Roccedimenti, le nature contemporanee (fatte, non finite)
A cura di Gianluca D’Incà Levis,
con la collaborazione di Guido Bartorelli
6 luglio/8 settembre 2013
Nuovo Spazio espositivo di Casso
Inaugurazione sabato 6 luglio ore 18.00
Artisti in mostra: francesco ardini, pierpaolo febbo, jean-baptiste camille corot, gianni de val, aron demetz, andrea grotto, alessandro pagani, emmanuele panzarini, mario tomè, alessandro roma, cosimo terlizzi, lucia veronesi, davide zucco.
Per il terzo anno consecutivo, Dolomiti Contemporanee avvia il programma espositivo estivo, che coinvolgerà decine di artisti, numerosi partner artistici, gallerie e musei, e verrà realizzato attraverso una serie di Residenze attivate nelle singole locations dolomitiche (Casso e Valcellina, Cortina d'Ampezzo, Castello di Andraz).
La prima mostra in programma ha titolo Roccedimenti. fatte, non finite, le nature contemporanee. Una mostra collettiva dedicata al tema della natura contemporanea. Essa vedrà la partecipazione di dodici giovani artisti italiani, e di un maestro ottocentesco.
roccedimenti, le nature contemporanee (fatte, non finite) - concetto
alcuni temi connessi alle dolomiti-unesco, e la linea tematica condensata nelle climbing attitudes, sono alcuni degli spunti di riflessione che hanno dato origine a questa mostra.
roccedimenti è una mostra sulla natura contemporanea.
non si dica, solo, che son le rocce ad abitare le menti, dato che, contemporaneamente, accade anche l'inverso. le menti aperte penetrano in ogni natura, anche la più compatta. in realtà, abitare non è il termine adeguato: l'esplorazione non è mai domestica, non è un riposo, il suo, nella roccia. in questo rapporto, sia le rocce che le menti sono mobili. dove mobile significa slancio d'apertura, e non azione fugace. piuttosto, procedimento, e, persino, cedimento (come origine, o come traguardo).
il compito infinito del contemporaneo, inteso come categoria poetico-analitica, spazio dello slancio ideativo, e non come aggettivo temporale, piuttosto come alpinismo, potremmo dire, è quello della ricerca, dell'esplorazione, che riconosciamo quale pratica verticale, ecco dunque le climbing attitiudes. ricerca di definizioni prime, non di definizione ultima, non di cesello, d'ornato plastico. ciò che è fatto, non è finito, e ciò che può esser finito, non è realmente fatto, dice baudelaire, a proposito di corot, e più in generale a proposito del cercare traverso l'arte. dove fatto significa inteso profondamente, nella tensione della ricerca, della realtà, della natura, che non è mai imitazione (corot non sa imitare). ecco dunque la differenza, e il primato, dell'impulso sull'ordine.
l'audacia morale è propria di ogni artista contemporaneo. dove per contemporaneo intendiamo, in definitiva, ultracontemporaneo, dato che il termine contemporaneo, temporalmente, è già quasi nel passato, mentre lo slancio è tensione al futuro, urgenza, rispetto alla pigra accidentalità del presente. contemporaneo non significa, infatti, dire ora, o dire l'ora, quanto piuttosto slanciarsi avanti, e rilanciare avanti il senso, gettarlo nell'oltre. l'esatto contrario, dunque, di quanto spesso si intende con questa parola.
