martedì 25 novembre 2025

Epiphaneia - Manifestazione in scala di Lucia Schettino



L’associazione Tramandars è lieta di presentare il 29 novembre 2025 Epiphaneia - Manifestazioni in scala, evento di restituzione pubblica della residenza d’artista – Art Summit II - Vesuvio Contemporary Experience and Residency, di Lucia Schettino a cura di Stefania Trotta. 

L'installazione site specific presso Via Botteghe n 34 nasce dalla scalata sul Monte Somma, compiuta da Lucia Schettino nel maggio 2024 in occasione della Festa della Montagna. L’ascesa si trasforma in gesto simbolico e performativo, rito di introspezione e consapevolezza, che attiva una riflessione sulla verticalità come dimensione del sé e del collettivo.

Durante la residenza, parte della ricerca dell’artista si è svolta all’interno dell’ARS – Archivio Russo Somma, cuore della memoria culturale del Casamale. Da questa prima indagine storica e territoriale prende vita INVITRO, un laboratorio esperienziale e relazionale, in cui tredici abitanti del borgo Casamale sono stati invitati a modellare l’argilla come strumento di introspezione e di emersione del sé. L’argilla – materia primordiale e generativa – si configura come gesto rituale, in cui la manipolazione diventa linguaggio e la forma scultorea assume valore di testimonianza.

Le tredici piccole sculture nate da questo processo di narrazioni, gestualità e materie condivise, rappresentano i dispositivi propedeutici, che hanno guidato Lucia Schettino nella realizzazione della restituzione finale. L’installazione site-specific, sintesi poetica delle esperienze vissute, trova spazio in un cortile privato accanto ad una scala del borgo, ripensata dall’artista per restituirle una nuova lettura ed una diversa possibilità narrativa.

Epiphaneia. Manifestazioni in scala si presenta come un’installazione scultorea e fotografica, ma anche come dispositivo relazionale e partecipativo. La scala – archetipo del passaggio e della trasformazione – e la sua rappresentazione fotografica, diventano medium di un percorso di consapevolezza e rinascita. Chi la percorre è invitato a compiere una piccola ascesa interiore, lasciando, se vuole, un fiore in uno dei tredici vasi che compongono l’opera. I vasi, disposti come un orologio immaginario, sono contenitori del tempo e della memoria: luoghi per raccogliere le “epifanie”, le rivelazioni quotidiane della comunità, mentre al centro, il tredicesimo vaso, rappresenta l’anima da cui tutto ha avuto inizio.

L’intento dell’artista è permettere che la ritualità si intrecci al sacro come esperienza di elevazione, in modo che l’ascesa diventi una via interiore capace di riconnette corpo e spirito. Ogni gesto si fa preghiera laica, ogni vaso è un contenitore di memoria, ogni fiore un segno di presenza.

“Ogni passo è già rivelazione,
se è un passo verso la consapevolezza interiore
e, di riflesso, verso quella collettiva.”

Il progetto è realizzato da Tramandars ETS in conclusione del periodo di residenza dell’artista sul territorio, nell’ambito della seconda edizione (2024–25) di Art Summit – Vesuvio Contemporary Experience and Residency, in collaborazione con Amici del Casamale APS. Questa restituzione è la seconda tappa del ciclo diffuso di iniziative contemporanee della Biennale del Vesuvio – BNN VSV.

Luogo di ritrovo: Putèca, Via Nuova 1, Borgo Casamale, Somma Vesuviana
Data: 29 novembre 2025
Orario: 18.00 
Installazione site -specific presso cortile in Via Botteghe 34 

Produzione: Tramandars ETS
Coordinamento generale: Lucia Egidio – Tramandars

Curatice del Progetto: Stefania Trotta

Assistenza ai laboratori esperienziali: Carla Merone
Supporto tecnico e logistico: Associazione Amici del Casamale APS
Ricerca e consulenza d’archivio: ARS – Archivio Russo Somma

Art Summit | Vesuvio Contemporary Experience and Residency
Un innovativo progetto di residenze per artisti emergenti al Borgo Casamale di Somma Vesuviana, che li invita ad esplorare le specificità del territorio e ad interagire con la comunità locale, per realizzare progetti site-specific. Interrogandosi su una possibile valenza contemporanea della dimensione magico-rituale che risuona ancora oggi presente nel territorio, il progetto invita un gruppo di artisti emergenti nazionali e internazionali ad esplorare questo interrogativo attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.

Dal 2023 il progetto si configura come piattaforma culturale permanente ed ha avviato nel 2025 la Biennale del Vesuvio - BNN VSV.

Tramandars
Tramandars è un progetto culturale collettivo fondato a Somma Vesuviana, con la missione di trasmettere e tramandare arte e cultura attraverso linguaggi universali contemporanei. Costituita come associazione, Tramandars opera attraverso residenze e progetti di rigenerazione, collaborando con artisti nazionali e internazionali, per incentivare processi sociali e culturali che abbiano un impatto duraturo. Tramandars crede nella potenza ispiratrice dell’arte come stimolo educativo. I suoi progetti hanno lo scopo di innescare interrogativi sulla società, creando un dialogo tra comunità, cultura e ambiente. Dal 2022, ha collaborato con la FAO per il World Food Forum, portando l'arte contemporanea nel dibattito globale sulla sostenibilità alimentare, e con l'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Afghanistan in Italia, per iniziative volte alla promozione dei diritti civili attraverso l'arte. Con un approccio aperto e collaborativo, Tramandars si pone come un ponte tra diverse culture e discipline artistiche, lavorando per costruire un'eredità culturale che superi i confini geografici e temporali.

