martedì 18 febbraio 2025

Quando filo, colore, parola s'intrecciano: Alice Schivardi

Alice Schivardi, "Talmente bello", dall'installazione "Coccinelle" (2010-2015) composta da 32 opere; disegni a ricamo su carta da lucido, matita, filo di cotone, cornice in resina fatta a mano, 7x9 cm ciascuno


Maja Arte Contemporanea inaugura mercoledì 19 febbraio 2025, alle ore 18, in via di Monserrato 30 (Roma), la personale di Alice Schivardi.

L'esposizione è la prima di un ciclo di tre mostre — Quando filo, colore, parola s'intrecciano — a cura di Giovanna Dalla Chiesa, che mette a confronto il lavoro di tre artiste: Alice Schivardi, Luciana Pretta e Luisa Lanarca.

In mostra una selezione di opere che riflettono il linguaggio distintivo di Alice Schivardi, il suo interesse per la narrazione intima e la costruzione di legami attraverso il disegno e il ricamo. Il percorso espositivo include Coccinelle (2010-2015), un'installazione composta da 32 ovali ricamati su carta da lucido, incorniciati in resina, che insieme formano un mosaico di memorie ed emozioni nascoste. Dalla serie Amore incondizionato e Black Series, due opere ricamate su carta da lucido, in cui il filo diventa uno strumento per sondare le profondità dell'affettività e delle relazioni umane. In Eco di Luce, un'ape si posa su una bocca, caricando di valenze simboliche e antropologiche la tensione tra silenzio e necessità di parola. Infine, un gruppo di api in volo (disegni a ricamo su carta da lucido, matita, filo di cotone, cornice in metallo): ognuna disegna la propria traiettoria e, nell'attesa di ricevere il nome da chi ne entrerà in possesso, suggerisce un'ulteriore riflessione sul possibile legame tra le due specie, quella umana e quella del regno animale.

Osserva Giovanna Dalla Chiesa:
Con il filo dei suoi "disegni a ricamo", su carta trasparente, Alice Schivardi non ha soltanto raccontato storie che portano in primo piano l'intimità e l'assorta concentrazione del mondo femminile, ma ha gettato un ponte tra gli aspetti della rappresentazione artistica che tradizionalmente si astrae dalla realtà e quelli della vita. Di questa fanno parte, non solo figure eticamente o spiritualmente esemplari come il partigiano Mario Fiorentini o Santa Rita da Cascia - protagonisti di alcune spettacolari performance -, ma l'intero creato, fatto di insetti meravigliosi e sociali come le api, o di altri - cui si deve comunque rispetto, sino a dar loro sepoltura - del regno animale di cani e uccelli, con cui l'artista riesce a fondersi sino a una completa immedesimazione e di quello di tutte le differenze etniche, di genere o genetiche, come nel caso del suo recente lavoro con i non vedenti. Il filo di Alice Schivardi è quindi il filo del pensiero che in modo immateriale, ma persistente, raccontando storie severe o soavi, su superfici trasparenti che lo fanno librare nell'aria, attraversa i confini per porsi ogni volta in relazione, e trasformare all'occorrenza la storia, riunificando ciò che il pregiudizio umano ha separato. Questo filo sapiente, e sapienziale, esteticamente incantevole, si rivolge agli aspetti antropologici come a quelli politici, sociali o religiosi, su cui deve fondarsi la consapevolezza della nostra umanità, e da cui dipendono la possibilità e la necessità di un'armonica convivenza e sopravvivenza.

NOTE BIOGRAFICHE
Alice Schivardi (Erba (CO), 1976) ha frequentato il corso dell'artista Alberto Garutti all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano diplomandosi con una tesi su Louise Bourgeois. La frequentazione con diversi artisti le ha permesso di approfondire il disegno come metodo d'indagine e di sperimentare continuamente materiali e tecniche, accumulando una molteplicità di esperienze sia in ambito lavorativo che umano e sociale.
Ha partecipato a numerosi premi tra cui il Premio Cairo a Palazzo Reale (Milano), il Premio Maretti al Museo PAN (Napoli), e ha vinto nel 2008 il primo premio "Videominuto" al Museo Pecci (Prato).
Tra le mostre personali più recenti: Corvi o colombe? (performance), Nuvola di Fuksas, Roma, 2023; Alice in Chains, Todi, 2023; La vita è una ruota, Una Vetrina, Maxxi_the indipendent, Roma, 2019; A suon di ali, Monumento Naturale Palude di Torre Flavia, Ladispoli, 2019; Ero figlia unica, Fondazione Pescheria - Centro Arti visive, Pesaro, 2015; Wormholes, Museo del Los Sures, in collaborazione con I.S.C.P., New York, 2014.
Ha inoltre partecipato a mostre collettive presso il Museo Pecci di Prato, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Richard Saltoun Gallery di Londra, l'Auditorium Parco della Musica di Roma, Palazzo Trinci a Foligno e l'American Academy in Rome.
Ha preso parte a manifestazioni internazionali d'arte, tra cui Manifesta 12, Palermo (2018), I Martedì critici a Roma e TEDx women Navigli a Milano (2021).
È presente nelle collezioni permanenti:
– Benetton Collection (2015)
– Museo Sperimentale per l’Arte Contemporanea, Aquila (2011)


Alice Schivardi
a cura di Giovanna Dalla Chiesa
19 Febbraio — 8 Marzo 2025

INAUGURAZIONE
Mercoledì 19 Febbraio 2025, ore 18

Maja Arte Contemporanea
Via di Monserrato, 30 – ROMA
info@majartecontemporanea.com
+39 06 6880 4621

lunedì 17 febbraio 2025

Mutaz Elemam - Contemporary Forest


Giovedì 20 febbraio dalle ore 18.00 la Shazar Gallery presenta Contemporary Forest, personale dell’artista sudanese Mutaz Elemam. Il pittore, che vive e lavora tra la Francia e il Cairo, ha all’attivo la partecipazione ad innumerevoli esposizioni a New York, Miami, Emirati Arabi, Egitto, Libano, Qatar, Kuwait, Sudan, a Biennali, come quella di Pechino, ed è alla sua seconda personale in Italia, negli spazi di via Pasquale Scura. La mostra di Mutaz Elemam si inserisce nella sfaccettata programmazione della Shazar Gallery attenta ai fermenti internazionali e ai differenti linguaggi artistici. 

Il nuovo corpus di opere prodotte dall’artista sudanese per l’occasione ne evolve lo stile in un coloratissimo universo vegetale attraverso espressive e più vivaci pennellate. Senza cambiare registro Mutaz Elemam ha trasformato il proprio gesto volgendolo verso nuove soluzioni stilistico cromatiche per accompagnare i suoi racconti visivi, un processo che mette in atto per ogni progetto e che segna un passo verso la riflessione e la comprensione di un’arte interiore. Le numerose velature e stesure di acrilico creano paesaggi a prima vista astratti ma che successivamente trasportano verso riconoscibilissimi angoli popolati da piante, fiori, erbe e alberi stagliati in una fitta verticalità. Il repertorio pittorico attinge a piene mani dalle ambientazioni naturali dei luoghi visitati e della terra d’origine del pittore. Lo spirito di un territorio, che è anche posto dell’anima e del pensiero, torna a vibrare nelle tele dove l’esplosione della pittura diventa incontrollabile e invade lo spazio dando vita alle mille sfumature e alle macchie dalla resa contemporanea eppure radicate nella cultura africana. 


Mutaz Elemam è un pittore sudanese nato a Kasala. Si è laureato al dipartimento di Belle Arti dell'Università Sudanese di Scienza e Tecnologia di Khartoum. È membro dell'Unione Generale degli Artisti Plastici Sudanesi e dell'Atelier degli Artisti del Cairo. La pratica di Elemam si è sviluppata nel tempo attraverso esperienze fatte nei numerosi luoghi in cui ha lavorato, vissuto e continua a sperimentare nuovi approcci alla pittura. Elemam ha partecipato a mostre personali e collettive sia a livello regionale che internazionale, tra cui la 5a Biennale di Pechino nel 2012, la mostra “The Khartoum School: The Making of the Modern Art Movement in Sudan (1945–Present)” presso la Sharjah Art Foundation e la Biennale de Sarria in Spagna, 2017. È stato anche redattore di Africa Art File per la rivista d'arte Not Apartheid, rivista d'arte pubblicata in Italia. Le sue opere si trovano oggi sia in collezioni private che in istituzioni pubbliche.


