mercoledì 18 giugno 2025

Alessandro PASSARO Gianmaria GIANNETTI Enrico PANTANI | non so, proprio non so



La galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inaugura sabato 28 giugno 2025, alle ore 19.30, la mostra non so, proprio non so, a cura di Antonella Marino, con opere di Alessandro Passaro, Gianmaria Giannetti ed Enrico Pantani.

Il progetto espositivo nasce da un presupposto filosofico tanto semplice quanto radicale: riconoscere i limiti del proprio sapere, dubitare delle verità acquisite, restare aperti all’interrogazione. Un’attitudine oggi più che mai necessaria.

Come sottolinea la curatrice, non so, proprio non so è insieme dichiarazione di crisi e di consapevolezza: crisi della verità come dato oggettivo, universale, indiscutibile; consapevolezza della verità come costruzione fragile, situata, plurale. È in questo vuoto lasciato dalle certezze che si apre lo spazio dell’arte, e in particolare della pittura, come possibilità critica.

La pittura, forse uno dei linguaggi più complessi da praticare oggi, diventa qui il luogo privilegiato non per rappresentare il reale, ma per metterlo in discussione, disarticolarlo, reinventarlo. In quanto “finzione dichiarata”, può diventare il luogo privilegiato per esercitare il diritto non a rappresentare la realtà (come storicamente è stato, almeno in Occidente) bensì a metterla in dubbio, disarticolarla, riformularla, sovvertendone i significati. 

I tre artisti in mostra, generazionalmente vicini ma differenti per provenienza e sensibilità, condividono l’esplorazione di una pittura neo-figurativa che interroga il senso del visibile. Una figurazione leggera e tagliente, in cui il dubbio prende forma con stili diversi ma convergenti: è il dubbio esistenziale e poetico, la domanda aperta su cosa sia la verità e cosa possa ancora dirsi “reale”; è il dubbio ironico e sociale, che disinnesca le convenzioni del linguaggio; è il dubbio visionario, che disegna scenari improbabili, talvolta grotteschi o perturbanti. 

Passaro, Giannetti e Pantani mettono sistematicamente in crisi la relazione tra immagine e parola, tra apparenza e senso, tra finzione e verità. Il loro “non sapere” non è una resa, ma un gesto critico, attivo e generativo, che non rinuncia alla domanda, ma rifiuta l’illusione della risposta.


Alessandro Passaro, Gianmaria Giannetti, Enrico Pantani
non so, proprio non so 
a cura di Antonella Marino

Inaugurazione 28 giugno ore 19,30

Dal 28 giugno al 18 luglio 2025

Orario visite: 
dal lunedì al sabato 10.30-14.30 e 14.30-19.30
domenica solo mattina 

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA 
Piazzetta Cattedrale (centro storico) 
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager
Amalia Di Lanno 

 

CARTE FERITE CARTE MEDICATE | Denis Riva


La mostra che rientra nel programma di Lugocontemporanea, festival di parole, musica e immagini in programma a Lugo il 20, 27 e 28 giugno, si inaugura con un evento speciale che vede un’azione di disegno dal vivo dell’artista Denis Riva e un concerto-sonorizzazione dentro allo spazio della mostra fatto da John De Leo voce - Enrico Salvi in arteDrigo chitarra - Franco Naddei installazioni sonore e live electronis
Il trio John De Leo, Drigo, e Franco Naddei è un ensemble che tenta di conciliare l'inconciliabile.
Tre musicisti apparentemente molto distanti, cercheranno un punto di contatto. Drigo, il chitarrista e autore della rock band Negrita e John De Leo saranno coadiuvati da Franco Naddei, artista proveniente dall'area della sound art che elaborerà in tempo reale i suoni di voce e chitarra.


Sabato 21 giugno 2025, ore 18.30
Presentazione del libro d’artista Frattaglie 2024/2014 di Denis Riva
Un libro di 608 pagine che raccoglie dieci anni di lavori e progetti dell’artista.
Un libro gigante da taschino, da comodino e da bagno.
Una ricca raccolta alla deriva che aspira ad essere una piccola enciclopedia del Ganzamonio, che altro non è che il luogo immaginario in cui abitano i personaggi e le bestie dei suoi disegni, fatti a china e lievito madre.
Frattaglie è il libro di un esploratore, un compendio del paesaggio, della flora e della fauna quasi fantastiche chiamate qui a raccolta.
Una specie di realismo magico a governare le immagini e i racconti, fatti da un disegno potente e visionario che diventa cinema infinito.
Al termine dell’incontro firmacopie e disegnetti vari con l’artista.

Info:
la mostra è aperta dal 20 giugno al 20 luglio 2025, il giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 19.00;
il sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00
Nelle giornate del 20, 21, 22, 27 e 28 giugno aperture straordinarie dalle 17.00 alle 19.00 e dalle 20.00 alle 22.30 in occasione del programma di Ravenna Festival e Lugocontemporanea