il primato, dicevamo questo, dell'impulso sull'ordine, del nuovo sul vecchio, della ricerca sulla narratività. non serve raccontare storie, serve cercarle. Il folklore, il racconto, il mito, da soli, sono nudi, epifanie di fisiologie, lanterne magiche. sono tecniche di recupero, scavi archeologici. cantieri sotterranei, non costruzioni al cielo. spleloeologia, non alpinismo. un'opera d'arte contemporanea, non è sempre, necessariamente, un'opera di genio, domanda uno scettico? ma lo spirito, non coincide in definitiva –sulle buone frequenze- al genio? (un’opera d’anima, è un’opera di genio - ancora baudelaire). senza spirito, ci può esser racconto -e pur sbadiglio- ma non ricerca – e non tensione reale: la tensione cruda non è ancora mai sceneggiata. del genio, ciò che conta è lo spirito, e non viceversa. e il contemporaneo, sempre, è ricerca, tensione, spirito. è, sempre, quest'attitudine, figlia di una necessità a non conformarsi, a rifigurare, rivivere, ripensare, rivedere. ad andar oltre il clichè. e se la montagna, ad esempio, fosse solo la martora o il sublime, essa, nella galleria delle compiute immagini stereotipe, sarebbe povera, e ferma. ma invece, la si cerca ancora, la montagna, la natura della montagna, la cercano alcuni artisti, come anche, per esempio, la si cerca in alcune spedizioni alpinistiche in cina, o nel thien shan, dove si va a salire montagne di 5.000 metri, ancora innominate, mentre, contemporaneamente, colonne e file di centinaia d'uomini, che han letto l'autobiografia di una leggenda, timbrano all'everest, ecco perchè oggi ha senso questo pensiero contemporaneo, di mettere una montagna dentro ad un hangar, in una città, anzichenò. la si cerca ancora, certo, la montagna contemporanea, mentre intanto legioni di spiriti di superficie leggiucchiano libruzzi scribazzati sulla montagna-alla-zuava, la montagna-che-è-buona-perch è-non-c'è-più,
la montagna-morta-di-pietra, la montagna dai cantoni lieti, fatta di
baite e vernacoli, pipe e tramonti, boschi infestati dai profeti del
tempo andato, e dal tempo in fuga, profeti che vendono questo brodo
acritico e nostalgico e grigio ai festival, all'editore, al pubblico dei
senza spirito.
per cui, piaccia o no, l'opera contemporanea, sa a farla è uno spirito, e non uno stupido, è giusta, nell'intenzione, e necessaria. perchè essa è viva, è la traccia, o la bava, di uno spirito che c'è ancora, che cerca e che sale, e non è domo, e non riposa le sue verità ferme e fossili su uno scaffale. perchè è la mente, il soggetto dell'azione, e non la memoria (storielluzze), o il braccio (morale artigiana).
la banalità di molti pantesimi, naturalismi, ecologismi – oltranzisti. che sono mimetici, e secondo i quali l'uomo, essendo natura, alla natura si dovrebbe in tutto conformare – arrendere. imitandola poi, aristotelicamente. mentre invece, se l'uomo è natura, la sua mente ne è la parte più viva, che può essere la meno coatta, e che, addirittura, nelle cose e nelle azioni, può fare natura, anziché, solo, esserla, o, solo, farne le apologie e le retoriche.
che la natura venga ritenuta, o intesa, come idea trascendente o come organismo immanente, che la si voglia governata da un logos o iuxta propria principia, essa viene, appunto, intesa, ovvero passa attraverso un'idea. la natura è anche, evidentemente, natura dell'uomo, che a sua volta la guarda, e che, un poco in barba ad heisenberg, al tempo stesso è e si guarda. l'uomo può capire la natura perchè le è intrinseco, ma non coincidente. l'uomo non è solo natura: egli fa pure natura, e può l'artifizio. fare natura. fare (ed essere) paesaggi, non equivale ad imitare, o a creare oggetti. consiste, piuttosto, nell'avere una tensione morale alla verità, spirito d'azione, non d'imitazione. questo spirito, critico e guerresco e spontaneo e creativo, è lo spirito contemporaneo. opposto alla quiete, ed all’inutile cronaca dell'adesso. contemporaneo è proiezione in avanti, non cronaca di uno status quo. contemporaneo, sempre e solo, vuol dire in realtà ultracontemporaneo, e ricerca, ed esplorazione, nel presente, di ciò che è, e che potrà essere, e delle sue rappresentazioni reali e vitali e correlate e coessenti alla cosa. la natura, svolta dall'uomo nell'azione critico-artistica, non è tutta e solo determinata da cause, già data, ma è, contemporaneamente, in atto. le dolomiti, ad esempio, non sono geologia. sono un cratone (culturale), e come tale, sono in atto.
