giovedì 27 febbraio 2025

Scansìa d'arte - mostra sui libri d'artista


scansìa s. f. [prob. voce di origine veneta, di etimo incerto]. – Mobile a più ripiani destinato a contenere libri o altri oggetti, soprattutto le mercanzie in alcuni magazzini di vendita: “i giornali, come sono stati letti nella mia famiglia, vanno a dormire nelle scansie” (Leopardi).

Lo spazio NAMI diventa, in occasione di Scansìa d'arte - mostra sui libri d'artista- , il luogo della scansìa dove "vanno a dormire opere, libri, segni della passione e del pensiero dell'arte".

Il progetto intrapreso dalla galleria NAMI oltre ad esporre arte e design, intende strutturare un dialogo anche con le varie forme del libro come opera d’arte autonoma, indagando così le multimodalità in cui gli artisti si esprimono, dal “quaderno d’artista”, all’editoria di settore indipendente, ai lavori prodotti da NAMI Edizioni. 

Attraverso l'esposizione e la presentazione dei lavori in mostra, si metteranno in dialogo le varie discipline, aprendo lo scenario su più ambiti appartenenti ad un oggetto d’arte, non standardizzato. I lavori dei nove artisti presentati, intendono esplorare modalità di fruizione alternative, andando a valorizzare uno degli aspetti fondanti del libro d’artista, ovvero la necessità o possibilità di sfuggire alle logiche espositive tradizionali, prediligendo una scelta d'autore a quella commerciale.

Il libro d’artista, prodotto spesso in poche copie, curato come fosse un unicum e un oggetto prezioso, “risponde al bisogno di manifestare una creatività che non si appaga di altre modalità espressive, ma nemmeno le sostituisce. Tra le sue virtù c’è quella del maneggiare, del manipolare il libro, di controllare anche fisicamente ciò che si vuole iscrivere o figurare - proiettandosi - in una vicenda sinestetica, multicodice, plurilinguistica, oggi, condizione e destino necessari non solo nell’arte ma anche della comunicazione sociale”.

L’essenza del libro d'artista non è nella forma del libro, ma nell’idea che il libro stesso è già una forma unica d’ arte, di comunicazione e di trasmissione di idee.

Saranno in mostra i libri di Aniello Barone - Ludovica Bastianini - Paolo Covino -Eleonora Cumer - Jessica Ferro - Ilaria Feoli - Pietro Finelli -Dino Izzo -Antonello Scotti.

Testo di Stefania Trotta
Stefania Trotta nel testo di accompagnamento scrive: “Il libro d’arte diventa un oggetto magico – fantastico direbbe Munari – dalle potenzialità illimitate, non solo perché permette e racchiude la creazione di nuovi mondi immaginari, ma perché spesso li mette in contatto, facendoli incontrare. L’incontro è la poesia che lega questo oggetto alla sfera del reale; è come una tela su cui sperimentare varie tecniche di stampa, collage, fotografia, pittura , scrittura creando un rapporto tête-à-tête tra l’artista e il libro, e di riflesso con chi lo ha tra le mani : sintomo di un amore esclusivo.”



NAMI gallery
Via Carlo Poerio 9 80121 Napoli
www.namigallery.com

Scansìa d'arte - mostra sui libri d'artista
testo di Stefania Trotta
dal 27 febbraio al 6 marzo 2025


pubblica: 

 

COMPATIBILITY | Owen Rival and Aidan Barker-Hill


MONTI8 è lieta di annunciare la mostra “Compatibility”, doppia personale che pone in relazione il lavoro di due giovani artisti: Owen Rival e Aidan Barker-Hill

La mostra pone l’accento sul dialogo che ha costruito il progetto negli ultimi mesi, dialogo all’interno del quale gli artisti hanno indagato due diversi lati delle relazioni sentimentali. Se da una parte l’amore raccontato da Owen Rival si concentra sulla relazione moglie/marito, l’ultima produzione di Aidan Barker-Hill si sofferma invece sulle difficoltà che nel mondo di oggi uomini e donne devono attraversare quando si inizia un nuovo rapporto. Il racconto delle emozioni - o dell’assenza di esse - costruisce questi sei lavori pensati e realizzati appositamente per questa mostra. 

Il lavoro di Owen Rival (1999, Toronto, vive e lavora a Houston) attinge alla sua esperienza personale dipingendo soggetti che ritraggono se stesso e sua moglie. Le scene ambientate in spazi domestici si collocano spesso in primi piani che restringono il campo visivo, affollato da una moltitudini di dettagli, come la grande cipolla adagiata su un tagliere insieme ad altri ortaggi che egli sta tagliando, o un disordinatissimo bagno suggerito da un lavandino su cui sono accatastati alla rinfusa spazzolini, rasoi, creme e altri prodotti. L’abbondanza di oggetti contribuisce a rendere i soggetti quasi claustrofobici, esasperati inoltre da colori saturi che scolpiscono le figure attraverso una luce artificiale e spesso fioca. In queste scene rubate alla quotidianità del matrimonio trovano spazio i due protagonisti di una narrazione che, quando non raffigura, comunque evoca la presenza dei due giovani sposi.

Aidan Barker-Hill (1994, Nevada, vive e lavora a New York) presenta una serie che si pone quasi in antitesi con quella di Rival. I suoi dipinti infatti non celebrano la compatibilità della relazione, ma piuttosto mettono in luce il sentimento di disagio che due amanti provano quando il loro rapporto affronta delle problematiche. Il tema dell’amore e la ricerca di adattamento all’altra persona in una nuova coppia sono per l’artista il pretesto per indagare emozioni che si tenta di celare. Ogni dipinto sembra proporre delle figure come bloccate nel tempo, quasi fredde nella loro imperturbabilità. Un atteggiamento che ci mostra uomini e donne che condividono lo stesso spazio, ma che non si parlano, non dialogano neanche con lo sguardo. Le coppie di Aidan Barker-Hill sono coppie di estranei alla ricerca di una compatibilità che anche la pittura stessa cancella con un eccesso di perfezione, mettendo in scena un set più che vita vera. 

