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giovedì 19 dicembre 2024
Il Sud delle Donne, l'arte femminile in Puglia dagli anni settanta a oggi di Liliana Tangorra e Lucrezia Naglieri
Ideediluce di Claudio Rotta Loria
sabato 14 dicembre 2024
MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA “BANCO TRANSVERSALE” DI ANTONIO LAURELLI
MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA “BANCO TRANSVERSALE” DI ANTONIO LAURELLI
IL COMUNE DI
MODUGNO
Presenta la MOSTRA
D’ARTE CONTEMPORANEA
“BANCO TRANSVERSALE”
di ANTONIO LAURELLI
a cura di Massimo
Nardi, Ideata da Antonella Ventola
BIBLIOTECA COMUNALE
“Carlo Perrone”
Palazzo della Cultura.
Modugno, Corso Umberto I, BA)
Inaugurazione venerdì
3 gennaio 2025 ore 19:00
Si potrà visitare fino
al 19 gennaio 2025
Interverranno Il
Sindaco Nicola Bonasia
L’Assessore alla
Cultura Antonio Alfonsi
Il Consigliere Antonella
Ventola
Catalogo in mostra.
Testi critici di Achille Pace Alfonso Pasolino Giorgio Di Genova.
foto in catalogo
di Pino Coce
Il fare di Laurelli è
strutturato sul lessico informale rivisto e corretto da una geometria
istintuale, che per così dire, e le sue morfologie mantengono connotazioni
conchiuse da «lineamenti» curvilinei o rettilinei in un articolata varietà di
soluzioni che comprendono anche una sorta di nastri mossi. In Laurelli
‘c'è una libertà compositiva che ricorda certi esiti degli anni Sessanta, nella
fattispecie quelli che risentivano contestualmente della Nuova Figurazione e
delle aggregazioni aniconiche memori della stagione informale. Ciò porta alla
convivenza nei sui olì di elementi più definiti con soluzioni più libere, sia
segniche che aperte.
GIORGIO DI GENOVA
Dal limite allo
spazio, l’astrazione di campi colorati, un periodare alla ricerca del soggetto,
l’opera del pittore progredisce verso la chiarezza nella lettura, non verso
paludose generalizzazioni da cui si possono trarre parodie di idee, cioè
fantasmi, ma idee vere e proprie. E proprio dall’identità spazio-colore muove
la ricerca di Laurelli. Il ruolo di memoria, geometria, astrazione, tra l’idea
e l’osservazione, raggiunge la chiarezza, nella sua pittura, a ruolo di
comprensione, pervenendo a un intensità di cromatismi che dà anima e corpo, è
il caso di dirlo, al quadro.
Filtri sospesi tra un
mondo e l’altra dimensionalità atemporale, fino a diventare spazio-colore,
superfici e aggregazioni di un impianto, di cui riesce a coniugare gli elementi
e le superfici, cui stende calme velature di colore che assorbono ogni gesto
pittorico fino a diventare spazio. Un impianto non
più avvertito come limite, ma divenendo esso stesso <spazio>, nell’ambito
di una profonda coerenza dell’opera. L’impasto è denso, steso con pennellata
larga e compatta a formare il fondo; le tonalità sono calde e decise, in
accostamenti vivaci e forti. La sperimentazione di Laurelli, intesa come
ricerca, tende quindi a rivelare strutture sommerse, che contribuiscono a
configurare una gnoseologia della sua creazione, operando la ricerca di
geometrie, campi di forze, condensazioni o rarefazioni della normale densità
visiva e oggettuale del reale. Tensioni tra le forme e i colori, texture,
piani sovrapponibili e sfalsati rappresentano un entità alla ricerca di un
equilibrio che ogni elemento ha contribuito a creare spazio; un rapporto
spazio/colore che regola dall’interno il sistema dell’opera.
