giovedì 28 novembre 2024

A Roma OVEST


In corso da PrimaLinea Studio la collettiva “Ovest” esposizione che intende esplorare e celebrare l’attività artistica dell’area ovest di Roma. Il fulcro, situato nel quartiere di Valle Aurelia, si estende coinvolgendo artisti provenienti da diverse aree della città. Questo gruppo selezionato è composto da 16 artisti appartenenti a varie generazioni e ambiti di ricerca: Luigi Battisti, Pietro Capogrosso, Riccardo d’Avola Corte, Paolo Laudisa, Monica Lundy, Claudia Peill, Federico Pietrella, Alessandro Piangiamore, Giuseppe Pietroniro, Daniele Puppi, Andrea Salvino, Valeria Sanguini, Sandro Sanna, Eliseo Sonnino, Delphine Valli e Claudio Verna. Ovest si distingue per il suo intento di mettere in luce le varie generazioni e stili degli artisti coinvolti. Ogni opera riflette visioni uniche, offrendo un panorama ricco della scena artistica contemporanea del territorio. La mostra include opere che portano con sé esperienze e linguaggi distintivi. La presenza di artisti emergenti accanto a figure consolidate crea un dialogo stimolante ed evidenzia le interconnessioni tra passato e presente. La sinergia creativa nutrita dai legami personali tra gli artisti, è alla base delle motivazioni della mostra. Inoltre, la ricchezza del territorio con la sua apparente neutralità offre un contesto fertile per l’arte contemporanea; per questo molti artisti hanno scelto di stabilire i loro studi in quest’area, contribuendo a creare un ambiente culturalmente rilevante. Questo aspetto generazionale non solo arricchisce l’esperienza visiva, ma invita anche a riflettere sulle evoluzioni e trasformazioni dell’arte nel contesto urbano romano.


OVEST
Fino 14 dicembre 2024

PrimaLinea Studio
Roma, Via Giovan Battista Gandino 31
studioprimalinea@gmail.com

martedì 26 novembre 2024

Mental Suburbs di Logan T. Sibrel

Logan T. Sibrel, Fabian Still-Life, 2024. Oil on cnavas. Cm 40x50 

MONTI8 è lieta di presentare la mostra Mental Suburbs, prima personale dell’artista americano Logan T. Sibrel con la galleria. 

Si tratta del secondo evento espositivo nella capitale per MONTI8 che, dopo aver inaugurato a ottobre il project space di via dei Reti, apre anche una nuova sede in via degli Ausoni 57, sempre nel quartiere di San Lorenzo. 

Ed è proprio la personale di Logan T. Sibrel al dare il via al nuovo spazio con undici tele di piccolo formato, che sottolineano il carattere intimo e informale dei lavori. Un racconto costruito attraverso attimi rubati dallo sguardo dell’artista, che traduce in una pittura corposa e volumetrica ritratti di amici, diari di viaggio e nature morte fatte di cartoline, poster e oggetti del suo quotidiano, soprattutto appartenenti al mondo dell’arte e della musica. 

Come spiega nel testo critico Maria Vittoria Pinotti: “Logan T. Sibrel lavora la pittura in un processo mobile, così attraverso connessioni e riferimenti moltiplica i livelli di lettura di una singola immagine offrendoci qualcosa di autonomo ed ambiguo nei molti significati. In questa prospettiva ha un dono: stupire la normalità ed informarla con pochi suggerimenti, non per una volontaria trascuratezza, bensì per sollecitarne un’aspettativa d’inventiva. In questo modo si concentra su elementi comuni della vita quotidiana, la cui libertà d’interpretazione rimane certa nel chiarore di una figurazione cristallizzata, fredda, condensata e distante. Così con Sibrel, la pittura è una particolare forma di scultura, pertanto la robustezza viene resa attraverso l’accostamento di toni, il cui chiaroscuro tendente ad evidenziare il volume ed il senso delle forme, è assorbito, dunque disseccato”. A completare il percorso espositivo sarà in mostra anche una selezione di carte, allestita nella project space. 

L’appuntamento con l’inaugurazione è venerdì 6 dicembre in via degli Ausoni 57, dalle 18.30 alle 20.30. L’artista sarà presente. 

BIO 
Logan T. Sibrel (Jasper, Indiana, 1986) vive a lavora a Brooklyn, NY. Ha conseguito un BFA in Fine Art Degree alla Indiana University di Bloomington nel 2009 e un master in Fine Arts Degree (MFA) alla Parson School of Design di New York nel 2011. Ha esposto in mostre personali e collettive in diverse gallerie americane ed europee, tra cui Vardan Gallery, Thomas Fuchs, 1969 Gallery, Auxier Kline, Monti8, Taymour Grahne Projects and Beers London. Il suo lavoro è stato recentemento esposto anche in fiere come ArtBrussell e Art Cologne. 

INFO 
Logan T. Sibrel - Mental Suburbs 
Testo a cura di Maria Vittoria Pinotti 

Opening: 6 dicembre, dalle 18.30 alle 20.30 
MONTI8
Via degli Ausoni 57, Roma 
Fino al 6 febbraio 2025 

MONTI8 
Monti8.com | info@monti8.com | +39 3334056596 

lunedì 25 novembre 2024

Life(s) of Webs di TOMÁS SARACENO

Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories" per la città di Matera 
crediti Amedeo Benestante

Parte da Genova la roadmap di presentazione del libro d’artista Tomás Saraceno (San Miguel de Tucumán, Argentina, 1973), Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories edito da Nero Edizioni, in un progetto promosso da Fondazione Matera Basilicata 2019. Primo appuntamento nel Teatrino di Palazzo Ducale alle ore 16.30 di sabato 30 novembre. Alla presentazione, organizzata dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Studio Tomàs Saraceno e Nero Edizioni, interverranno la direttrice di Palazzo Ducale Ilaria Bonacossa, la direttrice della Fondazione Matera Basilicata 2019 Rita Orlando, l’artista Tomàs Saraceno, l’antropologo e ricercatore Salvatore Bevilacqua, fra gli autori del volume, l’artista-apicoltore Alberto Pesaventoe Valerio Mannuccidi Nero Edizioni. A seguire, sarà inaugurata la mostra Anima-ledi Tomàs Saraceno presso Pinksummer Contemporary Art.

"Moltissime sono le persone”, spiega Rita Orlando, direttrice generale Fondazione Matera Basilicata 2019,“che hanno reso possibile questo progetto, con ruoli e in tempi diversi, nell’arco dei quasi dieci anni che sono intercorsi tra il primo incontro con Tomás Saraceno a Berlino fino all’inaugurazione del 2023. Attraverso un lavoro di tessitura paziente, abbiamo realizzato la nostra rete per donare alla città un’opera importante, necessaria per ritornare a un rapporto armonico con la Natura e con il pianeta, nell’era dell’Antropocene che rischia di spezzare un equilibrio millenario. Life(s) of Webs: arachnophobias, arachnophilias, and other stories, insieme a questo volume, è il segno della cultura che vuole prendersi la responsabilità della cura, perché è solo attraverso essa che potremo ricostruire una società più giusta per tutti gli esseri viventi".