La mostra è la seconda ospitata nella nuova sede della galleria a via degli Ausoni 57. L’opening avrà luogo giovedì 6 marzo dalle 18 alle 20.30 e sarà poi possibile visitare la mostra a fino al 24 aprile. 

INFO:
Compatibility
Owen Rival and Aidan Barker-Hill

Opening: 5 marzo, dalle 18 alle 20.30

MONTI8
Via degli Ausoni 57, Roma
Info@monti8.com +39 3334056596 IG: monti8_


lunedì 24 febbraio 2025

Francesca Romana Cicia e Eirene. Evo oblïato | Inflessioni



Durante la conferenza tenutasi il 25 luglio 1924, dinanzi ai teologi di Marburgo, Martin Heidegger, affermò che “Se il tempo trova il suo senso nell’eternità, allora questo va compreso muovendo da quest’ultima”. Sarebbe, infatti, necessario interrogarsi su ciò che è associabile al concetto di tempo e alla sua connessione con le altre categorie.

È imperativo ricordare innanzitutto che il tempo è naturale, nell’accezione che decreta che il suo scorrimento si determina nella quotidianità della natura e del mondo, elidendo i principi primari della misurazione della natura, entro un sistema di riferimento spazio-temporale. Altresì riferiva la teoria di Aristotele che, per sovvertire il tempo come nullità, ne considerava la sussistenza esclusivamente nello svolgimento di eventi, in rapporto con il modo d’essere, il mutamento. Dunque, l’orologio non è altro che un sistema fisico che impone una durata sempre uguale a se stessa e che si ripete costantemente, è uno strumento per esperire il tempo a nostro piacimento, rendendolo uno specchio del nostro modo di percepirlo, tuttavia, non è indice della durata né della quantità di tempo che scorre nel presente ma è il fissare l’ora. 

Ma di quale ora si asserisce? 

L’unica ora naturale è quella che dimora nella determinazione dell’esistenza umana sin da sempre, nell’esserci dell’essere come tempo, nello Jeweiligkei, nell’affermazione dell’asserzione dell’esserci in relazione al suo essere che è costitutiva. Ogni volta che “io sono”, si attua l’esserci che riconosce la morte come ultima possibilità, la stessa fine che rende possibile l’autentico poter essere dell’esserci, partendo dalla temporalità originaria. E, se il filosofo di Meßkirch dimostra come, nell’ontologia Occidentale tradizionale, il senso dell’essere è secondo il tempo, decostruendo la fenomenologia della storia dell’ontologia, altrettanto potremo allargare ed espandere il concetto di tempo naturale non misurabile al tempo come infinita estensione di se stesso, quello che Parmenide identificava con un νῦν, e che di contro potremo associare all’essere eterno del Timeo di Platone, privandolo di quell’immobilità che rende l’essere e il tempo fluidi. Contrapponendoci alle aporie sulla significazione di eternità, approdiamo nel tempo cosmico, escatologico indefinito che muta la condizione esistenziale, ribaltando il tempo e lo spazio. Il befindlichkeit, “sentirsi situato”, la “situatività” come ricettività passiva è ora rinnegata come condizione ontologica di possibilità, senza disconoscere il relazionale, il cui animo dimora nel terreno locale che invade il piano della terra-cielo visibile e tattile, per dipoi implodere nel cronotopo dell’Universo. Nondimeno, si può affermare che l’esistenza dell’essere - che riconosce la sua finitudine - sia disgiunta dal tempo. Si deduce che l’evo, come ciascuno dei periodi della storia individuati nel lungo periodo di tempo, durante cui si effettua l’affermazione e lo sviluppo di determinati elementi di civiltà e di cultura, è rappresentazione astratta che l’uomo ha designato per creare dei paradigmi mentali e, conseguentemente, meglio imprimere il senso di appartenenza alla vita, come reazione all’oblio. Termine che, per lo stesso Freud, assume valenza di facoltà difensiva della mente umana rispetto alla consapevolezza e ai contenuti mnemonici torvi.  Obliare presenta, ordunque, una doppia valenza, positiva e negativa, nella storia della nostra esistenza, distintamente nel tempo coevo, in cui “the net never forget”.  Sono congrui, in tal senso, l’articolo del ’95 e il libro di Weinrich sull’oblio che elencò le numerose metafore della memoria, su cui si sono confrontati scrittori e filosofi, e racchiuse nei campi metaforici delle “metafore del magazzino” e delle “metafore della tavoletta di cera”, relative al doppio del fenomeno del ricordare che vede il “magazzino” con il polo della memoria delle cose ricordate, mentre la “tavoletta di cera” come il polo del ricordo o processo del ricordare che attiva condizioni come quella dell’approssimazione, dell’inesattezza, della diversità del ricordo, della sua vaghezza, tutte espressioni che potremo riconoscere come nei di un paradosso, quello del ricordo obliato. Una manifestazione portentosa dei nostri giorni, in cui anche il tempo galileiano o misurabile sembra non rivelarsi più adeguato alla nostra esistenza. 

Nel parossismo estetico-visivo, si muove l’opera “Come una conchiglia nel bosco” di Francesca Romana Cicia, un’entità non definita e non collocabile in un habitat reale, se non in quel luogo che la nostra percezione può attribuirgli. Siamo, ancora una volta, in quel confine che potremo definire “astrazione concreta” del nostro pensiero, del nostro ricordo che appare rielaborato, modificato e distolto rispetto alla sua origine, rivelando tutta la fragilità dei meccanismi umani che, da ultimo, denotano il parossismo della certezza di una reminiscenza. Nella semioscurità della stanza del ricordo, si scorgono i riflessi di petali caduti e dissolti tra le ceneri dell’oblio che annulla ogni possibile gravità per trascendere il reale e depositarsi nella zona del parossismo che trasforma panicamente l’essenza e la materia che da flessuosa si fa vitrea, cristallizzando la ferita della finitezza nell’argine del frammento. Conchiglie sedimentate tra le stratificazioni della terra e nate dalla sostanza basale dell’acqua, da cui ha origine e si rinnova la vita. 

