sabato 14 dicembre 2024

MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA “BANCO TRANSVERSALE” DI ANTONIO LAURELLI

 




MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA “BANCO TRANSVERSALE” DI ANTONIO LAURELLI

 

IL COMUNE DI MODUGNO

Presenta la MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA

“BANCO TRANSVERSALE” di ANTONIO LAURELLI

a cura di Massimo Nardi,  Ideata da Antonella Ventola

BIBLIOTECA COMUNALE “Carlo Perrone”

Palazzo della Cultura. Modugno, Corso Umberto I, BA)

Inaugurazione venerdì 3 gennaio 2025 ore 19:00

Si potrà visitare fino al 19 gennaio 2025

Interverranno Il Sindaco Nicola Bonasia

L’Assessore alla Cultura Antonio Alfonsi

Il Consigliere Antonella Ventola

Catalogo in mostra. Testi critici di Achille Pace Alfonso Pasolino Giorgio Di Genova.

foto in catalogo di Pino Coce


 


Il fare di Laurelli è strutturato sul lessico informale rivisto e corretto da una geometria istintuale, che per così dire, e le sue morfologie mantengono connotazioni conchiuse da «lineamenti» curvilinei o rettilinei in un articolata varietà di soluzioni che comprendono anche una sorta di nastri mossi.   In Laurelli ‘c'è una libertà compositiva che ricorda certi esiti degli anni Sessanta, nella fattispecie quelli che risentivano contestualmente della Nuova Figurazione e delle aggregazioni aniconiche memori della stagione informale. Ciò porta alla convivenza nei sui olì di elementi più definiti con soluzioni più libere, sia segniche che aperte.

GIORGIO DI GENOVA

 

Dal limite allo spazio, l’astrazione di campi colorati, un periodare alla ricerca del soggetto, l’opera del pittore progredisce verso la chiarezza nella lettura, non verso paludose generalizzazioni da cui si possono trarre parodie di idee, cioè fantasmi, ma idee vere e proprie. E proprio dall’identità spazio-colore muove la ricerca di Laurelli. Il ruolo di memoria, geometria, astrazione, tra l’idea e l’osservazione, raggiunge la chiarezza, nella sua pittura, a ruolo di comprensione, pervenendo a un intensità di cromatismi che dà anima e corpo, è il caso di dirlo, al quadro.

Filtri sospesi tra un mondo e l’altra dimensionalità atemporale, fino a diventare spazio-colore, superfici e aggregazioni di un impianto, di cui riesce a coniugare gli elementi e le superfici, cui stende calme velature di colore che assorbono ogni gesto pittorico fino a diventare spazio.      Un  impianto non più avvertito come limite, ma divenendo esso stesso <spazio>, nell’ambito di una profonda coerenza dell’opera. L’impasto è denso, steso con pennellata larga e compatta a formare il fondo; le tonalità sono calde e decise, in accostamenti vivaci e forti. La sperimentazione di Laurelli, intesa come ricerca, tende quindi a rivelare strutture sommerse, che contribuiscono a configurare una gnoseologia della sua creazione, operando la ricerca di geometrie, campi di forze, condensazioni o rarefazioni della normale densità visiva e oggettuale del reale.  Tensioni tra le forme e i colori, texture, piani sovrapponibili e sfalsati rappresentano un entità alla ricerca di un equilibrio che ogni elemento ha contribuito a creare spazio; un rapporto spazio/colore che regola dall’interno il sistema dell’opera.

ALFREDO PASOLINO

 

L’arte di Laurelli «parla» da se

LA GRANDE meraviglia nelle pittura di Laurelli è nelle sua «tecnica» volta alla sua comunicazione.      Tecnica precisa, chiara, legata direttamente alle sue idee e alla rivelazione e rappresentazione dell’oggetto. La nostra immaginazione si incammina per vie piuttosto impervie per la ricostruzione di questo oggetto. Il viaggio dell’umana fantasia è ricco di inaspettati incontri e possibili approdi, ma inutilmente: l’approdo ci è vietato. L’accanimento e l’impegno per conquistare l’oggetto si ripetono fino all’inquietudine. Più si ripetono, più il desiderio aumenta tanto più l’oggetto si allontana. Una continua metamorfosi trasforma l’immagine che via via svanisce. Che l’artista Laurelli ami l’oggetto-pittura lo si capisce dalla cura, dalla chiarezza tecnica che usa nel renderlo.L’ogetto rimane misterioso, imprendibile. Questa condizione fa venire in mente Kafka, il Kafka della «Metamorfosi» e del «Castello»; irraggiungibilità  di un possesso completo, totale di una «cosa». Che Laurelli avesse nella sua pittura una vena surreale lo si capiva: un surrealismo non dell’inconscio irrazionale, automatico ed oscuro, ma limpido, pausato, logico, razionale, costruttivo, dunque un linguaggio storico che va dal postcubismo all’espressionismo, dal gesto al segno. Una pittura che viene dalla storia e dalla tradizione; una cultura umanistica ed illuministica, certamente contaminata dalla macchina come lo fu per i futuristi, senza però i loro echi romantici. Un innesto con la macchina che ha causato, comunque, in Laurelli, un inquietante sorta di alienazione dall’oggetto. Una crisi della cultura tradizionale che provoca il distacco tra senso e pensiero.