“Sono felice”, è il commento di Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura,“di poter presentare a Genova quest’importante pubblicazione di Tomás Saraceno legata tra le altre anche alla mostra aperta nel 2014 a Villa Croce: Cosmic Jive, the spider sessions; una mostra che mi ha profondamente segnato mostrandomi come interagire in maniera nuova e inaspettata con il pubblico seguendo le trame delle tele dei diversi ragni con cui abbiamo convissuto per diversi mesi”.

Il libro, realizzato per l’opera permanente Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories concepita per la città di Matera dall’artista Tomás Saraceno, viene presentato a un anno di distanza dalla sua inaugurazione, avvenuta a novembre 2023. Realizzata nell’ambito della programmazione dedicata al rapporto fra l’arte e le emergenze della contemporaneità e grazie ad una collaborazione tra Fondazione Matera Basilicata 2019 con i Musei nazionali di Matera, l’opera trova sede nella Chiesa del Carmine di Palazzo Lanfranchi a Matera. Un lavoro che ha avuto una lunghissima genesi, a cominciare dal 2014 quando il concept artistico venne inserito all’interno del dossier di candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019, approdato poi nella realizzazione di un'installazione permanente che trae ispirazione dalla storia secolare e dall’intrinseco valore spirituale della città di Matera: un confessionale laiconel quale, al posto del sacerdote, sono state collocate delle ragnatele con l’intento di condividere la saggezza ancestrale dei ragni che le hanno tessute e invitare l’essere umano a mettere in discussione il suo rapporto con la natura. 

La ricerca sull’aracnofilia”, spiega infatti l’artista nel volume,“ha contribuito alla disciplina scientifica relativamente nuova della biotremologia: lo studio della comunicazione vibrazionale negli animali. Dopo molti anni di sviluppo e di sperimentazione, siamo stati in grado di costruire microfoni specializzati, ipersensibili, che ci hanno permesso di partecipare a un dialogo vibrazionale di ragni/ragnatele precedentemente non udibile. Con questa stessa tecnologia vengono trasmesse le vibrazioni ai visitatori che entrano nella cabina confessionale collocata qui a Matera. È un invito all’umanità̀ a porsi in ascolto: gli invertebrati rappresentano il novantacinque per cento di tutti gli animali del pianeta, eppure sono minacciati di estinzione – un evento che metterebbe a repentaglio tutte le vite sulla Terra. Allo stesso modo, le culture indigene, che da tempo rispettano la saggezza dei ragni, si prendono cura dell’ottanta percento della biodiversità̀ della Terra, ma rappresentano solo il cinque percento della sua popolazione. Quando, attraverso la comunità̀ dell’Aracnofilia, chiediamo alle persone di rinunciare all’aracnofobia, è un appello a considerare la vita attraverso tutte le sue reti; a tessere insieme modi di vivere che non distruggano l’ambiente, ma che lavorino verso società̀ per tutti, più̀ giuste, ecosociali, inter-e intraspecie”.

Il percorso di ricerca avviato con quest’opera, che si colloca all’interno del più ampio progetto di Saraceno sull’Arachnophilia, è confluito nell’omonimo libro d’artista pubblicato da Nero Edizioni. 
Nel volume, caratterizzato da un approccio multidisciplinare tipico della ricerca artistica di Saraceno, sono raccolti i contributi di esperti provenienti da settori diversi, insieme a quelli dell’artista stesso, della Fondazione Matera Basilicata 2019 e dei Musei nazionali di Matera: la scienziata Laura Tripaldi, la sociosemiologa, curatrice, scrittrice e ricercatrice Claudia Attimonelli, l’antropologo David Zeitlyn, il filologo musicale, traduttore e drammaturgo Gianni Garrera, l’antropologo e ricercatore Salvatore Bevilacqua.

Tomás Saraceno(nato nel 1973) è un artista argentino con base a Berlino i cui progetti dialogano con le forme di vita e di formazione della vita, ripensando i fili dominanti della conoscenza e riconoscendo come diversi modi di essere impegnino una molteplicità di vibrazioni nella Rete della Vita. Per oltre due decenni, Saraceno ha lavorato con comunità locali, ricercatori scientifici e istituzioni in tutto il mondo e ha attivato progetti collettivi interdisciplinari e open-source, tra cui il Museo Aero Solar (2007-), la Fondazione Aerocene (2015-) e Arachnophilia, verso una società libera dalle emissioni di carbonio, per una giustizia climatica intra e inter-specie. Saraceno è stato protagonista di mostre personali e installazioni permanenti in musei e istituzioni internazionali, tra cui The Serpentine Gallery, Londra (2023), The Shed, New York (2022), Palais de Tokyo, Parigi (2018); Museo de Arte Moderno, Buenos Aires (2017); K21 Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Ständehaus, Dusseldorf (2013); Metropolitan Museum of Art, New York (2012); Hamburger Bahnhof - Museum für Gegenwart, Berlino (2011). Saraceno ha partecipato a numerosi festival e biennali, tra cui la 17a Biennale di Architettura di Venezia (2020) e la 53a e 58a Biennale di Venezia (2009, 2019).


30 novembre 2024, ore 16.30
Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories – presentazione libro
Teatrino di Palazzo Ducale
Piazza Giacomo Matteotti, 9, Genova
https://palazzoducale.genova.it

Ufficio stampa nazionale
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Ufficio stampa Fondazione Matera Basilicata 2019
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TEXTUS, opere di Paola Ricci e Franco Colamorea

opera di Paola Ricci. Ph. Marta Guerra

TEXTUS, opere di Paola Ricci e Franco Colamorea è la mostra, a cura di Liliana Tangorra, in corso nel Palazzo Planelli a Bitonto nell'ambito di BackStage: Imparare a leggere le trame, progetto atto a valorizzare il recuperato palazzo ottocentesco attraverso l’implementazione di una serie di attività socio-culturali e formative. Beneficiario dei fondi del Bando Storico, Artistico e Culturale 2017 “Il bene torna comune”, promosso da Fondazione Con Il Sud, con l’obiettivo di donare nuova linfa a beni immobili inutilizzati in un’ottica di uso collettivo e di restituzione alla comunità, BackStage vede coinvolte al suo interno realtà quali Ulixes– società cooperativa sociale (capofila progetto), associazione culturale Fatti d’Arte, FabLab Bitonto, società cooperativa Camera a Sude associazione culturale Just Imagine.