Il vissuto marino, sito all’interno della conchiglia, narra il soffio linfatico del nostro interiore che, nel suo apparire in superficie, imprime una traccia nella coscienza, rivelando la cura capillare della ricerca di Eirene che, nella seconda entità che abita l’oscuro dello spazio nella sua opera “Outer Spaces”, indaga la cavità interna dell’uovo, finora mai elevata a soggetto, nel suo essere placenta e generatrice di vita. Il frammento riconosce l’interezza della forma tanto esterna quanto interna dell’elemento che racchiude l’Universo e la sua luce siderale e cosmica. Sincronicamente si genera, nella mente, quella sensazione di sublime dinanzi all’impossibilità di immaginare l’incommensurabilità dell’Universo. Nella caratura di spazio, si recupera la storicità dell’uovo come soggetto scandagliato da artisti, quali Fontana e Brâncuși, sino a quel legame immaginativo che, con la conchiglia, fissa e dilata il tempo, così superlativamente sigillato da Piero della Francesca. 

E questa è l’ora in cui Aion, Chronos e Kairos si consultano sul nascituro tempo naturale, l’Evo oblïato

Laura Catini 

Francesca Romana Cicia e Eirene 
Evo oblïato | Inflessioni 
a cura di Laura Catini 
22 febbraio > 14 marzo 2025 

Spazio Iris | Via G. Fonzi 38 Spoltore (PE)


 

martedì 18 febbraio 2025

Quando filo, colore, parola s'intrecciano: Alice Schivardi

Alice Schivardi, "Talmente bello", dall'installazione "Coccinelle" (2010-2015) composta da 32 opere; disegni a ricamo su carta da lucido, matita, filo di cotone, cornice in resina fatta a mano, 7x9 cm ciascuno


Maja Arte Contemporanea inaugura mercoledì 19 febbraio 2025, alle ore 18, in via di Monserrato 30 (Roma), la personale di Alice Schivardi.

L'esposizione è la prima di un ciclo di tre mostre — Quando filo, colore, parola s'intrecciano — a cura di Giovanna Dalla Chiesa, che mette a confronto il lavoro di tre artiste: Alice Schivardi, Luciana Pretta e Luisa Lanarca.

In mostra una selezione di opere che riflettono il linguaggio distintivo di Alice Schivardi, il suo interesse per la narrazione intima e la costruzione di legami attraverso il disegno e il ricamo. Il percorso espositivo include Coccinelle (2010-2015), un'installazione composta da 32 ovali ricamati su carta da lucido, incorniciati in resina, che insieme formano un mosaico di memorie ed emozioni nascoste. Dalla serie Amore incondizionato e Black Series, due opere ricamate su carta da lucido, in cui il filo diventa uno strumento per sondare le profondità dell'affettività e delle relazioni umane. In Eco di Luce, un'ape si posa su una bocca, caricando di valenze simboliche e antropologiche la tensione tra silenzio e necessità di parola. Infine, un gruppo di api in volo (disegni a ricamo su carta da lucido, matita, filo di cotone, cornice in metallo): ognuna disegna la propria traiettoria e, nell'attesa di ricevere il nome da chi ne entrerà in possesso, suggerisce un'ulteriore riflessione sul possibile legame tra le due specie, quella umana e quella del regno animale.

Osserva Giovanna Dalla Chiesa:
Con il filo dei suoi "disegni a ricamo", su carta trasparente, Alice Schivardi non ha soltanto raccontato storie che portano in primo piano l'intimità e l'assorta concentrazione del mondo femminile, ma ha gettato un ponte tra gli aspetti della rappresentazione artistica che tradizionalmente si astrae dalla realtà e quelli della vita. Di questa fanno parte, non solo figure eticamente o spiritualmente esemplari come il partigiano Mario Fiorentini o Santa Rita da Cascia - protagonisti di alcune spettacolari performance -, ma l'intero creato, fatto di insetti meravigliosi e sociali come le api, o di altri - cui si deve comunque rispetto, sino a dar loro sepoltura - del regno animale di cani e uccelli, con cui l'artista riesce a fondersi sino a una completa immedesimazione e di quello di tutte le differenze etniche, di genere o genetiche, come nel caso del suo recente lavoro con i non vedenti. Il filo di Alice Schivardi è quindi il filo del pensiero che in modo immateriale, ma persistente, raccontando storie severe o soavi, su superfici trasparenti che lo fanno librare nell'aria, attraversa i confini per porsi ogni volta in relazione, e trasformare all'occorrenza la storia, riunificando ciò che il pregiudizio umano ha separato. Questo filo sapiente, e sapienziale, esteticamente incantevole, si rivolge agli aspetti antropologici come a quelli politici, sociali o religiosi, su cui deve fondarsi la consapevolezza della nostra umanità, e da cui dipendono la possibilità e la necessità di un'armonica convivenza e sopravvivenza.

