Adrian Paci, The Encounter, 2011
Giunto alla VI edizione, Narni Città Teatro, festival multidisciplinare di teatro, danza, musica con la direzione artistica di Francesco Montanari e Davide Sacco, si arricchisce nel 2025 con una programmazione specifica legata all’arte contemporanea, a dimostrazione dell’intersezione profonda tra i linguaggi delle arti performative e delle arti visive, in una contaminazione strettissima e fruttuosa.
Dopo l’anteprima mercoledì 4 giugno con Alessandro Bergonzoni, a Terni, si svolgerà da venerdì 6 a domenica 8 giugno a Narni, con una programmazione composta da spettacoli di teatro, danza, musica, circo contemporaneo, oltre a una sezione dedicata a eventi extra-teatrali, tra cui dj-set, incontri e convegni che si svolgeranno in differenti luoghi di spettacolo.
Novità di questa edizione è la sezione dedicata all’arte contemporanea, curata da Antonella Liuzzi, curatrice e Presidente di Associazione culturale Passager ETS, che si è interrogata sul tema del festival giocare la vita, esplorando i confini fragili tra casualità e destino, gioco dell’esistenza e sua potenza trasformativa.
“Il "gioco", spiega Liuzzi, “qui non è solo un atto di svago, ma una metafora di sopravvivenza, cambiamento e speranza. L’arte contemporanea, in tutte le sue forme, diventa il mezzo per esplorare queste dinamiche e per stimolare una riflessione che va oltre la superficie delle cose”.
Dal 6 giugno alle ore 16.00 il programma delle arti visive racconta i temi di identità, memoria e trasformazione, attraverso le video performance dell’artista Adrian Paci (Scutari, 1969) The Encounter (2011), Prova (2019) e Vajitojca (2002), ciascuna delle quali si confronta con la dimensione del corpo, del movimento e del tempo come elementi in continua evoluzione, su quello che resta dopo il passaggio della vita, sulle possibilità e le limitazioni di ogni gesto. Le tre opere riflettono sui concetti di equilibrio e sui limiti, e sul tema del corpo come strumento di comunicazione tra persone che provengono da contesti differenti, ma che condividono un destino comune. O ancora sulla misurazione della nostra resistenza nell’affrontare le difficoltà della vita. Infine, le dinamiche della solitudine e dell’attesa, raccontando viaggi molto attuali che sanno di speranza e resilienza.
Narni Città Teatro ospiterà inoltre, nella giornata del 6 giugno alle ore 17.00 con la performance - rituale inedita Chords, ideata per il Chiostro di Sant’Agostino di Narni. Qui, l’artista che parteciperà attivamente all’azione “offrirà al pubblico”, spiega la curatrice, “un’esperienza unica, coinvolgendo corpo, spazio e tempo in un dialogo fisico che celebra la connessione tra corpi dissolvendo i confini e le distanze, e invitando ad abitare uno spazio attraverso uno specifico gesto reale nel tempo, creando relazioni e un’unica entità”. L’azione, in dialogo partecipativo con un gruppo di uomini, che lavoreranno con l’artista nella sua costruzione, in un momento di connessione, attraverso la stretta di mano, che stabilisce un dialogo tra l’io, il noi, il corpo, lo spazio come misura, ma anche il luogo e la sua memoria, in una ridefinizione costante delle cose nella propria relazione con l’altro, con un messaggio forte di reciprocità e coesistenza.
“Non è la prima volta che scelgo la stretta di mano”, spiega Adrian Paci. “In The Encounter ho creato un grande momento di celebrazione per questo gesto. Mi interessa per la sua semplicità quotidiana, ma anche per le implicazioni culturali e storiche. Viene usato nei funerali come nei matrimoni, quando si fa un accordo e quando si chiude un conflitto. È un gesto antico ma continua a persistere anche ai nostri giorni. Chords invece, oltre che per il gesto della stretta di mano si caratterizza per la presenza fisica che disegna lo spazio. Il corpo attraverso il gesto si muove nello spazio e lo abita creando insieme ad altri corpi delle linee che disegnano lo spazio. In generale mi interessano gli elementi semplici che contengono memorie e suggestioni e questo gesto secondo me ha queste caratteristiche”.