Il Palazzo Planelli
Nel luogo dove oggi si ammira il palazzo conosciuto come Planelli - sito in Bitonto alla via Planelli 36 - sorgeva nel Medioevo una curtis: il grande cortile di ingresso oggi conserva poche tracce del suo impianto originario. Nella dizione popolare l’edificio viene, ancora oggi, chiamato ‘Palazzo della Zecca’, in quanto fu la fastosa dimora di Antonio Planelli,scienziato, matematico, musicofilo, maestro della Reale Zecca di Napoli, una delle più grandi figure dell’illuminismo del Meridione. 

La facciata ottocentesca del palazzo - oggi diviso in varie dimore - conserva un portale più antico a bugne radiali. Un enorme androne immette nel cortile quadrangolare con una bella scalinata a più rampe con balaustre serrate, opera probabilmente di Raffaele Comes.

Oggi l’ala al primo piano è stata restaurata per ospitare le attività del progetto BackStage: Imparare a leggere le trame. Nel recuperato palazzo Planelli il comune denominatore delle attività è da oggi ‘leggere le trame’: quella del cinema, con la creazione di una sala proiezione da 50 posti pensata per la visione cinematografica, ma aperta anche a incontri ed eventi formativi; quella dei tessuti con la creazione di un laboratorio di confezionamento di abiti di scena di alta qualità destinati, in particolare, ai cosplayer, ma anche ad attori di cinema e teatro; quella di un neonato museo di quartiere. 

Il palazzo Planelli-Sylos nella sua zona recuperata è composto da sei ambienti di cui tre interamente decorati con dipinti murali a tempera. È in queste sale che si svolgerà la mostra TEXTUScon opere di Paola Ricci e Franco Colamorea.


La Mostra
La mostra TEXTUS è parte di un progetto più ampio che vedrà il palazzo storico Planelli trasformarsi in uno spazio di creazione ed espressione artistica, dove la sartoria, le arti performative e audiovisive si intrecceranno insieme alle opere degli artisti Paola Ricci e Franco Colamorea. Il termine latino TEXTUS può essere tradotto in vari modi, assumendo il significato di trama, intreccio, tessuto o testo, a seconda delle declinazioni. Proprio su questo principio si fonda la mostra dei due artisti le cui opere si intrecciano e modellano reciprocamente tra sculture in filo d’acciaio e abiti dalle forme oniriche e originali, tra riutilizzo dei tessuti e recupero di tecniche artigianali del passato che, anche con approcci e risultati differenti, talvolta riescono a far assumere alle opere una densità umana tale da spostare il focusda opera cucita osservata a opera cucita attraversata. La mostra TEXTUS sarà aperta alle ore 18:00 dalla performancedi Paola Ricci e Franco Colamorea intitolataIntreccio/Intersect. L’ingresso alla performancesarà contingentato (massimo 60 spettatori; per prenotazioni chiamare il numero 080/3743487) mentre dopo la performancel’accesso alla mostra sarà libero fino alle ore 21:00. Nei giorni successivi la mostra TEXTUSsarà aperta tutti i giovedì, venerdì e sabato dalle ore 16:30 alle ore 20:30 fino al 15 dicembre. Saranno previste delle visite i giorni di domenica 17 novembre, 1 e 15 dicembre dalle ore 10:00 a cura di PugliArte(per info e prenotazioni: 340/ 3394708).


Gli artisti
Franco Colamorea, nato a Bitonto, muove i suoi primi passi nel settore destrutturando e reinventando capi d’abbigliamento esistenti, restituendo loro nuova bellezza e identità e scoprendo così la sua vocazione per l’upcycling, che diventerà il filo conduttore della sua produzione creativa. Dopo un percorso di studi in Puglia e la partecipazione a numerosi corsi di formazione a Roma, Milano e Torino, affina ulteriormente le sue competenze di taglio, cucito e prototipazione grazie a un apprendistato presso un maestro sarto. La sua carriera prende forma attraverso una costante sperimentazione che spazia tra moda, teatro, danza e cinema. Fonda e presiede Fatti d’Arte, una realtà artistica in cui può esprimere appieno il suo gusto estetico, realizzando scenografie e costumi per le produzioni della compagnia. Collabora con Artelier - casa d’arte al fianco di importanti nomi come Franca Squarciapino, Alida Cappellini, Odette Nicoletti, Brigitte Reiffenstuel, Luigi Perego, Michele Mirabella, Vittorio Sgarbi e molti altri. In qualità di rappresentante dell’artigianato pugliese, porta alla ribalta la storia di Bari e del suo popolo attraverso la realizzazione di costumi ispirati all’anno Mille, esposti anche a Mosca alla fiera Macef, il salone internazionale della Casa. La sua passione per la condivisione delle conoscenze si riflette nel suo impegno formativo, attraverso collaborazioni con istituzioni pubbliche e private, con le quali tuttora collabora. 


Paola Ricci nasce a Venezia nel 1961 e si laurea all’ I.S.I.A. di Urbino. Consegue un Master di Arte e Terapia presso l’Università Pontificia Antonianum di Roma. Combina la sua attività di artista con quella di docente di Didattica dell’Arte. Presso il CCA Andratx Mallorca (Spagna) è stata invitata in una residenza e le sue opere sono state esposte nella Galleria Kunstall nella mostra dal titolo Sculture da parete. È stata invitata come Visiting Artist al Cummings Arts Center, Connecticut College di New London, CT Stati Uniti d’America, dove ha realizzato, in diverse sessioni giornaliere, un grande disegno su carta intitolato Multiverso,che è presente nella collezione dello stesso Istituto. È stata selezionata nel 2016, per la residenza nel Vermont Studio Center e ha ricevuto un premio per questo periodo di ricerca artistica negli USA. In aprile 2019 è stata selezionata per la Mostra The Comm-Inn, Het Nieuwe Instituutal Het Nieuwe Instituut a Rotterdam. Ha partecipato, nel luglio 2020, alla mostra ANTEPRIMA al TOMAV a Torre Moresco. Nel 2020 il curatore Frank Eckhardt l’ha invitata a Dresda per un evento pubblico in cui ha presentato un video al Nonmuseum for Contemporary art on the Dresden Neumarkt NICHT MUSEUM ZEITGEMÄßER KUNST. Nel 2022 ha partecipato alla Mostra Collettiva Connessioni, The Kitchen Gallery a Milano. Nel 2023 ha realizzato il lavoro intitolato Filo d’Arianna per una mostra collettiva presso il Museo di Emilio Greco poi trasferita al Museo MADXI di Latina.

opera di Paola Ricci. Ph. Marta Guerra

Palazzo Planelli - Bitonto (Ba)
TEXTUS, opere di Paola Ricci e Franco Colamorea
a cura di Liliana Tangorra
visibile fino al 15 dicembre 2024

Ufficio stampa Kaufman
Nicola Delnero 349 6537816
Marilù Ursi 349 1636474
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lunedì 18 novembre 2024

Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo

Mes oignons, Alexander Calder, 1971, 217 x 153 cm, firmato Calder, Ateliers Pinton (Francia). Courtesy Galleria Antonio Verolino, Modena

La Fondazione Dino Zoli di Forlì (FC) presenta fino al 16 marzo 2025 un’ampia disamina dedicata all’arte dell’arazzo in Italia, dagli anni ’50 del secolo scorso ad oggi. Curata da Nadia Stefanele promossa da Dino Zoli Textile e Fondazione Dino Zoli.