NOTE BIOGRAFICHE
Alice Schivardi (Erba (CO), 1976) ha frequentato il corso dell'artista Alberto Garutti all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano diplomandosi con una tesi su Louise Bourgeois. La frequentazione con diversi artisti le ha permesso di approfondire il disegno come metodo d'indagine e di sperimentare continuamente materiali e tecniche, accumulando una molteplicità di esperienze sia in ambito lavorativo che umano e sociale.
Ha partecipato a numerosi premi tra cui il Premio Cairo a Palazzo Reale (Milano), il Premio Maretti al Museo PAN (Napoli), e ha vinto nel 2008 il primo premio "Videominuto" al Museo Pecci (Prato).
Tra le mostre personali più recenti: Corvi o colombe? (performance), Nuvola di Fuksas, Roma, 2023; Alice in Chains, Todi, 2023; La vita è una ruota, Una Vetrina, Maxxi_the indipendent, Roma, 2019; A suon di ali, Monumento Naturale Palude di Torre Flavia, Ladispoli, 2019; Ero figlia unica, Fondazione Pescheria - Centro Arti visive, Pesaro, 2015; Wormholes, Museo del Los Sures, in collaborazione con I.S.C.P., New York, 2014.
Ha inoltre partecipato a mostre collettive presso il Museo Pecci di Prato, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Richard Saltoun Gallery di Londra, l'Auditorium Parco della Musica di Roma, Palazzo Trinci a Foligno e l'American Academy in Rome.
Ha preso parte a manifestazioni internazionali d'arte, tra cui Manifesta 12, Palermo (2018), I Martedì critici a Roma e TEDx women Navigli a Milano (2021).
È presente nelle collezioni permanenti:
– Benetton Collection (2015)
– Museo Sperimentale per l’Arte Contemporanea, Aquila (2011)


Alice Schivardi
a cura di Giovanna Dalla Chiesa
19 Febbraio — 8 Marzo 2025

INAUGURAZIONE
Mercoledì 19 Febbraio 2025, ore 18

Maja Arte Contemporanea
Via di Monserrato, 30 – ROMA
info@majartecontemporanea.com
+39 06 6880 4621

lunedì 17 febbraio 2025

Mutaz Elemam - Contemporary Forest


Giovedì 20 febbraio dalle ore 18.00 la Shazar Gallery presenta Contemporary Forest, personale dell’artista sudanese Mutaz Elemam. Il pittore, che vive e lavora tra la Francia e il Cairo, ha all’attivo la partecipazione ad innumerevoli esposizioni a New York, Miami, Emirati Arabi, Egitto, Libano, Qatar, Kuwait, Sudan, a Biennali, come quella di Pechino, ed è alla sua seconda personale in Italia, negli spazi di via Pasquale Scura. La mostra di Mutaz Elemam si inserisce nella sfaccettata programmazione della Shazar Gallery attenta ai fermenti internazionali e ai differenti linguaggi artistici. 

Il nuovo corpus di opere prodotte dall’artista sudanese per l’occasione ne evolve lo stile in un coloratissimo universo vegetale attraverso espressive e più vivaci pennellate. Senza cambiare registro Mutaz Elemam ha trasformato il proprio gesto volgendolo verso nuove soluzioni stilistico cromatiche per accompagnare i suoi racconti visivi, un processo che mette in atto per ogni progetto e che segna un passo verso la riflessione e la comprensione di un’arte interiore. Le numerose velature e stesure di acrilico creano paesaggi a prima vista astratti ma che successivamente trasportano verso riconoscibilissimi angoli popolati da piante, fiori, erbe e alberi stagliati in una fitta verticalità. Il repertorio pittorico attinge a piene mani dalle ambientazioni naturali dei luoghi visitati e della terra d’origine del pittore. Lo spirito di un territorio, che è anche posto dell’anima e del pensiero, torna a vibrare nelle tele dove l’esplosione della pittura diventa incontrollabile e invade lo spazio dando vita alle mille sfumature e alle macchie dalla resa contemporanea eppure radicate nella cultura africana. 


Mutaz Elemam è un pittore sudanese nato a Kasala. Si è laureato al dipartimento di Belle Arti dell'Università Sudanese di Scienza e Tecnologia di Khartoum. È membro dell'Unione Generale degli Artisti Plastici Sudanesi e dell'Atelier degli Artisti del Cairo. La pratica di Elemam si è sviluppata nel tempo attraverso esperienze fatte nei numerosi luoghi in cui ha lavorato, vissuto e continua a sperimentare nuovi approcci alla pittura. Elemam ha partecipato a mostre personali e collettive sia a livello regionale che internazionale, tra cui la 5a Biennale di Pechino nel 2012, la mostra “The Khartoum School: The Making of the Modern Art Movement in Sudan (1945–Present)” presso la Sharjah Art Foundation e la Biennale de Sarria in Spagna, 2017. È stato anche redattore di Africa Art File per la rivista d'arte Not Apartheid, rivista d'arte pubblicata in Italia. Le sue opere si trovano oggi sia in collezioni private che in istituzioni pubbliche.


Mutaz Elemam - Contemporary Forest
Opening: giovedì 20 febbraio dalle ore 18.00 alle 20,30
dal 21 febbraio al 30 marzo 2025

La mostra rimarrà aperta fino al 30 marzo 2025 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento. 

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8
80134 Napoli

Tel. 081 1812 6773
www.shazargallery.cominfo@shazargallery.com 
Instagram: shazargallery – FB: shazargallery
Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com

Tramemente, opere di Paola Ricci

 


La mostra Tramemente presenta per la prima volta l’artista Paola Ricci nella nuova sede della Galleria MUSEONUOVAERA, uno spazio consono per presentare le grandi tele dell’artista. Le tele sono in parte inedite e in parte realizzate apposta per l’evento.
Il titolo della mostra richiama il concetto delle Trame che rappresentano e incarnano il processo mentale dell’artista, sempre in evoluzione.
Tramemente è una parola che racchiude la fusione tra trame e mente, come una liason senza separazione. Il disegno di Paola Ricci si compie nell’evoluzione continua del gesto, che non si fa intimorire nel passare dalle piccole dimensioni alle grandi estensioni delle tele. Il disegno è la base che poi si evolverà in pittura. I colori a olio di grossi pastelli e l’uso di strumenti non sempre ortodossi non è l’unico accesso per il gesto, l’artista arriva a usare semplicemente le dita direttamente a contatto con la tela trattata con cera d’api. La trama è anche il cucito che è dedizione del gesto a lungo tempo; il segno è disegnato dal ricamo che delimita sul tessuto la traccia su oggetti che vengono dal passato. Paola Ricci dipinge con furore e con meticolosità, coltiva una tecnica realizzabile in modo spontaneo.
Probabilmente l’artista si rifà a quello che Blake definiva la linea, che è un metodo pittorico, anzi è l’unico. L’artista porta la linea dalla dimensione bidimensionale a quella tridimensionale con il filo d’acciaio che disegna nel vuoto creando sculture nello spazio.
©Tancredi Gull. 2025.