Mutaz Elemam - Contemporary Forest
Opening: giovedì 20 febbraio dalle ore 18.00 alle 20,30
dal 21 febbraio al 30 marzo 2025

La mostra rimarrà aperta fino al 30 marzo 2025 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento. 

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8
80134 Napoli

Tel. 081 1812 6773
www.shazargallery.cominfo@shazargallery.com 
Instagram: shazargallery – FB: shazargallery
Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com

Tramemente, opere di Paola Ricci

 


La mostra Tramemente presenta per la prima volta l’artista Paola Ricci nella nuova sede della Galleria MUSEONUOVAERA, uno spazio consono per presentare le grandi tele dell’artista. Le tele sono in parte inedite e in parte realizzate apposta per l’evento.
Il titolo della mostra richiama il concetto delle Trame che rappresentano e incarnano il processo mentale dell’artista, sempre in evoluzione.
Tramemente è una parola che racchiude la fusione tra trame e mente, come una liason senza separazione. Il disegno di Paola Ricci si compie nell’evoluzione continua del gesto, che non si fa intimorire nel passare dalle piccole dimensioni alle grandi estensioni delle tele. Il disegno è la base che poi si evolverà in pittura. I colori a olio di grossi pastelli e l’uso di strumenti non sempre ortodossi non è l’unico accesso per il gesto, l’artista arriva a usare semplicemente le dita direttamente a contatto con la tela trattata con cera d’api. La trama è anche il cucito che è dedizione del gesto a lungo tempo; il segno è disegnato dal ricamo che delimita sul tessuto la traccia su oggetti che vengono dal passato. Paola Ricci dipinge con furore e con meticolosità, coltiva una tecnica realizzabile in modo spontaneo.
Probabilmente l’artista si rifà a quello che Blake definiva la linea, che è un metodo pittorico, anzi è l’unico. L’artista porta la linea dalla dimensione bidimensionale a quella tridimensionale con il filo d’acciaio che disegna nel vuoto creando sculture nello spazio.
©Tancredi Gull. 2025.


Paola Ricci nasce a Venezia nel 1961 e si laurea all’I.S.I.A. di Urbino. Consegue un Master di Arte e Terapia presso l’Università Pontificia Antonianum di Roma. Combina la sua attività di artista con quella di docente di Didattica dell’Arte. Presso il CCA Andratx Mallorca (Spagna) è stata invitata in una residenza e le sue opere sono state esposte nella Galleria Kunstall nella mostra dal titolo Sculture da parete. È stata invitata come Visiting Artist al Cummings Arts Center, Connecticut College di New London, CT Stati Uniti d’America, dove ha realizzato, in diverse sessioni giornaliere, un grande disegno su carta intitolato Multiverso,c presente nella collezione dello stesso Istituto. È stata selezionata nel 2016, per la residenza nel Vermont Studio Center e ha ricevuto un premio per questo periodo di ricerca artistica negli USA. In aprile 2019 è stata selezionata per la Mostra The Comm-Inn, Het Nieuwe Instituut al Het Nieuwe Instituut a Rotterdam.  Ha partecipato, nel luglio 2020, alla mostra ANTEPRIMA al TOMAV a Torre Moresco. Nel 2020 il curatore Frank Eckhardt l’ha invitata a Dresda per un evento pubblico in cui ha presentato un video al Nonmuseum for Contemporary art on the Dresden Neumarkt NICHT MUSEUM ZEITGEMÄßER KUNST. Nel 2022 ha partecipato alla Mostra Collettiva Connessioni, The Kitchen Gallery a Milano. Nel 2023 ha realizzato il lavoro intitolato Filo d’Arianna per una mostra collettiva presso il Museo di Emilio Greco poi trasferita al Museo MADXI di Latina. Nel 2024 ha esposto le sue sculture insieme ai lavori di Franco Colamorea, nella mostra TEXTUS a Palazzo Planelli e la performance intitolata Intreccio/Intersect. a Bitonto.


Tramemente
Opere di Paola Ricci
fino al 22 febbraio 2025


INFO: Museo Nuova Era, Strada S. Giorgio Martire 9, 70124, Bari
Orari, 17.30 , 20.30 chiusura mercoledì, domenica e festivi.
Info: +39 3334462929
rosemarie.sansonetti@yahoo.it 


pubblica: 

mercoledì 5 febbraio 2025

A due #4, José Manuel Mesías - Sandra Tomboloni, L'illusione della vita

Sandra_Tomboloni_Il sole che splende nel cielo blu_2024

La Galleria ME Vannucci è lieta di presentare A due #4, José Manuel Mesías - Sandra Tomboloni, L'illusione della vita, il quarto capitolo della serie di dialoghi e incontri A due che creano un ponte tra artisti della galleria e figure selezionate direttamente da loro o individuate per affinità elettive.

Il dialogo tra gli artisti Sandra Tomboloni (Pelago, Firenze, 1961) e José Mesías (L'Avana, Cuba, 1990) si sviluppa attorno ad alcune opere che parlano di sacralità della vita e regole di convivenza. In tutto il progetto espositivo è evidente il rapporto tra essere umano e mondo animale. Sono composte da gabbie per uccelli le installazioni di José Mesías: oggetti realizzati dall’uomo per privare i volatili della propria libertà e piegarli al proprio volere. Sandra Tomboloni porta avanti la sua battaglia animalista e antispecista, già evidente nella personale del 2020 La fragilità degli ospiti, che qui si sviluppa tra una serie di nuovi disegni e due grandi sculture in cera.

Sono gabbie trovate, e poi schiacciate, quelle che formano una enorme croce in Ecce Homodi José Mesías; un chiaro riferimento alle parole che, nel Vangelo di Giovanni (19, 5), pronuncia Pilato mentre presenta Gesù flagellato e coronato di spine, espressione usata anche per definire una persona malandata e smunta. Si intitola Ecce homo. Come si diventa ciò che si èanche l’ultima opera compiuta di Nietzsche prima della follia, scritta, nelle sue grandi linee, in tre settimane di immensa esaltazione dell’autunno 1888, a Torino.

Le installazioni dell’artista cubano ci portano a pensare a un mondo animale fuggito via dalle leggi dell’uomo, anche nel caso di Paradoja de un móvil perpetuo (Esta jaula será un móvil perpetuo en tanto viva un pájaro dentro de ella), [Paradosso del movimento perpetuo(la gabbia avrà un movimento perpetuo finché un uccello vivrà al suo interno)], dove la gabbia è appoggiata sui legni ricurvi di un dondolo, ma l’assenza dell’animale vanificherà la sua funzione, quasi a togliere l’anima all’oggetto.Due grandi bastoni coperti di sculture di piccoli maiali in cera danno forma alle opere Abracadabradi Sandra Tomboloni. Viene subito da pensare alle aste decorate che reggono i rotoli della Toràh, libro sacro per eccellenza dell’ebraismo. La parola Toràh significa “insegnamento”, e deriva da una radice ebraica che indica anche “colpire” o “andare a segno”. Nella cultura israelita, il bastone è un simbolo di autorità, utilizzato dal pastore come strumento di correzione e guida per il suo gregge. Mentre il gruppo di maiali si impossessa dei bastoni, come a prendere in mano il comando, cercando la vera essenza di quegli insegnamenti, la parte bidimensionale di questa parodia del testo sacro, che dovrebbe essere contenuta nel rotolo, si snoda invece in una serie di disegni che sfuggono alla sequenza e alla forma arrotolata per trovare ciascuno la propria dimensione. Lo stesso titolo Abracadabra ci riporta al campo del mistero e della magia. Abracadabra è un vocabolo in uso nella magia mistica antica ed è considerata la parola universalmente più adottata fra quelle pronunciate senza traduzione nelle singole lingue. Questa parola era probabilmente utilizzata da popoli di lingua aramaica o araba, prevalentemente come incantesimo per curare alcune malattie o per scacciare i demoni. L’illusione della vita è quella dell’essere umano che considera vitali regole e abitudini che forse ci stanno portando verso direzioni sbagliate. La necessità quindi di sparire o invertire la rotta, interpretare nel modo corretto testi sacri, precetti, e pronunciare correttamente parole magiche. Sottrarsi per sabotare regole sbagliate.