Lucia Schettino
Lucia Schettino (Castellammare di Stabia, 1988), artista e arteterapeuta, vive e lavora a Napoli presso l'Atelier Alifuoco. Diplomata in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli e formata in Arteterapia. Il suo lavoro nasce dall’urgenza di dare forma all’invisibile. Attraverso l’argilla esplora il passaggio dall’interiorità alla materia, dalla memoria individuale al simbolo collettivo. La scultura diventa un atto di rivelazione: un gesto lento e rituale che manifesta la forza vitale e apre spazi di incontro con il divino. Nei suoi laboratori, il processo creativo non è mai solo produzione, ma esperienza di cura, manifestazione e di condivisione.

Mostre principali:
• Ogni cosa creata, bipersonale con Magda di Fraia, Namigallery, a cura di Stefania Trotta, aprile 2025
• METAMORFOSI, mostra personale, Modica, 2024
• Identità individuale/collettiva, mostra collettiva LAP laboratorio arte pubblica, Potenza, 2022
• Scultura Estesa#2, mostra collettiva, Avellino, 2022
• Art Days, Atelier Alifuoco/Open Studio, Napoli
• DIALOGHI_OPERA meet Atelier Alifuoco, Napoli, 2021
• Kemè Project, mostra collettiva, Pozzuoli, 2021



giovedì 20 novembre 2025

Vettor Pisani: a trent’anni dalla sua nascita riapre al pubblico ​ il “ Virginia Art Theatrum - Museo della Catastrofe” a Serre di Rapolano


A trent’anni dalla sua nascita, riapre al pubblico, venerdì 21 novembre 2025, "Virginia Art Theatrum - Museo della Catastrofe", la Casa Filosofica di Vettor Pisani a Serre di Rapolano (Siena). Un’occasione straordinaria per visitare anche l'interno della Casa -Museo -Teatro che l’artista aveva concepito nel 1995, come Opera d'Arte Totale, fruibile anche dall'esterno, attraverso il dispositivo di una finestrella triangolare, che si apre sulla misteriosa visione della Vergine - facendo tutt'uno con il "theatrum" della cava di travertino alle sue spalle. Esempio unico nel panorama artistico italiano, l’opera, secondo le tematiche dell'avangardia storica, è un Gesamtkunstwerk – un' Opera d'Arte Totale, alla maniera di Trahndorff e Wagner – e, insieme, dal punto di vista alchimistico, l'Opus Magnum della poetica di Vettor Pisani di cui rappresenta il vertice e la sintesi perfetta, poiché racchiude in sé le diverse forme di pittura, scultura, architettura, teatro, poesia e filosofia in cui l'artista ha saputo esprimersi. 
Wagner avvertì, sia il potere rivoluzionario dell'Opera d'Arte Totale, proiettandola verso il futuro, che la sua radice nel teatro greco e nella tragedia, dunque nella classicità. Questa dinamica degli opposti e lo sfondo tragico da cui ha origine la cultura europea è anche caratteristico della poetica di Vettor Pisani, artista capace di penetrare in zone quintessenziali, come di spingersi negli abissi, traendo da ciò la linfa metamorfica che corrobora tutta la sua opera. La sua Casa Filosofica, laboratorio artistico, ma anche psicologico di grandi trasformazioni, esprime d'altra parte, anche la volontà di un approdo decisivo al Sé, attraverso il cammino di introspezione che caratterizza gli eremi della via francigena nei dintorni. Fedele al pensiero gnostico del cristanesimo delle origini e a una concezione cosmologica - Vettor Pisani ha inteso, infatti, mantenere appartata e segreta questa dimora, e offrire ai visitatori un filtro individuale per accedere alla visione-rivelazione, attraverso il dispositivo visivo creato all'esterno, in quanto punto di arrivo di un percorso iniziatico attraverso il quale si aspira a raggiungere quella "pietra" con cui non si edificano soltanto muri e case, ma si attinge al simbolo della trasformazione compiuta, che è l'antica Pietra Filosofale degli alchimisti. 
Nello spettacolo ancestrale di queste cave - un'unicum nel panorama di tutta Italia e del mondo - Vettor Pisani ha intuito uno straordinario potenziale che anche oggi è in grado di illuminare con la fiamma della propria sapienza e di un pensiero anticipatore che ne svela l'eterno significato: la ricongiunzione della Terra al Cielo, attraverso un lavoro di "politura" e perfezionamento che conduce dal materiale all'immateriale. Rimasta intatta dopo la partenza da parte dell’artista e di sua moglie Mimma, la Casa-Museo a strapiombo su una ex cava di travertino, rappresenta oggi un raro esempio di architettura concettuale immersiva, dove arte e pensiero convivono in una struttura che ha resistito al tempo. 
Quella del 21 novembre è dunque un’occasione straordinaria che segna l’avvio di una nuova progettualità attorno alla figura di Vettor Pisani e alla sua Opera Totale: un percorso condiviso fra l’Associazione Virginia Art Theatrum, l’Archivio Vettor Pisani e le istituzioni del territorio per rendere nuovamente accessibile e attivo questo patrimonio, che fra il 1995 e il 2006, grazie al Centro Civico La Grancia e a Zerynthia ha ospitato incontri e discussioni fra artisti e filosofi, compositori, scrittori e attori tra i maggiori della scena culturale internazionale, diventando un Teatro Vivente. 
L’evento è promosso dall’Associazione Virginia Art Theatrum e dalla Fondazione Musei Senesi, in collaborazione con l’Archivio Vettor Pisani, il Comune di Rapolano Terme, Sarteano Living 