ACHILLE PACE

 

Antonio Laurelli nato nel 1943 ad Isernia, vive ed opera a Modugno. Ha insegnato presso il liceo artistico di Bari. Ha al suo attivo numerose mostre e premi tra cui, significativo, è il “Carlo Levi”. La sua straordinaria simbiosi tra colore e forma, simbolismo e comunicazione, vivifica la scenografia concettuale di molte opere, creando un atmosfera di brillante dinamismo ed elevazione spirituale. Ottenendo risultati del tutto originali, allorché si pensa alla sua formazione prettamente figurativa che negli anni lo hanno portato ad elaborare  la sintesi della forma in soluzioni e rappresentazioni che trovano nell’espressione individuale  assurge al ruolo il travaglio interiore di una ricerca, dove a volte l’elemento residuo di materiale deteriorato o inservibile assurge al ruolo primario identitario. E’ presente nella Storia dell’ Arte Italiana del ‘900 - Generazione Anni Quaranta  a cura di Giorgio Di Genova – Bora Editore

 Sulla sua pittura hanno scritto:

Elio Filippo Accrocca, Lino Angiuli, Mariano Apa, Franco Avicolli, Emilio Beltolto, Giorgio Berchicci, Roberto Buontempo, Daniele Pio Caldarola, Michele Campione, Toti Carperntieri, Manlio Chieppa, Francesco Cillo, Eolo Costi, Isabella Cusanno, Isabella Deganis, Pietro De Giosa, Raffaele Degrada, Mario De Micheli, Filippo Davoli, Giorgio Di Genova, Vittore Fiore, Giorgio Fiorentino, Vincenzo Jacovino, Vito Lamorgese, Dante Maffia, Leonardo Mancino, Oreste Macrì, Antonella Marino, Pietro Marino, Massimo Nardi,  Raffaele Nigro, Achille Pace, Enzo Panareo, Bernardo Panella, Alfredo Pasolino, Gianni Petta, Antonio Picariello, Antonio Rubino, Elvira Sarli  Gianfaldoni, Elgha Schneider, Domenico Simeoni, Leo Strozzieri, Giovanni Tesorieri, Vincenzo Velati, Nicola Ventafridda.    

BIBLIOTECA COMUNALE “Carlo Perrone” Palazzo della Cultura

Modugno, Corso Umberto I, (BA)

Telefono info 080 586 5802           

 


 

“Omnia Munda in Artibus” mostra di Vito Cotugno

 


Bitetto, al via “Omnia Munda in Artibus” con la mostra di Vito Cotugno

Bitetto ospita una nuova straordinaria mostra d’arte, con un viaggio visivo tra le opere di Vito Cotugno dal 14 dicembre all’ 8 Gennaio 2025

 

BITETTO – La Pro Loco Juvenilia Vitetum, all’interno del progetto HUBIT vincitrice del bando Luoghi Comuni, con la direzione artistica di Gianni De Serio, è lieta di annunciare l’inaugurazione della nuova e coinvolgente rassegna artistica OMNIA MUNDA IN ARTIBUS che avvia le sue attività con le opere del Maestro Vito Cotugno. L’esposizione, che aprirà le sue porte al pubblico a partire dal 14 Dicembre e terminerà l’8 Gennaio, sarà un’opportunità imperdibile per immergersi nel mondo creativo di Cotugno, il quale, con il suo stile unico è capace di trasmettere emozioni e riflessioni.

 

All’inaugurazione prevista per le ore 19.00 interverranno: il presidente della Pro Loco Juvenilia Vitetum, Michele Mitarotonda, il direttore artistico Gianni De Serio, il curatore Franco Taldone ed il protagonista della mostra Vito Cotugno.

 

La mostra si terrà presso la Casa torre dei Cavalieri di Malta, nel centro storico di Bitetto, un ambiente che saprà accogliere e valorizzare ogni singola opera in una cornice di grande impatto culturale e visivo. Questo luogo intriso di storia e cultura, si prepara ad accogliere una serie di mostre d’arte che promettono di essere un vero e proprio omaggio alla diversità dei linguaggi artistici contemporanei. Sotto il titolo evocativo di “Omnia Munda in Artibus”, questi eventi intendono celebrare non solo la bellezza estetica delle opere, ma anche la ricchezza delle esperienze umane che esse racchiudono. In questo contesto, la Torre diventa non solo un luogo espositivo, ma un punto d’incontro per menti creative e appassionati d’arte. Ogni mostra è pensata per stimolare il dialogo, spaziando dalla pittura alla scultura, dall’installazione alla performance. L’obiettivo è quello di mettere in luce la ricchezza della contemporaneità artistica, creando occasioni di riflessione e scambio. Il motto “Omnia Munda” invita a considerare l’arte come un’esperienza purificatrice, capace di trascendere le barriere e le convenzioni. Gli artisti coinvolti, scelti fra le eccellenze della contemporaneità, ci condurranno in un viaggio visivo che celebra la bellezza della diversità e l’universalità dell’espressione creativa, rendendo la Torre un vero e proprio tempio della cultura.