Paola Ricci nasce a Venezia nel 1961 e si laurea all’I.S.I.A. di Urbino. Consegue un Master di Arte e Terapia presso l’Università Pontificia Antonianum di Roma. Combina la sua attività di artista con quella di docente di Didattica dell’Arte. Presso il CCA Andratx Mallorca (Spagna) è stata invitata in una residenza e le sue opere sono state esposte nella Galleria Kunstall nella mostra dal titolo Sculture da parete. È stata invitata come Visiting Artist al Cummings Arts Center, Connecticut College di New London, CT Stati Uniti d’America, dove ha realizzato, in diverse sessioni giornaliere, un grande disegno su carta intitolato Multiverso,c presente nella collezione dello stesso Istituto. È stata selezionata nel 2016, per la residenza nel Vermont Studio Center e ha ricevuto un premio per questo periodo di ricerca artistica negli USA. In aprile 2019 è stata selezionata per la Mostra The Comm-Inn, Het Nieuwe Instituut al Het Nieuwe Instituut a Rotterdam.  Ha partecipato, nel luglio 2020, alla mostra ANTEPRIMA al TOMAV a Torre Moresco. Nel 2020 il curatore Frank Eckhardt l’ha invitata a Dresda per un evento pubblico in cui ha presentato un video al Nonmuseum for Contemporary art on the Dresden Neumarkt NICHT MUSEUM ZEITGEMÄßER KUNST. Nel 2022 ha partecipato alla Mostra Collettiva Connessioni, The Kitchen Gallery a Milano. Nel 2023 ha realizzato il lavoro intitolato Filo d’Arianna per una mostra collettiva presso il Museo di Emilio Greco poi trasferita al Museo MADXI di Latina. Nel 2024 ha esposto le sue sculture insieme ai lavori di Franco Colamorea, nella mostra TEXTUS a Palazzo Planelli e la performance intitolata Intreccio/Intersect. a Bitonto.


Tramemente
Opere di Paola Ricci
fino al 22 febbraio 2025


INFO: Museo Nuova Era, Strada S. Giorgio Martire 9, 70124, Bari
Orari, 17.30 , 20.30 chiusura mercoledì, domenica e festivi.
Info: +39 3334462929
rosemarie.sansonetti@yahoo.it 


pubblica: 

mercoledì 5 febbraio 2025

A due #4, José Manuel Mesías - Sandra Tomboloni, L'illusione della vita

Sandra_Tomboloni_Il sole che splende nel cielo blu_2024

La Galleria ME Vannucci è lieta di presentare A due #4, José Manuel Mesías - Sandra Tomboloni, L'illusione della vita, il quarto capitolo della serie di dialoghi e incontri A due che creano un ponte tra artisti della galleria e figure selezionate direttamente da loro o individuate per affinità elettive.

Il dialogo tra gli artisti Sandra Tomboloni (Pelago, Firenze, 1961) e José Mesías (L'Avana, Cuba, 1990) si sviluppa attorno ad alcune opere che parlano di sacralità della vita e regole di convivenza. In tutto il progetto espositivo è evidente il rapporto tra essere umano e mondo animale. Sono composte da gabbie per uccelli le installazioni di José Mesías: oggetti realizzati dall’uomo per privare i volatili della propria libertà e piegarli al proprio volere. Sandra Tomboloni porta avanti la sua battaglia animalista e antispecista, già evidente nella personale del 2020 La fragilità degli ospiti, che qui si sviluppa tra una serie di nuovi disegni e due grandi sculture in cera.

Sono gabbie trovate, e poi schiacciate, quelle che formano una enorme croce in Ecce Homodi José Mesías; un chiaro riferimento alle parole che, nel Vangelo di Giovanni (19, 5), pronuncia Pilato mentre presenta Gesù flagellato e coronato di spine, espressione usata anche per definire una persona malandata e smunta. Si intitola Ecce homo. Come si diventa ciò che si èanche l’ultima opera compiuta di Nietzsche prima della follia, scritta, nelle sue grandi linee, in tre settimane di immensa esaltazione dell’autunno 1888, a Torino.

Le installazioni dell’artista cubano ci portano a pensare a un mondo animale fuggito via dalle leggi dell’uomo, anche nel caso di Paradoja de un móvil perpetuo (Esta jaula será un móvil perpetuo en tanto viva un pájaro dentro de ella), [Paradosso del movimento perpetuo(la gabbia avrà un movimento perpetuo finché un uccello vivrà al suo interno)], dove la gabbia è appoggiata sui legni ricurvi di un dondolo, ma l’assenza dell’animale vanificherà la sua funzione, quasi a togliere l’anima all’oggetto.Due grandi bastoni coperti di sculture di piccoli maiali in cera danno forma alle opere Abracadabradi Sandra Tomboloni. Viene subito da pensare alle aste decorate che reggono i rotoli della Toràh, libro sacro per eccellenza dell’ebraismo. La parola Toràh significa “insegnamento”, e deriva da una radice ebraica che indica anche “colpire” o “andare a segno”. Nella cultura israelita, il bastone è un simbolo di autorità, utilizzato dal pastore come strumento di correzione e guida per il suo gregge. Mentre il gruppo di maiali si impossessa dei bastoni, come a prendere in mano il comando, cercando la vera essenza di quegli insegnamenti, la parte bidimensionale di questa parodia del testo sacro, che dovrebbe essere contenuta nel rotolo, si snoda invece in una serie di disegni che sfuggono alla sequenza e alla forma arrotolata per trovare ciascuno la propria dimensione. Lo stesso titolo Abracadabra ci riporta al campo del mistero e della magia. Abracadabra è un vocabolo in uso nella magia mistica antica ed è considerata la parola universalmente più adottata fra quelle pronunciate senza traduzione nelle singole lingue. Questa parola era probabilmente utilizzata da popoli di lingua aramaica o araba, prevalentemente come incantesimo per curare alcune malattie o per scacciare i demoni. L’illusione della vita è quella dell’essere umano che considera vitali regole e abitudini che forse ci stanno portando verso direzioni sbagliate. La necessità quindi di sparire o invertire la rotta, interpretare nel modo corretto testi sacri, precetti, e pronunciare correttamente parole magiche. Sottrarsi per sabotare regole sbagliate.