Il titolo della mostra – Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo – intende sottolineare come il mezzo tessile, tradizionalmente visto come un’arte decorativa, sia diventato nel tempo una forma espressiva innovativa e plurale, che ha saputo intrecciare storie, culture e tecniche.

«Parole come filo, trama, ordito, intrecci, tessuto sono utilizzate spesso per evocare suggestioni di percorsi, idee, relazioni, convivenze e collegamenti. Una tecnica antica incontra, con l’arte, la contemporaneità, e insieme, danno vita a rappresentazioni di emozioni. In un modo simile, Dino Zoli Textile, azienda capostipite di Dino Zoli Group che produce tessuti destinati a rivestire mobili imbottiti, si impegna quotidianamente a fornire materiale per decorare, ma soprattutto per consentire ad ognuno di esprimere la propria identità all’interno degli spazi più intimi, quelli della casa», dichiara Monica Zoli, vicepresidente Dino Zoli Group.

«L’arazzo, come linguaggio visivo contemporaneo, ci racconta di sperimentazioni e innovazioni tessili, di collaborazioni tra artisti e artigiani, tra tradizione ed esperimenti moderni, in dialogo con le tendenze artistiche contemporanee (in primo luogo l’astrattismo) e il design industriale. Un percorso di ricerca che attraversa l’Italia dalla Lombardia (Arazzeria di Esino Lario e Arazzeria di Elio Palmisano) all’Abruzzo (Arazzeria Pennese), fino alla Sardegna (Studio Pratha), con alcune incursioni europee (Ateliers Pinton), proponendo un momento di riflessione su identità e tradizione. Un’odissea culturale che celebra la ricchezza e la varietà del Made in Italy, riconoscendo il valore di opere che, con il passare del tempo, continuano a raccontare storie e a ispirare nuove generazioni di artisti e appassionati», scrive Nadia Stefanel, direttrice della Fondazione Dino Zoli.

Il viaggio attraverso le arazzerie rappresenta un’opportunità unica per comprendere come l’arte e l’artigianato si uniscano in un processo creativo collaborativo, capace di coinvolgere alcuni dei più importanti maestri del secondo Novecento e di attrarre gli artisti del presente.

Nel percorso di mostra si potranno, infatti, apprezzare il valore del lavoro manuale e della creatività di artisti storicizzati come, tra gli altri, Sonia Delaunay, Gino Severini, Alexander Calder, Afroe Piero Dorazio, di designer come Nathalie du Pasquiero di stilisti come Antonio Marras, di artisti contemporanei come Omar Galliani, Maurizio Donzelli, Stefano Arienti, Loredana Longo e Sissi, che si sono avvicinati all’arazzo come forma espressiva.

Un viaggio in Italia che non solo celebra le tecniche di lavorazione del tessuto, ma invita anche a riconsiderare un’eredità culturale ricca e variegata, testimone di una tradizione che continua ad evolversi e rinnovarsi nel tempo, favorendo connessioni profonde tra artista e pubblico.

Non è un caso che la mostra si concluda con l’arazzo Metapolis, realizzato da Francesca Müller unendo la complessità artigianale della tessitura con grafiche ispirate dall’intelligenza artificiale, in linea con le scelte tematiche portate avanti dalla Fondazione Dino Zoli nel 2024: dalla mostra BODY (S)CUL(P)TUREdi Francesca Fini, prologo di Ibrida, festival delle arti intermediali, alla collettiva di artisti italiani e singaporiani Art in Motion: AI Creatives at the Singapore Night, organizzata da Dino Zoli Group a Singapore durante il Gran Premio di Formula 1. Con Metapolis, Francesca Müller ha preservato la tradizione del lavoro di tessitura, traghettandola nell’era digitale.

La mostra Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo rientra a pieno titolo nella più ampia pianificazione culturale della Fondazione Dino Zoli, che dal 2017 propone prevalentemente percorsi di ricerca, residenze d’artista e progetti curatoriali legati al tessuto e alla luce, in linea con le più importanti aree di business di Dino Zoli Group, per coinvolgere i dipendenti, favorire il welfareaziendale ed aprirsi al territorio, ai giovani e alla collettività, portando a Forlì mostre e progetti artistici di ampio respiro e valorizzando le eccellenze culturali italiane nel mondo.

L’esposizione è realizzata con il patrocinio di Comune di Forlì e Confindustria Romagna.

La Fondazione Dino Zoli è aperta al pubblico da martedì a giovedì con orario 9.30-12.30, venerdì, sabato e domenica ore 9.30-12.30 e 16.30-19.30, chiuso lunedì e festivi, chiuso 1 novembre, 8, 24-26 e 31 dicembre, 1 e 6 gennaio. Ingresso libero. Per informazioni: T. +39 0543 755770, info@fondazionedinozoli.com, www.fondazionedinozoli.com.

Artisti in mostra: Afro, Stefano Arienti, Niki Berlinguer, Eros Bonamini, Alexander Calder, Sonia Delaunay, Maurizio Donzelli, Piero Dorazio, Gianni Dova, Nathalie Du Pasquier, Elena El Asmar, Omar Galliani, Armida Gandini, Fabio Iemmi, Riccardo Licata, Loredana Longo, Antonio Marras, Francesca Müller, Mauro Reggiani, Remo Salvadori, Gino Severini, Sissi, Guerrino Tramonti, Luigi Veronesi.

Prestatori: Archivio Omar Galliani, Reggio Emilia; Atelier Antonio Marras, Milano; Alessandro Casciaro Art Gallery, Bolzano; Galleria Moshe Tabibnia, Milano; Galleria Antonio Verolino, Modena; Museo Guerrino Tramonti, Faenza; Archivio Eros Bonamini, Verona; Studio Pratha, Sarule; Studio Francesca Müller, Amsterdam; Galleria FPAC Francesco Pantaleone, Palermo.

