lunedì 1 aprile 2019

Abitare il silenzio

Mario Cresci, Stigliano,1982, Viaggio in Italia


Ogni sottrazione della parola inutile e “di più” è un tentativo per lasciare spazio all’ascolto e alla visione. Ogni silenzio evoca un altro silenzio; entrambi sono contenuti in una circolarità, reale e sublime al contempo. Andare oltre la contemplazione del silenzio comporta la sua violazione?

Torna alla mente Arpocrate, la divinità egizia, il suo dito indice posto accanto alle labbra, il suo monito. E per quanto riguarda la fotografia, quale è il suo rapporto col silenzio? È vero, come pensa Jean Baudrillard, che il silenzio è una delle qualità più preziose della fotografia, in grado di «strappare l’oggetto dal contesto ingombrante e assordante del mondo reale»? Ha ragione Henri Cartier-Bresson quando dice che un ritratto fotografico è “il silenzio interiore di una vittima consenziente”?

Nella mostra “Abitare il silenzio”, le fotografie e le opere di trentatre artisti sondano le innumerevoli declinazioni dello sguardo, cercando nel silenzio una possibilità per comprendere più profondamente il mondo. Pure visioni, scatti tempestivi nei paesaggi marginali, sonde introspettive, cenni e momenti estatici. Ma cos’è davvero il silenzio? Dove lo si trova? Che struttura ha? È pieno, è vuoto? È costituito da atomi o da altre strutture microscopiche? Noi sappiamo percepire la profondità del suo spazio evocativo? Nel momento in cui lo nominiamo, il silenzio non c’è più, va da un’altra parte. È necessario allora escogitare qualcosa per non farlo scomparire: un ascolto profondo, uno stato di sospensione nell’attendere, un’apertura empatica, una sintonizzazione sacrale. Come in una liturgia, il silenzio precede e favorisce il momento della rivelazione imminente della Natura o della divinità. Gli gnostici pensavano che dall'accoppiamento del silenzio con la Verità nascessero la Ragione e la Vita. Spesso quando parliamo di questa dimensione, pensiamo quasi esclusivamente al silenzio intorno a noi, quasi mai ci concentriamo invece sul silenzio interiore. Che è una dimensione fondamentale del nostro esistere. È una sensazione, una proiezione. Ha a che fare con la ricerca personale. È quel silenzio che ci chiede di andare oltre le cose, di guardare in profondità, ci chiede di chiudere fuori il mondo, per vederlo in modo più vero. Siamo incapaci di “abitare” questo silenzio? Anche i simboli e le immagini dell’arte più riusciti evocano i segreti del mondo senza l’ausilio di parole o spiegazioni. Il silenzio più sublime è come un discorso mistico composto dalla complessità e dalla coazione di molte presenze, che attingono a metalinguaggi paragonabili alle pause, alle omissioni, alle sottrazioni, ai lapsus, alle sospensioni. Secondo Pitagora, la persona che sa veramente ascoltare può accedere a un livello superiore, quello dei saggi, poiché l'inizio della saggezza è la via del silenzio.

Fondazione MIA presenta:
Abitare il silenzio
a cura di Corrado Benigni e Mauro Zanchi

BACO_Base Arte Contemporanea Odierna
Domus Magna della Misericordia Maggiore, via Arena 9, Bergamo

Dal 30 marzo al 30 aprile 2019

Artisti in mostra:
Vincenzo Agnetti | Francesco Arena | Terry Atkinson | Roger Ballen | Letizia Battaglia | Janet Biggs | Gunter Brus | Maurizio Buscarino | Sophie Calle | Monica Carocci | Mario Cresci | Jos de Gruyter and Harald Thys | Haris Epaminonda | Mitch Epstein | Irene Fenara | Franco Fontana | Joan Fontcuberta | Vittore Fossati | Carlo Garzia | Mario Giacomelli | Luigi Ghirri | Paolo Gioli | John Hilliard | Emily Jacir | Robert Mapplethorpe | Pepi Merisio | Maurizio Montagna | Ugo Mulas | Hermann Nitsch | Nam June Paik | Joanna Piotrowska | Taryn Simon | Kiki Smith | Will Stewart | Michele Zaza

Per l’occasione è stato realizzato un volume di testi e immagini edito da Moretti & Vitali