IL SACRO INCONTRA L’ARTE:
Un artista contemporaneo si confronta con la tradizione”
E’ una manifestazione che l’Archeoclub d’Italia di Triggiano “Nicolò De Filippis” organizza ormai da tredici anni, commissionando a un artista la realizzazione di un lavoro ispirato al significato del Natale, reinterpretato dalla sua sensibilità.
Particolarmente suggestivo è il luogo che ospita tali interventi, il sito archeologico costituito dall’antica chiesa risalente all’ XI secolo, sottostante la chiesa Madre di Triggiano Santa Maria Veterana.
Dal 2003 si sono succeduti Riccardo Dalisi, Piero Di Terlizzi, Lino Sivilli, Paolo Laudisa, Tarshito, Iolanda Spagno, Michele Zaza, Bianco-Valente, Franco Dellerba,, Marinella Senatore, Raffaele Fiorella, Francesco Arena.
Quest’anno l’artista incaricato di realizzare un intervento è Nico Angiuli, la cui installazione verrà inaugurata martedì 20 Dicembre 2016, alle ore 19,45, alla presenza dell’artista.
Interverranno il Sindaco Antonio Donatelli e l’Assessore alla Cultura Annamaria Campobasso.
Per l’ occasione è stato pubblicato un pieghevole con un testo critico firmato dal critico d’arte e curatore Lia De Venere.
Apertura: nei giorni 25,27,28 dicembre 2016; 1,6,8,15,22,.29 gennaio; 2 febbraio 2017,
dalle ore 19,30 alle 20,30.
La Presidente
Prof.ssa Maria Anna E. Lagioia
Info: 080 5493285 338 4935509
Archeoclub d’Italia di Triggiano “Nicolò De Filippis
Corso Vittorio Emanuele,179– 70019 Triggiano (Ba)
Testo critico di Lia De Venere
L’arte non è ciò che vedi, ma ciò che fai vedere agli altri.
Edgar Degas
Una presenza forte e al tempo stesso invisibile, uno spazio vuoto e tuttavia colmo di tensione emotiva, in cui gli occhi cercano invano un approdo concreto, un punto fermo su cui poter finalmente sostare. Una sensazione di disorientamento coglie il visitatore che scende nel soccorpo della chiesa di Santa Maria Veterana, là dove l’artista si è adoperato per riattivare la memoria della sacralità del luogo. Una memoria allusa non palese, sommessa più che chiaramente espressa, comunque vivida e di certo riconoscibile.
Il transito tra le antiche vestigia si fa quasi percorso iniziatico, permeato di mistero e di una sottile vena di inquietudine, cui l’artista conferisce vigore attraverso un intervento formalmente minimale e insieme pregno di grande intensità, apparentemente eccentrico e al contempo sorprendentemente affabile, a prima vista inconsueto e in fin dei conti ampiamente condivisibile.
“L’arte – affermava Pablo Picasso – scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”. E Nico Angiuli sembra voler condurre chi entra nel luogo sacro verso la consapevolezza della propria interiorità, svincolata dal peso opprimente dell’ordinarietà quotidiana. Mentre attraversiamo a passo lento la penombra, siamo spinti a ripercorrere la nostra esistenza, a recuperare frammenti dimenticati dell’infanzia, la stagione senza passato, in cui la purezza del cuore interdice la conoscenza del male. Nel silenzio cerchiamo la voce dell’innocenza perduta, nel vuoto la pace dell’anima, nel buio il lume della fede. Del resto – secondo il musicista Robert Schumann – “mandare luce dentro le tenebre dei cuori degli uomini” è il dovere dell’artista.
NICO ANGIULI (Adelfia-Ba, 1981. Vive e lavora tra Bari e Tirana. Ha studiato Belle Arti tra Roma, Bari e Venezia, ha seguito laboratori con Tania Bruguera, Antoni Muntadas, Olaf Nicolai, Angela Vettese, Francesco Vezzoli e Cesare Pietroiusti e realizzato progetti con importanti istituzioni in Italia e all'estero, tra cui Dena Foundation (New York), ProHelvetia, Apulia Film Commission, Via Farini e Connecting Cultures (Milano), Biennale di Atene. Destinatario di importanti riconoscimenti e premi, ha esposto le sue opere in musei, fondazioni, gallerie, tra cui 16ma Quadriennale di Roma, Museo MART di Trento e Rovereto, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), Fondazione Pistoletto (Biella), Museo BOZAR (Bruxelles), 2nda Biennale di Kiev, NOoSphere Arts e ArtOMI (New York).