BIOGRAFIE 
Sandra Tomboloni
In Sandra Tomboloni(Pelago, 1961), opera e biografia spesso coincidono e si sovrappongono: si ammala presto di anoressia, malattia con la quale convive. Sarà un materiale come il pongo a caratterizzare il suo percorso artistico, materia attraverso la quale, dopo le prima tele informali - in cui la figura era assente e quasi annientata - la figurazione prende progressivamente corpo. Il pongo è materia e colore, allo stesso momento, e trasmette tutto il senso di fragilità e precarietà caratteristici dell'opera dell'artista.
Tra le principali mostre personali: 2020,La fragilità degli ospiti, a cura di Serena Becagli, Galleria Vannucci, Pistoia; 2014, Orfani, Galleria Vannucci, Pistoia; 2013 Homeless#2013, Casa Rossa, Pontassieve (FI); 2011,Trasmigrazioni, Galleria Biagiotti, Firenze; 2010, Prezzemolina, a cura di Stefania Gori, La Smilea, Montale, (PT); 2010, Contrasted-Materia Instabile, Sandra Tomboloni/ Virgina Lopez, a cura di Matilde Puleo, Palazzo Comunale, Arezzo; 2005, Between and Underneath, Goldonetta, Firenze; 2004, Lost and Found, HVCCA, Peekskill, New York; 2000, Mostra-Laboratorio, Museo Pecci, Prato, 2000; 1999, Me, Io, Jeg, con Elizabeth Peyton e Lene Vearing, Salzau (Kiel), Festival di Teatro, Todi; 1999, Bu, Pinocchio, con Gianluigi Toccafondo, Palazzo delle Papesse, Siena; 1997, Generazioni/1, con Luca Caccioni e Giovanni Manfredini, Palazzina dei Giardini, Modena; 1997, Storia di un pulcino o due, Galleria Studio La Città, Verona; 1995-1995, Mostra personale, Galleria Gentili, Firenze.
Tra le principali mostre collettive: 2024, Colorescenze. Artiste, Toscana, Futuro, a cura di Stefano Collicelli Cagol e Elena Magini, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; 2021, Paesaggi Personali, a cura di Serena Becagli, Galleria ME Vannucci, Pistoia; 2020, Bambini per sempre! Infanzia e illustrazione nell'arte del primo Novecento, a cura di Arabella Natalini e Nadia Marchioni, Museo degli Innocenti, Firenze; 2019, «E p h e m e r a – Ε φ ή μ ε ρ α», a cura di Friederike Schmid, White Space Black Box, Neuchâtel, Svizzera; 2018, LET'S TWIST AGAIN, con Luca Caccioni, Fabrizio Corneli, Vittorio Corsini, Franco Guerzoni, Michelangelo Pistoletto, Pino Spagnulo, Giovanni Termini, Sandra Tomboloni, Giuliano Tomaino, Galleria Vannucci, Pistoia; 2018, Stereo Love Seats, Marc Straus Gallery, New York; 2018, De Scultura, a cura di Cristiana Collu e Saretto Cincinelli, Casa Masaccio Centro per l'Arte Contemporanea, San Giovanni Valdarno (AR) (artisti in mostra: Emanuele Becheri, Paolo Fabiani, Michel Frere, Anton Raphael Mafai, Arturo Martini, Davide Rivalta, Medardo Rosso, Sandra Tomboloni); 2013, Borderline, Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall'Art Brut a Basquiat, MAR, Ravenna; 2008, Italian Genius, Now, mostra itinerante del Museo Pecci di Prato nei musei d'arte contemporanea in Asia, 2008-2007; 2007, Revenge, Hudson Valley Center for Contemporary Art, Peekskill, New York; 2006, Tattile-Duttile, Galleria VM21, Roma; 2005, Minyonies, a cura di Maria Luisa Frisa e Giuliana Altea, Alghero; 2004, A.I. 20 artiste italiane nel XX secolo, a cura di Elena Lazzarini e Pier Paolo Pancotto, Palazzo Mediceo Seravezza, (Lu); 2004, Collezione Permanente, a cura di Samuel Fuyumi Namioka, Museo Pecci, Prato, 2004; 2003, Not in New York- Emerging European Artists, a cura di Marc Straus, Stux Gallery, New York; 2003, Imagerie Art Fashion, a cura di Maria Campitelli, Musei del Canal Grande, Trieste; 2003, Giovani Artisti Italiani, Premio Maretti, a cura di Roberto Daolio, Silvia Grandi, Maura Pozzati, GAM, Bologna; 2003, Rotte Metropolitane, a cura di Daria Filardo, Orto Botanico, Firenze; 2002, Continuità. Arte in Toscana1990-2000, a cura di Jean-Christophe Amman, Museo Pecci, Prato; 2000, La Fenice et des artistes, concorso per artisti contemporanei promosso da Hotel La Fenice, a cura di Maura Pozzati, Hotel La Fenice, Venezia; 1998, Artisti italiani in Kiel,Staadt GALLERIE, KIEL, a cura di Edoardo Di Mauro e L. Von Amelunxen; 1997, Onomatopea, a cura di Antony Iannacci, Galleria Studio La Città, Verona; 1997, Collaborazione con la compagnia Virgilio Sieni Danza allo spettacolo Quartetto sul vento, variazioni sull'identico, Teatro Metastasio, Prato; 1997, Realizzazione dell'opera in progress Il Piccolo Principe, a cura di Sergio Risaliti, all'interno del festival Fabbrica Europa, ex Stazione Leopolda Firenze; 1996, Realtà giovaneXXX- VI Premio Suzzara, Galleria Civica d'arte contemporanea. (Vince il premio acquisto ex aequo con Caira, Botto&Bruno e Casolaro); 1996LEONKART,a cura di Arcangelo, Centro Sociale Leoncavallo, Milano; 1995, Aperto Italia 1995, a cura di Francesco Bonami e Emanuela De Cecco, Trevi Flash art Museum, Trevi (Pg); 1994, Turbare il tempo, a cura di Saretto Cincinelli, Museo Archeologico di Firenze.