None of us is perfect, Loredana Longo, 2023, bruciature su tappeto, 184 × 265 cm. Courtesy Galleria FPAC Francesco Pantaleone, Palermo

Studio Pratha, lavorazione. Ph. Elsa Pizzutto 

SCHEDA TECNICA MOSTRA:
Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo.
A cura di Nadia Stefanel
Fondazione Dino Zoli
Viale Bologna 288, Forlì 
26 ottobre 2024 – 16 marzo 2025


Orari: da martedì a giovedì 9.30-12.30, venerdì, sabato e domenica 9.30-12.30 e 16.30-19.30, chiuso lunedì e festivi, chiuso 1 novembre, 8, 24-26 e 31 dicembre, 1 e 6 gennaio
Ingresso libero 

PER INFORMAZIONI:
Fondazione Dino Zoli
Viale Bologna 288, Forlì (FC)
T. +39 0543 755770 | info@fondazionedinozoli.com| www.fondazionedinozoli.com


UFFICIO STAMPA:
CSArt – Comunicazione per l’Arte
Via Emilia Santo Stefano 54, Reggio Emilia
T. +39 0522 1715142 | M. +39 348 7025100 | info@csart.it | www.csart.it


pubblica: 

giovedì 14 novembre 2024

ERWIN OLAF - I Am


Da venerdì 15 novembre 2024, la stagione espositiva della galleria Al Blu di Prussia (via Gaetano Filangieri, 42 - Napoli) – lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo e Mario Pellegrino – prende il via con la mostra “I Am” di Erwin Olaf, a cura di Maria Savarese.

L’opera del fotografo Erwin Olaf, prematuramente scomparso nel 2023, per la prima volta a Napoli, è ospite della Fondazione Mannajuolo in collaborazione con lo Studio Erwin Olaf e la galleria Paci Contemporary.

La mostra, dal titolo “I Am”, aggiunge un tassello importante al mosaico di esposizioni che negli ultimi anni la Fondazione Mannajuolo ha dedicato ai grandi autori della fotografia contemporanea.
Erwin Olaf è stato il ritrattista ufficiale della famiglia reale olandese nel 2017 ed ha disegnato la moneta nazionale in euro per il re Willem-Alexander nel 2013. Ha esposto nei più importanti musei del mondo e le sue opere sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche, come il Rijksmuseum e lo Stedelijk Museum, di Amsterdam; Fonds National d'Art Contemporain, Parigi; Museum Ludwig, Colonia; Museum Voorlinden, Wassenaar, Paesi Bassi; North Carolina Museum of Art, Raleigh, Stati Uniti; Art Progressive Collection, Stati Uniti e il Museo Pushkin, a Mosca. E’ in preparazione per l’autunno 2025 la prima retrospettiva pubblica allo Stedelijk Museum di Amsterdam.

In esposizione, negli spazi della galleria Al Blu di Prussia, una selezione di scatti realizzati dall’inizio degli anni duemila, fino al 2020, tratti dalle serie Royal Blood (2000), Rain (2004), Fall (2008), Grief (2008), Dawn (2009), Keyole (2012), Hamburg (2014), Shangai (2017), Indochine (2017) e Palm Springs (2018), che rientrano nella piena maturità artistica dell’autore.
“Fra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento”, scrive la curatrice Maria Savarese, “Olaf iniziò ad orientare l’”attivismo visivo” documentaristico e provocatorio degli esordi – così come lo ha definito Shirely den Hartog, sua storica collaboratrice ed oggi alla guida dello Studio – verso una visione della fotografia più riflessiva, pensata, tecnicamente costruita, realizzata sempre in interno, con uno sguardo rivolto all’arte antica olandese”.

In queste immagini la scena è diventata più complessa, la costruzione dei set ha assunto toni cinematografici con specifici riferimenti agli anni cinquanta, l’atmosfera è animata da un senso di sospensione del tempo, dello spazio e delle emozioni dei protagonisti, personaggi hopperiani, enigmatici, spesso solitari, sospesi in una dimensione di perenne attesa, fra assenza e presenza.
Insieme alle fotografie sono proiettati, nella sala cinema della galleria, sei lavori di video arte realizzati da Olaf fra il 2003 e il 2020.

Al Blu di Prussia
via Gaetano Filangieri, 42 - Napoli

ERWIN OLAF – “I Am”
a cura di Maria Savarese
Dal 15 novembre 2024 al 28 febbraio 2025
Orari: martedì-venerdì 10.30-13/16-20; sabato 10.30-13
Brochure: artstudiopaparo
Per l'ufficio stampa: Paola De Ciuceis paoladeciuceis@gmail.com

sOspesi. Jacopo Di Cera e Massimo Vitali

Rosignano 2022__Jacopo Di Cera_Courtesy dell artista


La galleria Maison Bosi, situata nell’iconica Via Margutta di Roma, ospita fino al 4 dicembre 2024, la mostra fotografica Sospesi, curata da Serena Tabacchi, che vede insieme in un unico evento espositivo due distintivi esponenti della fotografia contemporanea italiana: Jacopo Di Cera e Massimo Vitali. Due fotografi a confronto per una mostra che indaga l'italianità e gli italiani attraverso 10 scatti, installazioni digitali e audiovisive realizzati tra il 1990 e il 2024, offrendo una riflessione profonda e visivamente potente su come la nostra società si sia evoluta nel tempo. I due fotografi, di diverse generazioni, in dialogo tra immersione e distacco, raccontano un'Italia sospesa tra tradizione e modernità, dove la continuità si mescola ai cambiamenti sociali, documentando luoghi iconici del nostro Paese, come spiagge, piazze e spazi pubblici, ma offrendo anche una riflessione sull'identità italiana e sulle sue trasformazioni. 

Se Di Cera invita lo spettatore a distaccarsi dalla scena e a riflettere sul collettivo, Vitali coinvolge l’osservatore nella complessità del dettaglio, facendolo immergere nelle dinamiche della vita quotidiana. 

Jacopo Di Cera sceglie di osservare il mondo da una prospettiva zenitale, utilizzando droni di ultima generazione per eliminare la profondità di campo e livellare la scena. Nei suoi scatti, che inducono lo spettatore a riflettere sull'essenza stessa della nostra società, le differenze sociali e individuali si dissolvono, portando alla luce una realtà uniforme, in cui ogni soggetto è parte di un paesaggio collettivo e interconnesso. Le sue fotografie raccontano l'Italia vista dall'alto, dove ogni elemento si fonde in una visione unitaria, eliminando le gerarchie visive e sociali. 

Massimo Vitali, d'altro canto, è noto per le sue panoramiche di spiagge e spazi pubblici affollati, dove la profondità di campo rende ogni dettaglio vibrante e carico di significato. Le sue immagini catturano scene di vita quotidiana che, sotto il suo sguardo attento, si trasformano in affreschi contemporanei. Ogni gesto, ombra e movimento contribuisce a costruire un racconto stratificato che si snoda attraverso la complessità delle interazioni umane e sociali.

Costola della storica Galleria Bosi (via Como 2, Roma), Maison Bosi (via Margutta 28-29, Roma) è un luogo nuovo, dove l’arte diventa protagonista in tutte le sue forme. Un salotto sofisticato dove rappresentare la parte elegante dell’Arte moderna e contemporanea, italiana e internazionale, vista anche come forma di investimento. Carla Accardi, Alighiero Boetti, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Mario Schifano, Tano Festa, Fernando Botero, Piero Dorazio, Mario Tozzi, Fabio Viale… sono alcuni degli artisti dei capolavori presenti nella Maison Bosi, accompagnati da pezzi di design firmati, principalmente Vintage (Buffa, Giò Ponti, Maison Jansen, solo per citare alcuni esempi).