 

VITO COTUGNO E LA SUA OMBRA

“L’arte odierna soffre di una duplice semplificazione, che è una conseguenza del generale processo di demitizzazione e di secolarizzazione che coinvolge tutte le attività simboliche: da un lato essa viene schiacciata sulle opere, prescindendo da tutto ciò che è condizione dell’esistenza di un’opera d’arte; dall’altro, viene schiacciata sulla realtà, prescindendo dallo spessore e dalla complessità del reale. In un’epoca multiforme come la nostra, il mondo dell’arte sembra fatto per lo più da semplicioni per i quali essa si esaurisce nel prezzo e nell’interpretazione delle opere, oppure nell’efficacia e nella comunicabilità del messaggio”.

 

Difficile resistere alla tentazione di aderire toto corde a questo resoconto del nostro “stato dell’arte” – vuoi per la lucidità nel suo effetto sintetico, vuoi per l’autorevolezza di chi lo ha redatto, l’acuto studioso di estetica Mario Perniola, scomparso qualche anno fa. Che cosa accomuna le due semplificazioni apparentemente in contraddizione tra loro? Secondo Perniola, entrambe sono caratterizzate da una stessa ingenuità: “la comune pretesa di cogliere l’arte nella sua piena luce, come entità ben determinata o come immediatezza comunicativa, ignorando l’ombra che inseparabilmente accompagna tanto l’opera quanto l’operazione artistica. In altre parole, l’arte, oggi più che mai, lascia dietro di sé un’ombra, una sagoma meno luminosa in cui si ritrae quanto di inquietante e di enigmatico le appartiene”.

Di questa ineludibilità dell’ombra si è sempre fatta carico l’arte. Anche oggi. Anche in quest’epoca di illusoria trasparenza da saturazione o totalizzazione, di illusoria abolizione della linea virtuale che deve restare virtuale, per dirla con Baudrillard, il quale, in proposito, cita la barzelletta dell’uomo che passeggia sotto la pioggia con l’ombrello sottobraccio, e quando gli chiedono perché non lo apre, lui risponde: “Non mi piace sentirmi al limite delle mie possibilità”.

 

Vito Cotugno è un po’ quell’uomo sotto la pioggia. Delle sue opere ammiri, certo, la densità tecnica. Ne ammiri, certo, la valentia: notevole, espressa, esplicita, ma, quanto più evidente tanto più segno di impotenza. Impotenza? Non certo nel senso di assenza di potenza, ma di potenza di non potere. Concetto, quest’ultimo, su cui si è soffermato in diversi luoghi dei suoi lavori il nostro Giorgio Agamben: “Vi è, in ogni atto di creazione, qualcosa che resiste e si oppone all’espressione.

 

La potenza è un essere ambiguo, che non solo può tanto una cosa che il suo contrario, ma contiene in se stessa un’ intima e irriducibile resistenza”. Di questa strana forma di potenza partecipa l’artista ma anche il mondo com’è per l’artista. Il mondo nell’esempio della mela di Prévert, che, dinanzi ad “un pittore della realtà che cerca di dipingerla com’è… non ci sta – la mela ha qualcosa da dire”. E Vito Cotugno non è, in questo senso, “un pittore della realtà”.

Cotugno ha preso atto che il sistema tolemaico della logica rappresentazionale è superatissimo. Che l’arte, su questa base, è veramente morta. Che c’è arte solamente quando corpo vedente e corpo visibile sono co-originari (“l’avvolgimento del visibile sul corpo vedente” secondo Merlau-Ponty nella pittura di Cézanne).

 

La pittura di Cotugno è dalla parte della rivoluzione copernicana della “logica della sensazione, del fatto intensivo del corpo, delle figure che si ergono, si piegano o si contorcono liberate dalla figurazione, strappate alla figurazione non come ha fatto la straordinaria opera della pittura astratta, ma attraverso un’altra via, più diretta e più sensibile” (Deleuze). Per Deleuze, inoltre, non è vero che “se Dio non c’è, tutto è permesso”. È vero l’opposto: se Dio non c’è, se è lontano, trascendente, poco o niente è permesso; oggi, epoca della preannunciata (già all’inizio del Moderno) immanenza deli ‘Impossibile, alle tante operazioni assedianti di esaurimento di tutto il possibile per negare al mondo la sua ombra, resiste l’arte di un Vito Cotugno che quell’ombra sa restituirla.

