lunedì 19 aprile 2021

Cattedrali Urbane di Anna Rosati


Cattedrali Urbane di Anna Rosati indaga lo spazio della città, inteso come non luogo metaforico ove sono racchiusi elementi dall’identità sì definita da tradursi in tópoi concettuali, ripensati, trasformati, ripetuti mantenendo la propria unicità e mostrando le infinite possibilità di mutamento emblematico. L’artista agisce secondo i dettami di una ‘educazione sentimentale all’immagine’, in cui prospettive e visioni suggeriscono e si fondono per affezione o ‘invenzione’ nell’istante epifanico di rigenerazione visuale.

Cattedrali Urbane è allegoria della memoria, è un codice, è un archivio di effimera essenza che tenta, riuscendovi, di tracciare le coordinate di un tempo che non tornerà e che nella bellezza della creazione e della sua conversione trova ragion d’essere e di mutare così come muta l’anima, come mutano i sentimenti.’ 

La Galleria B4 è lieta di presentare la personale dell’artista Anna Rosati, ‘Cattedrali Urbane’, un viaggio fotografico nello spazio urbano di Bologna, trasformato secondo una prospettiva di filosofica ripetizione, metafora formale dell’osservazione del quotidiano attraverso l’architettura e la sua rimodulazione compositiva. Le opere, accompagnate da un testo critico di Azzurra Immediato, sveleranno un processo allegorico per immagine, grazie al quale ogni figurazione prodotta dalla fotografa ‘è diversa, unica; pur ripetendo il medesimo soggetto, a volte anche la medesima inquadratura, stravolgo l’idea di fotografia documentale concettuale, poiché questo vuole essere prima di tutto un racconto visivo che costringe, trasfigurandolo, a decifrare – attraverso un profondo coinvolgimento emotivo – il concetto stesso di ‘casa’, come forma originaria della memoria del luogo urbano.’ La mostra è, inoltre, parte del circuito ART CITY Bologna 2021 ed aperta al pubblico secondo le norme di sicurezza anti Covid19. 

ANNA ROSATI è visual artist, fotografa e graphic designer. Professionista dal ‘79, collaboratrice per alcuni anni di Fulvio Roiter, si dedica a reportagepubblicati su riviste d’eccellenza. Viaggia in Europa, America Latina, Asia, Stati Uniti, documentando per alcuni anni importanti progetti di cooperazione internazionale in Kenya, Tanzania, Guatemala e Marocco a cui seguiranno pubblicazioni e mostre. Laureata in cinematografia al DAMS - UniBo, ha poi conseguito due titoli di Alta Formazione,‘Docente e Carcere’ ed ‘Educazione estetica per la fruizione delle Arti e del Museo’. Nel 2013 dà vita a ‘RI-prendere© progetti di arte e fotografia’, laboratori condotti nell’Istituto Penale Minorile Siciliani di Bologna e, successivamente, a Imola, nel Montecatone Rehabilitation Institute, da cui la pubblicazione di un prestigioso volume fotografico presentato ad ArteFiera 2018 patrocinato dall’Università di Bologna. Nella sua attività di docente si soffermasulla multidisciplinarietà, unendo progetti di grafica che spaziano dalla storia dell’arte al legame trafilosofia, psicologia e fotografia. Si occupa di letture portfolio, laboratori di fotografia ed editoria. La sua ricerca fotografica, attenta ed appassionata, si focalizza su aspetti antropologici, sociali, concettuali. È stata pioniera del linguaggio iPhonographye mobile photo, nel 2017 Arcos - Museo di Arte Contemporanea Sannio di Benevento ha ospitato il suo progetto ‘Km 0 BolognaLondra’, con direzione artistica di Ferdinando Creta e cura scientifica di Azzurra Immediato, prima mostra istituzionale di soli scatti iPhoneesposta in un Museo in Italia. Sue personali sono state ospitate in sedi prestigiose, fra cui San Giorgio in Poggiale, Palazzo d’Accursio e Palazzo Gnudi a Bologna / Palazzo Clerici a Milano / Palazzo della Signoria a Jesi / Arcos, Museo Arte Contemporanea Sannio di Benevento. È socia AIRF - Associazione Italiana Reporters Fotografi e cofondatrice di Associazione Donne Fotografe – Italian Women Photographers’ Association. È presente nel volume ‘Le donne fotografe, dalla nascita della fotografia ad oggi’, P. Pulga, ed. Pendragon, Bologna 2017. Nel novembre 2020 espone alla GAM Galleria Arte Moderna di Torino, nell’ambito del progetto ‘Photo Action per Torino’, progetto di Guido Harari e Paolo Ranzani, catalogo a cura di Giovanna Calvenzi.