Antonella Liuzzi intervisterà Adrian Paci presso la Radio del Festival sabato 7 giugno h17, seguiranno le domande degli studenti del Liceo Gandhi di Narni Scalo, coordinate da David Pompili.
Completa il programma la mostra fotografica Oltre quel confine è la mia casa, curata da Shafiur Rahman, giornalista e documentarista con base a Londra, che sarà protagonista di un talk domenica 8 giugno h18 presso la Radio del Festival. La mostra racconta i temi di esilio, diaspora, ma anche di resilienza e speranza, seguendo la ricerca che Rahman porta avanti dal 2016, ed è composta dalle foto dei rifugiati Rohingya documentandone l’esperienza di fuga, di perdita e di resistenza. I Rohingya, minoranza musulmana perseguitata in Birmania sono attualmente una popolazione senza Stato che risiede in Bangladesh e in una parte del Myanmar. Hanno subito, a partire dagli anni ‘70, violentissime persecuzioni che li hanno costretti alla fuga, privandoli dei diritti di cittadinanza, della libertà di movimento, dell’educazione e di ogni diritto civile. Ai danni dei Rohingya è stato messo in atto a più riprese un genocidio da parte delle forze armate del Myanmar, i Tatmadaw, prima tra l’ottobre 2016 e il gennaio 2017, e in seguito dall’agosto 2017 fino ad oggi. La maggior parte della popolazione oppressa è fuggita in Bangladesh, dando origine al più grande campo profughi del mondo, luogo in cui le fotografie in mostra sono state scattate. L’oppressione ai danni dei Rohingya è stata denunciata dai media di tutto il mondo e definita dalle Nazioni Unite, dai Governi, dalle associazioni per i diritti umani come evento di “pulizia etnica”. Le fotografie in mostra sono state scattate dai rifugiati durante il Covid per permettere loro di documentare le proprie condizioni di vita durante la pandemia e, principalmente, la realtà da loro vissuta dopo il genocidio del 2017. La maggior parte dei partecipanti al contest fotografico sono rifugiati post genocidio del 2017, altri lo sono dagli anni ‘90. Shafiur Rahman ha pensato di dar loro parola ed espressione attraverso la fotografia, e di offrire al mondo una finestra sulla loro vita perseguitata e marginalizzata da anni. Le fotografie, infatti, sono state esposte in Italia presso il Museo, ora chiuso, del dialogo e della fiducia di Lampedusa curato dal Comitato 3 ottobre, e a Verona e Venezia, oltre che in Inghilterra, a Oxford e al British Museum di Londra.
Adrian Paci (Scutari, 1969) ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Tirana. È docente alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Ha tenuto lezioni e laboratori in Università, Accademie e Istituzioni artistiche internazionali. Tra le mostre personali più recenti: Cukrarna, Lubiana (2024); Kunsthalle Krems (2019); National Gallery of Art, Tirana (2019); MAC, Musée d’Art Contemporain de Montréal (2014); PAC, Milano (2014), Jeu de Paume, Parigi (2013).
Shafiur Rahman è un giornalista e documentarista che si dedica a svelare storie complesse e poco raccontate, combinando giornalismo investigativo e narrazione visiva per amplificare le voci emarginate e denunciare ingiustizie sistemiche. Nel 2018, il suo documentario Testimonies of a Massacre: Tula Toli è stato presentato in anteprima allo Sheffield Docs Festival ed è stato raccontato da BBC, CNN e altre emittenti oltre che presentato in numerosi festival in tutto il mondo. Il suo cortometraggio No Need to Hide Our Faces, un toccante resoconto delle lotte delle donne Rohingya, ha vinto un premio al Social Justice Film Festival.
info:
Elena Lamberti - ufficio stampa sezione teatro - 3495655066
Santa Nastro - ufficio stampa sezione arte - 320 1122513
Narni Città Teatro – www.narnicittateatro.com