 

La mostra sarà aperta al pubblico fino all’ 8 Gennaio 2025, con ingresso libero.

Orari di apertura: Tutti i giorni esclusi i festivi dalle 19 alle 21, mercoledì e venerdì anche la mattina dalle 10 alle 13.

Centro storico di Bitetto, presso la casa dei Cavalieri di Malta, Via Leonese 33.

Per ulteriori informazioni o per organizzare visite guidate, è possibile contattare la Pro Loco di Bitetto via email all’indirizzo prolocobitetto@gmail.com o hubitaps@gmail.com

venerdì 6 dicembre 2024

Anna Rosati | Archivio Sentimentale


Spazio Lavì! City presenta, venerdì 6 dicembre 2024, a Bologna la mostra Archivio Sentimentale di Anna Rosati a cura di Azzurra Immediato.

Esiste una dimensione in cui imago mentis ed imago veritatis paiono fondersi, stratificarsi, inabissarsi nell’universo onirico per riemergere in altra forma, in altra sostanza. È questa la dimensione che Anna Rosati indaga, in quel che ha definito il proprio Archivio Sentimentale, laddove soggiacciono memoria frammista a sogni, ricordi che hanno, ora, forma di desiderio.

Cos’è, davvero, un archivio sentimentale? Come nasce? Come si scopre ed attraversa? Tramite il dischiudersi di una silenziosa esplorazione, in cui l’immagine fotografica si propone quale abbecedario e guida di scoperta, sguardo che conduce alla trasposizione di una memoria soggettiva in un giaciglio mnemonico che accoglie ed abbraccia, scardinando i limiti personali per farsi legame condiviso. Un percorso che Spazio Lavì! City , scrigno custode di arte, propone non come mero incontro con un progetto fotografico, ma un dialogo poetico tra il visibile e l’invisibile, tra la memoria e l’effimero. La Rosati, partendo dalle sue amate terre marchigiane, luogo natio di suo padre e che, da anni, sta ricostruendo secondo una trama fotografica, crea un tessuto narrativo intriso di suggestioni che si snodano tra il passato e il presente, tra la concretezza del paesaggio e la sua evanescente trasfigurazione. Le opere, che si fanno architettura site specific per la galleria, non si limitano a rappresentare una realtà fenomenica; diventano frammenti di un diario visivo che trascende il tempo lineare per immergersi in una dimensione ciclica, fluida, simile a quella del sogno.

Qui, la fotografia si fa scrittura del tempo, un atto di archiviazione che non ha la pretesa di fissare ciò che è stato, ma piuttosto di evocarlo, lasciando si dissolva e riaffiori, come un ricordo che si rivela per poi sfuggire. Sussistono, come nella memoria onirica, elementi che fungono da allegoriche metafore – si tratta di nuvole e paesaggi campestri, di oggetti di un lontano quotidiano, di scorci rubati all’oblio – da cui si intravvedono e percepiscono mutevolezza e fragilità del ricordo. Ogni opera in mostra, quasi fosse parte di un capitolo più ampio, sospende il tempo, catturando un fluttuare istante tra terra e cielo, in un limbo visivo e concettuale ove il reale si missa con l’immaginato. Tale tensione tra presenza e assenza, apparizione e sparizione, narra del cuore pulsante dell’intera ricerca.
Archivio Sentimentale, pertanto, non è solo una ragionata raccolta di fotografie, bensì uno spazio sensoriale dove gemma un racconto articolato tra fenomenologie altre, ogni immagine è stanza di memoria, luogo dove i ricordi si stratificano e dialogano, senza mai giungere a una sintesi definitiva. L’archiviazione proposta dalla Rosati, difatti, non è ordinata né sistematica; rispecchia il caos, la non linearità e l’intimità del vissuto umano. Se il nodo primigenio è naturalmente la dimensione autobiografica, essa si declina tuttavia in forme universali, aprendosi a spazi di risonanza emotiva tipici della sua ‘scrittura visiva’, diaristica e intima, in una altalenante e costante tensione tra il desiderio di ricordare e la necessità di lasciar andare. In tal senso, Archivio Sentimentale è una novella Wunderkammer, un atto di resistenza contro l’oblio. È altresì il tentativo di catturare la fuggevolezza dell’esistenza attraverso un linguaggio che sfida le convenzioni della rappresentazione fotografica. Mediante una grammatica composita e caratterizzata da tonalità sbiadite, immagini che sembrano consunte dal tempo, l’artista evoca la precarietà della nostra connessione con il passato. Ogni opera funge da traccia, indizio che suggerisce più di quanto non riveli, invitando l’astante a terminare il racconto con la propria esperienza e immaginazione. Il dialogo, poi, con Spazio Lavì! innesca l’origine di un allestimento peculiare, contribuendo a creare una sospesa atmosfera, ove il paesaggio interiore dell’artista si intreccia con quello della galleria, dando vita ad una trama di relazioni fluide e imprevedibili. Con Archivio Sentimentale, Anna Rosati invita a riflettere su come il tempo e la memoria plasmino la nostra percezione della realtà. La mostra non offre risposte definitive, ma apre spazi di interrogazione poetica, lasciando emergere la bellezza dell’indefinito, la potenza del non detto. È un percorso che richiede attenzione, lentezza, un’apertura sensibile al potere evocativo delle immagini. Ed è così che l’atto di archiviazione della Rosati compie una vivificazione del passato, sul filo delle nostre fragili esistenze.