L’ARTISTA 
Vettor Pisani (Bari, 1935 – Roma, 2011) è stato uno degli artisti più colti ed enigmatici della scena artistica italiana e internazionale del suo tempo. La sua opera, intesa come “teatro filosofico” di memoria europea, ha saputo mettere in dialogo l’arte con la filosofia, l’esoterismo, la storia architettonica, la scienza alchemica, costruendo un linguaggio personale fondato sulla metamorfosi e sulla stratificazione del senso. 
La sua partecipazione a rassegne internazionali di primo piano come Documenta 5 (Kassel, 1972) e a numerose edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1976, 1978, 1984, 1986, 1990, 1993, 1995) testimonia dell’importanza del suo lavoro in ambito internazionale. Vettor Pisani ha esposto inoltre alla Biennale di San Paolo, al Guggenheim Museum di New York, alla Hayward Gallery di Londra, alla Lenbachhaus di Monaco, al Centre National d’Art Contemporain di Nizza, al MADRE di Napoli, alla Fondazione Pascali di Polignano a Mare in omaggio al Premio ricevuto nel 1970 dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna e al CIAC di Foligno. Nel giugno del 2023 la Fondazione Giuseppe Morra ha aperto un Museo, interamente  dedicato alla sua opera, a Caggiano (Salerno) nel Parco del Cilento. Tra il 2007 e il 2011 Vettor Pisani è stato anche autore di tre romanzi. La sua esegesi critica e’ affidata innanzitutto al prezioso lavoro d’interpretazione della sua compagna di vita e d’invenzioni, Mimma Pisani, poetessa e regista di numerose performance. Su di lui si è espressa, tuttavia, la critica più competente ed agguerrita del panorama internazionale. Ricordiamo fra gli altri: A. Bonito Oliva, M. Calvesi, F. Menna, A. Boatto, N. Ponente, H. Szeemann, B. Corà, A. Izzo, H. U. Obrist, L. Vergine, L. V. Masini, D. Waldman, C. C. Bakargiev, D. Eccher, J. Hoet, I. Tomassoni, T. Trini, M. Vescovo, A. D'Avossa, L. Ficacci, S. Menegoi, G. Dalla Chiesa, L. Benedetti, F. Pasini, E. Volpato, M. Bremer, G. Verzotti, A. Viliani, E. Viola, L. Cherubini, A. Lombardi, S. Chiodi, G. Di Pietrantonio, V. De Bellis, A. Tolve, C. Cipriani. 
Vettor Pisani è riconosciuto per la sua visione capace di fondere arti visive, teoria critica e simbologie arcaiche. 



INFORMAZIONI PRATICHE - VISITE GUIDATE 
venerdì 21 novembre 2025 
ore 11-13 | 15-17 
Ingresso gratuito con visita guidata ogni ora 
E' gradita la prenotazione: comunicazione@museisenesi.org 
Parcheggio consigliato al Campo Sportivo di Serre di Rapolano, con servizio navetta. 
Chi partecipa all’evento, potrà usufruire dell’ingresso gratuito alla mostra “Incanto e Fatica nelle Crete Sensi”, attualmente in corso al Museo dell’Antica Grancia e dell’Olio di Serre di Rapolano. 


UFFICIO STAMPA FONDAZIONE MUSEI SENESI 
Giulia Maestrini per IDEM ADV 
comunicazione@museisenesi.org | 339 3601455

martedì 18 novembre 2025

Marcello Maloberti. POESIA

Negli spazi esterni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma – che ha sede nella Villa Rinascimentale voluta da Papa Giulio III, amante delle arti e della bellezza – fino al 6 febbraio 2026, l’artista Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966) presenta POESIA, a cura di Cristiana Perrella, un’installazione luminosa, ideata appositamente per il museo.

Costruita fra il 1551 e il 1553 su progetto di Jacopo Barozzi detto il Vignola, Giorgio Vasari e Bartolomeo Ammannati, Villa Giulia è la cornice rinascimentale che ospita la grande scritta al neon a luce bianca della parola POESIA capovolta ideata dall’artista. Le lettere, che ricalcano la grafia di Maloberti stesso, appaiono come sospese, sostenute soltanto da una struttura metallica di tubi innocenti, un’architettura temporanea che rimanda all’idea del cantiere, dello scenario urbano, del provvisorio.

L’opera, come un’apparizione, si inserisce silenziosamente nella monumentalità del luogo, illuminando l’architettura con un ribaltamento, una parola capovolta che sembra caduta dal cielo creando una vertigine visiva che invita a leggere la realtà con occhi nuovi. L’arte del resto, come la poesia, agisce come dispositivo di disorientamento e rivelazione.