Ingresso gratuito


Una mostra di sfalci e ramaglie, fiamme e lievito madre, su carta quasi infinita

Il progetto espositivo che Denis Riva ha pensato per Lugo è costruito da una serie di quaranta carte, tra disegno, pittura e collage, del formato di 30x70 centimetri ciascuna, realizzate appositamente dall’artista per questa mostra, passando da un procedimento di aggressione e cura della superficie del foglio che porta le immagini ad emergere e affiorare come una rivelazione inattesa.
O come un’epifania, attraversando i territori del caso e dell’errore, dell’incidente e dell’imprevisto. 
Il progetto prende la forma di un grande allestimento che disegna, negli spazi delle Pescherie della Rocca e della Torre del Soccorso, una lunga linea continua che ricrea una sorta di panorama infinito, un cinema primitivo e magico che corre sulle pareti della grotta. L’immagine della striscia, di una fascia in movimento che scorre e si distende nello spazio, ricorda uno strano paesaggio visto dal finestrino in cui accadono cose o si manifestano presenze. Un orizzonte continuo che orienta la mostra, i suoi andamenti, così come i nostri movimenti dentro di essa.
Ogni singolo disegno, di formato orizzontale, panoramico e cinematografico, funziona così come una fotogramma che si apre su mondi, dove ciascuna carta è una visione alla deriva o scena vista con la coda dell’occhio. Relitto e frammento perduto e, al tempo stesso, parte di un flusso, di un tutto circolare in cui si succedono vuoti, cose, fatti e scenari: pianure, fiumi, boschi, deserti, colline in lontananza, rocce e alberi, sfalci e ramaglie, animali, uomini, mandrie e processioni, fantasmi e memorie sparse quasi senza più storia. Mostri della palude e cose delicatissime e piene di grazia.
Una specie di metaprocessione in cui il mondo periferico e ai margini degli ultimi sfila passando davanti ai nostri occhi come pura visione. Teatro. Traiettorie di formiche. Volo triangolare di uccelli. Guizzare di pesci. Bisce e serpenti. Metamorfosi.
Disegno che immagina e nomina le cose. Disegno che riparte da resti e rovine. Dai ritrovamenti sparsi che per l’artista non rappresentano una sconfitta o uno scarto, ma l’esatto contrario, una specie di residuo resistente e fertile. E prezioso. Bello e risuonante di promesse. E voci. E lingue. E suoni antichi. Disegno di tracce, impronte e fossili.
Le carte sono bruciate e piegate, e inondate questa volta di calde velature arancioni. No nebbie qui, pochi i verdi e gli azzurri del cielo.
A questi disegni in forma di paesaggio frammentato e continuo, che assomigliano a una coltivazione lenta che si espande nel tempo, come un diario di cose viste immaginate sognate che si susseguono senza sosta, mutanti e in movimento, si affiancano cinque grandi carte che esplorano anch’esse le stratificazioni geologiche del tempo, attraverso visioni naturali in cui gli attori, che attraversano inconsapevolmente questi paesaggi, si soffermano un momento, in una specie di incanto o inceppatura della migrazione senza fine a cui sono sottoposti o spinti, per tensione interna o costrizione. Perché bestie e uomini sono qui, quasi sempre, ombre, silhouette o fantasmi. Non si accorgono di noi che li guardiamo, e loro non ci guardano. Intenti nelle loro azioni inspiegabili e bambine, galleggianti e lunari. Mentre attraversano il deserto infuocato. Non so se ribelli, poetici assai. Sempre. E misteriosi. Come visti in un teatro. O in un diorama a grandezza soldatino.
Sulla superficie della carta avviene una combinazione alchemica tra liquidi e fuochi, tra acqua e polvere, una specie di ossimoro o contrasto o battaglia, o gioco anche, un esperimento che si amalgama restituendoci infine una visione sfuocata delle cose. Come miraggio. Come immagine mossa dalle onde del calore. Come acqua incanalata selvaggia in un giardino foresta, arso o fangoso, o spazzato dal vento e dalla tempesta. Foglie e rami. Pozzanghere. Temporali in lontananza. Crepe e spaccature nella terra. Boschi aridi e secchi. Dighe di castoro. Devastazioni. Paradisi perduti. Riserve indiane. Sabbia e uccellini. Nidi giganti come astronavi. Traiettorie labirintiche di disegno impazzito. Bave di lumaca. Leggerezze, giochi e gentilezze gratuite per riposare dalle fatiche.
Come acqua che sborda, esce e cancella. Con incendi in lontananza e segnali di fumo.
Disegnare ancora, sempre, come azione inutile che argina la catastrofe e la dispersione.
A completare la mostra, insieme alla sequenza di carte, vero e proprio cinema d’animazione che viene montato dentro il nostro cervello, sono esposti anche un libro d'artista, un video e alcune teche contenenti preziose miniature da niente. A fare i mondi infinitamente grandi e infinitamente piccoli. La magia ancora, dentro la notte della testa. E dentro al bianco infinito giallino di un foglio. Camera oscura.
Nell’onda dei capelli, nelle zampette che disegnano tracce e traiettorie e costellazioni.
Nella china e nel lievito madre, una specie di brodo biologico che fa la vita, sorpresa dal cacciatore Denis Riva prima che scappi. O morda.
O svanisca come sogno.

P.S.
Il tema del festival Lugocontemporanea, o meglio ancora la parola chiave per questa edizione del 2025 è “Educare”. Parola di origine latina: la sua etimologia ci dice di un’azione che tira fuori, alleva e conduce. Il suo significato è quello di insegnare, istruire, ammaestrare, formare, guidare, indirizzare, allenare, affinare, raffinare, coltivare…

Una coltivazione. Ed è esattamente quello che fa Denis Riva quando disegna perché il suo procedimento (c’è chi la chiama poetica, ma la partita si gioca qui sull’artigianalità e sulla materia) è sempre quello di tirare fuori le immagini e le sue figure passando attraverso errori e imprevisti, da macchie di china, laghi e prosciughi, da incidenti sulla superficie carta che la bucano e piegano.
O da segni, ingiallimenti e sporcature del tempo che non solo l’artista guarda attentamente, ma che trova, sceglie e protegge e a cui si affida per seguire un nuovo sentiero nel bosco. O una storia.
Come fossero presagi e segni da divinare. Che ci precedono come scrittura segreta. Alfabeto antico. Qualcosa che noi continuiamo.
Ecco che educare diventa qui una specie di processo e cura collettiva, come un lievito madre che passa di mano in mano e che continua a crescere e generare. E offrire possibilità. Di trasformazione, cambiamento e miglioramento.
Disegnando si vede meglio. Disegnando s’impara.
Qualcosa di avventuroso ma anche qualcosa a cui qui viene dato ancora fiducia, reperto o traccia letta e interpretata con attenzione da archeologo, o con la stessa tensione e silenzio, e capacità di ascolto del cacciatore.
La scrittura del mondo e la cura. Lo stupore nel creare mondi, più belli e intelligenti di noi.
La gentilezza. La lentezza che porta ad aspettare il momento giusto.
L’immagine bruciante e viva che spesso coincide con una specie di bellezza imperfetta. 


Biografia
Denis Riva, detto Deriva, è nato a Cento (FE) nel 1979. Vive e lavora a Follina (TV). Disegnatore, pittore, raccoglitore, osservatore, assemblatore, ricercatore, installatore, sperimentatore. La sua ricerca indaga sulla dimensione temporale innescata dalla natura, sul tempo dell’uomo, sull’attesa e sullo stato di osservazione del mondo che viviamo. Il punto di partenza di tutta la sua pratica teorico-lavorativa si concentra sul recupero di materia abbandonata. Cataste, macerie, scarto, diventano tesori da scoprire, osservare, gestire, conservare e rielaborare. Il disegno, la pittura, il collage e l’assemblaggio costituiscono lo zoccolo base della sua struttura costruttiva. Adotta continuamente nuove tecniche rimpastando quelle precedenti, un modo che ricorda antiche tradizioni e che lo avvicina alle origini primordiali dell'uomo. Da qui, la presenza alla base dei suoi lavori del lievito madre, con cui vivifica le sue creazioni. 

***
Comune di Lugo
Lugo Musei | Museo Francesco Baracca/Casa Rossini

Matrice. Sedici
Matrice è una mappa, un progetto diffuso nello spazio e nel tempo che collega, in forma di arcipelago, musei e altri luoghi storici della città di Lugo con arte, sguardi e movimenti contemporanei.

CARTE FERITE CARTE MEDICATE | Denis Riva
A cura di Massimiliano Fabbri
Pescherie della Rocca Largo del Tricolore 1, Lugo RA

Inaugurazione
Venerdì 20 giugno 2025
ore 18.00 Apertura mostra
ore 19.00 Concerto disegnato con Denis Riva / John de Leo / Drigo / Franco Naddei
videoriprese Diego Gavioli

Il Teatro del Tempo di Domingo Milella

Domingo Milella, Grotta dei Cervi, Il Delfino, Italia 2019

In occasione del Solstizio d’estate la mostra Il Teatro del Tempo di Domingo Milella (Bari, 1981), a cura di Michele Spinelli con la direzione artistica di Giuseppe Teofilo, nell’ambito della programmazione culturale espositiva regionale presso l’ex Caserma Rossani di Bari, presenta l’appuntamento speciale Solsitere. 

Il 20 giugno dalle 22 all’1 del mattino la mostra osserverà una apertura notturna straordinaria, con una serie di iniziative speciali. Interverranno per la Regione Puglia Aldo Patruno, Direttore Generale Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio e Mauro Paolo Bruno, Dirigente della Sezione Sviluppo Innovazione Reti, della Struttura di Cooperazione territoriale europea e del Servizio Poli biblio-museali, inaugurando le attività del Polo Bibliotecario Regionale ex Caserma Rossani di Bari nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione urbana.