Lavì!City
Bologna, via Sant'Apollonia, 19a
Anna Rosati | Archivio Sentimentale
a cura di Azzurra Immediato
dal 6 al 21 dicembre 2024

Inaugurazione venerdì 6 dicembre 2024 ore 17,30
orario: dal lunedì al sabato dalle 17,30 alle 19,30
Catalogo della mostra in galleria

giovedì 5 dicembre 2024

The Rainbow Over Florence di Piero Percoco


Manifattura Tabacchi – uno dei principali progetti di rigenerazione urbana in Italia che sta ultimando il recupero della storica fabbrica di sigari di Firenze – ospita dal 5 dicembre fino al 2 febbraio 2025 la mostra fotografica The Rainbow Over Florence di Piero Percoco, fotografo conosciuto a livello internazionale e su Instagram con il nome @therainbow_is_underestimated, canale da dove, attraverso l’uso di un iPhone, porta avanti la sua ricerca personale.

Dopo essere stata accolta in BiM – dove Bicocca incontra Milano, progetto di rigenerazione urbana nell’omonimo distretto milanese che sta trasformando un iconico edificio in una work destination all’avanguardia, la mostra arriva a Firenze e si sviluppa nell’edificio B11 della Factory – polo creativo nel cuore del complesso. La curatela è di C41, rivista indipendente e casa di produzione creativa che cura due spazi dedicati alla fotografia contemporanea in BiM. C41 è una piattaforma creativa che esplora moda, design e cultura visiva contemporanea attraverso contenuti ed eventi multidisciplinari. Con la C41 Gallery a Milano, curata per BiM, amplia il proprio spazio di ricerca e sperimentazione collaborando con un gruppo selezionato di artisti.

La seconda edizione della mostra di Piero Percoco si arricchisce con l’aggiunta di nuovi contenuti tratti dalla recentissima serie sulla natura e i cieli del fotografo.

Alcune delle fotografie più iconiche di Piero Percoco si alternano in maniera del tutto inedita a strutture, opere video e sistemi audio, che raccontano il linguaggio ironico dell’artista e la sua estetica distintiva, dove protagonista è la quotidianità della provincia, l’assurdo e il bello di ciò che lo circonda nella vita di tutti i giorni.

Il visitatore è accolto da una struttura in legno con numerosi gonfiabili che sviluppa il sentito tema dell’infanzia e che, con colori e tonalità accese, crea un suggestivo dialogo con una delle fotografie esposte: Bambina con gonfiabili. 
Oltre alle 80 foto tratte dal libro The Rainbow Is Underestimated (Skinnerboox, 2019), The Rainbow Over Florence presenta anche due serie principali, la prima dedicata al cielo e la seconda ai fuochi 
d’artificio, i cui caratteristici effetti sonori sono enfatizzati da un sistema audio che anima l’esposizione. La presenza di due iPhone Apple, brand di cui l’artista è ambassador, rende lo spazio ancora più immersivo coinvolgendo lo spettatore in prima persona.

I lavori di Piero Percoco, nato a Bari nel 1987, sono stati esposti in gallerie e festival italiani e internazionali: Dusseldorf Photo Weekend, SP4 Gallery Treviso, Leica Store Milano, e sono stati pubblicati su The New Yorker, Guggenheim Venezia, New York Times, Rolling Stones, The British Journal of Photography e molti altri media internazionali.

Le fotografie dell’artista sono disponibili per l'acquisto. 

Orari di apertura:
The Rainbow Over Florence è visitabile all’interno dell’edificio B11 fino al 2 febbraio 2025. Entrata da Via delle Cascine 35.

La mostra è visitabile dal martedì al venerdì dalle 14:00 alle 19:00 Sabato e domenica dalle 10:00 alle 19:00