All’origine del nome Maison, il connubio tra tradizione antica e contemporanea. Partendo dal logo, i due archi che si incrociano rimandano all’immagine visiva delle due vetrine dello spazio espositivo, alla forma degli archi degli acquedotti romani, e alla stessa immagine della lettera M, iniziale di Maison e Margutta.

sOspesi. Jacopo Di Cera e Massimo Vitali
a cura di serena Tabacchi
fino al 4 dicembre 2024

Maison Bosi
Via Margutta 28, Roma

Ufficio Stampa HF4www.hf4.it
Marta Volterra, Head Press Office - marta.volterra@hf4.it +39 3409690012
Valentina Pettinelli valentina.pettinelli@hf4.it +39 347.449.91.74


mercoledì 13 novembre 2024

Bruno Ceccobelli. L'opera, non altro


La galleria La Nuova Pesa è lieta di annunciare la riapertura della stagione espositiva con una personale di Bruno Ceccobelli, che torna a Roma dopo nove anni dalla sua ultima esposizione nella capitale. Dopo aver concluso con successo il progetto Realia, ciclo durato tre anni che ha visto il susseguirsi di tredici mostre personali, la galleria si prepara a ospitare un artista di grande prestigio, le cui opere continuano a stimolare il dibattito artistico e filosofico.

“Questa mia seconda esposizione, alla galleria romana La Nuova Pesa, prende spunto dall’incontro discorsivo con Arnaldo Colasanti, avvenuto a Todi nell’agosto del 2024 durante la mia antologica, a Palazzo delle Arti, detto del Vignola, dal titolo “Ceccobelli Anni ’80”.

Conversazione avvenuta di fronte ad un’opera dal titolo: “Uomo di Cosmo” del 1984; Arnaldo, impressionato dall’oscura prospettiva raffigurata in quest’opera ricordò la tenebra prospettica di quell’affresco quattrocentesco del Masaccio a Firenze in Santa Maria Novella, capolavoro del Ri- nascimento italiano. Per dialogare con Arnaldo io, come al solito, legai (con voli pindarici) la problematica della nascita della prospettiva alla comprensione della Trinità cristiana propria dei cattolici e alla mia adesione invece alla “Teologia negativa” e alla “prospettiva inversa”, trovando poi raffronti diacronici tra le due raffigurazioni apparentemente incongrue. A quel punto Arnaldo, appassionato, mi propose di leggere la sua interessante relazione sulla Tri- nità compresa nella “Teologia positiva”.

Simona Marchini, testimone di questi nostri interessi, presa la palla al balzo, sorridente rivolgendosi a me: << Da umbri a umbri, perché non facciamo ora una tua mostra da me… presentata da Arnaldo? >> risposi sorridendo: << sai Simona sono quasi 10 anni che non faccio una mostra a Roma, sì mi farebbe veramente molto piacere >>”. B.C.

L’esposizione pittorica di Bruno Ceccobelli dal titolo: “l’Opera, non altro” è composta da sette lavori medi e una grande installazione; quadri che svolgono tematiche trascendentali con simboli astratti metafisici.

Ceccobelli, da molto tempo, nella sua poetica di pittoscultore fa riferimenti con oggetti e segni iconici, alla storia della sua regione di origine, l’Umbria, terra con paesaggi verdi di grande cultura mistica, con cittadelle e roccaforti isolate e silenziose adatte alla meditazione e alla concentrazione.

L’importanza del genius loci nella visione di Ceccobelli è di grande ispirazione per la sua weltaschaung artistica; ideali che vengo riaffermati anche nelle parole, nei libri e nei suoi articoli digitali.

L’introduzione del catalogo, edito da Silvana Editoriale, è un dialogo fra il critico Arnaldo Colasanti e Bruno Ceccobelli, che indaga sull’arte e sulla filosofia dell’artista soprattutto riferendosi ad un periodo storico a lui caro: il neoplatonismo a partire da Pseudo-Dionigi Areopagita a Niccolò Cusano, passando attraverso la cultura bizantina delle icone.


La mostra sarà visitabile fino al 31 gennaio 2025 dal lunedì al venerdì nei seguenti orari: 
10:00 – 13:30 / 16:00 -19:30

La Nuova Pesa | Via del Corso, 530 – 00186 Roma
Tel. – 06 3610892
Mail – nuovapesa@farm.it www.nuovapesa.it

Pino Pascali Toti Scialoja. Confluenze

Al Kursaal Santalucia a Bari la mostra Pino Pascali Toti Scialoja. Confluenze, curata da Federica Boragina e Eloisa Morra con Antonio Frugis. Promosso da Fondazione Pino Pascali e dal Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, insieme alla Casa editrice Electa, Pino Pascali Toti Scialoja. Confluenze è la prima mostra dedicata a Pino Pascali a Bari dal 1981, omaggio e celebrazione del grande artista pugliese, riconosciuto a livello internazionale e le cui opere sono presenti nelle più grandi collezioni al mondo.


L’esposizione segna il primo appuntamento di una sinergia integrata tra Fondazione Pascali, Regione Puglia ed Electa, nell'intento di promuovere un palinsesto di iniziative per la valorizzazione della figura di Pino Pascali, in relazione agli artisti che lo hanno ispirato o con cui ha collaborato. 

La mostra è realizzata con la partecipazione della Fondazione Toti Scialoja di Roma. 

Le sale del Kursaal Santalucia di Bari, restituito alla città nel 2021 grazie a un progetto virtuoso di restauro voluto e coordinato da Regione Puglia, ospitano un itinerario visivo in grado di restituire per la prima volta il dialogo personale e artistico fra Toti Scialoja e Pino Pascali, protagonisti delle vicende artistiche italiane degli anni Cinquanta e Sessanta. Il percorso espositivo, articolato in cinque sezioni, mette in luce le sperimentazioni nate da ispirazioni condivise, rendendo tangibile una sorprendente serie di corrispondenze tra temi e immaginari.

L’incontro fra Pascali e Scialoja avviene nelle aule dell’Accademia di Belle Arti di Roma in via Ripetta, dove l’artista pugliese si iscrive nel 1955 e dove Scialoja è il titolare del corso di scenotecnica, tra i docenti meno accademici e più apprezzati. A questa altezza cronologica Scialoja è un artista già noto e affermato, in contatto con il panorama artistico internazionale e invita i suoi giovani allievi a sperimentare senza riserve nonché a confrontarsi con i linguaggi contemporanei. Pascali, poco più che ventenne, è fra gli allievi più ricettivi e dalla frequentazione delle lezioni di Scialoja derivano visioni inaspettate e cariche di vitalità, specchio di quell’irrequieta fascinazione per la materia ereditata dal suo maestro e ampiamente documentata nella prima sezione.