--- segue testo di Azzurra Immediato


Se la ripetizione esiste, essa esprime nello stesso tempo una singolarità contro il particolare, uno straordinario contro l’ordinario, una istantaneità contro la variazione, una eternità contro la permanenza. Sotto ogni aspetto, la ripetizione è la trasgressione. Essa pone in questione la legge, ne denuncia il carattere nominale o generale, a vantaggio di una realtà più profonda e più artistica.’ 
Gilles Deleuze 

La realtà più profonda e artistica che Cattedrali Urbane di Anna Rosati indaga è quella delineata dallo spazio della città, inteso come non luogo metaforico ove sono racchiusi elementi dall’identità sì definita da tradursi in tópoi concettuali, tali da poter essere ripensati, trasformati, ripetuti mantenendo il proprio valore di unicità e mostrando, piuttosto, le infinite possibilità di mutamento emblematico. Tuttavia, la Rosati agisce secondo i dettami di una ‘educazione sentimentale all’immagine’, nel cui ambito le prospettive, le visioni suggeriscono e si fondono per affezione che diviene ‘invenzione’ nell’istante epifanico di nuova fattura, di rigenerazione visuale. 

Cattedrali Urbane reca in sé l’eco di una sacralità laica che assurge ad icona del proprio osservare ed agire: un edificio bolognese la cui ripetizione fotografica non muta nulla nell’essenza del soggetto che si reitera pressoché all’infinito, in uno scatto quotidiano, da anni, mutando, però, nello spirito che è da esso contemplato. Cattedrali Urbane nasce nel 2014, allorquando il concetto di ripetizione era nell’oblio dell’ombra del successo dell’idea di variabilità ed individualità. Ecco, però, che l’artista e fotografa Anna Rosati, ha avviato un processo allegorico per immagine, grazie al quale ogni figurazione prodotta “è diversa, unica; pur ripetendo il medesimo soggetto, a volte anche la medesima inquadratura, stravolgo l’idea di fotografia documentale concettuale, poiché questo vuole essere prima di tutto un racconto visivo che costringe, trasfigurandolo, a decifrare – attraverso un profondo coinvolgimento emotivo – il concetto stesso di ‘casa’, come forma originaria della memoria del luogo urbano.” 

In tal modo, Cattedrali Urbane – il cui titolo rimanda al concetto ideale di architettura – esaurisce qualsivoglia intenzione reportagistica per attuare una ricerca dallo spettro più ampio e persino perturbante, che agisce mediante il tramite dell’archetipo, della forma indicale cui è affidato il ruolo principe di indice nello spazio cittadino, quello caro ma anche, d’un tratto, universale, riconoscibile per alcuni, immaginifico per altri. La sublimazione attuata da Anna Rosati provoca l’istituzione di un vero genere narrativo, la cui configurazione compositiva ricalca la gnoseologia ex ante la creazione, dando vita ad una spazialità inconscia che, seppur occupata imperituramente dal soggetto attoriale prescelto, ne dimostra la sua variabile di ‘probabilità’ filosofica. Ciò che la foto registra è la verità del cambiamento come invenzione successiva, processo nel quale interviene l’azione umana dell’artista. L’eco è duplice: alla prima invenzione umana, ovvero quella architettonica, ben fissa nello spazio urbano ed immutabile, Anna Rosati propone un contraltare, una nuova invenzione che scardina le certezze granitiche della pietra, del cemento, dello skyline urbano, per definirne una prospettiva d’affezione, di sempre nuova invenzione. Dunque Cattedrali Urbane pone una ulteriore questione, ossia quella di ‘critica sistematica al concetto di luogo e di centro’. Entrambi, infatti, dialogano ma in maniera del tutto inusuale ed inaspettata, generando una continua ripetizione e differenza del già noto, una replicazione che rovescia ed inverte l’immaginario sino ad interiorizzarsi dapprima nello sguardo e nell’obiettivo dell’artista, poi dell’osservatore delle opere, ed infine in quello del cittadino, il quale, d’improvviso, scoprirà trasformarsi il proprio spazio urbano, decennale, attraverso la metamorfosi dell’arte.In una simile proiezione dello spazio urbano e preesistente, l’artista si muove in esso come esploratrice di incredibili apparizioni, di inusitate trasfigurazioni, di disarticolate strutturazioni che traducono la forma precostituita in una evocativa primigenia emozionale. 