Nel corso della sua ricerca Marcello Maloberti ha approfondito il binomio arte/vita utilizzando una pluralità di linguaggi – fotografia, video, performance, installazione, oggetti e collage – comunque attraversati da una forte componente performativa e dall’interazione con il pubblico. Andando oltre la quotidianità, con sguardo neorealista, straniante e onirico, e un approccio archeologico alla storia dell’arte, l’artista esplora temi come la dimensione poetica della parola, la sacralità del quotidiano, l’interesse per le trasformazioni del paesaggio urbano.

La mostra sarà anche l’occasione per presentare il nuovo libro di Maloberti, edito da Treccani, anch’esso intitolato POESIA, in cui le sue celebri frasi scritte a mano, conosciute come “Martellate”, si presentano ora come atti poetici. Nel libro l’artista mette in atto una rinnovata modalità di scrittura, affrontando temi legati al sacro, al mistico e al divino, in una continua ricerca dell’Alto. 

Le poesie, come frasi oscure continuamente in cerca di senso e significato, irrompono sulla pagina bianca alternando umori e registri formali differenti. Il volume, in lingua italiana e francese, riporta le traduzioni di Jean-Paul Manganaro.

POESIA di Marcello Maloberti è un progetto di BAM, con il sostegno del Main Partner Istituto Gentili e del PartnerAspesi, con il supporto tecnico di Baioni Comunicazione, MAG e NeonLauro; Follador è sparkling partner. 

Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966) è un artista visivo di base a Milano. È docente di cattedra di Arti Visive alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Milano. Lavora con la Galleria Raffaella Cortese dal 1999. La sua ricerca trae ispirazione da aspetti propri delle realtà urbane più marginali e minime con particolare attenzione all’informità e alla precarietà del vissuto. La sua osservazione va oltre l’immediatezza della dimensione quotidiana, con uno sguardo neorealista straniante e onirico, combinato a un approccio archeologico alla storia dell’arte. Le performance e le grandi installazioni sonore e luminose, dal forte impatto teatrale, vengono realizzate sia in spazi privati che pubblici prediligendo sempre l’interazione con il pubblico. Questi interventi funzionano come narrazioni contratte, sono atmosfere da vivere ed esperire, temperature emotive da attraversare. Il corpo performante è quello della collettività, capace di produrre un dialogo tra la performance stessa e il suo pubblico. Negli ultimi anni Maloberti ha approfondito il binomio arte/vita utilizzando una coralità di linguaggi sia visivi che sonori – fotografia, video, performance, installazione, oggetti e collage – sempre attraversati e potenziati da una forte performatività.
Marcello Maloberti ha esposto in numerose istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero, tra cui: Galleria Raffaella Cortese, Milano - Albisola (2025; 2022; 2020; 2018; 2014); Triennale, Milano (2025; 2022; 2015; 2012); PAC Padiglione d’arte Contemporanea, Milano (2024; 2003); Fondazione Memmo, Roma (2023); MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma (2023; 2019); Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste, Vienna (2022); BAB Bangkok Art Biennale, Bangkok (2022); Kestner Gesellschaft, Hannover (2021); Biennale Gherdëina, Ortisei (2020); MACRO, Museo d’Arte Contemporanea, Roma (2020; 2012); Stazione dell’arte, Ulassai (2019); Haus Wittgenstein – Bulgarisches Kulturinstitut, Vienna (2019); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (2020; 2018; 2000); Manifesta12 - Eventi collaterali 5X5X5, Palermo (2018); MOCAK – Museum of contemporary art in Krakov (2017); Biennale di Pune, India (2017); Quadriennale di Roma, Rome (2016); MuCem –Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo, Marsiglia (2016); Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO) (2014); Padiglione Italia 55a Biennale di Venezia (2013); Biennale: 4 – Thessaloniki Biennale (2013); Fondazione Zegna, Trivello (BI) (2013); MAC VAL Museum, Vitry-sur-Seine, Francia (2012); Frankfurter Kunstverein, Francoforte (2012); The 29th Biennial of Graphic Arts, Ljubljana (2011); Nuit Blanche, Paris, in collaborazione con CAC Brétigny

(2011); Generali Foundation, Vienna (2010); Royal Academy of Arts, London (2010); GAMeC − Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo (2009); PERFORMA 09, New York, (2009); Rotonda della Besana, Milano (2008), PAN | Palazzo delle Arti Napoli (2007); Spazio Oberdan, Milano (2007); Villa Manin − Centro d’Arte Contemporanea, Codroipo (UD) (2005); MUSEION – Museo d’arte contemporanea di Bolzano (2005); Collection Lambert – Musée d’art contemporain Avignon (2005); Palazzo Strozzi, Firenze (2005); Premio FURLA, Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2002); SESC Pompeia, San Paolo, Brasile (2001); GAM – Galleria d’Arte Moderna, Bologna (2000).

