STILL LIFE LIVE di Guido Bonacci
Mostra d’arte contemporanea
Opening: 10 ottobre 2019, alle ore 18:00
Ambassador’s Residence
Blvd. Tzar Osvoboditel, 11
Sofia
La mostra è organizzata nell'ambito della 15a
Giornata del Contemporaneo - Arte Contemporanea Italiana, il grande evento per
portare al pubblico l'arte della nostra era, organizzato annualmente da AMACI
(Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiana) in collaborazione con
il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, a
sostegno e coordinamento del Ministero per i beni e le attività culturali.
Guido Bonacci è nato a Roma nel 1964.
Artista eclettico e versatile, quasi leonardesco, per la
molteplicità di forme in cui prende vita la sua arte. Di formazione archeologo,
pratica questa professione per alcuni anni, per dedicarsi in seguito
esclusivamente alla sua produzione artistica, di complementi di arredo e alla
creazione di eventi.
L’Arte di Guido Bonacci
Guido Bonacci era bambino quando
smontava e rimontava i propri giochi su un piccolo tavolo da falegname e da
allora non ha più smesso di costruire i “suoi mondi”. La vena creativa si è
costantemente alimentata di un naturale e profondo interesse per le attività
artistiche e artigianali e con gli studi di archeologia all’università
l’ispirazione si è sviluppata, a Roma, nell’esercizio anche professionale di
una disciplina umanistica fortemente legata alla manualità dello scavo, al
contatto diretto con i materiali costitutivi della storia che si rivela.
Nelle creazioni di Bonacci si avverte
appunto l’intensità del rapporto fisico con i materiali degli oggetti naturali
e artificiali da lui intercettati nel mondo: una relazione che investe i cinque
sensi e che viene da paragonare per intensità ed emozione a quella che
intercorre tra un pittore dell’action painting e il colore o a quella di uno
scultore con la materia. Nella poliedrica attività artistica di Bonacci prevale
il ruolo dello scenografo e come tale potremmo forse definirlo. Occorre però
dare il significato di supervisore a tale suo ruolo, nel senso che oltre a
ideare scene e allestimenti, egli ne crea, uno per uno, gli elementi
costitutivi, realizzandoli direttamente e poi spesso organizzandoli tra loro a
formare dei collegamenti significativi. Il costruire, ricercare, ‘incontrare’
oggetti, opere e curiosità da tutto il mondo, semplici o ricercati che siano, e
poi raccoglierli, non sono attività fini a sé stesse. Bonacci è sì un
collezionista, ma con un significato particolare: la sua raccolta diviene il
principale strumento creativo, la ‘tavolozza’ da cui prendere il colore; il
legno, la pietra, la creta da lavorare e trasformare.
Quando realizza oggetti dal materiale
brillante e cromaticamente ricco e dal disegno complesso, Bonacci supera la
storica contrapposizione tra forma come funzione e ornamento come inutilità.
Pensando al design viene in mente un collegamento con la poetica di Piero
Fornasetti o, venendo all’attualità, con quella degli artisti di Carpenters
Workshop Gallery. La funzione è messa in crisi e si esalta la capacità
dell’oggetto di evocare altri mondi, creare realtà bizzarre, che Bonacci radica
nella storia e nella natura ma filtra con la fantasia.
Le aggregazioni di oggetti suggeriscono
talvolta un effetto Wunderkammer: Bonacci non rinuncia a stupire, a instillare
una gioiosità sfrenata in chi osserva o partecipa attivamente allorquando si
tratta di happening: “nature morte” fuori del quadro; villaggi su palafitte;
diademi di principesse esotiche; pop up che dischiudono composizioni futuriste,
oppure scenari fantastici o di paesi lontani, mondi enigmatici; oppure piattaie
che sembrano altari; castelli in miniatura da immaginare popolati di personaggi
e storie; mongolfiere su cui volare per incontrare pesci che si librano
nell’aria.
Tuttavia la finalità non è tanto o solo
quella di stupire: l’esplorazione della propria anima di cui è specchio il
viaggiare di Bonacci, mette in scena tante visioni del mondo e della vita. Sono
tanti i palcoscenici, metaforici e non, da cui gli oggetti entrano in relazione
con lo sguardo e con l’azione del pubblico. Si suggerisce la felicità ma anche
la complessità dell’uomo. Probabilmente come il personaggio del Mondo nel
dramma teatrale di Calderon de la Barca, qui evocato nel titolo, ovvero
scenografo dell’esistenza umana.
(Daniele Ferrara, Direttore del Polo
museale del Veneto)
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