ALFREDO PASOLINO
L’arte di Laurelli «parla» da se
LA GRANDE meraviglia
nelle pittura di Laurelli è nelle sua «tecnica» volta alla sua
comunicazione. Tecnica precisa, chiara, legata direttamente
alle sue idee e alla rivelazione e rappresentazione dell’oggetto. La nostra
immaginazione si incammina per vie piuttosto impervie per la ricostruzione di
questo oggetto. Il viaggio dell’umana fantasia è ricco di inaspettati incontri
e possibili approdi, ma inutilmente: l’approdo ci è vietato. L’accanimento e
l’impegno per conquistare l’oggetto si ripetono fino all’inquietudine. Più si
ripetono, più il desiderio aumenta tanto più l’oggetto si allontana. Una
continua metamorfosi trasforma l’immagine che via via svanisce. Che l’artista
Laurelli ami l’oggetto-pittura lo si capisce dalla cura, dalla chiarezza
tecnica che usa nel renderlo.L’ogetto rimane misterioso, imprendibile. Questa
condizione fa venire in mente Kafka, il Kafka della «Metamorfosi» e del
«Castello»; irraggiungibilità di un possesso completo, totale di una
«cosa». Che Laurelli avesse nella sua pittura una vena surreale lo si capiva:
un surrealismo non dell’inconscio irrazionale, automatico ed oscuro, ma
limpido, pausato, logico, razionale, costruttivo, dunque un linguaggio storico
che va dal postcubismo all’espressionismo, dal gesto al segno. Una pittura che
viene dalla storia e dalla tradizione; una cultura umanistica ed illuministica,
certamente contaminata dalla macchina come lo fu per i futuristi, senza però i
loro echi romantici. Un innesto con la macchina che ha causato, comunque, in
Laurelli, un inquietante sorta di alienazione dall’oggetto. Una crisi della
cultura tradizionale che provoca il distacco tra senso e pensiero.
ACHILLE PACE
Antonio Laurelli nato
nel 1943 ad Isernia, vive ed opera a Modugno. Ha insegnato presso il liceo
artistico di Bari. Ha al suo attivo numerose mostre e premi tra cui,
significativo, è il “Carlo Levi”. La sua straordinaria simbiosi tra colore e
forma, simbolismo e comunicazione, vivifica la scenografia concettuale di molte
opere, creando un atmosfera di brillante dinamismo ed elevazione spirituale.
Ottenendo risultati del tutto originali, allorché si pensa alla sua formazione
prettamente figurativa che negli anni lo hanno portato ad elaborare la
sintesi della forma in soluzioni e rappresentazioni che trovano
nell’espressione individuale assurge al ruolo il travaglio interiore di
una ricerca, dove a volte l’elemento residuo di materiale deteriorato o
inservibile assurge al ruolo primario identitario. E’ presente nella Storia
dell’ Arte Italiana del ‘900 - Generazione Anni Quaranta a cura di
Giorgio Di Genova – Bora Editore
Sulla sua
pittura hanno scritto:
Elio Filippo Accrocca,
Lino Angiuli, Mariano Apa, Franco Avicolli, Emilio Beltolto, Giorgio Berchicci,
Roberto Buontempo, Daniele Pio Caldarola, Michele Campione, Toti Carperntieri,
Manlio Chieppa, Francesco Cillo, Eolo Costi, Isabella Cusanno, Isabella
Deganis, Pietro De Giosa, Raffaele Degrada, Mario De Micheli, Filippo Davoli,
Giorgio Di Genova, Vittore Fiore, Giorgio Fiorentino, Vincenzo Jacovino, Vito
Lamorgese, Dante Maffia, Leonardo Mancino, Oreste Macrì, Antonella Marino,
Pietro Marino, Massimo Nardi, Raffaele Nigro, Achille Pace, Enzo Panareo,
Bernardo Panella, Alfredo Pasolino, Gianni Petta, Antonio Picariello, Antonio
Rubino, Elvira Sarli Gianfaldoni, Elgha Schneider, Domenico Simeoni, Leo
Strozzieri, Giovanni Tesorieri, Vincenzo Velati, Nicola Ventafridda.