Marcello Maloberti
POESIA
a cura di Cristiana Perrella
7 novembre 2025 – 6 febbraio 2026

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Piazzale di Villa Giulia 9, Roma

Ufficio Stampa
Lara Facco P&C
Lara Facco | M. +39 349 2529989 | E. lara@larafacco.com
Camilla Capponi | M. +39 366 394 7098 | E. camilla@larafacco.com

pubblica: 

venerdì 14 novembre 2025

Dimitris Kontodimos/ Gabriel Orlowski. Transit Grounds


Venerdì 21 novembre dalle ore 17.00 la Shazar Gallery presenta Transit grounds una doppia personale di Dimitris Kontodimos e Gabriel Orlowski, a cura di Massimiliano Maglione. Transit Grounds riunisce il lavoro di due artisti, Dimitris Kontodimos (scultore greco) e Gabriel Orlowski (fotografo polacco) che mostrano con due differenti linguaggi un continuum di azioni urbane “la città contemporanea appare come archivio di memorie e macchina di consumo, un organismo che accumula rovine mentre produce se stesso, che rinnova incessantemente la propria immagine mentre ne consuma la sostanza. È il consumo a determinare il ritmo del presente, un flusso che trascina con sé materiali, corpi e memorie, risucchiando il tempo nel vortice di una produttività che non conosce tregua” come descritto nel testo critico da Massimiliano Maglione. 

Le sculture di Dimitris Kontodimos simulano percorsi artificiali attraverso i quali si insinua la cultura consumistica, utilizza oggetti anonimi della civiltà urbana rendendoli rovine contemporanee, reperti fittizi che mettono in crisi la fiducia nella memoria come strumento di verità. Nelle fotografie di Gabriel Orlowski invece la rovina non è più il ricordo di ciò che è finito, ma la forma del presente che si consuma, una distesa di strutture, mezzi e persone che continuano a muoversi pur nella sensazione di essere già relitti, conseguenze della logica consumistica.

Gabriel Orlowski che vive e lavora a Varsavia, è alla sua seconda personale negli spazi di via P. Scura Nel 2018 è stato inserito nella lista dei più importanti giovani artisti polacchi, ha esposto alla Agnes B. Galerie du Jour a Parigi, alla Galeria Leto a Varsavia e Zigutamve a Vienna ed è stato anche protagonista di una mostra durante la Warsaw Gallery Weekend, nello Stroboskop Art Space. 

Dimitris Kontodimos vive e lavora ad Atene ed è alla sua prima personale italiana. In occasione della mostra alla Shazar Gallery ha partecipato a Somma Vesuviana alla residenza artistica “Vesuvio contemporary residency creative stay” organizzata da Tramandars su invito di Massimiliano Maglione. Attivissimo in Grecia ha esposto in molte capitali europee tra cui Praga e Madrid.

Transit grounds rimarrà aperta fino al 17 gennaio 2026 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento.

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8 
80134 Napoli
www.shazargallery.cominfo@shazargallery.com Instagram: shazargallery – FB: shazargallery
Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com

pubblica: 

martedì 11 novembre 2025

ETEROCROMIA. Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale


Curva Pura è lieta di presentare, Eterocromia, mostra bipersonale di Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale, a cura di Laura Catini.
La mostra percorre le ricerche dei due artisti in un elogio del dissimile, dove elementi dissonanti e inattesi compongono e aggiungono profondità, complessità e molteplicità alla percezione. In contrasto con l'uniformità, tra differenza e dissonanza, le due poetiche agiscono oltre il canone della materia pittorica e scultorea, portando in evidenza un universo di immagini ed enigmi tra scienza e onirismo, tra memorie di natura e nuove germinazioni formali. Innumerevoli polimorfismi si espandono colonizzando i territori dell’immaginario, conducendo l’osservatore entro iperboli favolistiche ed ecosistemi simbiotici.

Come scrive Laura Catini nel suo testo critico: «Eterocromia scruta le porte del fenomenico kantiano, immediatamente dato, per aprire a un tracciato noumenico e a una dinamicità atipica che vede l'ἕτερος (eteros) come sinonimico di un dissimile seducente. Si scioglie l'iter formale tradizionale per una dicotomia di visione ed estetica tra oggettualità discrepanti.»

L’esposizione, tra contrasti e antinomie, rivela un equilibrio molteplice, in bilico nell’estremità del confronto che alimenta una genesi continua di artificio-natura e artificio-fantastico. 

Biografie: 
Mattia Cleri Polidori nasce a Roma nel 1987. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2015 e nel 2016 al Wimbledon College of Arts di Londra. Dal 2018 al 2024 presta servizio all’Accademia di Belle Arti di Roma nel dipartimento di pittura. Nel Dicembre 2025 è dottorando presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. È uno dei fondatori dell’artist-run space Rione Placido, inaugurato nel Gennaio 2023 a Roma. Fra i suoi progetti recenti emergono le personali a Mancaspazio, Nuoro, nel 2025, a Cartavetra, Firenze, nel 2024 e 2021, a Blocco 13, Roma, nel 2023, la sua collaborazione con la compagnia DOM nello spettacolo CAMPFIRE – dove comincia l'incendio, al Teatro India di Roma, e le residenze d’artista in Estonia nel 2020 e 2022.