la natura dell'uomo è tensione, ricerca, istinto, attenzione, scienza. senza queste passioni, e senza l'immaginazione, l'uomo è “solo natura”, biologia e chimica, come pianta, o verme. e i suoi panteismi risultano a quel punto assai superficiali, passivi. un fossile, si sa, non cerca.
e la roccia è la natura, nella sua massima concentrazione, qui in quest'ambiente, in questo spazio, verticale, così la prendiamo a simbolo, concreto, della natura stessa. e il procedimento d'azione, ricerca, disvelamento, del contemporaneo, è un procedimento, anch'esso rocciuto, ed ecco i roccedimenti.
non basta descrivere, fotografare, respirare. la contemplazione è insufficiente. contemporaneo è anticontemplativo. il segno critico dell’uomo, dell’uomo-natura, è un sedimento artificiale, che, come abbiamo già detto, lo distanzia visibilmente dalla felce. egli può, ad esempio, ed è importante farlo, limitare, rifiutare, i pregiudizi scolastici dei naturalismi acritici. non tutto ciò che è nell’oggi è contemporaneo. come non tutto ciò che è stato dato per arcaizzante, come ad esempio corot, o emerson, è anticontemporaneo.
ogni cosa, compreso lo sguardo sulla natura, se si blocca, diviene sterile, e fasullo. ogni sguardo nuovo, creativo e critico, è definibile come contemporaneo. a chi è fermo, il nuovo appare spesso incomprensibile: chi non cerca nulla, non intende lo spirito del cercatore. sono i soggetti culturalmente abulici, che tendono, per difendere la propria atrofia, a compiere una marginalizzazione del pensiero divergente, di ciò che non si adatta comodamente a schemi mentale precostituiti. E, dal momento che tutto il pensiero originale e innovativo è, per definizione, anche in una certa misura divergente, la conseguenza di ciò è che questo genere di persone diffidano anche delle idee in quanto tali (caliandro sacco). ciò accade anche rispetto alle definizioni culturali degli ambiti e delle cose. questo è uno dei motivi per cui la montagna è spesso descritta in modo noioso e inautentico, e per cui vale senz’altro la pena costruire delle riflessioni differenti, nuove, che non si nutrano in modo retorico di idee e immagini e iconografie del passato, ma si provino a commisurare l’impegno intellettuale, critico, dell’oggi, con temi e cose, che, sempre, con l’uomo, quand’esso vuole e sa balzare, cambiano. perché cercare non è descrivere, ed avere motivazioni creative non è contemplare (in una certa misura contemporaneo è naturans). le cose, e la realtà, non sono sempre eguali a loro stesse, ma cambiano con l’uomo, quando egli agisce attraverso l’impegno e la visione. le interpretazioni della realtà possono essere, poeticamente, intellettualmente, più o meno approfondite e accurate, più o meno stimolanti. il contemporaneo è il regno dello sguardo naturale, sguardo massimamente aperto e concentrato ma non avvinto dalla cosa (natura), che, in virtù della propria tensione, sensibile ed intellettuale (rispetto ad esterno ed interno), genera un’azione di senso (interpretazione, sovrapposizione) realmente produttiva. un procedimento. rocciuto.
gianluca d'incà levis, luglio 2013
Contesto fisico e culturale.
Le Dolomiti sono un luogo formidabile, per la forza e schiettezza con cui gli elementi vi sono dispiegati, un luogo estrememente stimolante.Le Dolomiti sono anche, spesso, un luogo di banalizzazione culturale, in cui questo contesto, unico e sorprendente, viene presentato attraverso immagini stereotipe, descritto per clichè, ridotto a cartolina.Il lavoro intrapreso da Dolomiti Contemporanee attraverso l'arte, è volto ad una ricerca critica attenta e determinata, ed opera alla costruzione di nuove immagini all'interno di (e da) questo territorio.
