Il titolo del progetto, Novembre 1977, si riferisce alla data di nascita dell’artista, Zaelia Bishop, il cui lavoro, in bilico tra collage ed assemblaggio, segue un percorso in libero disordine emotivo attraverso la memoria trasfigurata dal tempo ed i simboli che separano la fanciullezza dall'età adulta.
Promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, Novembre 1977 è ospitata alla Sala Santa Rita di Roma dal 14 settembre al 5 ottobre 2012.
Il cuore di questa install
azione site specific è rappresentato da un grande albero che poggia con il nido delle radici sulla superficie dell'altare della ex chiesa di Santa Rita e si innalza fino al catino absidale con le sue diramazioni, rami secondari e principali, fronde recise oppure proiettate verso le pareti: è l'innalzamento di un Cenotafio ai Giorni Vuoti, dove l'infanzia si mescola all'adolescenza e al terrore dell'età adulta.
Intorno all'altare è delimitata una forma poligonale che rappresenta uno spazio di gioco, come le geometrie regolari sui campi da gioco. Ha una funzione di "codice ludico", che della crescita e' metafora di confronto e conflitto. In terra decine di libri carbonizzati, composti seguendo le forme esagonali del pavimento. Ciascun volume viene posto aperto, come se fosse stato appena consultato.
La mostra è a cura di Claudio Libero Pisano:
“L’opera di Zaelia Bishop è una somma di tessere che formano il suo personale mosaico per ricomporre un’identità e disegnare, attraverso singoli tasselli, una possibile mappa di sé. Novembre 1977 rappresenta un ulteriore passaggio all'interno di questo percorso, dal cammino in penombra, che non indica alcun approdo certo. Lo spazio, di per sé molto caratterizzato, viene trasformato da una serie di elementi che modificano il significato dell’architettura preesistente, attribuendole nuove funzioni. Un Prunus avium, con le radici a vista, è posto sull’altare. Lo sradicamento è uno stato d’animo, un momento della vita molto caro all’artista. Nel passaggio tra le diverse fasi dell’esistenza è individuato il centro del dolore e dello smarrimento: infanzia, giovinezza, età adulta sono raccontati dall’albero di ciliegio che, spezzato e decontestualizzato, è sinonimo di naufragio e smarrimento. Le esperienze sono cristallizzate e percepite come un’osservazione scientifica piuttosto che come un flusso nel quale immergersi. Sul pavimento una serie di volumi carbonizzati - biografie possibili di vite rese illeggibili – disegnano un perimetro che forza la natura di un ambiente complesso e impongono un’idea soggettiva dello spazio. Come un dedalo l’installazione è un vicolo cieco, che non si lascia attraversare, non conduce da nessuna parte e si chiude in sé offrendo come unica via d’uscita l'entrata stessa. Anche nella produzione più fantasiosa e immaginifica dell’artista è sempre presente un elemento di autobiografia, rendendo la sua poetica più simile a quella di uno scrittore. La scelta del titolo di quest’opera è il suo personalissimo modo di mettersi a nudo di fronte a tutte quelle paure che sgomentano ma senza le quali non si riesce a crescere”.
L'installazione è parte del più ampio progetto Diari dal Dedalo, il cui precedente capitolo è stato realizzato presso il C.I.A.C. nell'inverno 2009.
Sala Santa Rita: via Montanara (adiacenze piazza Campitelli).
Orario di apertura: Mar-Sab ore 11.00-19.00; chiuso domenica e lunedì.
Ingresso libero
060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)
Sponsor di Sala Santa Rita Banche Tesoriere di Roma Capitale: BNL - gruppo BNP Paribas, UniCredit, Monte dei Paschi di Siena
Ufficio stampa Zetema Progetto Cultura: Gabriella Gnetti 0682077305 (348 2696259) g.gnetti@zetema.it
Segnala:
Amalia Di Lanno