Ad avvicinare i percorsi di Scialoja e Pascali è, inoltre, la comune curiosità riservata all’America e al rinnovamento impresso alla tradizione europea dalla cultura d’oltreoceano, oggetto della seconda sezione della mostra, dove trovano spazio le celebri impronte di Scialoja e le sperimentazioni pop di Pascali.

Non secondarie sono poi le rispettive esperienze teatrali, viatico ai linguaggi dinamici della televisione e della pubblicità, esplorati con ampiezza nella terza sezione del percorso. È Scialoja — complice un’esperienza teatrale iniziata negli anni Quaranta e protrattasi per decenni — a far entrare in contatto Pascali col teatro d’avanguardia, delineando uno spazio scenico volto a costruire una seconda realtà, illusoria e antinaturalistica. Riflessioni che Pascali ha modo di sviluppare prima nelle tesine redatte in Accademia, poi, in modi diversi, nei lavori per la pubblicità, dai quali emerge uno spiccato interesse per la performance (non mancano casi in cui Pascali stesso interpreta in prima persona alcuni personaggi, come negli spot per la Cirio).

Ulteriori confluenze si rintracciano nella comune fascinazione per il mondo animale a cui è dedicata la quarta sezione. Sin dagli anni Sessanta, infatti, ragni, balene, giraffe e ghepardi divengono protagonisti della poesia del ‘senso perso’ di Scialoja, corredata da disegni dal tocco zen, e si ritrovano nell’Arca di Noè ingrandita delle celebri ‘finte sculture’ di Pascali, appassionato lettore di romanzi d’avventure e filastrocche. Nascono così due bestiari antinaturalistici, irriverenti e spiazzanti, che non smettono di parlarsi l’un l’altro per via della comune attitudine alla giocosità e all’approccio metafisico all’esistenza.

A concludere il percorso l’omaggio di entrambi per i luoghi del Mediterraneo, quali Procida e Polignano, geografie sentimentali e creative mai dimenticate. 

Pino Pascali Toti Scialoja. Confluenze
8 novembre fino al 4 maggio 2025
a cura di Federica Boragina e Eloisa Morra

Kursaal Santalucia
Largo Adua, 5, 70121 Bari BA

Fondazione Pino Pascali
tel: +39 080 424 9534

Uffici stampa:
Fondazione Pascali: press@fondazionepascali.it +39 3201122513
Electa: ilaria.maggi@electa.it; + 39 348 7757640
responsabile comunicazione monica.brognoli@electa.it


venerdì 8 novembre 2024

Nasce a Bologna Foto/Territorio, osservatorio e spazio di sperimentazione


Bologna, 8 novembre 2024_Nasce a Bologna Foto/Territorio: osservatorio e spazio di sperimentazione che promuove la fotografia come strumento di indagine di territori e comunità. Ideato dall’associazione Da.a., il progetto punta a nutrire, attraverso la messa a fuoco dell’obiettivo fotografico, uno sguardo collettivo attento e consapevole dei cambiamenti in atto nella società e nel paesaggio.

Perché la fotografia? Perché, in un’epoca in frenetica trasformazione, lo scatto richiede un pensiero critico, ferma il tempo e, immortalandolo, lo converte in spazio di riflessione comune, di sosta e di approfondimento, con un linguaggio accessibile, capace anche di alimentare preziosi archivi per la memoria condivisa.

A dare il via alle attività di Foto/Territorio è il ciclo di talk “OLTRE/Dialogo tra fotografia, territorio, comunità”, organizzato da Da.a con il contributo del Comune di Bologna | Settore Cultura e Creatività, il 16 e 17 novembre 2024, nella Serra Madre – Le Serre, Giardini Margherita. Una due-giorni gratuita eaperta al pubblico, invitato a confrontarsi con esperti, curatori e artisti. Tra gli ospiti: Giovanna Calvenzi, illustre photo editor, già direttrice dei Rencontres Internationales de la Photographie di Arles, guest curator di Photo Espana a Madrid e responsabile dell’archivio del marito Gabriele Basilico, i fotografi e artisti Martina Caneve, Alessandro Imbriaco, Allegra Martin e Paola de Pietri, la curatrice Elena Di Gioia e Caterina Molteni, curatrice del MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna. I relatori si confronteranno sul rapporto tra fotografia, comunità e territori, sull’importanza degli archivi, sul ruolo delle residenze d’artista, e su alcuni recenti progetti fotografici. Non mancheranno approfondimenti relativi all’editoria di settore, grazie anche alla partecipazione della libreria Leporello photobooks et al.

Con OLTRE/ prende il via il percorso di Foto/Territorio che nei prossimi anni intende svilupparsi in un progetto più ampio. L’obiettivo è quello di esplorare alcune aree della Città metropolitana di Bologna, attraverso lo sguardo di fotografi affermati, autori di lavori site specific e, al tempo stesso, docenti di giovani fotografi invitati, tramite call, a interpretare lo stesso territorio. Public program, talk e laboratori restituiranno il risultato delle residenze alle comunità, coinvolte in un confronto diretto e costante. Gli esiti del progetto confluiranno in una mostra a Bologna, che presenterà le personali di ogni artista insieme ai migliori scatti dei partecipanti ai workshop. Anche i luoghi d’indagine ospiteranno percorsi espositivi: allestimenti in spazi pubblici riporteranno “a casa” gli stessi paesaggi immortalati nelle foto.

Bologna, territorio simbolo. Con i suoi 55 comuni, la città metropolitana di Bologna è un mosaico di contesti morfologici, storici, sociali e culturali estremamente diversificati, nonostante la comune appartenenza amministrativa: aree industriali, zone a vocazione agricola, pianura, colli, Appennino e, al centro, l’influenza urbana del capoluogo emiliano-romagnolo.L’intero territorio riflette, in piccolo, sfide e opportunità condivise a livello nazionale e internazionale.

«Foto/Territorio vuole fare di Bologna un punto di riferimento, a oggi mancante, per la ricerca e la sperimentazione fotografica sul paesaggio e creare un modello replicabile di indagine, di narrazione e di esperienza del territorio»: spiega l’architetto Pierluigi Molteni, presidente dell’associazione Da.a. 

Il progetto nasce da un team multidisciplinare: Pierluigi Molteni, architetto e docente, Luca Capuano, fotografo e docente, Azzurra Immediato, storica dell’arte e curatrice, Piero Orlandi, architetto e curatore, Alessandro Zanini, fotografo, curatore e antropologo, con la collaborazione di NOS Visual Arts Production.