BIOGRAFIE 
Sandra Tomboloni
In Sandra Tomboloni(Pelago, 1961), opera e biografia spesso coincidono e si sovrappongono: si ammala presto di anoressia, malattia con la quale convive. Sarà un materiale come il pongo a caratterizzare il suo percorso artistico, materia attraverso la quale, dopo le prima tele informali - in cui la figura era assente e quasi annientata - la figurazione prende progressivamente corpo. Il pongo è materia e colore, allo stesso momento, e trasmette tutto il senso di fragilità e precarietà caratteristici dell'opera dell'artista.
Tra le principali mostre personali: 2020,La fragilità degli ospiti, a cura di Serena Becagli, Galleria Vannucci, Pistoia; 2014, Orfani, Galleria Vannucci, Pistoia; 2013 Homeless#2013, Casa Rossa, Pontassieve (FI); 2011,Trasmigrazioni, Galleria Biagiotti, Firenze; 2010, Prezzemolina, a cura di Stefania Gori, La Smilea, Montale, (PT); 2010, Contrasted-Materia Instabile, Sandra Tomboloni/ Virgina Lopez, a cura di Matilde Puleo, Palazzo Comunale, Arezzo; 2005, Between and Underneath, Goldonetta, Firenze; 2004, Lost and Found, HVCCA, Peekskill, New York; 2000, Mostra-Laboratorio, Museo Pecci, Prato, 2000; 1999, Me, Io, Jeg, con Elizabeth Peyton e Lene Vearing, Salzau (Kiel), Festival di Teatro, Todi; 1999, Bu, Pinocchio, con Gianluigi Toccafondo, Palazzo delle Papesse, Siena; 1997, Generazioni/1, con Luca Caccioni e Giovanni Manfredini, Palazzina dei Giardini, Modena; 1997, Storia di un pulcino o due, Galleria Studio La Città, Verona; 1995-1995, Mostra personale, Galleria Gentili, Firenze.
Tra le principali mostre collettive: 2024, Colorescenze. Artiste, Toscana, Futuro, a cura di Stefano Collicelli Cagol e Elena Magini, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; 2021, Paesaggi Personali, a cura di Serena Becagli, Galleria ME Vannucci, Pistoia; 2020, Bambini per sempre! Infanzia e illustrazione nell'arte del primo Novecento, a cura di Arabella Natalini e Nadia Marchioni, Museo degli Innocenti, Firenze; 2019, «E p h e m e r a – Ε φ ή μ ε ρ α», a cura di Friederike Schmid, White Space Black Box, Neuchâtel, Svizzera; 2018, LET'S TWIST AGAIN, con Luca Caccioni, Fabrizio Corneli, Vittorio Corsini, Franco Guerzoni, Michelangelo Pistoletto, Pino Spagnulo, Giovanni Termini, Sandra Tomboloni, Giuliano Tomaino, Galleria Vannucci, Pistoia; 2018, Stereo Love Seats, Marc Straus Gallery, New York; 2018, De Scultura, a cura di Cristiana Collu e Saretto Cincinelli, Casa Masaccio Centro per l'Arte Contemporanea, San Giovanni Valdarno (AR) (artisti in mostra: Emanuele Becheri, Paolo Fabiani, Michel Frere, Anton Raphael Mafai, Arturo Martini, Davide Rivalta, Medardo Rosso, Sandra Tomboloni); 2013, Borderline, Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall'Art Brut a Basquiat, MAR, Ravenna; 2008, Italian Genius, Now, mostra itinerante del Museo Pecci di Prato nei musei d'arte contemporanea in Asia, 2008-2007; 2007, Revenge, Hudson Valley Center for Contemporary Art, Peekskill, New York; 2006, Tattile-Duttile, Galleria VM21, Roma; 2005, Minyonies, a cura di Maria Luisa Frisa e Giuliana Altea, Alghero; 2004, A.I. 20 artiste italiane nel XX secolo, a cura di Elena Lazzarini e Pier Paolo Pancotto, Palazzo Mediceo Seravezza, (Lu); 2004, Collezione Permanente, a cura di Samuel Fuyumi Namioka, Museo Pecci, Prato, 2004; 2003, Not in New York- Emerging European Artists, a cura di Marc Straus, Stux Gallery, New York; 2003, Imagerie Art Fashion, a cura di Maria Campitelli, Musei del Canal Grande, Trieste; 2003, Giovani Artisti Italiani, Premio Maretti, a cura di Roberto Daolio, Silvia Grandi, Maura Pozzati, GAM, Bologna; 2003, Rotte Metropolitane, a cura di Daria Filardo, Orto Botanico, Firenze; 2002, Continuità. Arte in Toscana1990-2000, a cura di Jean-Christophe Amman, Museo Pecci, Prato; 2000, La Fenice et des artistes, concorso per artisti contemporanei promosso da Hotel La Fenice, a cura di Maura Pozzati, Hotel La Fenice, Venezia; 1998, Artisti italiani in Kiel,Staadt GALLERIE, KIEL, a cura di Edoardo Di Mauro e L. Von Amelunxen; 1997, Onomatopea, a cura di Antony Iannacci, Galleria Studio La Città, Verona; 1997, Collaborazione con la compagnia Virgilio Sieni Danza allo spettacolo Quartetto sul vento, variazioni sull'identico, Teatro Metastasio, Prato; 1997, Realizzazione dell'opera in progress Il Piccolo Principe, a cura di Sergio Risaliti, all'interno del festival Fabbrica Europa, ex Stazione Leopolda Firenze; 1996, Realtà giovaneXXX- VI Premio Suzzara, Galleria Civica d'arte contemporanea. (Vince il premio acquisto ex aequo con Caira, Botto&Bruno e Casolaro); 1996LEONKART,a cura di Arcangelo, Centro Sociale Leoncavallo, Milano; 1995, Aperto Italia 1995, a cura di Francesco Bonami e Emanuela De Cecco, Trevi Flash art Museum, Trevi (Pg); 1994, Turbare il tempo, a cura di Saretto Cincinelli, Museo Archeologico di Firenze.


