Bitetto, al via “Omnia Munda in Artibus” con la mostra di
Vito Cotugno
Bitetto ospita una nuova straordinaria mostra d’arte, con un
viaggio visivo tra le opere di Vito Cotugno dal 14 dicembre all’ 8 Gennaio 2025
BITETTO – La Pro Loco Juvenilia Vitetum, all’interno del
progetto HUBIT vincitrice del bando Luoghi Comuni, con la direzione artistica
di Gianni De Serio, è lieta di annunciare l’inaugurazione della nuova e
coinvolgente rassegna artistica OMNIA MUNDA IN ARTIBUS che avvia le sue
attività con le opere del Maestro Vito Cotugno. L’esposizione, che aprirà le
sue porte al pubblico a partire dal 14 Dicembre e terminerà l’8 Gennaio, sarà
un’opportunità imperdibile per immergersi nel mondo creativo di Cotugno, il quale,
con il suo stile unico è capace di trasmettere emozioni e riflessioni.
All’inaugurazione prevista per le ore 19.00 interverranno:
il presidente della Pro Loco Juvenilia Vitetum, Michele Mitarotonda, il
direttore artistico Gianni De Serio, il curatore Franco Taldone ed il
protagonista della mostra Vito Cotugno.
La mostra si terrà presso la Casa torre dei Cavalieri di
Malta, nel centro storico di Bitetto, un ambiente che saprà accogliere e
valorizzare ogni singola opera in una cornice di grande impatto culturale e
visivo. Questo luogo intriso di storia e cultura, si prepara ad accogliere una
serie di mostre d’arte che promettono di essere un vero e proprio omaggio alla
diversità dei linguaggi artistici contemporanei. Sotto il titolo evocativo di
“Omnia Munda in Artibus”, questi eventi intendono celebrare non solo la
bellezza estetica delle opere, ma anche la ricchezza delle esperienze umane che
esse racchiudono. In questo contesto, la Torre diventa non solo un luogo
espositivo, ma un punto d’incontro per menti creative e appassionati d’arte.
Ogni mostra è pensata per stimolare il dialogo, spaziando dalla pittura alla
scultura, dall’installazione alla performance. L’obiettivo è quello di mettere
in luce la ricchezza della contemporaneità artistica, creando occasioni di
riflessione e scambio. Il motto “Omnia Munda” invita a considerare l’arte come
un’esperienza purificatrice, capace di trascendere le barriere e le
convenzioni. Gli artisti coinvolti, scelti fra le eccellenze della
contemporaneità, ci condurranno in un viaggio visivo che celebra la bellezza
della diversità e l’universalità dell’espressione creativa, rendendo la Torre
un vero e proprio tempio della cultura.
VITO COTUGNO E LA SUA OMBRA
“L’arte odierna soffre di una duplice semplificazione, che è
una conseguenza del generale processo di demitizzazione e di secolarizzazione
che coinvolge tutte le attività simboliche: da un lato essa viene schiacciata
sulle opere, prescindendo da tutto ciò che è condizione dell’esistenza di
un’opera d’arte; dall’altro, viene schiacciata sulla realtà, prescindendo dallo
spessore e dalla complessità del reale. In un’epoca multiforme come la nostra,
il mondo dell’arte sembra fatto per lo più da semplicioni per i quali essa si
esaurisce nel prezzo e nell’interpretazione delle opere, oppure nell’efficacia
e nella comunicabilità del messaggio”.
Difficile resistere alla tentazione di aderire toto corde a
questo resoconto del nostro “stato dell’arte” – vuoi per la lucidità nel suo
effetto sintetico, vuoi per l’autorevolezza di chi lo ha redatto, l’acuto
studioso di estetica Mario Perniola, scomparso qualche anno fa. Che cosa
accomuna le due semplificazioni apparentemente in contraddizione tra loro?