In occasione della notte più breve dell’anno e della vittoria della luce sull’ombra, l’artista Domingo Milella ed il curatore Michele Spinelli accoglieranno alle ore 22 il pubblico, con una visita guidata, all’interno della mostra Il Teatro del Tempo viaggio simbolico verso la Grotta dei Cervi di Porto Badisco (LE), esperienza sotterranea, poetica ed evocativa.

Il mistero della Grotta dei Cervi e del suo patrimonio immaginifico diventa, attraverso le opere dell’artista, un viaggio condiviso e contemporaneo. Contestualmente l’artista Marco Rossetti suonerà alcuni strumenti musicali legati al passato remoto, tra cui il didgeridoo e il rombo sibilante, mentre successivamente la professoressa Claudia Attimonelli e i Crossing Avenue, duo di producer di musica sperimentale, condurranno il pubblico nel cuore della “Caverna Elettrica” attraverso un live elettronico in cui il suono frammentato in spazio e tempo convocherà le immagini ancestrali della grotta generando echi di futuri possibili. 

La mostra Il Teatro del Tempo è prodotta dalla Fondazione Pascali in collaborazione e con il sostegno della Regione Puglia, si sviluppa con il supporto scientifico del Museo della Preistoria di Nardó e in collaborazione speciale con il Segretariato regionale Mic, della Soprintendenza per le Province di Lecce e Brindisi e ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.

Le tredici opere in mostra documentano la ricerca artistica in uno spazio/tempo inaccessibile dalla quale emergono visioni stratificate e riflessioni profonde sull’idea di origine e di permanenza. Nella Grotta dei Cervi — tra pitture di figure stilizzate, simboli enigmatici, geometrie complesse e tracce labirintiche del passaggio umano — il tempo si cristallizza in una dimensione sospesa e misteriosa, di cui anche i maggiori studiosi lasciano aperta l’interpretazione, pur concordando sulla connessione con la natura e sulla componente spirituale e rituale. Una dimensione con la quale, nel corso delle epoche della storia dell’arte, si sono confrontati moltissimi artisti da Klee a Dubuffet, da Penone a Long, fino ad Anselm Kiefer.

DOMINGO MILELLA. IL TEATRO DEL TEMPO
Polo Bibliotecario ex Rossani di Bari
Via Benedetto Croce, Bari

La mostra è PROROGATA al 27 luglio 2025
dal giovedì alla domenica dalle 21 alle 24 (ultimo accesso alle 23.30)

Il 20 giugno, in occasione del Solstizio d'estate, apertura speciale dalle 22 all’1 am

+39 3201122513

domenica 15 giugno 2025

Un racconto lungo un viaggio di Andrea Lelario

Andrea Lelario_Taccuino II_2019_penna punta micron 003 su carta_cm 10,5 X 6_montato in veduta d_insieme_photo Soluzioni Arte


Dal 17 giugno al 21 settembre 2025, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ospita Un racconto lungo un viaggio, personale di Andrea Lelario a cura di Nicoletta Provenzano. 

Disegno, incisione, grafite, fotoincisione sono le tecniche predilette dell’artista che in questa mostra traccia un itinerario espositivo sul tema del viaggio come chiave poetica e dispositivo simbolico per indagare il legame profondo tra inconscio e materia, memoria e immaginazione, sogno e cosmo. Tra opere su carta, matrici in rame e taccuini, Lelario compone un linguaggio estetico ammaliante e magnetico.

Elementi cardine di un viaggio segnico e simbolico, intimo e immaginifico, due modellini di treni, in scala 1:87, materializzano pensiero e inconscio come ideale moto perpetuo, sospensione tra luoghi e identità, allegoria di una filosofia nomade e di un tempo senza coordinate, fondendosi con il mondo esplorativo ed enigmatico dei taccuini dell’artista. Il treno, alter ego dell’anima in movimento, diventa così metafora del destino e figura dell’immaginario: un attraversamento continuo tra reale e mete del possibile.

Intorno a questo “racconto lungo un viaggio”, la mostra si dispiega in un’indagine che percorre anima, universo e psiche, fantasia e realtà, sogno e mistero nel suo racconto intimo e diaristico.

L’esposizione intreccia gli studi junghiani sugli archetipi, che incarnano i diversi stadi dell’Anima, ai paesaggi immaginari richiamanti un percorso narrativo lungo l’atmosfera rarefatta del Grand Tour e dei Castelli Romani; si addentra nell’universo galattico e nelle reti neuronali tracciando mappe cosmiche e mentali. Incisione e fotoincisione diventano strumenti per indagare l’energia radiante che struttura tanto la materia del cosmo quanto quella dell’interiorità umana. Il segno si fa sottile e ramificato, in una continua germinazione simbolica che abbraccia l’enigma dell’esistenza e la profondità dell’inconscio. 

Muovendosi tra i territori del visibile e del sognato, i due convogli Frecciarossa – speculari – attraversano paesaggi mentali disseminati di filamenti segnici e linee vibranti. I treni, al tempo stesso concreti e immaginari, compiono un itinerario fantastico in cui tempo e spazio si dilatano, restituendo la dimensione fluttuante del pensiero e dell’identità.

Tre taccuini, con disegni a penna, sono poi il cuore del Viaggio diaristico, in cui Lelario apre le pagine di un diario visivo e conduce l’osservatore all’interno dei territori del pensiero e dell’inconscio. Queste minute esplorazioni compongono un universo intimo in cui micro e macrocosmo si intrecciano in un poema di forme, rivelando enigmi e visioni trattenute dalla superficie della carta. I taccuini di viaggio si trasformano così in tela dell’inconscio: mappe intime dove il segno disegna il paesaggio dell’anima, in un racconto visivo sospeso tra coscienza e sogno.

Un racconto lungo un viaggio dà ulteriore corpo e forma all’indagine onirica e visionaria di Andrea Lelario, culminando nell’ingresso di due taccuini all’interno della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.

***

Andrea Lelario nasce a Roma nel 1965. La sua formazione prende avvio all’Accademia di Belle Arti della capitale, dove l’incontro con Pippo Gambino e il corso di Tecniche dell’Incisione segna l’inizio di una ricerca che da subito si muove tra rigore tecnico e profondità simbolica. È il segno – inciso, tracciato, sedimentato – a diventare per Lelario lo strumento privilegiato di un linguaggio interiore che prende forma tra materia e immaginazione. Nel 1996 realizza un mosaico per la stazione Numidio Quadrato della metropolitana di Roma, primo intervento di arte pubblica del suo percorso. Negli anni, le sue opere entrano in importanti collezioni, come il Gabinetto delle Stampe di Edimburgo e di Glasgow, e il Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande nella Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura a Roma, mentre la sua ricerca continua a consolidarsi nel panorama espositivo nazionale. Nel 2003 viene invitato alla XIV Quadriennale di Roma, nel 2011 partecipa alla 54ª Biennale di Venezia, e nel 2014 vince il LXV Premio Fondazione Michetti. Nel 2017 l’Istituto Centrale per la Grafica gli dedica la mostra Perentoria figura, che raccoglie gran parte della sua produzione, riconoscendone il valore nell’ambito della grafica d’arte contemporanea. La sua poetica, da sempre in dialogo con la dimensione onirica e inconscia, si apre anche alla scena internazionale. Nel 2018 è tra i protagonisti della mostra Aurigae a Tao Xichuan, in Cina. Nel 2021 è membro del comitato scientifico nella Biennale Internazionale Digital Print Art Exhibition. Dal 2022 è tutor nel Dottorato di Ricerca di Interesse Nazionale in Scienze del patrimonio Culturale dell’Università di Roma Tor Vergata e accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2024 espone un nucleo cospicuo del suo lavoro nella mostra Nomadi del sogno presso il Mattatoio di Roma, Azienda Speciale Palaexpo. Sempre nel 2024 partecipa alla V Biennale di Stampa IAPA e al Simposio Accademico sul tema “Tecnologia in continua evoluzione e stampa eterna” presso il Museo d’Arte di Xi’an nella provincia di Shaanxi, in Cina.