José Mesías (L'Avana, Cuba, 1990) è un artista cubano specializzato in pittura, disegno, video e installazione. Quest'ultimo è un mezzo per il quale spesso concentra la sua pratica sull'oggetto, il suo stato trovato e la sua storia. Il suo lavoro affonda le radici sia nella storia passata che nel contesto contemporaneo di Cuba. Spesso guarda indietro al periodo delle guerre d'indipendenza a Cuba alla fine del 1800, un tema raro nell'arte cubana contemporanea. Il suo lavoro rivela storie sia personali che collettive. Dimostra i principi fondamentali dell'universo che possono essere manifestati negli oggetti più insignificanti e nei mestieri più ordinari.
José Mesías si è diplomato all'Accademia Nazionale di Belle Arti "San Alejandro" dell'Avana nel 2009. Attualmente vive e lavora a L'Avana. Ha ottenuto borse di residenza in Giappone, patrocinate dall'Akita Art Institute (2018); a Bilbao, Spagna, nell'ambito del programma Azkuna Zentroa - Artist x Artist Residency (2017); in Colombia, dal progetto di scambio tra l'Instituto Superior de Arte e l'Universidad de los Andes (2013), tra gli altri.
Tra le sue principali mostre personali ricordiamo: Especies mentales(Cuban Artist Fund Studio, Residency Unlimited) New York, USA (2023);Not everything needs to be painted (Bode Projects) Berlin, Germany (2022); Itinerarios (Art Apartamento) Havana (2022);Sala del Tiempo, 13th Havana Biennial, Centro de Desarrollo de las Artes Visuales (2019); Sinsontes en perseverancia, a happening held at Calle Bernal y Águila, Havana (2019); Metáfora del crepúsculo árabe, Art Dubai, as a result of the residency period in the United Arab Emirates (2019); Image Index, Factoría Habana, Havana (2017); Acerca de la verdad absolutaand The Binary Show, Mindy Solomon Gallery (2016, 2015); El origen de la simetría, Centro Provincial de Artes Plásticas y Diseño Luz y Oficios, Havana (2012).
Il suo lavoro ha fatto parte delle seguenti mostre collettive:Ver Italia y vivir: Experiencias de lo “lo sublime” en el arte cubano contemporáneo, National Museum of Fine Arts, Havana (2024); Kaleidoscopes: contemporary Cuban perspectives, Galleria Continua Les Moulins, France (2024); You Know Who You Are: Recent Acquisitions of Cuban Artfrom the Jorge M. Pérez Collection,El Espacio 23, Miami (2023); Viva la Devolución, Utopía 126, Barcelona, Spain (2021);Más allá de la utopía. Las relecturas de la historia, National Museum of Fine Arts, collateral to the 13th Havana Biennial (2019); Going away closer, Spiral Garden, Tokyo, Japan and Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam (2018); La línea recta no es la más corta, Azkuna Zentroa, Bilbao, Spain (2018); 7th Salon of Contemporary Cuban Art, Centro de Desarrollo de las Artes Visuales (2017); Nido sin árbol, exhibition organized by Galleria Continua at Colegio de Arquitectos (UNAICC) (2016); La utilidad de la historia, Factoría Habana, Havana (2014); Cuban Video (MoCA), Cleveland, USA (2010); tra gli altri.

 

Veduta_della_mostra_José Mesías - Sandra Tomboloni, L_illusione della vita, Galleria ME Vannucci, Pistoia

José Mesías - Sandra Tomboloni
L'illusione della vita
A due #4

testo di Serena Becagli

Inaugurazione domenica 19 gennaio dalle 11:00 alle 19:30
dal 19 gennaio al 2 marzo 2025

mercoledì - venerdì 17:00 -19:30 sabato 9:30 - 12:30 / 17:00 -19:30
o su appuntamento tel. +39 0573 20066 +39 335 6745185

Galleria ME Vannucci, Via Gorizia, 122 Pistoia, Italia
GALLERIA ME VANNUCCI Via Gorizia, 122 Pistoia, Italia

tel. +39 057320066 mob. +39 335 6745185 
info@vannucciartecontemporanea.comwww.mevannucci.com facebook.com/galleriavannucciinstagram.com/mevannucci.art



 

lunedì 3 febbraio 2025

Nina Carini. Mani come rami che toccano cielo



Dal 6 al 9 febbraio, nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA, Nina Carini presenta la mostra Mani come rami che toccano cielo (2024) all’interno dell’Oratorio dello Spirito Santo di Bologna. In questo splendido gioiello d’arte e di architettura bolognese costruito dai monaci celestini nel tardo Quattrocento, Mani come rami che toccano cielo sembra radicarsi profondamente, come se fosse sempre stata lì, in sintonia con la sua storia e la sua spiritualità. Le braccia, sottili e altissime, si alzano verso l’alto, come a voler toccare qualcosa che non è visibile ma che è sempre presente.

La mostra presenta un’unica opera, ma di grande impatto per la sua carica spirituale, collocata nell’abside della chiesa. Composta da due sculture in bronzo lucidato a specchio, è il risultato di un processo di creazione che ha avuto luogo tra settembre e novembre 2024 presso la Fonderia Artistica Battaglia. Le sculture, con le mani tese verso il cielo, evocano un gesto di metamorfosi e di tensione verso l'infinito, un tema centrale nella ricerca dell’artista.

Nina Carini, partendo da uno schizzo nel suo diario, dà vita a un’installazione che unisce il desiderio di raggiungere l’oltre con la di coltà della realizzazione materiale. Il bronzo, materiale per natura grave, viene qui risolto in una forma aerea che invita il visitatore a riflettere sulla fragilità dell’essere umano e sulla sua tensione verso qualcosa di immenso e eterno.

«I due rami che si protendono verso il cielo, modellandosi in linee morbide, sembrano danzare nell’aria – sottolinea la curatrice, Rischa Paterlini -. Ogni movimento di queste forme naturali riflette un delicato equilibrio tra la materia e l'invisibile, tra il tangibile e il desiderio. L’opera va oltre la semplice forma fisica; è un'energia che si manifesta, raccontando di un cambiamento profondo, di una tensione che spinge oltre la superficie e invita a guardare ciò che è al di là di ciò che vediamo. Quest’opera non si limita a essere una semplice rappresentazione del corpo, ma diventa un’azione che attraversa i confini della percezione, un richiamo a qualcosa di più grande, un’aspirazione che non può essere colta. Questa scultura è una preghiera non verbale, un desiderio di comprensione che attraversa il tempo e lo spazio, senza mai arrivare a una risposta definitiva».

«Ho immaginato queste due braccia molto sottili appoggiate al muro, così da vedere una fessura nello spazio, due linee sottilissime di luce», scrive Carini nel suo diario. Le mani scolpite con precisione – che sono quelle dell’artista - non cercano solo il cielo, ma tentano di a errare qualcosa

6, 7, 9 febbraio: ore 12.00 – 19.00
8 febbraio: ore 12.00 – 24.00

Ogni giorno alle 18.00: Azione poetica Ende beginntdi più vasto, di diventare parte di un tutto che non può essere definito. Le braccia, impossibili nella loro lunghezza, non sono il punto centrale dell’opera, ma il loro slancio, il desiderio di andare oltre, di sfidare il limite umano.

Accanto alla scultura, Nina Carini presenta Ende beginnt, un’azione poetica che invita il pubblico a una riflessione profonda sul tempo. Ogni giorno alle 18:00, un poeta insieme all’artista leggeranno versi tratti dalla bibliografia di Rainer Maria Rilke, incentrati sulla figura dell'Angelo e sul desiderio di metamorfosi. Il pubblico sarà invitato a sperimentare autonomamente l’ascolto e la lettura, creando un momento di contemplazione e introspezione.

La scena poetica bolognese contribuirà all’evento, con la partecipazione di poeti come Riccardo Frolloni, Franca Mancinelli, Diletta D’Angelo, Marilina Ciaco, Eleonora Negrisoli, Giorgio Zavagli, Mariagiorgia Ulbar, Beatrice Magoga e Luciano Mazziotta.

L’esposizione rappresenta un’occasione unica per esplorare il rapporto tra arte, tempo e metamorfosi, dove ogni gesto e ogni parola diventano un invito a superare i limiti del visibile, cercando tracce di infinito nel presente in un luogo intenso permeato da profonda spiritualità.

La mostra è accompagnata dal testo critico di Rischa Paterlini, e Pina De Luca

Si ringrazia l’Ordine di Malta, Fonderia Artistica Battaglia, partner tecnico della mostra e Art Defender.

INFORMAZIONI:
Oratorio dello Spirito Santo Via Val d'Aposa 6, Bologna www.artcitybologna.it

ORARI DI APERTURA:
5 febbraio 2025: 15:00 - 21:00 (Opening) 6-7-9 febbraio 2025: 12:00 - 19:00
8 febbraio 2025: 12:00 - 24:00

UFFICIO STAMPA:
Maria Grazia Vernuccio T. 3351282864  E. mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it

Nina Carini
Palermo, 1984. Formatasi nelle Accademie di Belle Arti di Verona e Milano e presso l’École nationale supérieure des beaux-arts de Lyon, l’artista ha mosso i suoi primi passi in ambito pittorico, per superare rapidamente la specificità dei singoli linguaggi e per reinventare il senso e lo scopo del medium, che di volta in volta ha utilizzato. Ognuno dei suoi lavori è preceduto da un tempo lungo di preparazione, dedicato alla conoscenza dei fenomeni che sta esaminando. Le sue non sono forme fisse nel tempo, chiuse in sè stesse, varcano, anzi, i propri limiti. Un modus operandi che è stato decisivo per fare arte servendosi di mezzi alternativi a quelli tradizionali e per continuare a sperimentare soprattutto con il suono, le installazioni e il video. Tra le recenti mostre in cui ha esposto le sue opere si ricordano: Straperetana, (Palazzo Maccafani, Pereto, 2024), Materia sonora, (Istituto Italiano di Cultura di Madrid, Madrid, 2024) Premio Cairo, (Museo La Permanenente, Milano, 2023) Aperçues (Basilica di San Celso, Milano, 2023) Meteorite in giardino 13 (Fondazione Merz, Torino 2021), For 24h CALL ME POET! Let’s meet on the horizon (Casa Testori e Casa degli Artisti, Milano 2020), VIII Premio Fondazione VAF, Passione 12 progetti per l’arte italiana, (MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, 2019), Are my eyes distracting my hearing? (NM Contemporary, Monaco 2019). È stata finalista durante l’VIII Premio Fondazione VAF con l’opera Confine (2017) oggi in collezione al MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.