José Mesías (L'Avana, Cuba, 1990) è un artista cubano specializzato in pittura, disegno, video e installazione. Quest'ultimo è un mezzo per il quale spesso concentra la sua pratica sull'oggetto, il suo stato trovato e la sua storia. Il suo lavoro affonda le radici sia nella storia passata che nel contesto contemporaneo di Cuba. Spesso guarda indietro al periodo delle guerre d'indipendenza a Cuba alla fine del 1800, un tema raro nell'arte cubana contemporanea. Il suo lavoro rivela storie sia personali che collettive. Dimostra i principi fondamentali dell'universo che possono essere manifestati negli oggetti più insignificanti e nei mestieri più ordinari.
José Mesías si è diplomato all'Accademia Nazionale di Belle Arti "San Alejandro" dell'Avana nel 2009. Attualmente vive e lavora a L'Avana. Ha ottenuto borse di residenza in Giappone, patrocinate dall'Akita Art Institute (2018); a Bilbao, Spagna, nell'ambito del programma Azkuna Zentroa - Artist x Artist Residency (2017); in Colombia, dal progetto di scambio tra l'Instituto Superior de Arte e l'Universidad de los Andes (2013), tra gli altri.
Tra le sue principali mostre personali ricordiamo: Especies mentales(Cuban Artist Fund Studio, Residency Unlimited) New York, USA (2023);Not everything needs to be painted (Bode Projects) Berlin, Germany (2022); Itinerarios (Art Apartamento) Havana (2022);Sala del Tiempo, 13th Havana Biennial, Centro de Desarrollo de las Artes Visuales (2019); Sinsontes en perseverancia, a happening held at Calle Bernal y Águila, Havana (2019); Metáfora del crepúsculo árabe, Art Dubai, as a result of the residency period in the United Arab Emirates (2019); Image Index, Factoría Habana, Havana (2017); Acerca de la verdad absolutaand The Binary Show, Mindy Solomon Gallery (2016, 2015); El origen de la simetría, Centro Provincial de Artes Plásticas y Diseño Luz y Oficios, Havana (2012).
Il suo lavoro ha fatto parte delle seguenti mostre collettive:Ver Italia y vivir: Experiencias de lo “lo sublime” en el arte cubano contemporáneo, National Museum of Fine Arts, Havana (2024); Kaleidoscopes: contemporary Cuban perspectives, Galleria Continua Les Moulins, France (2024); You Know Who You Are: Recent Acquisitions of Cuban Artfrom the Jorge M. Pérez Collection,El Espacio 23, Miami (2023); Viva la Devolución, Utopía 126, Barcelona, Spain (2021);Más allá de la utopía. Las relecturas de la historia, National Museum of Fine Arts, collateral to the 13th Havana Biennial (2019); Going away closer, Spiral Garden, Tokyo, Japan and Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam (2018); La línea recta no es la más corta, Azkuna Zentroa, Bilbao, Spain (2018); 7th Salon of Contemporary Cuban Art, Centro de Desarrollo de las Artes Visuales (2017); Nido sin árbol, exhibition organized by Galleria Continua at Colegio de Arquitectos (UNAICC) (2016); La utilidad de la historia, Factoría Habana, Havana (2014); Cuban Video (MoCA), Cleveland, USA (2010); tra gli altri.

 

Veduta_della_mostra_José Mesías - Sandra Tomboloni, L_illusione della vita, Galleria ME Vannucci, Pistoia

José Mesías - Sandra Tomboloni
L'illusione della vita
A due #4

testo di Serena Becagli

Inaugurazione domenica 19 gennaio dalle 11:00 alle 19:30
dal 19 gennaio al 2 marzo 2025

mercoledì - venerdì 17:00 -19:30 sabato 9:30 - 12:30 / 17:00 -19:30
o su appuntamento tel. +39 0573 20066 +39 335 6745185

Galleria ME Vannucci, Via Gorizia, 122 Pistoia, Italia
GALLERIA ME VANNUCCI Via Gorizia, 122 Pistoia, Italia

tel. +39 057320066 mob. +39 335 6745185 
info@vannucciartecontemporanea.comwww.mevannucci.com facebook.com/galleriavannucciinstagram.com/mevannucci.art



 

lunedì 3 febbraio 2025

Nina Carini. Mani come rami che toccano cielo



Dal 6 al 9 febbraio, nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA, Nina Carini presenta la mostra Mani come rami che toccano cielo (2024) all’interno dell’Oratorio dello Spirito Santo di Bologna. In questo splendido gioiello d’arte e di architettura bolognese costruito dai monaci celestini nel tardo Quattrocento, Mani come rami che toccano cielo sembra radicarsi profondamente, come se fosse sempre stata lì, in sintonia con la sua storia e la sua spiritualità. Le braccia, sottili e altissime, si alzano verso l’alto, come a voler toccare qualcosa che non è visibile ma che è sempre presente.

La mostra presenta un’unica opera, ma di grande impatto per la sua carica spirituale, collocata nell’abside della chiesa. Composta da due sculture in bronzo lucidato a specchio, è il risultato di un processo di creazione che ha avuto luogo tra settembre e novembre 2024 presso la Fonderia Artistica Battaglia. Le sculture, con le mani tese verso il cielo, evocano un gesto di metamorfosi e di tensione verso l'infinito, un tema centrale nella ricerca dell’artista.