BIBLIOTECA COMUNALE “Carlo Perrone” Palazzo della Cultura
Modugno, Corso Umberto I, (BA)
Telefono info 080 586
5802
“Omnia Munda in Artibus” mostra di Vito Cotugno
Bitetto, al via “Omnia Munda in Artibus” con la mostra di
Vito Cotugno
Bitetto ospita una nuova straordinaria mostra d’arte, con un
viaggio visivo tra le opere di Vito Cotugno dal 14 dicembre all’ 8 Gennaio 2025
BITETTO – La Pro Loco Juvenilia Vitetum, all’interno del
progetto HUBIT vincitrice del bando Luoghi Comuni, con la direzione artistica
di Gianni De Serio, è lieta di annunciare l’inaugurazione della nuova e
coinvolgente rassegna artistica OMNIA MUNDA IN ARTIBUS che avvia le sue
attività con le opere del Maestro Vito Cotugno. L’esposizione, che aprirà le
sue porte al pubblico a partire dal 14 Dicembre e terminerà l’8 Gennaio, sarà
un’opportunità imperdibile per immergersi nel mondo creativo di Cotugno, il quale,
con il suo stile unico è capace di trasmettere emozioni e riflessioni.
All’inaugurazione prevista per le ore 19.00 interverranno:
il presidente della Pro Loco Juvenilia Vitetum, Michele Mitarotonda, il
direttore artistico Gianni De Serio, il curatore Franco Taldone ed il
protagonista della mostra Vito Cotugno.
La mostra si terrà presso la Casa torre dei Cavalieri di
Malta, nel centro storico di Bitetto, un ambiente che saprà accogliere e
valorizzare ogni singola opera in una cornice di grande impatto culturale e
visivo. Questo luogo intriso di storia e cultura, si prepara ad accogliere una
serie di mostre d’arte che promettono di essere un vero e proprio omaggio alla
diversità dei linguaggi artistici contemporanei. Sotto il titolo evocativo di
“Omnia Munda in Artibus”, questi eventi intendono celebrare non solo la
bellezza estetica delle opere, ma anche la ricchezza delle esperienze umane che
esse racchiudono. In questo contesto, la Torre diventa non solo un luogo
espositivo, ma un punto d’incontro per menti creative e appassionati d’arte.
Ogni mostra è pensata per stimolare il dialogo, spaziando dalla pittura alla
scultura, dall’installazione alla performance. L’obiettivo è quello di mettere
in luce la ricchezza della contemporaneità artistica, creando occasioni di
riflessione e scambio. Il motto “Omnia Munda” invita a considerare l’arte come
un’esperienza purificatrice, capace di trascendere le barriere e le
convenzioni. Gli artisti coinvolti, scelti fra le eccellenze della
contemporaneità, ci condurranno in un viaggio visivo che celebra la bellezza
della diversità e l’universalità dell’espressione creativa, rendendo la Torre
un vero e proprio tempio della cultura.
VITO COTUGNO E LA SUA OMBRA
“L’arte odierna soffre di una duplice semplificazione, che è
una conseguenza del generale processo di demitizzazione e di secolarizzazione
che coinvolge tutte le attività simboliche: da un lato essa viene schiacciata
sulle opere, prescindendo da tutto ciò che è condizione dell’esistenza di
un’opera d’arte; dall’altro, viene schiacciata sulla realtà, prescindendo dallo
spessore e dalla complessità del reale. In un’epoca multiforme come la nostra,
il mondo dell’arte sembra fatto per lo più da semplicioni per i quali essa si
esaurisce nel prezzo e nell’interpretazione delle opere, oppure nell’efficacia
e nella comunicabilità del messaggio”.
Difficile resistere alla tentazione di aderire toto corde a
questo resoconto del nostro “stato dell’arte” – vuoi per la lucidità nel suo
effetto sintetico, vuoi per l’autorevolezza di chi lo ha redatto, l’acuto
studioso di estetica Mario Perniola, scomparso qualche anno fa. Che cosa
accomuna le due semplificazioni apparentemente in contraddizione tra loro?