Questo lavoro viene svolto creando e costruendo rapporti con molti soggetti eteronenei, pubblici e privati, attivi sul territorio.Tra questi, vi è la Fondazione Dolomiti Unesco, importantissimo organo di tutela e governo del Bene.L'arte contemporanea è ricerca, intelligenza, sensibilità, desiderio di analizzare e comprendere e capacità di formalizzare in modo nuovo, non retorico.Se l'arte contemporanea riesce a crearsi uno spazio anche all'interno di determinate piattaforme istituzionali, generalmente più attente agli aspetti di protezione e conservazione, ciò significa che si sta facendo un buon lavoro in termini culturali globali, e non solo un buon lavoro rispetto allo specifico network del contemporaneo.
Si lavora anche per generare l'identità precisa per il Nuovo Spazio di Casso, quella di un Centro per la Cultura Contemporanea della Montagna, che oggi in Italia non esiste.L'identità di uno Spazio così concepito è coerente con la modalità operativa propria di Dolomiti Contemporanee, che prevede di mettere in linea le arti visive con la cultura alpina, in particolare (ma non solo) nella Regione dolomitica.
La mostra Roccedimenti è inserita nel programma di Dolomiti Days, promosso dalla Provincia di Pordenone e dalla Fondazione Dolomiti Unesco.
Le iniziative che si svolgono a Casso coinvolgono anche gli altri Comuni della Valcellina, il particolare Claut e Cimolais.
All’interno del programma di Dolomiti Days, questi gli eventi principali proposti da Dolomiti Contemporanee a luglio;
Sabato 6 luglio, ore 18.00. Inaugurazione della mostra collettiva d'arte contemporanea Roccedimenti, a cura di Gianluca D'Incà Levis, con la collaborazione di Guido Bartorelli, Nuovo Spazio di Casso.
Mercoledì 10 luglio, ore 20.45. Serata-evento dal titolo Arte in Dolomite dall'800 ad oggi, Sala Convegni di Claut. Ne parlano:
Gianluca D'Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee e direttore del Nuovo Spazio di Casso
Philippe Daverio, critico e divulgatore d’arte
Alessandra De Bigontina, direttrice del Museo d’arte moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo
La conversazione fornirà un quadro della storia e del significato dell'azione artistica nel particolare contesto delle Dolomiti, dall'epoca storica ad oggi. Lo sguardo e l'azione dell'uomo critico e creativo sull'ambiente della montagna, in un excursus tra arte classica, moderna, contemporanea.
Giovedì 11 luglio, laboratori didattici per bambini dagli 8 agli 13 anni, Nuovo Spazio di Casso, Casso.
Ore 10.00 – 12.00 Supernatural, workshop con l'artista Federico Lanaro
Ore 15.00 – 16.30 Fuoriluoghi: Dolomiti Pop-Up, laboratori didattici con l’Associazione il Margine
Ore 16.30 – 18.30 Supernatural, workshop con l'artista Federico Lanaro
info e prenotazioni: Dolomiti Contemporanee, info@dolomiticontemporanee .net, Tel. 0427 666068 (Nuovo Spazio di Casso) / Associazione il Margine, info@associazioneilmargine.e u, Tel. 347 0472258
Venerdì 12 luglio, ore 15.30, incontro-dibattito dal titolo Fare cultura in montagna: un'impresa produttiva, sede del Parco Naturale Dolomiti Friulane (Cimolais).