MANI COME RAMI CHE TOCCANO CIELO
NINA CARINI
A cura di Rischa Paterlini

Nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA Press Review: 5 febbraio 2025, 15:00 - 21:00

Oratorio dello Spirito Santo, via Val d'Aposa 6, Bologna
Esposizione: 6 - 9 febbraio 2025

6, 7, 9 febbraio: ore 12.00 – 19.00
8 febbraio: ore 12.00 – 24.00
Ogni giorno alle 18.00: Azione poetica Ende beginnt


giovedì 30 gennaio 2025

Fenomenology Street | Anna Rosati & Giorgio Pierbattista


Giovedì 6 febbraio, alle ore 18.00, nell'ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA, Anna Rosati & Giorgio Pierbattista presentano Fenomenology Street, duplice progetto legato alla street photography e alla visione filosofica dell’immagine, a cura di Azzurra Immediato.

Fenomenology Street è ode visiva all’universo metropolitano, duplice sguardo e proiezione di Anna Rosati e Giorgio Pierbattista. Pensare significa osservare? O il contrario? La strada non è solo passaggio, ma luogo di rivelazioni: ogni immagine un frammento, ogni dettaglio un enigma. Anna Rosati disegna mappe intime a Km 0, dove la città si svela e si dissolve, architetture che celano tracce di un’archeologia ultracontemporanea. Un viaggio che confonde e sorprende, trasformando ciò che è noto in una nuova geografia dell’anima, all’ombra di un ‘sempiterno mutamento’ concettuale ed antropico. Giorgio Pierbattista raccoglie l’urlo silente della semiotica urbana, alfabeti spezzati che interpellano il pensiero. Ogni segno è una voce, ogni muro una pagina da decifrare, un verso che giunge dal basso e si innalza in una olimpica disputa. È il paradosso del visibile: il presente si fa traccia, il significato si nasconde nella sua stessa rivelazione. Entrare in Fenomenology Street è scoprire la strada come esperienza liminale, dentro e fuori porta, un varco verso il fremito sottostante la vita.

La mostra è parte del programma ART CITY BOLOGNA, il progetto di alleanza culturale nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere per affiancare con mostre, eventi e iniziative speciali l'annuale svolgimento di ARTEFIERA e proporre un'originale esplorazione di musei, gallerie e luoghi d'arte in città.

Fenomenology Street sarà aperta al pubblico sino al 16 febbraio, con i seguenti orari:
 Giovedì 6 febbraio, Opening, ore 18.00 - 20.00
 Venerdì 7 febbraio ore 17.00 - 20.00;
 Sabato 8 febbraio, ore 17.00 - 24.00 Art White Night;
 Dal 9 al 16 febbraio dalle 10.00 alle 12.00 | dalle 17.00 alle 19.30;
 E su app.to contattando info@fenomenology.com

CONTATTI

Anna Rosati
info@rosatistudio.it
Instagram: Anna Rosati Photographer - Facebook: Anna Rosati Photographer

Giorgio Pierbattista
giorgio@pierbattista.it

Instagram: fenomenology_hub_coaching_ - Facebook Fenomenology Hub & Coaching
Fenomenology Photo Art Gallery
info@fenomenology.com www.fenomenology.com
Instagram Fenomenology Photo Art Gallery

All Photo Art
Instagram allphotoart - Facebook All Photo Art


Fenomenology Street
Anna Rosati & Giorgio Pierbattista
A cura di Azzurra Immediato

Opening Giovedì 6 febbraio dalle ore 18.00
Dal 6 al 16 febbraio 2025

FENOMENOLOGY PHOTO ART GALLERY
Via Sant’Isaia 43|a, Bologna
nell'ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA
promosso da Fenomenology S.r.l. in collaborazione con All Photo Art

BIO ARTISTI

ANNA ROSATI visual artist e graphic designer, vive e lavora a Bologna. È laureata in Cinematografia al DAMS - UniBo dove ha inoltre conseguito due titoli Accademici di Alta Formazione ‘Docente e carcere’, ‘Educazione estetica per la fruizione delle Arti e dei Musei’. È stata per lungo tempo collaboratrice di Fulvio Roiter, in seguito si è occupata di reportage per progetti di cooperazione internazionale. Nel 2013 dà vita al laboratorio fotografico ‘RI-prendere’, condotto presso l’Istituto Penale Minorile Siciliani di Bologna e in seguito al Montecatone Rehabilitation Institute di Imola. Sue opere fanno parte di collezioni private e sono pubblicate in cataloghi d’arte e magazine internazionali. È specializzata nella fotografia Fine Art, nella sua ricerca si occupa di temi antropologici, sociali, concettuali. Molti suoi progetti hanno ricevuto prestigiosi Premi Internazionali e sono stati esposti in sedi prestigiose in Italia e all’estero. Nel 2023 ha ideato il ‘Premio LILT (Lega Italiana Lotta Tumori) per la Fotografia Contemporanea’ di cui è ideatrice e curatrice artistica.


GIORGIO PIERBATTISTA è avvocato, consulente di direzione ed executive coach e proprietario di Fenomenology Photo Art Gallery e fotografo. Attraverso Fenomenology Srl opera nel campo della formazione manageriale, della consulenza imprenditoriale, della life e corporate coaching e delle arti visive. Le immagini divengono strumenti di ascolto, suscitano domande, indicano riflessioni ed invitano all’azione. Nel coaching e nella consulenza così come nelle sue installazioni. L’installazione ‘La sala dell’Universo’, ideata da Pierbattista presso Paciu Maison Art Factory e resa itinerante nell’ambito di ART CITY Bologna 2024, subisce oggi una ulteriore evoluzione. In tale meta architettura, difatti, le 4 pareti di Ascolto, Domanda, Riflessione ed Azione guidano nel cosmo fino ad una... SCELTA da compiere, vera parola chiave. Scelta che va compiuta da un’umanità sempre più gravata dal ‘giogo della tecnica’, in un Universo che la accoglie con stanchezza e timore. Ciò per riprendere e rivivificare quel fertile ‘lavoro paziente e lento di costruzione nella ricerca di una ragione’ di anceschiana memoria, per andare ‘en avant’.



mercoledì 22 gennaio 2025

Flavia Bucci, CHE COSA SONO LE NUVOLE?


Come possiamo realizzare qualcosa di materialmente definito che racconti invece la non definibilità del processo mentale che ne sta all’origine? Come possiamo trasformare in oggetto finito il continuo scorrere e mutare delle sensazioni? Queste sono alcune delle domande che stanno alla base della ricerca artistica di Flavia Bucci.

Nata nel 1990 ad Atessa, in provincia di Chieti, Bucci vive e lavora a Carrara; nel 2017 ha conseguito a pieni voti il Diploma Accademico di II° Livello presso la Cattedra di Pittura di Gianni Dessì e Fabio Sciortino, presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. 