Parallelamente al lavoro artistico, Lelario si è dedicato anche alla formazione: tra il 2019 e il 2020 ricopre il ruolo di Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 2019 è vicepresidente della IPI presso la Central Academy of Fine Art (CAFA) di Pechino, consolidando un dialogo aperto tra oriente e occidente, tradizione e sperimentazione. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero: presso il Gabinetto delle Stampe di Bagnacavallo (RA), presso l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, nella raccolta delle Stampe Achille Bertarelli del Palazzo Sforzesco a Milano, al Museo Fondazione Michetti, Francavilla al Mare (CH), presso il Gabinetto delle Stampe di Edimburgo e di Glasgow, presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi di Firenze.

UN RACCONTO LUNGO UN VIAGGIO
di Andrea Lelario
A cura di Nicoletta Provenzano
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
Viale delle Belle Arti, 131 – Roma
17 giugno – 20 settembre 2025
Inaugurazione: 17 giugno 2025, ore 17.00

Ufficio Stampa HF4 www.hf4.it
Marta Volterra, Responsabile Ufficio Stampa - marta.volterra@hf4.it
Eleonora D'Urbano eleonora.durbano@hf4.it 328.153.53.24

Ufficio stampa GNAMC
Antonella Fiori gan-amc.uffstampa@cultura.gov.it + 393472526982


MONTI8: Beating Loneliness e The Impossibile Hand

Alexis Mata, Mirror in the Sunset, 2025. Oil on canvas. Cm 150x120

In occasione del suo quinto anniversario, MONTI8 è lieta di annunciare l’opening simultaneo di due mostre: “Beating Loneliness”, collettiva che occupa gli spazi di via degli Ausoni 57, e “The Impossibile Hand”,personale di debutto del’artista cinese Xuanru Wang, ospitata invece nel project space di via dei Reti 1/A. 

Beating Loneliness presenta per la prima volta in Italia i lavori di cinque artisti internazionali: Justin Cole, Gwen Evans, Alexis Mata, Kevin Sabo e Abigail Hampsey. Tema centrale della mostra sono la barriere tra il mondo interiore e quello esterno, indagando come l’arte sia un mezzo per abbatterle elaborando traumi e vicende personali, eventi politici o ancora ansie sociali, o come invece gli artisti si servano della pittura per costruire confini che portano a una condizione di isolamento e introspezione. 

Nella ricerca di Justin Cole ( 1995, Brooklyn, NY) questo senso di isolamento è evidenziato dall’uso di toni scuri e soffusi e da una composizione semplice che pare sempre avvolta da un’atmosfera misteriosa, resa attraverso la commistione di figurazione e astrazione. L’isolamento è una condizione centrale anche nella ricerca di Gwen Evans ( 1996, Wales, vive e lavora a Liverpool) , ricerca che indaga proprio le barriere che l’artista - e l’essere umano in generale - construiscono tra il mondo esterno e la mente e l’anima dell’uomo per proteggersi dalle paure sociali del mondo contemporaneo. Alle problematiche sociali volge il suo interesse in maniera particolare Alexis Mata ( 1981, Città del Messico), che coniuga la raffigurazione del paesaggio messicano alla riflessione e l’uso dell’intelligenza artificiale. Questo dialogo genera nuove immagini, che Mata reinterpreta grazie al mezzo tecnologico. La pittura di Kevin Sabo ( 1992, Richmond, VA) affronta invece tematiche legate agli standard e i tropi che caratterizzano la cultura americana. Questo interesse porta Sabo a creare nuove figure maschili e femminili dalle proporzioni esagerate e dalle forme estremamente innaturali, smantellando l’idea tradizionale di genere e bellezza. Infine per Abigail Hampsey ( 1996, UK) è sempre il paesaggio l’oggetto di un’indagine che setaccia sia al paesaggio reale che quello mentale. I suoi sono veri e propri racconti pittorici che nascono dalla sua esigenza, quasi ossessiva, di stare all’aperto e fare lunghe passeggiate, durante le quali annota ciò che vede. I suoi soggetti si costruiscono sulla contrapposizione tra colori accesi e vibranti e un latente senso di tristezza e vuoto. 

Nel project space di via dei Reti, MONTI8 presenta la prima personale di Xuanru Wang (nata in China nel 2000, vive e lavora a Londra). La mostra è composta da una serie inedita di cinque lavori intitolata “The Impossible Hand”. Per l’occasione, Wang ha realizzato tavole di piccolo formato dal carattere profondamente intimo che vedono protagonista l’elemento delle mani, che tuttavia pare celato e non rintracciabile sulla superifice pittorica a un primo sguardo. Le mani sono un soggetto ricorrente nella pratica dell’artista, che muove da memorie di film storici e dipinti classici nella loro rappresentazione. Le sue composizioni ne riflettono l’interesse per l’indagine sul pathos e il desiderio come condizioni dell’essere umano, che Wang cattura attraverso dettagli e gesti del corpo. I suoi dipinti sembrano connettere lo spettatore con il lato ancestrale della nostra esistenza, accentuato dallo studio dei materiali pittorici come elementi alchemici.

La mostra è arricchita da un poema di Federico Garcia Lorca scelto dell’artista e intitolato “ Casida de la mano imposible”. 


The Impossible Hand II, 2025, oil and wax on board, cm 30,5x40,5


INFO
BEATING LONELINESS - GROUP SHOW
Main space: via degli Ausoni 57 - Roma

Opening: 
20 giugno, dalle 18.30 alle 20.30
Fino al 25 luglio
Orari di apertura:
Mar - Ven / 15 - 18

XUANRY WANG - THE IMPOSSIBILE HAND
Project space: via dei Reti 1/A - Roma

Opening: 
20 giugno, dalle 18.30 alle 20.30
Fino al 25 luglio

Visitabile su appuntamento
Info@monti8.com / 333 4056596

venerdì 13 giugno 2025

When You Move Around Me, un progetto di Numero Cromatico

When You Move Around Me
un progetto di Numero Cromatico 

Il 18 giugno 2025 apre al pubblico il nuovo spazio di Numero Cromatico in Piazzale del Verano 93. 

Lo inauguriamo come è giusto fare: con una mostra. 

WYMAM o meglio When You Move Around Me non è solo un progetto espositivo, ma compendio delle nostre più recenti ricerche. 

Due grandi installazioni. Due ambienti che si interrogano e ci interrogano sul ruolo dell’arte e dello spettatore e che fanno emergere tre concetti su cui stiamo riflettendo: Spazi aniconici, non antropocentrici, iniziatici.