Paolo Vitale nasce a Roma nel 1989. Nel 2009 consegue il Diploma di maturità classica. Nel 2021 consegue la Laurea Specialistica in Pittura. Nel 2023 è tra i fondatori dell’artist-run space Rione Placido, a Roma. Tra le mostre personali, si ricordano: Al Baronato Quattro Bellezze, a Roma (2017); Io scorro, bipersonale con Alice Colacione, presso la Galleria Borghini, a Roma (2022);
Nel 2018 prende parte alla collettiva Save Biennale, presso il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna, a Pescara. Da ottobre 2020 a maggio 2021, espone a Porticato Gaetano XXXII Edizione, rassegna d’arte promossa dal Comune di Gaeta (LT). Nello stesso anno prende parte alla collettiva Ecologicart promossa dalla Galleria La Nica, a Roma. Nel 2022, espone ad Avanguardie Verdi – E luce fu, presso la Galleria 212, a Bologna. Nel 2023, partecipa alla “Rome Art Week 2023” con il progetto Inarrestabili Latitudini dell’Antropocene. Nell’aprile 2024 espone le sue opere alla collettiva Il cielo è nel ghiaccio, presso la Kou Gallery di Roma. Nel 2025 partecipa alla mostra Sei. Antologia del sufficiente insieme ai membri di Rione Placido presso gli spazi del collettivo, a Roma. Nell’estate dello stesso anno le sue opere sono in mostra a Lecce con la collettiva Oro Anacronico, durante la “Lecce Art Week 2025”, e a Ferentino, per la quinta edizione del “Festival dell’Arte Nomadica”. Nel 2012 è vincitore della borsa di studio per l’Istituto Europeo di Design di Roma e nel 2021 partecipa alla XXXII Edizione del Porticato Gaetano ed è vincitore con l’opera Mondo Rosso, acquisita dalla Pinacoteca Comunale di Gaeta (LT). Vive e lavora a Roma

INFO
ETEROCROMIA
Mattia Cleri Polidori Paolo Vitale
a cura e con testo critico di Laura Catini

Opening 13 Novembre 2025 ore 18:30 – 21:30
Fino al 7 Dicembre 2025

Orari: lunedì e giovedì dalle ore 18:30 e su appuntamento - prenotare via mail curvapura@gmail.com o whatsapp 3314243004

Curva Pura 
Via Giuseppe Acerbi, 1a – Roma 
 curvapura@gmail.com - www.curvapura.com

lunedì 10 novembre 2025

Waiting for Palms di Peter Ydeen


La AOC F58 Galleria Bruno Lisi è lieta di presentare Waiting for Palms di Peter Ydeen a cura di Camilla Boemio. 

“Waiting for Palms” è una serie di fotografie di paesaggi urbani scattate in Marocco ed Egitto, che esplorano i punti in cui le tracce silenziose della tradizione si intersecano con la turbolenza dell'espansione moderna. Le immagini si soffermano sulla quotidianità, ambientate in paesaggi monumentali e costruite da un'accumulazione di piccoli momenti non eroici. Insieme, formano un arazzo di mondi immediati ed enigmatici, intimi eppure sempre sfuggenti, creando un'esperienza di perpetua interpretazione.
Scattate tra il 2016 il 2017 a Essaouira, nella zona di Tafilalet, a Fez in Marocco e dal Cairo ad Assuan in Egitto, le immagini catturano un mondo senza tempo con colori tenui, luci suggestive, geometrie delicate e il ritratto di un popolo riflessivo. È un reportage fotografico che intende mostrare il calore e la dolcezza di una regione spesso misteriosa. 
Questa serie è una sofisticata fotografia di viaggio costruita sulla base dell’approccio dell’autore al paesaggio urbano. Le persone in queste fotografie sono parte integrante del paesaggio stesso, piuttosto che essere ritratti in modi e contesti tradizionali. Il tema centrale esplora come i paesaggi riflettano le gestalt delle comunità che li abitano, ne è l’emblema la fotografia che dà il nome al titolo, che ritrae una donna completamente coperta, in piedi accanto a un murale di palme.
In questa serie è presente una vena sotterranea che riguarda "l'etica della visione". La serie include alcuni scatti influenti: "A Mother, a Baby and a Tree" la fotografia più nota della serie, "Waiting for Palms", che dà il titolo alla serie, "Exhale" che rappresenta il lato egiziano e la foto più pubblicata dalle riviste e dal web. 

“Waiting for Palms” è l'unica serie realizzata da Ydeen che includa costantemente le persone, sebbene tutti i suoi paesaggi urbani in definitiva riguardino le persone, raccontate attraverso i loro ambienti costruiti. In questa serie, esse appaiono spesso in scala ridotta, raffigurate come parti del paesaggio, elementi imprescindibili che riescono ad evocare una profonda lettura del tessuto sociale, storico e urbano. Nell’intervista a The Dreaming Machine mi conferma che “sia unica tra le sue diverse serie nella quale le persone fungono effettivamente da elementi funzionali di scena, come i bambini che tornano a casa da scuola, dove non si tratta affatto di un ritratto, ma di un giocoso raggruppamento che si sposa completamente con i vecchi edifici in pietra e il paesaggio roccioso, diventando un unico pensiero coerente. “Toy Story” è una fotografia simile di Assuan, in cui le due donne vestite in modo tradizionale non sono ritratte in modo statico, ma creano un forte dialogo con i moderni giocattoli di plastica nei negozi, creando una singolare affermazione di come la tradizione interagisca con la modernità.” Il suo approccio alla discussione della serie, e nella pubblicazione del catalogo di prossima uscita negli Stati Uniti, si è arricchita attraverso lo studio di diversi teorici e delle loro pubblicazioni, che sono diventate di riferimento nella realizzazione, tra i quali: il critico di orientalismo Edward Said e la sua argomentazione sulla creazione dei parametri della rappresentazione e degli stereotipi creati dall'occidente; Debra Kapchan nella sua Moroccan Poetry Anthology: Poetic Justice, per come affronta la traduzione e il ruolo della fotografia; arrivando a toccare i problemi della traduzione esposti da Susan Sontag con il suo invito ad andare oltre i limiti. L’allestimento nella galleria è studiato appositamente ed è in dialogo con lo spazio, presentando stampe di formati diversi, cartine geografiche che accompagnano la visita suddividendo la serie nei luoghi visitati nelle due nazioni; spezzano la narrazione tre fotografie doppie appese al soffitto che creano un maggiore impatto estetico ed un racconto in movimento. 