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OLTRE/Dialogo tra fotografia, territorio, comunità
Bologna, Serra Madre - Le Serre, Giardini Margherita, via Castiglione, 134 
16 novembre 2024, ore 15 – 20 | 17 novembre 2024, ore 15 – 19 
Ingresso libero e gratuito 

A cura di: associazione Da.a, Foto/Territorio
Con il contributo di: Comune di Bologna | Settore Cultura e Creatività
Progetto grafico: D+ Studio 
Con il supporto di: Banca di Bologna, Pierluigi Molteni Architetti, D+ Studio, Ultradesign, Frassinago – Gardens and Landscapes, On Luce & Design, Stepping Stone
Thanks to: Lavì! City

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Query L’instabilità del Materiale

 

Virginia Lorenzetti, Mi siedo alla tua ombra


Prosegue QUERY MW nel Lazio. Il programma d’arte contemporanea “Query L’instabilità del Materiale” vincitore di Lazio Contemporaneo 22, si svilupperà a Frascati (Roma) come evento diffuso tra il “MUSA” Museo Archeologico Scuderie Aldobrandini e Il “MEC”, area del Mercato coperto cittadino, dove l’esposizione Query si protrarrà per 28 giorni dall’opening dell’8 novembre. 

Dopo il successo della Project Room toscana al Museo Polveriera Guzman di Orbetello con gli artisti convocati, e la performance di danza contemporanea Colonne Fluttuantinell’area “Prospettiva Cielo”, insieme al partner Hypermaremma, si va sempre più marcando la natura del concept e l'interrogazione “Query” per trattare il tema sempre più attuale di cosa è arte sotto il profilo dell’esperienza contemporanea e degli autori under 36, protagonisti principali di questo dicotomico progetto che rifugge tuttavia dal semplicismo delle antitetiche. Dalla medesima “citazione”. Mostrando la costante fibrillazione dell’osservazione - come Qbit, 0 e 1 contemporaneamente, come fossimo in un punto di osservazione e contestualmente in ogni altro punto di vista - e dell’esperienza.

Query, il termine informatico per domanda di dati, e la sigla acronima di materiale e immateriale MW da “W” rovescio grafico di “M” è una vocazione del tempo di disruptioncui assistiamo - spiega, dunque, Daniela Zannettigiornalista ideatrice del progetto, direttrice artistica, e cultural producer di Artisti in Transito - e che richiede la comprensione di nuovi paradigmi anche nel modo di pensare e produrre l’arte, sempre più fogli di mondo,wormhole. Far arrivare, in un certo qual modo, le cose al loro posto, dagli strati del contemporaneo, dell'agglomerato quantistico, ovvero tutti gli stati nel suo complesso contemporaneamente; focalizzando dall’instabilità, temi come la rigenerazione di spazio e tempo, la bellezza materiale e anche immateriale del paesaggio o del digitale; la necessità di riscoprire negli ambienti una matrice occupante e l’accessibilità, la gestualità, e la cura; la ricerca sulla materia che trasla la percezione stessa della sostanza.

Massimo Belli project manager di Hypermaremma e critico d’arte per Query sottolinea come l’Arte contemporanea sia un termine usurato, nel quale non si compie mai abbastanza l’analisi dei singoli lemmi che lo compongono, - e aggiunge - partendo da questa base, potremmo attenderci due cose ben diverse: ricevere un prodotto, e non il solo riflesso di ciò che siamo allo stato attuale e, soprattutto, non riceverlo in forma di risposta, piuttosto sotto forma di domanda, interrogativo fondante di chi si accinge a produrre qualcosa.

Query, dunque, muove proprio da un interrogativo sullo stato dell’Arte, ponendosi come progetto crossmediale di scambio non paradigmatico di idee e di cultura, connettendo l'ampia gamma di discipline che fanno capo alle arti tenendole al di fuori di una sterile segmentazione e valorizzandone, piuttosto, - conclude Belli - il potere di trasmissione di un know how comune, utile al frastagliato flusso di coscienza che sgorga unico dal canale dell’Arte intesa in ogni sua forma. Incarnata negli artisti under 36 Giulia Barone, Thomas Bentivoglio, Ivan Bossoni, Adele Cammarata, Edvige Cecconi Meloni, Luca Falessi, Livia Giuliani, Virginia Lorenzetti, Marianna Panagiotoudi, e Rossana Abritta, Caterina Ciuffetelli, Giuliana Cobalchini, Katia Pugach, guest and international artists.

Allo stesso modo l’evento non resta immobile - chiosa la curatrice Irene De Sanctis- si frammenta in molteplici aspetti e si distribuisce sul territorio, in modi imprevisti, in luoghi non canonici, aprendosi allo scambio: così il transitare in una installazione, l’uso di un’area di rigenerazione urbana, il visitatore che abita la mostra, da voyeur a possibile protagonista.

La transizione, il trānsiēre, richiede una trasformazione costante, un perenne cambiamento di stato, l’alterazione della materia e del pensiero per divenire altro da sé, un distinguo rispetto alla materia fisica che imprigiona l’essenza altrimenti libera da tutti i vincoli.

Query L’instabilità del materiale è un progetto di Artisti in Transito finanziato dalla Regione Lazio per la promozione di artisti e curatori under 36. Con Lazio Innova. Il patrocinio del Comune di Frascati e del MUSA Museo archeologico Scuderie Aldobrandini. Partner di progetto HYPERMAREMMA.


Il Programma 

8 novembre 2024
Talk Stampa, ore 16:00 Presentazione del progetto “Query L’instabilità del materiale”, Sala degli Specchi di Palazzo Marconi, Piazza Guglielmo Marconi 3 Frascati.

Installazione e Performance Colonne Fluttuanti Ore 17.00 Museo Archeologico Scuderie Aldobrandini - MUSA. Piazza Guglielmo Marconi 6 Frascati

Cerimoniale di apertura della sessione tuscolana al MEC con entrata programmata. La performance già condotta da Rossana Abritta all’interno dell'installazione totemica di Land Art in acciaio cor-ten di Mauro Staccioli in Maremma, si replicherà al cospetto delle teche dell’archeologico del Museo di Frascati con l'installazione originaria “Colonne Fluttuanti” di Giuliana Cobalchini. Una cascata di origami di carta di riso, sinonimo di leggerezza e immaterialità. L’autrice indosserà “l’abito di scena” dell’artista Caterina Ciuffetelli. Le opere resteranno stabilmente esposte sino alla conclusione dell’evento Query.

Opening MEC 18:00 Mercato coperto cittadino di Frascati, Piazza del Mercato 16 Frascati, esposizione collettiva d’arte contemporanea Artisti under 36

6 dicembre 2024
Preview Editoriale “Query” ore 16:00 con Campisano Editore e Autori, Sala degli Specchi di Palazzo Marconi Frascati, Piazza Guglielmo Marconi 3 Frascati, anticipazioni della pubblicazione che storicizza il progetto.

Finissage MEC 17:00 Mercato coperto cittadino di Frascati, Piazza del Mercato 16 Frascati. 

Altre informazioni : query2023.wordpress.com
AINT sitnewsfeel@gmail.com