Spazi aniconici. Letteralmente “senza immagini”, o meglio, senza rappresentazione figurativa esplicita. Non ci sono corpi, volti, oggetti riconoscibili. Le opere evitano qualsiasi riferimento diretto al mondo visibile quotidiano. Al posto dell’immagine figurativa, superfici dai colori primari, strutture modulari, forme geometriche, spazi immersivi. Questo vuoto d’immagine non è una mancanza, ma una scelta attiva: eliminare il "soggetto" per far emergere la percezione pura, quasi come in certe esperienze spirituali o estetiche dove ciò che conta non è ciò che si vede, ma come si sente.

Non-antropocentrici. Nell’opera di Numero Cromatico l’artista non è al centro e l’opera è uno strumento aperto, uno stimolo percettivo e sensoriale offerto al pubblico, che è chiamato a interrogare se stesso. In questo senso, l’opera si avvicina di più a un concetto di intelligenza distribuita, che all’autorialità umana classica.

Iniziatici. Le opere di Numero Cromatico sono spazi di passaggio, di soglia, di trasformazione interiore. Non si tratta solo di “guardare” un’opera, ma di attraversare un processo percettivo, cognitivo, psicologico.

Come nei riti di iniziazione antichi, dove l’individuo veniva portato fuori dal mondo ordinario per attraversare un’esperienza di soglia e uscirne trasformato, le due installazioni vogliono sospendere i riferimenti abituali. Non sai subito cosa stai guardando, non c’è una “narrazione”, e quindi sei costretto ad attivarti interiormente: senti, elabori, proietti.

Questo ha molto a che fare con tutta la ricerca, anche scientifica, che Numero Cromatico ha portato avanti negli ultimi anni. L’idea di un'arte “non narrativa”, che coinvolge il corpo e la mente dell’osservatore, in un’esperienza che ti cambia non perché ti dice qualcosa, ma perché ti costringe a diventare qualcosa di diverso, anche solo per un attimo.

Con questa mostra Numero Cromatico riafferma il suo impegno a promuovere una rete interdisciplinare e un dibattito critico sulle tematiche che ruotano attorno alla ricerca del collettivo, contribuendo così a una riflessione condivisa tra arte, neuroscienze, filosofia e comunicazione visiva.


When You Move Around Me
un progetto di Numero Cromatico 

Dal 19 giugno 2025 al 30 settembre 2025
opening 18 giugno 2025 – ore 19:00 

Visite su appuntamento 
lun-sab 10:00 – 18:00

numerocromatico.com
IG: numerocromatico 
Piazzale del Verano 93, 00185 Roma 



mercoledì 11 giugno 2025

ADRIAN PACI. NO MAN IS AN ISLAND

Ph. Francesco Gili; Courtesy Adrian Paci e Dicastero per la Cultura e l'Educazione della Santa Sede


Con No Man is an Island, mostra personale dell’artista Adrian Paci (Scutari, 1969) mercoledì 11 giugno inaugura il secondo appuntamento di Conciliazione 5, il progetto di arte contemporanea promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano, ideato in occasione del Giubileo 2025, e affidato alla curatela di Cristiana Perrella per il primo anno di attività.

Il programma 2025 di Conciliazione 5 invita a riflettere sul tema della Speranza, declinata attraverso quattro interventi d’artista che nel corso dell’anno affronteranno argomenti attuali e di forte impatto sociale: il carcere, la migrazione, l’ambiente, la povertà. Per ogni appuntamento l’artista protagonista lavora sia per lo spazio di via della Conciliazione – una window gallery visibile 24 ore su 24 – sia in un luogo cittadino di prossimità, ogni volta diverso e legato al tema affrontato, dando vita in questo modo a un progetto d’arte diffuso, che si estende fuori dal perimetro della Città del Vaticano.

Dopo l’artista cinese Yan Pei-Ming (Shanghai, 1960) che ha lavorato sulla condizione carceraria in relazione con la comunità della casa circondariale di Regina Coeli, Adrian Paci concentra la sua ricerca sulla potenza trasformativa del viaggio, capace di produrre immaginari suggestivi.

Nello spazio Conciliazione 5 – sempre visibile lungo via della Conciliazione– Adrian Paci presenta la scultura Home to Go(2001): una figura maschile, calco del corpo dell’artista, sorregge sulle spalle un tetto capovolto, che nella forma ricorda un paio di ali, evocando l’idea di un’umanità sospesa tra precarietà e trascendenza e ponendo al centro l’immagine dell’essere umano come viandante e l’idea del viaggio obbligato e drammatico di chi è costretto ad andare via dalla propria terra.

Con i suoi riferimenti all’iconografia cristiana della Passione, spesso ricorrenti nel percorso dell’artista – come in Cappella Pasolini (2005) o Via Crucis (2011) per la chiesa di San Bartolomeo a Milano – Home to Go è un'opera che dialoga con la sacralità del luogo, essendo sul percorso che conduce a San Pietro e alla Porta Santa, e con la storia dell’arte antica, che l’artista ha appreso sin dalla sua prima formazione.

In stretta relazione con questo lavoro The bell tolls upon the waves (2024), una video installazione che l’artista allestisce nelle storiche Corsie Sistine del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, antico luogo di cura e accoglienza la cui origine risale al 727 d.C., quando il re sassone Ina fondò la Schola Saxonum per i pellegrini diretti alla Tomba di San Pietro. 

Prodotta dalla Fondazione Giorgio Pace ed esposta per la prima volta in Italia, l’opera è ispirata a un episodio realmente accaduto: nel 1566 a Termoli, durante un attacco turco, i saccheggiatori tentarono di trafugare la Campana di Santa Caterina, usata per avvisare i marinai in caso di pericolo: un tentativo vano perché nel trasporto la campana finì in mare affondando l’imbarcazione su cui viaggiava. 

Rievocando questa storia, Paci ha progettato una campana per una piattaforma galleggiante sul mare di fronte a Termoli, come se quella storica fosse riemersa dai fondali; l’artista ha documentato tutta l’operazione con un video di grande intensità, in cui i rintocchi della campana sono generati dal movimento delle onde, a volte dolce, a volte violento. The bell tolls upon the waves è un’opera dal forte valore simbolico, che rimanda a una perdita ma anche a una presenza evocativa, la cui risonanza viene amplificata dal contesto carico di storia in cui viene installata.

L’accostamento tra un’opera già nota, tra le prime a far conoscere l’artista all’inizio del suo percorso, e una nuova produzione evidenzia la coerenza con cui Adrian Paci da sempre riflette su questi temi, offrendoci una narrazione che intreccia memoria personale, spiritualità e attenzione alle grandi questioni del nostro tempo.

Il titolo della mostra – No man is an Island – è una citazione del poeta inglese John Donne (Londra, 1572–1631), tratta da Meditation XVII (Devotions Upon Emergent Occasions, 1624), che recita «No man is an island, entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main (...) any man’s death diminishes me, because I am involved in mankind, and therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee.» Un invito a riconoscere la comune appartenenza e la responsabilità reciproca, valori fondanti per il Giubileo e per l’intera programmazione di Conciliazione 5, che vuole essere – come auspicato dal Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero – uno spazio aperto alla spiritualità, al pensiero critico e alla potenza trasformativa dell’arte.

La programmazione proseguirà in autunno con le commissioni ad altri due artisti internazionali, che continueranno l’indagine sui grandi temi del nostro tempo attraverso l’arte.

Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede
ADRIAN PACI. NO MAN IS AN ISLAND
a cura di Cristiana Perrella

Un progetto dedicato al tema della migrazione, del viaggio e dell’accoglienza
è protagonista del secondo appuntamento di Conciliazione 5, lo spazio per l’arte contemporanea su via della Conciliazione, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, inaugurato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede in occasione del Giubileo, con la curatela di Cristiana Perrella per il 2025.

L’opera di Adrian Paci a Conciliazione 5 sarà in dialogo con un altro intervento dell’artista nelle Corsie Sistine del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia - ASL Roma 1
11 giugno – 21 settembre 2025


CONCILIAZIONE 5
Per Stampa Nazionale e Internazionale
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Dicastero per la Cultura e l'Educazione della Santa Sede
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2 paint or not 2…


Dal 16 giugno alle ore 18.00 la Shazar Gallery presenta "2 paint or not to 2...", una mostra collettiva che invita a riflettere sul significato profondo e sulla persistente rilevanza della pittura nell'era contemporanea. La mostra esplora il linguaggio pittorico nelle sue manifestazioni concettuali, figurative e astratte, attraverso opere di artisti di diverse generazioni. In un mondo dominato da nuove e complesse forme espressive e tecnologie digitali, la pittura continua a dimostrare la sua forza e vitalità, offrendo strumenti unici per esplorare la condizione umana, la realtà e l'immaginazione.

Per l’occasione, gli spazi di via Pasquale Scura accolgono un variegato panorama stilistico e tematico, dalla pittura di Lorenzo Conforti, che cattura e reinterpreta il mondo visibile influenzato dalla street_art, alla pittura astratta di Thai Mainhard, che si avventura nei territori dell'emozione pura e della forma, fino alla pittura concettuale di Lello Lopez e di Gianfranco De Angelis, dove l'idea precede e informa l'atto creativo stesso. Infine, l’autobiografismo in forma di immagine della giovanissima artista cinese Aleza Zheng attraverso seta organza e installazioni. Questa diversità permette di tracciare un percorso evolutivo e, allo stesso tempo, di mettere in luce le costanti che legano gli artisti al gesto pittorico. 

2 paint or not to 2.. sarà visibile fino al 27 luglio, dal lunedì a venerdì dalle 16,00 alle 20,00.

“2 paint or not 2…”
Lorenzo Conforti, Gianfranco De Angelis, Lello Lopez, Thai Mainhard, Aleza Zheng

Opening: lunedì 16 giugno dalle ore 18.00 alle 20,30
dal 17 giugno al 27 luglio 2025

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8 

80134 Napoli
www.shazargallery.cominfo@shazargallery.com Instagram: shazargallery – FB: shazargallery

Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com


FUCK, DESIGN. Dino Lorusso | Jacopo De Benedicti

OPEN! STUDI APERTI 2025 – LO STUDIO DUNIA PRESENTA BENTO-DW E S, M, L, XL

In occasione della nuova edizione di Open! Studi Aperti 2025, lo studio di architettura Dunia دنيا invita il pubblico a esplorare nuove frontiere della creatività con la presentazione esclusiva dei vassoi della nuova serie BENTO-DW (Dirty Words) e di un prototipo di wallpaper per sexy-shop S, M, L, XL.

Le opere, ideate dai designer Dino Lorusso e Jacopo De Benedictis, nascono dalla volontà di reinterpretare con ironia i messaggi urbani lasciati su spazi pubblici, trasformando il linguaggio visivo in un elemento estetico e progettuale. Entrambi i progetti si distinguono per un approccio ludico e sperimentale che esalta la parola scritta nella sua dimensione tridimensionale e concettuale.

I BENTO-DW, creati attraverso stampa 3D in materiale plastico, si caratterizzano per leggerezza, fluorescenza e profondità materica, offrendo una reinterpretazione audace della parola scritta: “fuck”, “dick”, “ass”…

Il wallpaper per sexy-shop S, M, L, XL, invece, parte dall’analisi del segno grafico del fallo come elemento onnipresente nella società contemporanea. Attraverso processi di geometrizzazione e ripetizione, il segno si trasforma in una maxi texture versatile che può essere declinata in tonalità fluo più accese per un effetto visivo pop, ideale per ambienti come i sexy-shop.

Special guest di FUCK, DESIGN. Bambola è la scultura in ceramica realizzata dall’artista Angela Ferrara che allude alla testa di una bambola gonfiabile.

L’evento rappresenta un'opportunità imperdibile per scoprire nuove prospettive sul design urbano e sulla sperimentazione artistica.

Dino Lorusso (Triggiano 1963). Laureato in architettura presso la Facoltà di Firenze ha vissuto e lavorato al Cairo (Egitto) dal 1995 al 1999 collaborando con diversi studi di progettazione architettonica e design. Nel 2000 insieme all’arch. Marco Matarrese ha fondato lo studio Malo, successivamente ha collaborato con With Tarshito Studio (2007-2014). Nel biennio 2014/2016 è stato Cultore della Materia per la Cattedra di Design dell’Accademia di Belle Arti di Bari. La passione per la fotografia e il viaggio è esplicata nella pubblicazione su riviste tra cui Egypt Insight, 1000 words in pictures, Al-ahram Weekly e nelle mostre In ricordo dell’architetto Mario Rossi, Istituto Italiano di Cultura, Cairo e Alessandria d’Egitto (1997), Altri Orienti e angoli d’Italia, Istituto Italiano di Cultura, Cairo (1998), Festival del Mediterraneo - Saddam Art Center, Baghdad (Iraq) e Chiostro del Monastero di San Benedetto, Conversano (2000), Yom: frammenti del quotidiano in Iran, Yemen, Iraq, LiriBlues, Isola del Liri, Frosinone (2002), Visioni in farsi. Esplorazioni introspettive, Chiesa di Santa Margherita, Bisceglie, Bari (2014), La grande illusione / The great illusion, Temple University, Roma (2014), لسفر al safara in viaggio tra Medio Oriente e Puglia, Monastero di San Benedetto, Conversano (2015). Come mad|is|dead (Angela Ferrara e Dino Lorusso) è vincitore del 1° premio per la sezione installazione con l’opera Piombo all’8^ Biennale Rocco Dicillo premio Internazionale di arte Contemporanea, Triggiano (Bari) ed è tra gli artisti del progetto editoriale Cake. La cultura del dessert tra tradizione araba e occidente (Postcart, 2015) presentato ad Amman in occasione della 4^ Settimana della Cucina Italiana 2019, organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Giordania. Nel 2016 nell’ambito della 5^ edizione della Primavera Mediterranea di Bari è stato coordinatore del progetto artistico Curb your sensation (a cura di Manuela De Leonardis e Marialuisa Loconte). Con Ninni Castrovilli è coautore dei video Tr’ggi (On) e Le stanze (2017) che è stato selezionato dalla Giuria del 10° Concorso Muscat International Film Festival di Muscat (Oman) nella sezione The Visual Free Zone.Come designer ha firmato la lampada Nur (2015), concepita come «scatola della memoria» e realizzata in corten dal brand TrackDesign, Bento | Water ماء Acqua (2022), esposte nella mostra Design in Puglia: Nel blu dipinto di blu al Padiglione Italia ad EXPO 2020 di Dubai e la serie di Bento | City #Marble (2024), durante il Salone del Mobile di Milano. Dal 2022 è responsabile degli allestimenti delle tre edizioni di mostre fotografiche diffuse (Tony Gentile-Memoria Senza Indulgenza, Maïmouna Guerresi- Nûr/Luce/ نور e Silvia Levenson-Per Tutta La Vita/Para Toda La Vida) nel centro storico di Triggiano, realizzate nell’ambito di “Capaci di Legalità” in collaborazione con la Fondazione Pasquale Battista, Comune di Triggiano, Regione Puglia. Con il progetto AMO, firmato insieme a Jacopo De Benedictis, è presente alla 19. Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia, Padiglione Italia all’interno della mostra TerræAquæ. L’Italia e l’Intelligenza del Mare.