Chiusura giorni: 25, 26, 31 dicembre 2024 e 1° gennaio 2025 Ingresso libero

Manifattura Tabacchi a Firenze è uno dei principali progetti di rigenerazione urbana in Italia: i sedici edifici dell’ex fabbrica di sigari sono in corso di trasformazione per creare un articolato mix funzionale e un nuovo quartiere contemporaneo per Firenze: un centro fuori dal centro storico e ad esso complementare. All’interno della Factory, polo creativo e workplace all’avanguardia inaugurato ad aprile 2023 nel cuore geografico del complesso, sono già operativi spazi direzionali, retail, caffè e ristoranti che attraggono una comunità internazionale di professionisti che scelgono Firenze come luogo dove vivere e lavorare, in un contesto animato da una community vivace e da spazi eco-friendly, tra cultura, moda, arte e design. Il prestigioso istituto fiorentino Polimoda sta realizzando qui il suo secondo polo cittadino e già accoglie 1.500 studenti internazionali in due edifici storici di oltre 10.000 mq. Inoltre sono già previste nel corso del 2025 le aperture della sede dell’European Research Infrastructure for Heritage Science (E-RIHS), del nuovo Medical Center di Synlab (4.000 mq) e dello studentato Aparto (500 posti letto). Le prime abitazioni di Manifattura Tabacchi, tra loft e appartamenti di design, sono attualmente in fase di consegna e un nuovo progetto residenziale denominato Zenit sarà ultimato per marzo 2026. L’heritage storico è preservato dal Caveau, dove sono conservati oggetti tipologici legati al lavoro delle sigaraie, e dalla toponomastica delle vie e piazze, che rende omaggio alle operaie. Il progetto è promosso dalla joint venture costituita nel 2016 dalla società immobiliare del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti e da PW Real Estate Fund III LP, un fondo gestito da Aermont Capital. MTDM - Manifattura Tabacchi Development Management Srl è la società di sviluppo e project management che gestisce l’intero processo.

C41
È una rivista indipendente e una casa di produzione creativa. Focalizzata su temi contemporanei provenienti da tutto il mondo, riflette le più straordinarie visioni del nostro tempo, coinvolgendo nuove generazioni di style leaders in ogni ambito. Rappresentiamo fotografi e registi che condividono la nostra visione in Italia, Francia e Paesi Bassi.


MANIFATTURA TABACCHI A FIRENZE 
THE RAINBOW OVER FLORENCE
LA MOSTRA FOTOGRAFICA DI PIERO PERCOCO A CURA DI C41
Fino al 2 febbraio 2025 nell’edificio B11 della storica fabbrica di sigari di Firenze saranno esposte le opere di Piero Percoco, fotografo di fama internazionale, conosciuto anche per il suo progetto Instagram The Rainbow is Underestimated

Opening giovedì 5 dicembre 2024 dalle 18.30 – B11 | Ingresso libero e gratuito da Via delle Cascine 35

Ufficio Stampa Manifattura Tabacchi – Noesis
manifatturatabacchi@noesis.net
Cristina Gavirati: tel. 320 9524869
Asli Gulfidan: tel. 389 7635968
Alessandra Marinello: tel. 389 2437139 
Federico Della Penna: tel. 342 3334502
Valeria Cesana: tel. 347 0854301 
Carolina Natoli: tel. 349 7634418

mercoledì 4 dicembre 2024

Gianfranco De Angelis | Pattern Community


Giovedì 12 dicembre dalle ore 18.00 la Shazar Gallery presenta Pattern Community di Gianfranco De Angelis con testo critico di Marco Izzolino. La personale dell’artista napoletano negli spazi di via Scura propone un percorso espositivo provocatorio e ambiguo dove tele monumentali dai colori vibranti sorprendono nella ripetizione ossessiva dello stesso modulo grafico. Le linee che scorrono parallele nello spazio pittorico illudono otticamente nella loro impeccabilità geometrica, è qui che agisce l’artista, sullo schema che varia e diventa pittura individuale, la perfezione si stempera, le modifiche impercettibili delle pennellate e il cambiamento di tono di colore richiamano verso un soggettivismo negato. La percezione superficiale di un linguaggio visivo, dall’apparenza fortemente pop, viene ribaltata in favore di riflessioni sulla tecnologia per la comunicazione. L’occhio abituato alla velocità massificata e spersonalizzata proposta da internet e dai social network, viene sfidato dalle opere di De Angelis a favore di una lettura profonda, lenta e riflessiva, l’unica che consente di captare il cambiamento minimo della forma e del colore. Così l’arte cancella il pattern, cui il titolo fa riferimento, il fenomeno ricorrente storico, sociale e psicologico che accomuna e organizza la realtà secondo canoni e schemi regolari. Sono gli algoritmi informatici che individuano pattern anche nei comportamenti individuali creando “comunità artificiali basate su affinità comportamentali, escludendo di fatto qualsiasi elemento di novità o diversità.”

“Le opere dell’artista invitano a riflettere sull’attuale paradosso della tecnologia per la comunicazione: da un lato, essa consente ad un numero sempre maggiore di persone di entrare in contatto, anche a grandi distanze o al di là di qualsiasi limitazione, ma, dall'altro, rischia di omologarne i comportamenti e di ridurne l’individualità.” Dichiara Marco Izzolino.