L’attenzione verso determinate dinamiche sociali mi ha portata a sviluppare una ricerca tesa soprattutto alla comprensione del concetto universale di “tempo” che si dilata e comprime secondo ritmiche sempre differenti, in un parallelo continuo tra la mia sfera quotidiana e una sfera assoluta. Finalista nel 2019 del Premio Nocivelli, nel 2021 ha partecipato alla residenza Equidistanze a cura di Magazzeno Art Gallery. Frequenta il corso di specializzazione della Fondazione “Il Bisonte – per lo studio dell’arte grafica” e nell’estate 2022 partecipa alla residenza Da quassù, a cura di InHabitat/Galassia Mart; nel 2024 è vincitrice del Premio del Disegno (Galleria Scroppo, Torre Pellice, TO). 

L’astrazione nel disegno che tenta di fissare situazioni dinamiche della mente si ritrova nella serie “Siderali”, lavori a china e acrilico dove da un singolo elemento circolare nascono e si diramano (come fossero sinapsi) altrettanti cerchi fino a formare un reticolo, informe se visto da lontano, dettagliato e minuto in ogni singola parte se visto da vicino. Nella sua pratica Bucci porta in primo piano il tempo individuale contrapposto al tempo collettivo, andando contro il preconcetto del “tutto, subito, senza sbagli”, cercando invece nella lentezza del lavoro metodico e ripetitivo la vera fonte di conoscenza, nell’errore la vera libertà. Con la mia ricerca voglio provare a forzare quei meccanismi di polarizzazione, di presa di posizione che, in virtù di un eccesso di chiarezza e riconoscibilità, sacrificano ogni sfumatura di senso, relegando nel regno dell’oblio ogni chance di complessità. 

Nei “Notturni” Bucci estremizza la ripetitività del gesto creando strutture tridimensionali che invadono lo spazio. Utilizzando la penna 3D l’artista disegna forme che questa volta si espandono in tutte le direzioni, liberamente e attraverso le trasparenze degli spazi vuoti dialogano l’una con l’altra in un continuum. L’incertezza così come l’indeterminatezza spingono a cercare e definire nuovi spazi e nuovi confini. È un momento sulla linea del tempo in cui ogni cosa può ancora diventare tutto. Mi affascina ragionare su un immaginario incerto, sfocato, perché penso che in esso si celi un grande potenziale molto evocativo. Questo per me riguarda anche i sogni e ogni condizione in cui la vita è indefinita. Il suo continuo bisogno di muoversi e viaggiare ha creato dentro di lei un mappamondo di luoghi attraversati, vissuti e abbandonati, che hanno lasciato delle tracce nella memoria, dei frammenti che influiscono a modificare l’esperienza stessa e la visione del mondo. Nella serie “Cosa resta(?)” Bucci fa tesoro di quelle istantanee mentali, trasportandole nei lavori su carta cotonata come tanti riflessi, linee geometriche dai contorni vividi e coloratissimi. La dinamicità degli accostamenti e gli intrecci di texture ricordano i profili di montagne, laghi, pianure, paesaggi che da reali nel vissuto diventano visioni emozionali nel ricordo. E cosa resta di noi in quei luoghi? 

Paesaggi. Mi ci sono persa e ritrovata centinaia di volte. Pieni, ardui, infiniti. Paesaggi di passaggio, immortalati, congelati. Paesaggi da finestrino, di quelli che una volta superati non esistono più. Paesaggi di letti scomodi, di treni alle sei di mattina. Ne ho gli occhi così pieni che appena li chiudo mi compaiono proiettati all’interno delle palpebre. Paesaggi di pioggia asciugati dal sole, paesaggi di parole spazzate via dal vento. Paesaggi di consapevolezze. Disegno i luoghi dello svolgersi del mio tempo, teatri di incontri e suggestioni. Archetipi del viaggio.Le serie di lavori presentati per BoA Spazio Arte giocano tra gli estremi della linea del tempo dell’artista, tracciando una direttrice immaginaria che dai “Siderali” fino ai paesaggi di “Cosa Resta(?)” racconta un prima e un dopo che le cose accadano, tra gli uni e gli altri c’è l’esperienza, c’è la vita che si svolge. 

Il titolo della mostra è un riferimento diretto all’omonimo cortometraggio di Pier Paolo Pasolini, dove le nuvole rappresentano l’epifania della scoperta del creato, sempre mutevole ed in movimento. Nelle nuvole infatti possiamo riconoscere forme conosciute che però non restano mai le stesse in un continuo ed ineffabile cambiamento. 

Iago: Cosa senti dentro di te? Concentrati bene. Cosa senti? 
Otello: Sì sì, si sente qualcosa che c'è! 
Iago: Quella è la verità. Ma, ssh! Non bisogna nominarla, perché appena la nomini, non c'è più. 

INFORMAZIONI GENERALI 
Flavia Bucci, CHE COSA SONO LE NUVOLE?

Opening: mercoledì 29 gennaio 2025 ore 18-21 

ArtCity white night: sabato 8 febbraio 2025 dalle 10 alle 24 
Finissage: sabato 15 marzo 2025 

Orari: Martedì-Venerdì 10-13 / 16-19 Sabato su appuntamento 

BoA Spazio Arte
di Margherita Maccaferri
via Barberia 24/A 40123 Bologna





martedì 14 gennaio 2025

Songs of the Canaries e Songs of the Gypsies di Jan Fabre

Measuring the neurons, 2024, Carrara marble_Jan Fabre_ph. Pierluigi Di Pietro

Dal 31 gennaio al 1 marzo 2025, Roma si prepara ad accogliere l’arte visionaria di Jan Fabre, uno dei più grandi innovatori della scena contemporanea, con una mostra che, per la prima volta in Italia, raccoglie i due più recenti capitoli della sua produzione artistica:Songs of the Canaries(A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) e Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre).

Artista visivo, creatore teatrale e autore, capace di fondere tradizione artistica, filosofia, scienza e spiritualità in un unico personale universo creativo, Fabre porta alla Galleria Mucciaccia di Roma un corpus di opere che attraversano l’essenza del pensiero umano, la fragilità della vita e il potere trasformativo dell’arte, “giocando” con la performatività dei materiali, per esplorare temi esistenziali, spirituali e scientificiattraverso un dialogo costante tra corpo, mente e materia. 

Occasione per immergersi in un viaggio tra simbolismo, innovazione e intimità personale, in un percorso espositivo attraverso il quale Fabre continua a spingere i confini dell’artereinventando antiche metafore per affrontare questioni contemporanee, la mostra è un’esplorazione del rapporto tra materia e spirito, forte di un uso innovativo di materiali come il marmo di Carrara, il Vantablack (la più nera versione esistente del nero) e i colori a matita e tempera. 

Il primo capitolo Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) è un tributo poetico alla fragilità della vita, all'inseguimento dei sogni e alla continua ricerca dell'umanità di comprendere il cielo. Fabre esplora queste tematiche attraverso un’installazione composta da opere meticolosamente scolpite in marmo di Carrara e intimi, sorprendenti disegni a matite colorate su Vantablack. Una serie di sculture raffigura canarini appollaiati in cima a cervelli umani, apparentemente in contemplazione dei meccanismi interni della mente. Dettagli come le piume di un canarino - metafora della libertà e della fragilità - o le vene di un cervello si trasformano in una poesia scultorea che armonizza i suoni del cielo con l’eco dei pensieri umani, attraverso titoli evocativi come Thinking Outside the Cage(2024), Sharing Secrets About the Neurons(2024) e Measuring the Neurons(2024). 

È al centro di questa prima sezione espositiva che si trova la scultura monumentale The Man Who Measures His Own Planet (2024): una figura si erge su una scala, con le braccia tese come a voler misurare l’immensità del cielo. Il cranio aperto rivela una “terra incognita”, quel territorio in gran parte inesplorato che è il cervello, simbolo dell’incessante ricerca dell’artista e dell’uomo per capire l’incomprensibile; il corpo è modellato su quello di Fabre stesso, mentre il volto rimanda al fratello scomparso prematuramente, Emiel, a cui è dedicata la mostra. 