Dunia دنيا a Triggiano (Bari) è il progetto che riflette totalmente il suo pensiero: uno spazio indipendente di condivisione della creatività dedicato all’arte mediorientale ed orientale.

Jacopo De Benedictis (Putignano 2000). Si è laureato presso la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti (Milano) con indirizzo realizzazione multimediale. Si occupa di installazioni multimediali, interazione, prototipazione e più in generale di sperimentazioni nell’ambito audiovisivo e del design. 
Nel 2018 ha allestito la mostra collettiva: Barbara Canepa, Glenda Sburelin e Nicoletta Ceccoli presso la sala conferenze del Monastero di San Benedetto (Conversano BA) nell’ambito del festival Imaginaria Film Festival.
Nel 2020 ha ideato e realizzato l’allestimento della mostra 100 Lockdown Portraits di Ilaria Magliocchetti Lombi nell’ambito del Festival Lectorinfabula (Conversano BA). Nel 2021 ha collaborato con l’artista Giuliana Storino nella realizzazione dell’opera “Cicàdidi, la cadenza della vita”, un’elaborazione 3D a partire dal suono registrato del canto delle cicale esposta nell'ambito della mostra personale di Giuliana Storino Il sole è nuovo ogni giorno al Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari. Dal 2022 al 2024 ha sviluppato per la Fondazione “Giuseppe Di Vagno” (Conversano BA) tre prodotti innovativi (History Box, ReadingTable e TalkingPaintings) per la consultazione del materiale archivistico e dei libri presenti nella biblioteca della fondazione grazie a un bando PNRR relativo alla rimozione delle barriere fisiche e architettoniche. Dal 2023 collabora attivamente con Officina Chiodo Fisso (Putignano BA), per la realizzazione di progetti multimediali e progettazione di installazioni e prodotti. Con il progetto AMO, firmato insieme a Dino Lorusso, è presente alla 19. Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia, Padiglione Italia all’interno della mostra TerræAquæ. L’Italia e l’Intelligenza del Mare.

Special Guest Angela Ferrara (Noicattaro, Bari 1965, vive e lavora a Triggiano), diplomata in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, si è avvicinata all’arte della manipolazione dell’argilla sin dagli anni ’90 collaborando con numerosi artisti e artigiani locali. 


FUCK, DESIGN.
13/14 giugno 2025 

studio di architettura Dunia دنيا, 
Arco Battista 40, Triggiano (BA) 
ingresso libero, 10:00-13.00/16.00-22:00
Info: 339.3187430

Un progetto promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori
Progettazione, allestimento e videoinstallazione: Architetto Dino Lorusso e Jacopo De Benedictis

Contatti
lorussodino@gmail.com
info@jacopodebenedictis.it
Facebook e Instagram: @dinolorusso

lunedì 9 giugno 2025

Re:humanism Art Prize 4 | TIMELINE SHIFT

REHUMANISM4_Isabel_Merchante_ONE_DAY_I_SAW_THE_SUNSET_TEN_THOUSAND_TIMES_2025 


Timeline Shift è il titolo della mostra collettiva della quarta edizione del Re:humanism Art Prize, premio internazionale di arte contemporanea che, dal 2018, esplora le connessioni tra pratiche artistiche e intelligenza artificiale. 

A cura di Daniela Cotimbo, l’edizione 2025 prenderà forma negli spazi della Fondazione Pastificio Cerere a Roma – luogo simbolico di sperimentazione e ricerca nel panorama artistico contemporaneo – e sarà visitabile dal 19 giugno al 30 luglio 2025.

In mostra, saranno presenti le opere dei dieci finalisti selezionati attraverso l’open call lanciata lo scorso inverno, che hanno affrontato con originalità e spirito critico il tema del tempo, oltre al vincitore del Premio APA, la cui opera sarà visibile anche sugli schermi pubblicitari digitali di APA distribuiti in vari punti della città di Roma, per l’intera durata della mostra. Attraverso una riflessione profonda sull’intelligenza artificiale, i progetti esposti mettono in discussione la visione occidentale del tempo – lineare, progressiva e funzionale alla produttività – per proporne una rilettura plurale, sincronica e rituale.

Timeline Shift – letteralmente “spostamento della sequenza temporale” – intende sfidare le logiche estrattive di dati e risorse che guidano oggi lo sviluppo dell’AI, aprendo la strada a modelli tecnologici più etici, sostenibili e inclusivi. Le opere presentano prospettive speculative, poetiche e politiche, capaci di decostruire i sistemi di valore dominanti e generare nuovi orizzonti di pensiero.

Il Re:humanism Art Prize si conferma così come un laboratorio di ricerca e visione critica, in cui il dialogo tra arte e intelligenza artificiale apre spazi di consapevolezza, trasformazione e immaginazione del futuro. Come dichiara la curatrice Daniela Cotimbo: con oltre cinquecento candidature da tutto il mondo, di cui molte di altissima qualità artistica, ci siamo focalizzati su progetti eterogenei per provenienza, formato e tematiche proposte, ma guidati sempre da un tentativo di offrire una visione alternativa ad un futuro che appare sempre più incerto e segnato da eventi conflittuali. La giuria ha fatto un lavoro incredibile. Attraverso la riscrittura delle narrazioni che hanno finora alimentato la retorica che ruota intorno al progresso tecnologico e recuperando idee di benessere, di ascolto, di cura e partecipazione, gli artisti di questa edizione dimostrano che è ancora possibile andare oltre questa timeline sbagliata.

I VINCITORI E LE OPERE IN MOSTRA
Il primo premio della categoria MAIN PRIZE di questa edizione è stato assegnato al collettivo Lo-Def Film Factory del duo Francois Knoetze e Amy Louise Wilson, con Concept Drift, un ambiente immersivo e interattivo che intreccia videogioco, archivio visivo e narrazione postcoloniale. Attraverso modelli 3D generati da AI, collage materici, ambienti game-based e materiali d’archivio, il progetto costruisce un contro-archivio della cultura sudafricana, indagando come l’intelligenza artificiale riattivi e riformuli, in chiave tecno-capitalista, logiche storicamente radicate nel colonialismo.

Il secondo premio è andato invece a Isabel Merchante con One Day I Saw the Sunset Ten Thousand Times, una riflessione poetica sulla meccanizzazione della percezione e la riproducibilità digitale del naturale. L’artista riconfigura una macchina algoritmica, originariamente progettata per l’efficienza, in un’entità contemplativa che osserva esclusivamente tramonti. L’opera svela come l’AI generativa operi attraverso logiche di astrazione e standardizzazione, mettendo in crisi coordinate emotive e percettive.