All'incontro, che verterà su alcune modalità alternative, come quella proposta da Dolomiti Contemporanee, di promuovere e valorizzare strutture, temi, territorio, attraverso arte e cultura, prenderanno parte:
Luciano Pezzin, Presidente Parco Naturale Dolomiti Friulane
Giuseppe Verdichizzi, Assessore Provincia di Pordenone
Gianluca D'Incà Levis, curatore Dolomiti Contemporanee e direttore Nuovo Spazio di Casso
Marco Melchiori, Direttore Confindustria Belluno Dolomiti
Loretta Ben, Sindaco di Taibon Agordino
Flavio Faoro, Direttore festival Oltre le Vette
Fabrizio Panozzo, professore Università Cà Foscari Venezia
Antonio Cason, Ad Cason Marmi
con la collaborazione di Guido Bartorelli
6 luglio/8 settembre 2013
Nuovo Spazio espositivo di Casso
Inaugurazione sabato 6 luglio ore 18.00
Artisti in mostra: francesco ardini, pierpaolo febbo, jean-baptiste camille corot, gianni de val, aron demetz, andrea grotto, alessandro pagani, emmanuele panzarini, mario tomè, alessandro roma, cosimo terlizzi, lucia veronesi, davide zucco.
Per il terzo anno consecutivo, Dolomiti Contemporanee avvia il programma espositivo estivo, che coinvolgerà decine di artisti, numerosi partner artistici, gallerie e musei, e verrà realizzato attraverso una serie di Residenze attivate nelle singole locations dolomitiche (Casso e Valcellina, Cortina d'Ampezzo, Castello di Andraz).
La prima mostra in programma ha titolo Roccedimenti. fatte, non finite, le nature contemporanee. Una mostra collettiva dedicata al tema della natura contemporanea. Essa vedrà la partecipazione di dodici giovani artisti italiani, e di un maestro ottocentesco.
roccedimenti, le nature contemporanee (fatte, non finite) - concetto
alcuni temi connessi alle dolomiti-unesco, e la linea tematica condensata nelle climbing attitudes, sono alcuni degli spunti di riflessione che hanno dato origine a questa mostra.
roccedimenti è una mostra sulla natura contemporanea.
non si dica, solo, che son le rocce ad abitare le menti, dato che, contemporaneamente, accade anche l'inverso. le menti aperte penetrano in ogni natura, anche la più compatta. in realtà, abitare non è il termine adeguato: l'esplorazione non è mai domestica, non è un riposo, il suo, nella roccia. in questo rapporto, sia le rocce che le menti sono mobili. dove mobile significa slancio d'apertura, e non azione fugace. piuttosto, procedimento, e, persino, cedimento (come origine, o come traguardo).
il compito infinito del contemporaneo, inteso come categoria poetico-analitica, spazio dello slancio ideativo, e non come aggettivo temporale, piuttosto come alpinismo, potremmo dire, è quello della ricerca, dell'esplorazione, che riconosciamo quale pratica verticale, ecco dunque le climbing attitiudes. ricerca di definizioni prime, non di definizione ultima, non di cesello, d'ornato plastico. ciò che è fatto, non è finito, e ciò che può esser finito, non è realmente fatto, dice baudelaire, a proposito di corot, e più in generale a proposito del cercare traverso l'arte. dove fatto significa inteso profondamente, nella tensione della ricerca, della realtà, della natura, che non è mai imitazione (corot non sa imitare). ecco dunque la differenza, e il primato, dell'impulso sull'ordine.
l'audacia morale è propria di ogni artista contemporaneo. dove per contemporaneo intendiamo, in definitiva, ultracontemporaneo, dato che il termine contemporaneo, temporalmente, è già quasi nel passato, mentre lo slancio è tensione al futuro, urgenza, rispetto alla pigra accidentalità del presente. contemporaneo non significa, infatti, dire ora, o dire l'ora, quanto piuttosto slanciarsi avanti, e rilanciare avanti il senso, gettarlo nell'oltre. l'esatto contrario, dunque, di quanto spesso si intende con questa parola.