Questo primo capitolo Songs of the Canaries è anche un omaggio a Robert Stroud, detto “Birdman of Alcatraz”, un prigioniero che divenne un rinomato ornitologo, specializzato in canarini. Per poterli studiare, Stroud riuscì a farsi portare in cella centinaia di questi uccelli, creature che anche in cattività trovavano la forza di cantare e ispirare la mente. Quando fu rilasciato, alla domanda dei giornalisti su cosa avesse intenzione di fare per il resto della sua vita, Stroud rispose: “Misurerò le nuvole”.

Il secondo capitolo, Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre), mescola il jazz e l’arte con la vita personale dell’artista, per esplorare la relazione tra fragilità e creazione in opere sorprendenti che uniscono tradizione iconografica e innovazione contemporanea. Il cuore dell’installazione è costituito da tre grandi sculture di marmo di Carrara in cui Fabre raffigura un neonato fuori scala, suo figlio all'età di 5 mesi e mezzo, ma alto come il padre. 

Questa seconda sezione della mostra inizia infatti con una nota personale: Fabre ha chiamato il suo primogenito Django Gennaro, dove Django si riferisce a Django Reinhardt, virtuoso chitarrista gypsy jazz belga, acclamato da musicisti di tutti i generi come geniale e innovativo. Reinhardt era riuscito a eccellere e a inventare un genere musicale personale partendo da un grande svantaggio: una grave menomazione alla mano sinistra dovuta a un incidente da ragazzo.

Jan Fabre ha scelto di omaggiare queste due importanti figure nella sua vita, fonti di ispirazione per la sua arte.

Le delicate forme infantili scolpite incarnano il mistero della nascita e della creazione e sono anche messaggere di partiture musicali jazz, che appaiono sia incise nel marmo sia nei disegni dai colori vivaci, evocando una dimensione giocosa e improvvisata, ispirata alle pitture infantili del giovane Django e ai brani di Reinhardt. Come una partitura musicale multidimensionale che trasporta lo spettatore sulle note dei grandi successi del chitarrista gitano “Minor Swing”, “Nuages”o “Manoir de Mes Rêves”, le opere conducono in un mondo di sogni concreti, di vite fatte d’arte; un lento swing tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, un invito artistico a contemplare la fragilità e lo splendore della condizione umana. La mostra tutta è un inno alla musica, filo conduttore che attraversa entrambe le serie: Fabre intreccia note e immagini, trasformando il gypsy jazz di Django Reinhardt in una colonna sonora visiva, mentre i canarini, simbolo di canto e libertà, diventano messaggeri tra il terreno e il celeste. 

Nato ad Anversa nel 1958, Jan Fabre è un innovatore di spicco e una delle figure più influenti del panorama artistico contemporaneo internazionale. Contribuendo all’arte visiva, al teatro e alla letteratura, è stato il primo artista vivente a tenere grandi mostre personali in istituzioni prestigiose come il Museo del Louvre di Parigi nel 2008e il Museo Hermitage di San Pietroburgo nel 2017. Inoltre, è l’unico artista ad aver ricevuto l’onore della Cour d’Honneur del Festival di Avignoneper tre edizioni consecutive (2001, 2005 e 2006) e ad essere stato incaricato di creare un’opera per la Felsenreitschule al Festival di Salisburgo nel 2007.

La mostra, a cura diDimitri Ozerkov, con contributi di Giacinto Di Pietrantonio, Melania Rossi e Floriana Conte, è accompagnata da un catalogo ricco di analisi critiche e immagini, curato da Melania Rossie Giovanna Caterina de Feo; un approfondito omaggio alla complessità dell’arte del maestro belga, che intreccia temi personali, simbolici e universali.

Jan Fabre
Songs of the Canaries
(A tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud)

Songs of the Gypsies
(A tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre)

Inaugurazione: 30 gennaio 2025 | ore 18.00
Apertura al pubblico: 31 gennaio – 1 Marzo 2025
Sede: Galleria Mucciaccia, largo della Fontanella di Borghese 89, Roma
Orari: dal lunedì al sabato 10.00 – 19.30; domenica chiuso.
Ingresso libero
Informazioni: tel. 06 69923801 - roma@mucciaccia.com

Ufficio Stampa HF4 www.hf4.it
Marta Volterra, Head Press Office - marta.volterra@hf4.it +39 340 9690012
Eleonora D’Urbano eleonora.durbano@hf4.it328.153.53.24

Francesca Di Belardino francesca.diberlardino@hf4.it329. 372.68.86

venerdì 10 gennaio 2025

Meletios Meletiou Sinodós

Meletios Meletiou Sinodós
ph credit: Antonin Roure

Letteralmente “Compagno di viaggio”, nell’antica Grecia il termine “sinodós” (Συνοδός) aveva un’accezione sia pratica che simbolica: indicava la persona con cui si intraprendeva un viaggio, fisico o spirituale – come ad esempio accadeva durante i Misteri Eleusini, dove il sinodós era la guida che accompagnava l’iniziato nel proprio rito di passaggio. Abbracciando la complessità celata dietro i riferimenti e la lingua comune alla propria terra d’origine, Cipro, Meletios Meletiou realizza un’installazione site-specific concepita come un vagabondaggio disorientante tra percezioni e associazioni spontanee.

Un pupazzo di poliuretano termoplastico, cucito a mano e a misura d’uomo, abita sospeso lo spazio come un amuleto o un ingombrante ricordo d’infanzia, dialogando con una serie di sculture pavimentali, il cui pattern richiama il bugnato dell’architettura antica, che interrompono e contaminano l’articolazione dello spazio. Gli elementi apparentemente disconnessi delineano un paesaggio interiore ambiguo e dislocato, dove l’atmosfera raccolta e della dimensione domestica e infantile stride con il riferimento alle cortine esterne di edifici monumentali.

Gioco, affetto, innocenza, nostalgia, familiarità, sicurezza, separazione. Meletios Meletiou costruisce un sistema di contraddizioni e frizioni sulle categorie normalmente associate al pupazzo come oggetto ludico o come figura di sostituzione affettiva, e ai materiali e le forme dell’architettura classica occidentale. La trasparenza del materiale sintetico del pupazzo attiva uno scenario visionario, trasformando l’oggetto in un dispositivo ottico, una lente che plasma e riformula lo spazio circostante. Byung-Chul Han, nel suo saggio La società della trasparenza (2012), ipotizzava l’esistenza di una “dittatura della visibilità”, descrivendo il passaggio dal mondo come teatro e forma di rappresentazione, al mondo come spazio di prossimità assoluto, luogo di pura esposizione dove si annullano i confini tra dentro e fuori, dove “l’intimità distrugge la distanza”, anche quella necessaria al gioco, dove è impossibile delimitare i confini di se stessi. L’installazione di Meletiou rovescia il concetto stesso di trasparenza come elemento di verità, validazione e controllo, suggerendone piuttosto un utilizzo magico e ludico con cui trasformare lo spazio. Nella partitura di luci, ombre e superfici monocrome, l’artista simula il funzionamento della lanterna magica: il pupazzo trasparente e vuoto, attraversato da un fascio di luce ed esposto come unico protagonista su un palcoscenico buio, non proietta la forma di se stesso, ma soltanto la propria texture, simile a quella di un mare mosso. Nella teatralizzazione della trasparenza, a luci spente, tutto accade dentro e attraverso. La transizione tra ambiente diurno e notturno è il viaggio tracciato dall’opera: come un mondo fantastico che si manifesta soltanto al buio, innescando il sistema di proiezione, l’opera rivoluziona lo spazio valicando il confine tra realtà e finzione. Il grande pupazzo-manichino sembra perdere i connotati di riconoscibilità e familiarità, diventando piuttosto una presenza inquietante; le superfici scultoree riecheggiano la pelle di palazzi imponenti, simulano la plasticità e la durezza del cemento nascondendo un’anima di spugna. Intrecciando materiali e scenari diversi, Meletiou offre una nuova declinazione della propria ricerca sul gioco come pratica di percezione e rovesciamento dei codici estetici, e sull’etica ed estetica del decorativismo urbano. In uno spazio privo di altre coordinate e indizi specifici, l’artista intesse un’anti-narrazione basata sull’indicibilità e sull’epifania di una storia interiore.