Al terzo posto l’artista Minne Atairu con Da Braidr, una “start-up concettuale” che utilizza l’AI per valorizzare l’economia micro-imprenditoriale della produzione di trecce afro, mentre decostruisce le retoriche promozionali dell’AI all’interno del discorso tecno-capitalista. Attingendo a un’esperienza vissuta, il progetto interroga le possibilità dell’AI generativa nel sostenere l’autonomia economica e culturale delle donne nere, superando gli stereotipi che ancora le vedono relegate a certi canoni estetici.

Tra gli altri sette finalisti troviamo Federica Di Pietrantonio, già finalista nella precedente edizione, con Net Runner 01, un’installazione “indossabile” che sonda le modalità con cui gli ambienti virtuali – in particolare i videogiochi e i forum decentralizzati – plasmano le nostre percezioni in termini di identità, tempo e relazioni. Ispirata da un pioniere della fotografia del movimento come Eadweard Muybridge, Me vs. You è, invece, un'installazione video multicanale di Adam Cole e Gregor Petrikovič che esplora le sfumature dell'intimità queer in un mondo sempre più mediato dalle tecnologie di intelligenza artificiale: partendo da sequenze di wrestling l’opera sfrutta l’incapacità della visione artificiale di distinguere corpi intrecciati, mettendo in discussione i modelli computazionali di classificazione e controllo; l’intelligenza artificiale diventa così strumento di ambiguità poetica. 

Con Ever – che è sia un’installazione che un sito web – Amanda E. Metzger presenta un archivio generativo e decentralizzato di voci di diario create da un’AI addestrata sui suoi scritti personali collezionati tra il 2010 e 2023, proiettando esperienze autentiche del passato in futuri speculativi. I testi prodotti vengono trasformati in NFT e conservati su blockchain, dando forma a una memoria intima condivisibile e potenzialmente eterna. In mostra, l’archivio viene restituito sotto forma di un tappeto bianco con cuscini su cui i visitatori possono sdraiarsi per leggere le voci di diario, sia reali che generate dall’AI, proiettate sul soffitto, facendo esperienza dell’equilibrio tra segreto e pubblico, memoria e previsione; e della tensione tra l’essere autori della propria storia e il perderne il controllo.

Screen Tests di Esther Hunziker consiste in una serie di ritratti video AI generated (che richiamano sia la fotografia di casting cinematografico che gli omonimi screen tests di Andy Warhol), in cui figure umane si fondono con entità pelose. Glitch e deformazioni alterano la verosimiglianza, evocando identità ibride e instabili; mentre The Pits di Daniel Shanken è un'installazione immersiva che evoca l’erosione naturale e i paesaggi industriali dell’estrazione delle terre rare, alla base delle infrastrutture dell’intelligenza artificiale, per trascinare lo spettatore nella soglia instabile tra incanto tecnologico e fallimento sistemico. AI-Ludd è invece una video installazione del collettivo IOCOSE che mette in scena un’AI fittizia, addestrata a pensare e agire da luddista. Con taglio ironico e paradossale, l’opera sovverte le narrazioni ottimistiche sull’AI come strumento di efficienza, dando voce a un agente algoritmico che invita a sabotare le macchine, abbandonare il lavoro e reclamare il tempo per sé. 

Infine, Cloud Scripts di Kian Peng Ong è un’installazione che interpreta i Cloud Seals taoisti come forma asemica di comunicazione con il mondo spirituale. Attraverso un modello di AI addestrato su un corpus di sigilli, l’opera genera talismani privi di significato pittografico specifico ma carichi di intenzione rituale, sottraendo la macchina dall’orizzonte produttivistico per proiettarla nella dimensione di connessione trascendentale. 

Il Premio APA è stato invece assegnato a Franz Rosati per il suo progetto DATALAKE:CONTINGENCY, che presenta scenari generati dall’AI in costante mutamento, evocando il conflitto tra natura e tecnologia e il loro tentativo di coesistenza. Mescolando falsi documentari e notiziari iperrealistici, l’installazione travolge lo spettatore con un flusso di immagini segnato da linee temporali instabili, apertura di soglie e repentini cambi di stato che lo trasportano nel regno dell’incertezza.

In occasione dell’opening ufficiale, saranno presentate anche due installazioni realizzate dagli studenti del biennio di Multimedia Arts & Design di RUFA – Rome University of Fine Arts, ospitate all’interno del RUFA Space, situato accanto agli spazi della Fondazione Pastificio Cerere.

I progetti sono stati sviluppati a partire dalle stesse tematiche proposte dal bando dell’art prize, offrendo una riflessione originale e complementare ai lavori in mostra.

Infine, nella stessa serata è prevista anche una audio-visual performance dell’artista Franz Rosati all’interno del cortile della Fondazione.

Infine, il premio Digitalive di Romaeuropa è andato a Valerie Tameu con il progetto Metabolo II: Orynthia. La performance affronta la relazione tra intelligenza artificiale, ecosistemi naturali e tradizioni culturali attraverso una lente decoloniale e post-antropocentrica, utilizzando l’acqua come simbolo della diaspora africana e delle storie di dislocamento. Mami Wata, la divinità acquatica mutaforma, diventa il fulcro di una visione afrofuturista in cui l'AI e la realtà virtuale sono strumenti di resistenza culturale e creazione di miti. Come nella precedente edizione, una menzione speciale del premio Digitalive di Romaeuropa è stata assegnata anche a Jessica Tucker con il suo progetto Improbable Excess, una performance che include stampe, video e render digitali interattivi di corpi mutanti, rivelando come gli sguardi algoritmici ci inseguono, decodificano, riducono e ricostruiscono, manipolando il nostro desiderio di certezza e controllo. Questi due progetti verranno presentati a settembre al Mattatoio di Roma all’interno della rassegna del noto Festival romano.




LA GIURIA
La giuria che ha decretato i vincitori di questa quarta edizione del Re:humanism Art Prize era composta da: Alfredo Adamo, CEO di Frontiere; Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna; Alice Bucknell, artista, scrittrice ed educatrice; Claudia Cavalieri, direttrice della Fondazione Pastificio Cerere; Daniela Cotimbo, fondatrice e curatrice di Re:humanism; Niccolò Fano, fondatore e direttore di Matèria Gallery; Anika Meier, scrittrice e curatrice; Paolo Paglia, CEO di APA - Agenzia Pubblicità Affissioni; Federica Patti, curatrice a Romaeuropa Festival; Walter Quattrociocchi professore presso l'Università La Sapienza di Roma, a capo del Center of Data Science and Complexity for Society; Diva Tommei, direttrice per l’Italia di EIT Digital; Joanna Zylinska, professoressa al King’s College di Londra.


CONTATTI
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Social Media Manager: UC studio - press@ucstudio.it
info@re-humanism.com I www.re-humanism.com

INFORMAZIONI PRATICHE
Inaugurazione: 18 giugno 2025 dalle 18.00 alle 21.00
Date: dal 19 giugno al 30 luglio 2025
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle 19.00;
Sede: Fondazione Pastificio Cerere, Via degli Ausoni 7 – Roma
Info: Tel. +39 06 45422960 | info@pastificiocerere.it | www.pastificiocerere.it

CONTATTI PER LA STAMPA
GDG Press 
Ludovica Solari | + 39 335 5771737 | press@ludovicasolari.com
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