e poesia. Storie sommerse di quella America, che amiamo. Che siano siti archeologici industriali del nord-est o la sua città natale ritratta di notte o la maestosità dei canyon in Utah; ogni sua immagine è una realizzazione perfetta nella quale convergono l’attenzione del luogo, la storia urbana, il paesaggio, con un approccio narrativo che collega passato e presente. Sono racconti nel racconto che svelano l’animo del fotografo; un cercatore errante, un poeta sedotto dall’immagine che evoca lirismo. Questo suo bagaglio intenso, il suo rigore, sono trasferiti nella realizzazione di “Waiting for Palms”. In qualche modo questa serie sviluppa un approccio simile al documentario di Pier Paolo Pasolini “Appunti per un’Orestiade africana”, descrivendo il continente mai in modo convenzionale (come riteneva Moravia), mai pittoresco; anzi attuando un’osmosi, uno stato di grazia nel quale l’autore diventa uno spettatore silenzioso ma partecipe, in grado di raccontare i luoghi con lirismo e originalità” 

*Riferimento all’articolo: E. Ratto, Ad Arles qualcosa è andato storto, Rivista Studio, 12 agosto 2025. 

Peter Ydeen è un fotografo che vive a Easton, in Pennsylvania. Lavora a New York e cattura magistralmente paesaggi urbani con uno sguardo poetico e visionario. Negli ultimi anni Peter si è concentrato sulla fotografia, dove può mettere a frutto i molti anni trascorsi imparando ad assimilare e a osservare. La sua formazione è profondamente legata all’arte; ha frequentato la Skowhegan School dedicandosi alla pittura e alla scultura, seguendo corsi tenuti da Judy Pfaff, Francesco Clemente, Martha Diamond e William Wegman. Quest’anno alla Biennale Architettura di Venezia sono stati esposti i suoi plastici alla mostra ACROS Fukuoka Prefectural International Hall di Emilio Ambasz & Associates. La sua collaborazione con l’architetto Emilio Ambasz è di lungo corso. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive negli Stati Uniti e in Europa, tra le quali ricordiamo: alla LACDA a Los Angeles; Black Box Gallery a Portland, nell’Oregon; a Lancashire in Inghilterra; al Littlefield Performance Center di Brooklyn, a New York; al Copenhagen Photo Festival; al Susquehanna Art Museum di Harrisburg in Pennsylvania; nel 2021 ha avuto la sua prima personale romana “Easton Nights” curata da Camilla Boemio alla AOC F58 Galleria Bruno Lisi; ha partecipato ai Trieste Photo Days nella cornice di eventi fotografici che si svolgono fuori città nel contesto URBAN Photo Awards 2023 all’aeroporto di Trieste; nell’estate del 2024 ha esposto in una doppia personale al TRYST a Los Angeles con la curatela di AAC Platform.

Camilla Boemio è una scrittrice d'arte, curatrice di ricerca la cui pratica indaga l'estetica contemporanea. Osserva il ruolo svolto dall'attivismo politico e dalle forme di socializzazione influenzate dai media e dall'immagine in movimento; è associata all'AICA (International Art Critics) e all’IKT. Con questa mostra la curatrice celebra il suo ritorno alla fotografia, dopo avere curato negli anni varie mostre di ricerca sulla fotografia in gallerie romane, tenuto interventi per il noto festival britannico FORMAT al museo Quad di Derby e curato Gianpaolo Arena My Vietnam per la XIII edizione di FOTOGRAFIA, Festival Internazionale di Roma, al MACRO Museo D’Arte Contemporanea Roma dedicata al ritratto (2014) e la personale di Antonio Palmieri “TEN YEARS: BSR People 14-24” alla British School at Rome (2024). 


Sede AOC F58 - Galleria Bruno Lisi, via Flaminia 58 - Roma (metro A fermata Flaminio)
Artista Peter Ydeen 
Titolo “Waiting for Palms”
A cura di Camilla Boemio
Sponsor tecnico Birra Morgana
Apertura 1 dicembre 2025 ore 18,00
Periodo dal 1 dicembre al 19 dicembre 2025
Orario dal lunedì al venerdì ore 17,00-19,30
(chiuso sabato e festivi) per appuntamento whatsapp o SMS al 3339652149