Secondo Boemio: “L'estetica del filone della fotografia documentaristica diviene popolare negli anni '90, soprattutto con soggetti paesaggistici e architettonici. I soggetti di queste fotografie, che spaziavano attraverso una serie di luoghi costruiti, architettonici, archeologici industriali, ecologici e del tempo libero, erano vicini ad essere l'arte perfetta e autoreferenziale per gli imponenti edifici, spesso convertiti da magazzini e fabbriche industriali, in cui ora veniva esposta l'arte contemporanea. Le fotografie documentaristiche, ricche di informazioni visive e con una presenza imponente, si prestavano bene alla nuova sede privilegiata della galleria come luogo per scoprire la fotografia. Il Festival di Arles non era ancora un luogo nel quale “la cultura mangia la cultura”*, ma aveva il primato di essere un contesto inclusivo dove sono avvenuti scambi fondamentali tra i fotografi, sono cresciuti gli appassionati e il mondo della cultura non ostentava, ma anzi si proiettava in un contesto di ricerca. Anche dall’altra parte dell’oceano c’era un mondo da fotografare; Peter è riuscito a raccontarne l’anima dei luoghi con rigore e poesia. Storie sommerse di quella America, che amiamo. Che siano siti archeologici industriali del nord-est o la sua città natale ritratta di notte o la maestosità dei canyon in Utah; ogni sua immagine è una realizzazione perfetta nella quale convergono l’attenzione del luogo, la storia urbana, il paesaggio, con un approccio narrativo che collega passato e presente. Sono racconti nel racconto che svelano l’animo del fotografo; un cercatore errante, un poeta sedotto dall’immagine che evoca lirismo. Questo suo bagaglio intenso, il suo rigore, sono trasferiti nella realizzazione di “Waiting for Palms”. In qualche modo questa serie sviluppa un approccio simile al documentario di Pier Paolo Pasolini “Appunti per un’Orestiade africana”, descrivendo il continente mai in modo convenzionale (come riteneva Moravia), mai pittoresco; anzi attuando un’osmosi, uno stato di grazia nel quale l’autore diventa uno spettatore silenzioso ma partecipe, in grado di raccontare i luoghi con lirismo e originalità” 

*Riferimento all’articolo: E. Ratto, Ad Arles qualcosa è andato storto, Rivista Studio, 12 agosto 2025. 

Peter Ydeen è un fotografo che vive a Easton, in Pennsylvania. Lavora a New York e cattura magistralmente paesaggi urbani con uno sguardo poetico e visionario. Negli ultimi anni Peter si è concentrato sulla fotografia, dove può mettere a frutto i molti anni trascorsi imparando ad assimilare e a osservare. La sua formazione è profondamente legata all’arte; ha frequentato la Skowhegan School dedicandosi alla pittura e alla scultura, seguendo corsi tenuti da Judy Pfaff, Francesco Clemente, Martha Diamond e William Wegman. Quest’anno alla Biennale Architettura di Venezia sono stati esposti i suoi plastici alla mostra ACROS Fukuoka Prefectural International Hall di Emilio Ambasz & Associates. La sua collaborazione con l’architetto Emilio Ambasz è di lungo corso. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive negli Stati Uniti e in Europa, tra le quali ricordiamo: alla LACDA a Los Angeles; Black Box Gallery a Portland, nell’Oregon; a Lancashire in Inghilterra; al Littlefield Performance Center di Brooklyn, a New York; al Copenhagen Photo Festival; al Susquehanna Art Museum di Harrisburg in Pennsylvania; nel 2021 ha avuto la sua prima personale romana “Easton Nights” curata da Camilla Boemio alla AOC F58 Galleria Bruno Lisi; ha partecipato ai Trieste Photo Days nella cornice di eventi fotografici che si svolgono fuori città nel contesto URBAN Photo Awards 2023 all’aeroporto di Trieste; nell’estate del 2024 ha esposto in una doppia personale al TRYST a Los Angeles con la curatela di AAC Platform.

Camilla Boemio è una scrittrice d'arte, curatrice di ricerca la cui pratica indaga l'estetica contemporanea. Osserva il ruolo svolto dall'attivismo politico e dalle forme di socializzazione influenzate dai media e dall'immagine in movimento; è associata all'AICA (International Art Critics) e all’IKT. Con questa mostra la curatrice celebra il suo ritorno alla fotografia, dopo avere curato negli anni varie mostre di ricerca sulla fotografia in gallerie romane, tenuto interventi per il noto festival britannico FORMAT al museo Quad di Derby e curato Gianpaolo Arena My Vietnam per la XIII edizione di FOTOGRAFIA, Festival Internazionale di Roma, al MACRO Museo D’Arte Contemporanea Roma dedicata al ritratto (2014) e la personale di Antonio Palmieri “TEN YEARS: BSR People 14-24” alla British School at Rome (2024). 