il primato, dicevamo questo, dell'impulso sull'ordine, del nuovo sul vecchio, della ricerca sulla narratività. non serve raccontare storie, serve cercarle. Il folklore, il racconto, il mito, da soli, sono nudi, epifanie di fisiologie, lanterne magiche. sono tecniche di recupero, scavi archeologici. cantieri sotterranei, non costruzioni al cielo. spleloeologia, non alpinismo. un'opera d'arte contemporanea, non è sempre, necessariamente, un'opera di genio, domanda uno scettico? ma lo spirito, non coincide in definitiva –sulle buone frequenze- al genio? (un’opera d’anima, è un’opera di genio - ancora baudelaire). senza spirito, ci può esser racconto -e pur sbadiglio- ma non ricerca – e non tensione reale: la tensione cruda non è ancora mai sceneggiata. del genio, ciò che conta è lo spirito, e non viceversa. e il contemporaneo, sempre, è ricerca, tensione, spirito. è, sempre, quest'attitudine, figlia di una necessità a non conformarsi, a rifigurare, rivivere, ripensare, rivedere. ad andar oltre il clichè. e se la montagna, ad esempio, fosse solo la martora o il sublime, essa, nella galleria delle compiute immagini stereotipe, sarebbe povera, e ferma. ma invece, la si cerca ancora, la montagna, la natura della montagna, la cercano alcuni artisti, come anche, per esempio, la si cerca in alcune spedizioni alpinistiche in cina, o nel thien shan, dove si va a salire montagne di 5.000 metri, ancora innominate, mentre, contemporaneamente, colonne e file di centinaia d'uomini, che han letto l'autobiografia di una leggenda, timbrano all'everest, ecco perchè oggi ha senso questo pensiero contemporaneo, di mettere una montagna dentro ad un hangar, in una città, anzichenò. la si cerca ancora, certo, la montagna contemporanea, mentre intanto legioni di spiriti di superficie leggiucchiano libruzzi scribazzati sulla montagna-alla-zuava, la montagna-che-è-buona-perch
per cui, piaccia o no, l'opera contemporanea, sa a farla è uno spirito, e non uno stupido, è giusta, nell'intenzione, e necessaria. perchè essa è viva, è la traccia, o la bava, di uno spirito che c'è ancora, che cerca e che sale, e non è domo, e non riposa le sue verità ferme e fossili su uno scaffale. perchè è la mente, il soggetto dell'azione, e non la memoria (storielluzze), o il braccio (morale artigiana).
la banalità di molti pantesimi, naturalismi, ecologismi – oltranzisti. che sono mimetici, e secondo i quali l'uomo, essendo natura, alla natura si dovrebbe in tutto conformare – arrendere. imitandola poi, aristotelicamente. mentre invece, se l'uomo è natura, la sua mente ne è la parte più viva, che può essere la meno coatta, e che, addirittura, nelle cose e nelle azioni, può fare natura, anziché, solo, esserla, o, solo, farne le apologie e le retoriche.
che la natura venga ritenuta, o intesa, come idea trascendente o come organismo immanente, che la si voglia governata da un logos o iuxta propria principia, essa viene, appunto, intesa, ovvero passa attraverso un'idea. la natura è anche, evidentemente, natura dell'uomo, che a sua volta la guarda, e che, un poco in barba ad heisenberg, al tempo stesso è e si guarda. l'uomo può capire la natura perchè le è intrinseco, ma non coincidente. l'uomo non è solo natura: egli fa pure natura, e può l'artifizio. fare natura. fare (ed essere) paesaggi, non equivale ad imitare, o a creare oggetti. consiste, piuttosto, nell'avere una tensione morale alla verità, spirito d'azione, non d'imitazione. questo spirito, critico e guerresco e spontaneo e creativo, è lo spirito contemporaneo. opposto alla quiete, ed all’inutile cronaca dell'adesso. contemporaneo è proiezione in avanti, non cronaca di uno status quo. contemporaneo, sempre e solo, vuol dire in realtà ultracontemporaneo, e ricerca, ed esplorazione, nel presente, di ciò che è, e che potrà essere, e delle sue rappresentazioni reali e vitali e correlate e coessenti alla cosa. la natura, svolta dall'uomo nell'azione critico-artistica, non è tutta e solo determinata da cause, già data, ma è, contemporaneamente, in atto. le dolomiti, ad esempio, non sono geologia. sono un cratone (culturale), e come tale, sono in atto.