“Gianfranco De Angelis ci propone così un'esperienza pittorica che è al tempo stesso un'accusa e una provocazione. La metafora visiva del patterncostruisce un mondo parallelo che rispecchia il comportamento sociale; ma attraverso la scelta di colori vivaci e contrastanti, che egli definisce «come un urlo», l’artista afferma la necessità di una reazione, di un'affermazione dell’individualità di fronte all'omologazione imposta dagli algoritmi e dai social network. Le opere diventano come dei catalizzatori che scuotono l'osservatore dalla sua apatia: con la loro energia vibrante, si contrappongono alla passività dello spettatore, abituato a un consumorapido e superficiale delle immagini; e questi, difronte ad una esplosione di energia visiva, è costretto ad una riflessione sulla propria condizione.”

La mostra “Pattern Community” sarà visitabile fino al 1 febbraio 2025 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento. 

Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura, 8
80134 Napoli Tel. 081 1812 6773 www.shazargallery.com – info@shazargallery.com
Instagram: shazargallery– FB: shazargallery

Maria Grazia Carriero | Malerbe. Poetica della dissidenza


Spazio MICROBA conclude il suo ricco programma di mostre del 2024 con Malerbe. Poetica della dissidenza, personale di Maria Grazia Carriero, a cura di Giuliana Schiavone, che verrà inaugurata sabato 7 dicembre 2024, alle ore 18,30. 

Il progetto espositivo presentato da Carriero interroga la radicalità delle malerbe, entità di una resistenza che si manifesta nella tensione tra fragilità e tenacia, in una presenza vulnerabile e insieme intransigente. Nell’incontro con ex voto anatomici e frammenti erbacei, prendono forma ibridazioni singolari che rivelano l’unicità estetica del bìos, evocando una persistenza che eccede il visibile. Un elogio della condizione liminale, che sovverte il confine tra precarietà e forza, e reinventa i parametri stessi dell’estetica vivente. 

L’esposizione delle opere di Maria Grazia Carriero, realizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Achrome e inserita in un programma di mostre personali organizzate da Riccardo Pavone, Marialuisa Sorrentino e Nicola Zito, resterà aperta e visitabile fino al 29 dicembre 2024, dal martedì al sabato, dalle ore 17 alle ore 20. 

MICROBA si pone lontano dal canonico concetto di galleria d’arte e, anche in questo nuovo ciclo di eventi, rinnova la propria aspirazione di spazio laboratoriale e sperimentale. Attraverso le opere e le esperienze di artisti giovani ma già di respiro nazionale e internazionale, il centro barese persegue la propria missione nel territorio e intende introdurre stimoli di riflessione nel contesto culturale circostante. 

L’Associazione culturale Achrome è un collettivo che opera nel campo dell'Arte Contemporanea, muovendosi tra molteplici ambiti, dalla didattica alla ricerca, dall'organizzazione di eventi espositivi alla formazione professionale. Intessendo rapporti con il territorio, Achrome si propone di favorire un rinnovato e più proficuo dialogo tra la città – e i suoi abitanti – e le dinamiche dell'Arte Contemporanea. Maria Grazia Carriero (Gioia del Colle, 1980), artista e docente di discipline grafiche e scenografiche, si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Roma in Arti visive e discipline per lo spettacolo. La sua ricerca ruota attorno al concetto di virtualità, esplorato attraverso l’analisi della cultura popolare, delle credenze e delle pratiche ascetiche. Ha esposto in prestigiosi spazi come la Fondazione Merz di Torino, la Fabbrica del Vapore di Milano, il Museo MARTA di Taranto, il Museo dell’Opera di Santa Chiara di Napoli e la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare. Selezionata per importanti premi e progetti come il Premio Zingarelli Rocca delle Macìe, la Biennale Mediterranea 17, Adrion Art e la Biennale della Fotografia Femminile di Mantova, ha vinto la Residenza L’Arte contemporanea nei luoghi del quotidiano e il Premio Progetto Air Land 3.0 (2020). Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, mentre le sue riflessioni tra arte e antropologia sono pubblicate nei volumi Arte e ricerca etnografica. Il laùru: i luoghi, gli incontri, le testimonianze (2018) e Masquerade. L’universo dietro la maschera (2021), quest’ultimo scritto insieme a Nicola Zito. Entrambi i testi, editi da Progedit, fanno parte della collana editoriale Antropologia e Mediterraneo, diretta dal professor Eugenio Imbriani. 

Maria Grazia Carriero 
Malerbe. Poetica della dissidenza 
A cura di Giuliana Schiavone 

MICROBA 
Via Giambattista Bonazzi 46 70123 – Bari 

Inaugurazione: sabato 7 dicembre 2024, ore 18,30 Dal 7 al 29 dicembre 2024 
Da martedì a sabato, dalle ore 17 alle ore 20 

Info: 
MICROBA 
+39 3927385558 – spaziomicroba@gmail.com 

ACHROME 
+39 3470866802 – associazioneachrome@gmail.com




 

lunedì 2 dicembre 2024

VISIVO – RAFFAELE QUIDA

 


VISIVO – RAFFAELE QUIDA a cura di Paola Mancinelli

GIGI RIGLIACO GALLERY, GALATINA (LE)

14 dicembre 2024 – 31 gennaio 2025 | Inaugurazione sabato 14 dicembre ore 18

Inaugura sabato 14 dicembre una nuova mostra personale di Raffaele Quida curata da Paola Mancinelli nella galleria di Gigi Rigliaco a Galatina

La Gigi Rigliaco Gallery a Galatina, solido punto di riferimento dal 2006 per l’arte contemporanea nel Salento, presenta dal 14 dicembre la mostra personale di Raffaele Quida intitolata “Visivo”, che raccoglie tredici recenti e nuove opere-progetto in un percorso a cura di Paola Mancinelli.