BIO
Meletios Meletiou (Lemesos, Cipro, 1989) vive e lavora tra Cipro e Roma. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si laurea in Arti Visive e Decorazione nel 2016. Tra le mostre personali e collettive: 2024, The Companions no.4, International Short Film Festival di Oberhausen, GE; 2023, Playground, a cura di Panos Giannikopoulos, Eins Gallery, Limassol, CY; 2022, Buffer Zone, a cura di Gaia Bobò, Fondazione Pastificio Cerere, Roma, IT; 2021, Porta Portese, SPAZIOMENSA, Roma, IT; 2020, ReSize To Fit (installazione site-specific), a cura di Giulia Pollicita, Una Vetrina, Roma, IT; 2018, Fenêtre Jaune Cadmium, a cura di Sarah Linford, Istituto Francese di Cultura, Roma, IT; Maps-Spam, a cura di Alessandra Arancio, Società Geografica Italiana/Villa Celimontana, Roma, IT; Developing Cities, a cura di Angelica Gatto ed Emanuele Riccomi, Superstudio, Milano, IT; 2016, Quattro artisti al Castello, a cura di Cecilia Casorati, Castello di Santa Severa, IT. 


 


Meletios Meletiou | Sinodós
a cura di Ilaria Monti
30.11.2024 - 19.01.2025

DISPLAY
Vicolo al Leon d'Oro 4/A,
43121, Parma (Italy)

giovedì 9 gennaio 2025

La settima edizione di The Milky Way

Massimo Bartolini, Loco Tondo, 2024, Inchiostro su carta, 30 x 40,5 cm


PIANOTERRA PRESENTA LA SETTIMA EDIZIONE
DI THE MILKY WAY ALLA GALLERIA CONTINUA DI SAN GIMIGNANO 

Il progetto è nato nel 2014 a Napoli: artisti a sostegno di bambine e bambini vulnerabili e dei loro genitori, in una mostra di raccolta fondi a cura di Damiana Leoni

Acquistando una delle opere in mostra sarà possibile sostenere le attività di Pianoterra ETS 


Torna il 25 gennaio 2025 dalle ore 15, la settima edizione di The Milky Way, una mostra di raccolta fondi a favore di Pianoterra ETS, ideata da Damiana Leoni e promossa dalla Fondazione Beta, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Danimarca.

Dopo le sei tappe precedenti il progetto è per la prima volta in Toscana, presso la Galleria Continua, nella sua sede di San Gimignano.


La settima edizione di The Milky Way
La settima edizione di The Milky Way prende forma da una domanda: Dove sono? Una domanda che dà voce al senso di momentaneo spaesamento che tutti abbiamo sperimentato quando ci ritroviamo in un luogo o in circostanze del tutto nuovi - per molte persone, una condizione persistente, uno stato continuo, quotidiano, di non appartenenza. “Un simile spaesamento”, spiegano i promotori del progetto, “è quello che spesso cogliamo negli occhi e nelle movenze delle persone che varcano la soglia di Pianoterra. Il nostro primo gesto di accoglienza è vederlo e riconoscerlo; riconoscere la complessa mappa di bisogni negati e risorse inespresse attraversando la quale - e forse perdendocisi dentro - sono arrivate da noi. Individuare queste tracce di storia personale, così da poter offrire se non proprio delle vie di uscita, sicuramente delle bussole per ritrovare il filo delle proprie esistenze, ci porta ogni giorno a guardare oltre ciò che viene espresso, oltre il bisogno materiale, e a considerare di pari importanza ciò che, oscurato da necessità più urgenti, resta inespresso”. Con queste premesse, è stato rivolto agli artisti l’invito a scegliere un’opera che rappresentasse questo senso di spaesamento. Hanno risposto affermativamente 42 artisti: Alberte Agerskov, Ai Weiwei, Massimo Bartolini, Pascale Birchler, Barbana Bojadzi, Carlota Bulgari, LETIA-Letizia Cariello, Loris Cecchini, Costanza Chia, Alba Clemente, Michelangelo Consani, Ala D’Amico, Bianca D’Ascanio, Jonathas De Andrade, Matt Dillon, Luca Federico Ferrero, Carlos Garaicoa, Shilpa Gupta, Camille Henrot, Priya Kishore, Andrea Mauti Sabrina Mezzaqui, Seboo Migone, Rudi Ninov, Hans Op De Beeck, Ornaghi & Prestinari, Giovanni Ozzola, Valentina Palazzari, Giandomenico Pellizzi, Tobias Rehberger, Arcangelo Sassolino, Manuela Sedmach, Serse, Bernardo Siciliano, Nina Silverberg, Marta Spagnoli, Tommaso Spazzini Villa, Pascale Marthine Tayou, Eugenio Tibaldi, Giorgio Van Meerwijk, Alejandra Varela Perera.

Il ricavato della vendita delle opere in mostra contribuirà a sostenere e rafforzare gli interventi di Pianoterra ETS a favore di famiglie vulnerabili. In particolare, i fondi raccolti saranno impiegati per creare due aree giochi nel nuovo spazio di comunità per famiglie che Pianoterra inaugurerà a Napoli nel 2025, e offrire ai bambini e bambine provenienti da contesti difficili attività educative di qualità a partire dai primi 1000 preziosissimi giorni di vita.

The Milky Way guarda, infatti, al mondo dell’arte contemporanea come parte attiva e vitale di una comunità orientata all’ascolto e alla cura delle sue componenti più fragili ed è stata ospitata in tutte le sue edizioni nelle maggiori gallerie italiane che hanno aperto le porte alle opere che i 242 artisti italiani e stranieri hanno donato nel corso delle sei edizioni precedenti.

Il programma del 25 gennaio: tutti gli appuntamenti
Negli spazi in provincia di Siena di Galleria Continua, tra le più importanti gallerie al mondo (con sedi a San Gimignano, Beijing, Les Moulins, La Havana, Roma, San Paolo, Parigi), si svolgerà sabato 25 gennaio una giornata all’insegna dell’arte contemporanea con un ricco programma di mostre ed appuntamenti. 

Si apre alle ore 15 con The Milky Way (la mostra durerà due settimane, concludendosi l’8 febbraio). Alle ore 16 inaugura invece la mostra dell’artista Marta Spagnoli. Alle ore 18, in relazione con la mostra di Sabrina Mezzaqui, Raccogliere le parole, si svolgerà la performance di Mariangela Gualtieri/Teatro Valdoca, Ruvido umano (versi e voce di Mariangela Gualtieri, live music di Lemmo, regia, scenografia e luci di Cesare Ronconi). Sarà inoltre visitabile la mostra di Jorge Macchi, False Autumn.

Pianoterra ETS
Pianoterra è un’organizzazione no profit che lavora al fianco delle famiglie più vulnerabili a Roma, Napoli e Castel Volturno, concentrandosi soprattutto sulla coppia madre-bambino. Dal 2008 a oggi Pianoterra ha sostenuto e accompagnato più di cinquemila genitori e altrettanti bambini, lavorando per la salute, il benessere ed il protagonismo dei bambini nei diversi contesti di vita, in particolare nella fascia di età 0-6 e fin dalla gravidanza.

The Milky Way è alla sua settima edizione. Le tappe precedenti si sono svolte a Napoli, città protagonista nell’anno 2014 presso la Galleria Lia Rumma; a Roma, presso la galleria Studio SALES per l’edizione 2015; a Milano da Giò Marconi nel 2016; The Milky Way Foto a Napoli di nuovo presso Galleria Lia Rumma nel 2018 con un progetto dedicato alla fotografia; a Torino presso la Galleria Franco Noero nel 2020, ancora a Roma nel 2022, presso la galleria Alessandra Bonomo, con The Milky Way – Vera.

La settima edizione di The Milky Way ha il patrocinio della Reale Ambasciata di Danimarca

Sponsor: 
Podernuovo a Palazzone

The Milky Way – settima edizione
Inaugurazione: 25 gennaio 2025 ore 15
fino all’8 febbraio 2025

Galleria Continua / San Gimignano 
Via del Castello 11, 53037 San Gimignano (SI)
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