la natura dell'uomo è tensione, ricerca, istinto, attenzione, scienza. senza queste passioni, e senza l'immaginazione, l'uomo è “solo natura”, biologia e chimica, come pianta, o verme. e i suoi panteismi risultano a quel punto assai superficiali, passivi. un fossile, si sa, non cerca.
e la roccia è la natura, nella sua massima concentrazione, qui in quest'ambiente, in questo spazio, verticale, così la prendiamo a simbolo, concreto, della natura stessa. e il procedimento d'azione, ricerca, disvelamento, del contemporaneo, è un procedimento, anch'esso rocciuto, ed ecco i roccedimenti.
non basta descrivere, fotografare, respirare. la contemplazione è insufficiente. contemporaneo è anticontemplativo. il segno critico dell’uomo, dell’uomo-natura, è un sedimento artificiale, che, come abbiamo già detto, lo distanzia visibilmente dalla felce. egli può, ad esempio, ed è importante farlo, limitare, rifiutare, i pregiudizi scolastici dei naturalismi acritici. non tutto ciò che è nell’oggi è contemporaneo. come non tutto ciò che è stato dato per arcaizzante, come ad esempio corot, o emerson, è anticontemporaneo.
ogni cosa, compreso lo sguardo sulla natura, se si blocca, diviene sterile, e fasullo. ogni sguardo nuovo, creativo e critico, è definibile come contemporaneo. a chi è fermo, il nuovo appare spesso incomprensibile: chi non cerca nulla, non intende lo spirito del cercatore. sono i soggetti culturalmente abulici, che tendono, per difendere la propria atrofia, a compiere una marginalizzazione del pensiero divergente, di ciò che non si adatta comodamente a schemi mentale precostituiti. E, dal momento che tutto il pensiero originale e innovativo è, per definizione, anche in una certa misura divergente, la conseguenza di ciò è che questo genere di persone diffidano anche delle idee in quanto tali (caliandro sacco). ciò accade anche rispetto alle definizioni culturali degli ambiti e delle cose. questo è uno dei motivi per cui la montagna è spesso descritta in modo noioso e inautentico, e per cui vale senz’altro la pena costruire delle riflessioni differenti, nuove, che non si nutrano in modo retorico di idee e immagini e iconografie del passato, ma si provino a commisurare l’impegno intellettuale, critico, dell’oggi, con temi e cose, che, sempre, con l’uomo, quand’esso vuole e sa balzare, cambiano. perché cercare non è descrivere, ed avere motivazioni creative non è contemplare (in una certa misura contemporaneo è naturans). le cose, e la realtà, non sono sempre eguali a loro stesse, ma cambiano con l’uomo, quando egli agisce attraverso l’impegno e la visione. le interpretazioni della realtà possono essere, poeticamente, intellettualmente, più o meno approfondite e accurate, più o meno stimolanti. il contemporaneo è il regno dello sguardo naturale, sguardo massimamente aperto e concentrato ma non avvinto dalla cosa (natura), che, in virtù della propria tensione, sensibile ed intellettuale (rispetto ad esterno ed interno), genera un’azione di senso (interpretazione, sovrapposizione) realmente produttiva. un procedimento. rocciuto.
gianluca d'incà levis, luglio 2013
Contesto fisico e culturale.
Le Dolomiti sono un luogo formidabile, per la forza e schiettezza con cui gli elementi vi sono dispiegati, un luogo estrememente stimolante.Le Dolomiti sono anche, spesso, un luogo di banalizzazione culturale, in cui questo contesto, unico e sorprendente, viene presentato attraverso immagini stereotipe, descritto per clichè, ridotto a cartolina.Il lavoro intrapreso da Dolomiti Contemporanee attraverso l'arte, è volto ad una ricerca critica attenta e determinata, ed opera alla costruzione di nuove immagini all'interno di (e da) questo territorio.