In tale limbo dei sensi e dell’inquadratura, l’edificio scelto da Anna Rosati, si propone all’astante come “Oggetto ‘sacro’ nelle permanenze della natura” per dirla ancora con Deleuze ed “assume valore simbolico” poiché “se la ripetizione è possibile, essa inerisce al miracolo piuttosto che alla legge.” In tal maniera lo sviluppo dell’edificio sacro, diviene laica cattedrale urbana, nella puntuale e sempiterna ripetizione e moltiplicazione. Lo sforzo che si chiede allo spettatore non è tale, bensì gli si chiede di osservare il mondo attraverso la forza dell’immagine, laddove la parola non arriva ma agiscono le sinapsi, la cui velocità si rispecchia nelle infinite immagini costruite dall’artista. Ciò accade perché la ripetizione, così come intesa da Anna Rosati per le sue Cattedrali Urbane, concerne ad una impermutabile singolarità, ugualmente insostituibile. I riflessi che Ella produce, gli echi, i doppi, i plurimi, le anime gemmate, non appartengono all’universo della somiglianza o dell’equivalenza, ciò in quanto non v’è possibilità di sostituzione per la propria anima. E se la ripetizione è possibile essa è inerente al miracolo più che alla legge. 

Cattedrali Urbane guarda e moltiplica, cristallizza, eterna l’essenza del soggetto rappresentato, secondo nuove armonie, nuovi ed impensabili equilibri, le cui ripetute differenze nell’eguaglianza sono a loro volta intrinsecamente essenziali. 

Anna Rosati, nel suo progetto avviato nel 2014 ed ancora in fieri, nonostante questa pubblicazione, rimanda alla tesi di Hume ed a quella che è stata definita la regola di discontinuità o istantaneità nella ripetizione, secondo cui “l’uno non appare senza che l’altro sia scomparso e questo vale anche per lo stato della materia come mens momentanea ma nel senso di contrazione, di sottrazione che, nella fotografia, genera, al contrario, un processo di trattenimento sensibile”. Ed è all’immagine sensibile che l’artista offre ruolo principe, dona visibilità laddove essa sarebbe destinata all’oblio di un mondo sempre di corsa. L’azione messa in atto dall’artista è composita e non si esaurisce nello scatto; ogni fotogramma, invero, è subissato di trasformazioni, di mutazioni in post produzione, di azioni volte a trasfigurare la foto originaria per creare alterità prospettiche e concettuali. Sovrapposizioni, eccessi di saturazione, ricostruzioni formali, cromie rimodulate, reinventate agiscono sino a generare alterazioni visive capaci di fondere e confondere numerosi elementi che, nella realtà, sono disgiunti o inesistenti, definendo un nuovo piano unico da osservare, o meglio, creando una sorta di illusione ottica nell’osservatore, illusione che, in qualità di apparato effimero, si lega alla storia dell’architettura. 

Ed allora, ci si chiederà, ‘Cattedrali Urbane è un progetto di fotografia d’architettura?’ No. ‘È un progetto di urbanistica?’ Neppure. 

È certamente un progetto ampio, complesso e non ancora terminato, in continua evoluzione, che si definisce per capitoli, come un racconto, tra i quali troviamo UMBRAE, EST, LUX, PARS COSTRUENS, CODEX, argini o soglie di definizione in grado di trovare appiglio nella mappa visiva creata dalla Rosati negli anni. Ogni capitolo ha una storia da raccontare, delineata dal profilo architettonico e dalla sua plurima metamorfosi, sì da rendere ‘la Cattedrale’ non ultimo grado del deserto ma elemento vivo metropolitano. Cattedrali Urbane è una allegoria della memoria, è un codice, è un archivio di effimera essenza che tenta, riuscendovi, di tracciare le coordinate di un tempo che non tornerà e che nella bellezza della creazione e della sua conversione trova ragion d’essere e di mutare così come muta l’anima, come mutano i sentimenti.
   


CATTEDRALI URBANE
ANNA ROSATI
a cura di Azzurra Immediato

Inizio Mostra mercoledi 21 aprile 2021 h 18
fino a sabato 29 maggio

GALLERIA B4
Via Vinazzetti 4/b,Bologna, martedì - sabato, 17-20, o su appuntamento
Catalogo in galleria

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