Nina Carini, partendo da uno schizzo nel suo diario, dà vita a un’installazione che unisce il desiderio di raggiungere l’oltre con la di coltà della realizzazione materiale. Il bronzo, materiale per natura grave, viene qui risolto in una forma aerea che invita il visitatore a riflettere sulla fragilità dell’essere umano e sulla sua tensione verso qualcosa di immenso e eterno.

«I due rami che si protendono verso il cielo, modellandosi in linee morbide, sembrano danzare nell’aria – sottolinea la curatrice, Rischa Paterlini -. Ogni movimento di queste forme naturali riflette un delicato equilibrio tra la materia e l'invisibile, tra il tangibile e il desiderio. L’opera va oltre la semplice forma fisica; è un'energia che si manifesta, raccontando di un cambiamento profondo, di una tensione che spinge oltre la superficie e invita a guardare ciò che è al di là di ciò che vediamo. Quest’opera non si limita a essere una semplice rappresentazione del corpo, ma diventa un’azione che attraversa i confini della percezione, un richiamo a qualcosa di più grande, un’aspirazione che non può essere colta. Questa scultura è una preghiera non verbale, un desiderio di comprensione che attraversa il tempo e lo spazio, senza mai arrivare a una risposta definitiva».

«Ho immaginato queste due braccia molto sottili appoggiate al muro, così da vedere una fessura nello spazio, due linee sottilissime di luce», scrive Carini nel suo diario. Le mani scolpite con precisione – che sono quelle dell’artista - non cercano solo il cielo, ma tentano di a errare qualcosa

6, 7, 9 febbraio: ore 12.00 – 19.00
8 febbraio: ore 12.00 – 24.00

Ogni giorno alle 18.00: Azione poetica Ende beginntdi più vasto, di diventare parte di un tutto che non può essere definito. Le braccia, impossibili nella loro lunghezza, non sono il punto centrale dell’opera, ma il loro slancio, il desiderio di andare oltre, di sfidare il limite umano.

Accanto alla scultura, Nina Carini presenta Ende beginnt, un’azione poetica che invita il pubblico a una riflessione profonda sul tempo. Ogni giorno alle 18:00, un poeta insieme all’artista leggeranno versi tratti dalla bibliografia di Rainer Maria Rilke, incentrati sulla figura dell'Angelo e sul desiderio di metamorfosi. Il pubblico sarà invitato a sperimentare autonomamente l’ascolto e la lettura, creando un momento di contemplazione e introspezione.

La scena poetica bolognese contribuirà all’evento, con la partecipazione di poeti come Riccardo Frolloni, Franca Mancinelli, Diletta D’Angelo, Marilina Ciaco, Eleonora Negrisoli, Giorgio Zavagli, Mariagiorgia Ulbar, Beatrice Magoga e Luciano Mazziotta.

L’esposizione rappresenta un’occasione unica per esplorare il rapporto tra arte, tempo e metamorfosi, dove ogni gesto e ogni parola diventano un invito a superare i limiti del visibile, cercando tracce di infinito nel presente in un luogo intenso permeato da profonda spiritualità.

La mostra è accompagnata dal testo critico di Rischa Paterlini, e Pina De Luca

Si ringrazia l’Ordine di Malta, Fonderia Artistica Battaglia, partner tecnico della mostra e Art Defender.

INFORMAZIONI:
Oratorio dello Spirito Santo Via Val d'Aposa 6, Bologna www.artcitybologna.it

ORARI DI APERTURA:
5 febbraio 2025: 15:00 - 21:00 (Opening) 6-7-9 febbraio 2025: 12:00 - 19:00
8 febbraio 2025: 12:00 - 24:00

UFFICIO STAMPA:
Maria Grazia Vernuccio T. 3351282864  E. mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it

Nina Carini
Palermo, 1984. Formatasi nelle Accademie di Belle Arti di Verona e Milano e presso l’École nationale supérieure des beaux-arts de Lyon, l’artista ha mosso i suoi primi passi in ambito pittorico, per superare rapidamente la specificità dei singoli linguaggi e per reinventare il senso e lo scopo del medium, che di volta in volta ha utilizzato. Ognuno dei suoi lavori è preceduto da un tempo lungo di preparazione, dedicato alla conoscenza dei fenomeni che sta esaminando. Le sue non sono forme fisse nel tempo, chiuse in sè stesse, varcano, anzi, i propri limiti. Un modus operandi che è stato decisivo per fare arte servendosi di mezzi alternativi a quelli tradizionali e per continuare a sperimentare soprattutto con il suono, le installazioni e il video. Tra le recenti mostre in cui ha esposto le sue opere si ricordano: Straperetana, (Palazzo Maccafani, Pereto, 2024), Materia sonora, (Istituto Italiano di Cultura di Madrid, Madrid, 2024) Premio Cairo, (Museo La Permanenente, Milano, 2023) Aperçues (Basilica di San Celso, Milano, 2023) Meteorite in giardino 13 (Fondazione Merz, Torino 2021), For 24h CALL ME POET! Let’s meet on the horizon (Casa Testori e Casa degli Artisti, Milano 2020), VIII Premio Fondazione VAF, Passione 12 progetti per l’arte italiana, (MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, 2019), Are my eyes distracting my hearing? (NM Contemporary, Monaco 2019). È stata finalista durante l’VIII Premio Fondazione VAF con l’opera Confine (2017) oggi in collezione al MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.


MANI COME RAMI CHE TOCCANO CIELO
NINA CARINI
A cura di Rischa Paterlini

Nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA Press Review: 5 febbraio 2025, 15:00 - 21:00

Oratorio dello Spirito Santo, via Val d'Aposa 6, Bologna
Esposizione: 6 - 9 febbraio 2025

6, 7, 9 febbraio: ore 12.00 – 19.00
8 febbraio: ore 12.00 – 24.00
Ogni giorno alle 18.00: Azione poetica Ende beginnt