Questo lavoro viene svolto creando e costruendo rapporti con molti soggetti eteronenei, pubblici e privati, attivi sul territorio.Tra questi, vi è la Fondazione Dolomiti Unesco, importantissimo organo di tutela e governo del Bene.L'arte contemporanea è ricerca, intelligenza, sensibilità, desiderio di analizzare e comprendere e capacità di formalizzare in modo nuovo, non retorico.Se l'arte contemporanea riesce a crearsi uno spazio anche all'interno di determinate piattaforme istituzionali, generalmente più attente agli aspetti di protezione e conservazione, ciò significa che si sta facendo un buon lavoro in termini culturali globali, e non solo un buon lavoro rispetto allo specifico network del contemporaneo.
Si lavora anche per generare l'identità precisa per il Nuovo Spazio di Casso, quella di un Centro per la Cultura Contemporanea della Montagna, che oggi in Italia non esiste.L'identità di uno Spazio così concepito è coerente con la modalità operativa propria di Dolomiti Contemporanee, che prevede di mettere in linea le arti visive con la cultura alpina, in particolare (ma non solo) nella Regione dolomitica.
La mostra Roccedimenti è inserita nel programma di Dolomiti Days, promosso dalla Provincia di Pordenone e dalla Fondazione Dolomiti Unesco.
Le iniziative che si svolgono a Casso coinvolgono anche gli altri Comuni della Valcellina, il particolare Claut e Cimolais.
All’interno del programma di Dolomiti Days, questi gli eventi principali proposti da Dolomiti Contemporanee a luglio;
Sabato 6 luglio, ore 18.00. Inaugurazione della mostra collettiva d'arte contemporanea Roccedimenti, a cura di Gianluca D'Incà Levis, con la collaborazione di Guido Bartorelli, Nuovo Spazio di Casso.
Mercoledì 10 luglio, ore 20.45. Serata-evento dal titolo Arte in Dolomite dall'800 ad oggi, Sala Convegni di Claut. Ne parlano:
Gianluca D'Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee e direttore del Nuovo Spazio di Casso
Philippe Daverio, critico e divulgatore d’arte
Alessandra De Bigontina, direttrice del Museo d’arte moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo
La conversazione fornirà un quadro della storia e del significato dell'azione artistica nel particolare contesto delle Dolomiti, dall'epoca storica ad oggi. Lo sguardo e l'azione dell'uomo critico e creativo sull'ambiente della montagna, in un excursus tra arte classica, moderna, contemporanea.
Giovedì 11 luglio, laboratori didattici per bambini dagli 8 agli 13 anni, Nuovo Spazio di Casso, Casso.
Ore 10.00 – 12.00 Supernatural, workshop con l'artista Federico Lanaro
Ore 15.00 – 16.30 Fuoriluoghi: Dolomiti Pop-Up, laboratori didattici con l’Associazione il Margine
Ore 16.30 – 18.30 Supernatural, workshop con l'artista Federico Lanaro
info e prenotazioni: Dolomiti Contemporanee, info@dolomiticontemporanee
Venerdì 12 luglio, ore 15.30, incontro-dibattito dal titolo Fare cultura in montagna: un'impresa produttiva, sede del Parco Naturale Dolomiti Friulane (Cimolais).
All'incontro, che verterà su alcune modalità alternative, come quella proposta da Dolomiti Contemporanee, di promuovere e valorizzare strutture, temi, territorio, attraverso arte e cultura, prenderanno parte:
Luciano Pezzin, Presidente Parco Naturale Dolomiti Friulane
Giuseppe Verdichizzi, Assessore Provincia di Pordenone
Gianluca D'Incà Levis, curatore Dolomiti Contemporanee e direttore Nuovo Spazio di Casso
Marco Melchiori, Direttore Confindustria Belluno Dolomiti
Loretta Ben, Sindaco di Taibon Agordino
Flavio Faoro, Direttore festival Oltre le Vette
Fabrizio Panozzo, professore Università Cà Foscari Venezia
Antonio Cason, Ad Cason Marmi
Segnala:
Amalia di Lanno