Secondo Perniola, entrambe sono caratterizzate da una stessa ingenuità: “la comune
pretesa di cogliere l’arte nella sua piena luce, come entità ben determinata o
come immediatezza comunicativa, ignorando l’ombra che inseparabilmente
accompagna tanto l’opera quanto l’operazione artistica. In altre parole,
l’arte, oggi più che mai, lascia dietro di sé un’ombra, una sagoma meno
luminosa in cui si ritrae quanto di inquietante e di enigmatico le appartiene”.
Di questa ineludibilità dell’ombra si è sempre fatta carico
l’arte. Anche oggi. Anche in quest’epoca di illusoria trasparenza da saturazione
o totalizzazione, di illusoria abolizione della linea virtuale che deve restare
virtuale, per dirla con Baudrillard, il quale, in proposito, cita la
barzelletta dell’uomo che passeggia sotto la pioggia con l’ombrello
sottobraccio, e quando gli chiedono perché non lo apre, lui risponde: “Non mi
piace sentirmi al limite delle mie possibilità”.
Vito Cotugno è un po’ quell’uomo sotto la pioggia. Delle sue
opere ammiri, certo, la densità tecnica. Ne ammiri, certo, la valentia:
notevole, espressa, esplicita, ma, quanto più evidente tanto più segno di
impotenza. Impotenza? Non certo nel senso di assenza di potenza, ma di potenza
di non potere. Concetto, quest’ultimo, su cui si è soffermato in diversi luoghi
dei suoi lavori il nostro Giorgio Agamben: “Vi è, in ogni atto di creazione,
qualcosa che resiste e si oppone all’espressione.
La potenza è un essere ambiguo, che non solo può tanto una
cosa che il suo contrario, ma contiene in se stessa un’ intima e irriducibile
resistenza”. Di questa strana forma di potenza partecipa l’artista ma anche il
mondo com’è per l’artista. Il mondo nell’esempio della mela di Prévert, che,
dinanzi ad “un pittore della realtà che cerca di dipingerla com’è… non ci sta –
la mela ha qualcosa da dire”. E Vito Cotugno non è, in questo senso, “un
pittore della realtà”.
Cotugno ha preso atto che il sistema tolemaico della logica
rappresentazionale è superatissimo. Che l’arte, su questa base, è veramente
morta. Che c’è arte solamente quando corpo vedente e corpo visibile sono
co-originari (“l’avvolgimento del visibile sul corpo vedente” secondo
Merlau-Ponty nella pittura di Cézanne).
La pittura di Cotugno è dalla parte della rivoluzione
copernicana della “logica della sensazione, del fatto intensivo del corpo,
delle figure che si ergono, si piegano o si contorcono liberate dalla
figurazione, strappate alla figurazione non come ha fatto la straordinaria
opera della pittura astratta, ma attraverso un’altra via, più diretta e più
sensibile” (Deleuze). Per Deleuze, inoltre, non è vero che “se Dio non c’è,
tutto è permesso”. È vero l’opposto: se Dio non c’è, se è lontano,
trascendente, poco o niente è permesso; oggi, epoca della preannunciata (già
all’inizio del Moderno) immanenza deli ‘Impossibile, alle tante operazioni
assedianti di esaurimento di tutto il possibile per negare al mondo la sua
ombra, resiste l’arte di un Vito Cotugno che quell’ombra sa restituirla.
La mostra sarà aperta al pubblico fino all’ 8 Gennaio 2025,
con ingresso libero.
Orari di apertura: Tutti i giorni esclusi i festivi dalle 19
alle 21, mercoledì e venerdì anche la mattina dalle 10 alle 13.
Centro storico di Bitetto, presso la casa dei Cavalieri di
Malta, Via Leonese 33.
Per ulteriori informazioni o per organizzare visite guidate,
è possibile contattare la Pro Loco di Bitetto via email all’indirizzo
prolocobitetto@gmail.com o hubitaps@gmail.com