Sede AOC F58 - Galleria Bruno Lisi, via Flaminia 58 - Roma (metro A fermata Flaminio)
Artista Peter Ydeen 
Titolo “Waiting for Palms”
A cura di Camilla Boemio
Sponsor tecnico Birra Morgana
Apertura 1 dicembre 2025 ore 18,00
Periodo dal 1 dicembre al 19 dicembre 2025
Orario dal lunedì al venerdì ore 17,00-19,30
(chiuso sabato e festivi) per appuntamento whatsapp o SMS al 3339652149

Daniele Spanò - Lasciami cadere


Sala 1 è lieta di presentare la mostra Lasciami cadere dell’artista romano Daniele Spanò.

“Il progetto indaga l’ambiguità delle immagini nell’epoca dell’ipertrofia digitale, raccogliendo ricerche e suggestioni degli ultimi due anni, focalizzandosi sull’immagine della caduta e sulla conseguente ricerca di fragili equilibri. L’artista mette in scena un percorso multimediale fatto di installazioni precarie: schermi, sculture e altri sistemi effimeri si mostrano allo spettatore nella propria vulnerabilità, celando, come nel caso dei dispositivi emanatori di immagini, il loro contenuto principale. Le immagini non più visibili allo sguardo si tramutano in tracce luminose; sono – nelle parole dell’artista – “fantasmi che stentano a svelarsi, luci emanate da un corpo che non possiamo vedere”. Qui lo spettatore, privato della possibilità di riconoscere il contenuto della trasmissione, è costretto a fare affidamento su qualcosa che non conosce e non può esperire. Tale circostanza non differisce molto dal rapporto che intratteniamo quotidianamente con le immagini mediali: anche laddove i contenuti si mostrano nella loro apparente oggettività, siamo chiamati a interrogarci sulla loro veridicità e sugli effetti che la loro diffusione provoca su di noi. Le immagini odierne sono infatti spesso definite “operazionali”, contenuti concepiti da macchine per altre macchine, e come tali manipolabili tanto nei fatti quanto nelle intenzioni. La realtà diviene dunque un dispositivo instabile così come appaiono le delicate installazioni di Spanò. L’artista invoca l’azione della caduta come tentativo ultimo di sottrarsi alle complesse condizioni in cui versano le odierne narrazioni. Lasciami cadere è un invito a far cadere il velo delle certezze surrogate e a muoverci come funamboli tra gli intricati strati del reale.”

Daniela Cotimbo

Si ringrazia TPE Teatro Astra per la collaborazione e RE:HUMANISM per il partenariato.

Biografia
Daniele Spanò è un artista visivo, regista e scenografo. La sua ricerca si concentra principalmente in ambito installativo e performativo, distinguendosi per un approccio sperimentale e multidisciplinare, in cui immagine in movimento, luce e suono scambiano costantemente le proprie competenze e concorrono alla creazione di dispositivi ibridi e complessi. Dal 2004 approfondisce sperimentazioni visive in video real-time multicanale, espone quindi le sue opere sia in Italia che negli Stati Uniti in Armenia in Australia e in Russia. 
Nel 2005 entra a far parte del team creativo del celebre videoartista Gary Hill per la realizzazione della grande installazione site-specific Resounding Arches al Colosseo di Roma. Nel 2011 viene selezionato da Takeshi Kitano per rappresentare la scena artistica romana all’interno del format televisivo Takeshi’s Art Beat da lui stesso condotto.
Dal 2012 al 2015 è consulente artistico della Fondazione Romaeuropa e curatore della mostra DigitaLife presso il MACRO / La Pelanda di Roma. Le edizioni da lui curate sono state realizzate in collaborazione con istituzioni internazionali come Le Fresnoy – Studio national des arts contemporains (Francia) ed Elektra / BIAN – International Art Festival & Biennial di Montréal (Canada). Nel 2016, In collaborazione con Luca Brinchi, progetta e realizza lo show multimediale per la presentazione della collezione Gucci al Fashion Week di Milano.
Dal 2020 consolida il percorso di scenografo collaborando con numerosi registi e coreografi in ambito teatrale, coreutico e operistico. I suoi progetti sono stati presentati in importanti contesti nazionali e internazionali, tra cui: Maggio Musicale Fiorentino (Firenze), Théâtre National de Chaillot (Parigi), Piccolo Teatro (Milano), Busan Cinema Centre (Corea del Sud), LAC (Lugano), TPE Teatro Astra (Torino), Théâtre de L’Odeon (Parigi) e molti altri.

Tra gli ultimi impegni si ricorda la regia dell’opera Perseo e Andromeda di Salvatore Sciarrino, produzione della Sagra Musicale Malatestiana e di Forma Sonata (sua anche la drammaturgia) prodotta da ERT Emilia Romagna Teatro.


LASCIAMI CADERE di Daniele Spanò
testo critico di Daniela Cotimbo
Dal 14 novembre 2025 al 24 gennaio 2026
Sala 1 – Centro Internazionale d’Arte Contemporanea – Piazza di Porta San Giovanni 10, Roma