Secondo Perniola, entrambe sono caratterizzate da una stessa ingenuità: “la comune
pretesa di cogliere l’arte nella sua piena luce, come entità ben determinata o
come immediatezza comunicativa, ignorando l’ombra che inseparabilmente
accompagna tanto l’opera quanto l’operazione artistica. In altre parole,
l’arte, oggi più che mai, lascia dietro di sé un’ombra, una sagoma meno
luminosa in cui si ritrae quanto di inquietante e di enigmatico le appartiene”.
Di questa ineludibilità dell’ombra si è sempre fatta carico
l’arte. Anche oggi. Anche in quest’epoca di illusoria trasparenza da saturazione
o totalizzazione, di illusoria abolizione della linea virtuale che deve restare
virtuale, per dirla con Baudrillard, il quale, in proposito, cita la
barzelletta dell’uomo che passeggia sotto la pioggia con l’ombrello
sottobraccio, e quando gli chiedono perché non lo apre, lui risponde: “Non mi
piace sentirmi al limite delle mie possibilità”.
Vito Cotugno è un po’ quell’uomo sotto la pioggia. Delle sue
opere ammiri, certo, la densità tecnica. Ne ammiri, certo, la valentia:
notevole, espressa, esplicita, ma, quanto più evidente tanto più segno di
impotenza. Impotenza? Non certo nel senso di assenza di potenza, ma di potenza
di non potere. Concetto, quest’ultimo, su cui si è soffermato in diversi luoghi
dei suoi lavori il nostro Giorgio Agamben: “Vi è, in ogni atto di creazione,
qualcosa che resiste e si oppone all’espressione.
La potenza è un essere ambiguo, che non solo può tanto una
cosa che il suo contrario, ma contiene in se stessa un’ intima e irriducibile
resistenza”. Di questa strana forma di potenza partecipa l’artista ma anche il
mondo com’è per l’artista. Il mondo nell’esempio della mela di Prévert, che,
dinanzi ad “un pittore della realtà che cerca di dipingerla com’è… non ci sta –
la mela ha qualcosa da dire”. E Vito Cotugno non è, in questo senso, “un
pittore della realtà”.
Cotugno ha preso atto che il sistema tolemaico della logica
rappresentazionale è superatissimo. Che l’arte, su questa base, è veramente
morta. Che c’è arte solamente quando corpo vedente e corpo visibile sono
co-originari (“l’avvolgimento del visibile sul corpo vedente” secondo
Merlau-Ponty nella pittura di Cézanne).
La pittura di Cotugno è dalla parte della rivoluzione
copernicana della “logica della sensazione, del fatto intensivo del corpo,
delle figure che si ergono, si piegano o si contorcono liberate dalla
figurazione, strappate alla figurazione non come ha fatto la straordinaria
opera della pittura astratta, ma attraverso un’altra via, più diretta e più
sensibile” (Deleuze). Per Deleuze, inoltre, non è vero che “se Dio non c’è,
tutto è permesso”. È vero l’opposto: se Dio non c’è, se è lontano,
trascendente, poco o niente è permesso; oggi, epoca della preannunciata (già
all’inizio del Moderno) immanenza deli ‘Impossibile, alle tante operazioni
assedianti di esaurimento di tutto il possibile per negare al mondo la sua
ombra, resiste l’arte di un Vito Cotugno che quell’ombra sa restituirla.
La mostra sarà aperta al pubblico fino all’ 8 Gennaio 2025,
con ingresso libero.
Orari di apertura: Tutti i giorni esclusi i festivi dalle 19
alle 21, mercoledì e venerdì anche la mattina dalle 10 alle 13.
Centro storico di Bitetto, presso la casa dei Cavalieri di
Malta, Via Leonese 33.
Per ulteriori informazioni o per organizzare visite guidate,
è possibile contattare la Pro Loco di Bitetto via email all’indirizzo
prolocobitetto@gmail.com o hubitaps@gmail.com
venerdì 6 dicembre 2024
Anna Rosati | Archivio Sentimentale
giovedì 5 dicembre 2024
The Rainbow Over Florence di Piero Percoco
MANIFATTURA TABACCHI A FIRENZE
Opening giovedì 5 dicembre 2024 dalle 18.30 – B11 | Ingresso libero e gratuito da Via delle Cascine 35