mercoledì 7 novembre 2012

CANTI GRAFFIATI NEL VUOTO

INCISIONI DI SILVIA GIACOMINI
Dal 31 ottobre al 5 dicembre 2012 al Divina Caffè di piazza Garibaldi n.° 2/a, Busto Arsizio

Sono un appassionato estimatore di Silvia e per come la conosco attraverso le opere, le incisioni, e solo parte della sua storia e dell’imprevedibile voglia di vivere.
Oggi ritorna fra di noi, su una bianca parete al Divina Caffè di piazza Garibaldi con un “assaggio” di sue opere, piccole, minute come le sue figurine, ma oggi più che mai graffianti.
E non solo perché frutto di una tecnica consumata (questo a Silvia interessa meno …), bensì per l’impressione quasi magica di una mano che trasforma forme “reali” in pura espressione di stati d’animo, di voglie, di desideri, dolori, disperazione …
La materia dura e fredda delle lastre di incisione inchiostrate segna la chiarezza e la forza di un segno che parla (o meglio che grida).
Sono attimi di introspezione, quasi macerazione, dell’esserino che pare essere Silvia: e si leggono nei visi “sbattuti” in primo piano, nei “grandi occhi” che fuoriescono dal “piano grafico”per raggiungere la terza e la quarta dimensione.
E nascono da una profonda umanità, cercata nella metamorfosi umana: globale, coinvolgente il mondo vegetale, quello dei sogni, i miti, la magia, le sensazioni, i sentimenti, come una musica …
In molte sue opere, leggo questa trasformazione: dal corpo umano al vegetale, dall’essere alla compenetrazione fisica, dal silenzio all’urlo…
Ed anche l’errore del segno, del graffio, può divenire motivo per una nuova verità artistica!
I corpi torti e tesi, quasi in una recita drammatica sorgono da pochi segni ripetuti: sono grafia del nulla, sulla quale nasce l’essere.
E i corpi deformati in movimento, le contorsioni di braccia e gambe, le urla di bocche spalancate … sono il segno di una “voglia” appassionata, morbosa, d’uscire ad urlare contro un dolore raffigurato, ma combattuto: e c’è “voglia” di giustizia, passione di libertà, rivincita di donna, magicamente trasformate in graffi di gatta percossa, inseguita; come segni miracolosi e pieni di speranza.
Non servono citazioni di altri artisti incisori.
Silvia è unica, è già maestra a se stessa.
Ha raggiunto una maturità di linguaggio con un’espressione “sua propria” frutto di una ricerca così intimistica che è un parlarsi dentro, che nasce da un’esplosione di esperienze e di voglie.
E ascolti, attraverso i segni ed i corpi il palpito di Silvia che ci racconta la forza della sua e nostra esperienza di vita.

Busto Arsizio, 05.11.2012
Dott. Arch. Paolo Torresan
Critico d’arte