L’artista ha concepito delle postazioni che seguono il perimetro e abitano l’area dello spazio espositivo, con cui mette in discussione i confini tra arte e architettura, visione e azione: il rapporto tra le opere è in un ordine essenziale, secondo un progressivo disegno concettuale e materico in totale aderenza con l’ambiente.

La mostra “Visivo” segue a “Varchi nel tempo” della primavera scorsa alla Galleria Monogao 21 di Ravenna, dove erano esposti gli ultimi esiti dalle serie “Carte del tempo” e “Superfici”. Quida si interessa alle categorie del tempo nella mutazione e trasmutazione della materia, quale nucleo fondante della sua ricerca artistica. Nella pratica utilizza materiali sia naturali che artificiali, in questo caso largamente usati nell’edilizia e nell’industria chimica, scelti per la loro versatilità e per contrasti, di opacità o trasparenza e in base alle diverse densità di peso, trattandoli in virtù della loro capacità di trasformazione e dialogo, dal ferro e piombo, all’argilla e gommapiuma, fogli termici e pigmenti, dai più ‘poveri’ fino all’oro.         A Galatina, le installazioni a parete, negli angoli e a pavimento sono frutto di uno studio dei piani prospettici, sul movimento e le forze che agiscono sulle masse di un corpo e di come queste norme, universalmente condivise, riescono a tradursi in una sollecitazione visuale.           
Centrale in queste opere è l’incidenza della luce, da quella diurna a quella di un proiettore, in grado di attraversare o imprimersi sulle superfici e di modellare i volumi, che motiva la scelta anche di altri materiali, come il plexiglas o la carta carbone comprendendo la carta fotografica baritata, per portare avanti un’analisi e misurazione dei fenomeni della luminosità e sulla percezione che valica la sfera del non visibile.

Al pubblico è rivolto un invito a partecipare attivamente alla scena espositiva, per una comprensione estetica più profonda e consapevole che va oltre l’atto del vedere: si fa esperienza tangibile dell’ambiente immersivo “Immagine e assenza”, «che genera una proiezione di paesaggi e viatici sensoriali» scrive la curatrice, o si lascia percorrere il camminamento di 4 metri e mezzo dell’opera “Il tuo peso”, che lo spettatore col proprio corpo può modificare liberamente. Il percorso della mostra “Visivo” si basa su un flusso comunicativo ben preciso, orientato all’esperienza delle superfici fisiche, memoria di forma.

«Le opere di Quida sono intrise di memoria», afferma Paola Mancinelli, «fuori dalla cortina della ridondanza, affiorano da un tempo altro, portatrici di una poetica che rivela e nasconde, sospende e condensa, cristallizza e fissa in un preciso segmento. Operando sulla materia l’artista trasforma lo spazio in racconto, una metafora che rimanda all’alternarsi dei cicli della natura, fluida e plasmabile, in rapporto stretto con il fruitore».

L’artista propone in occasione dell’inaugurazione sabato 14 dicembre alle ore 18 l’intervento performativo “Equilibrio” con il coinvolgimento di Arianna Gaballo, una interazione tra le postazioni con le opere messe in campo per rompere la staticità propria degli oggetti e mostrare così il misterioso poetico divenire delle cose.

Accompagna nella visita il catalogo pubblicato da Danilo Montanari Editore.

“Visivo – Raffaele Quida” alla Gigi Rigliaco Gallery, Via Adige 32 bis, 73013 Galatina (LE) sarà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2025, dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 12.30 e dalle ore 16.30 alle 20 e la domenica su appuntamento al 329 687 2838 | gigirigliacoart@gmail.com

 

Titolo “Visivo – Raffaele Quida”

Artista Raffaele Quida

Sede Gigi Rigliaco Gallery, Via Adige 32 bis, 73013 Galatina (LE)

Date 14 dicembre 2024 – 31 gennaio 2025; inaugurazione sabato 14 dicembre alle ore 18.00; accesso alla mostra dal lunedì al sabato negli orari 10-12.30 | 16.30-20 e domenica su appuntamento; ingresso libero

A cura di Paola Mancinelli   
Catalogo Danilo Montanari Editore
Informazioni www.raffaelequida.it

Contatti Gigi Rigliaco 

+39 329 687 2838 | gigirigliacoart@gmail.com     

Ufficio Stampa Due Mari