Andréa Spartà, Senza Titolo, plastica, ferro e cavi elettrici, 70 x 100 cm (2023)
Andréa Spartà, Senza Titolo, plastica, ferro e cavi elettrici, 50 x 130 cm (2023)
Thomas Berra, Con Titolo, acrilico su tela, 30 x 20 cm (2023)
ph. Pierluigi Fabrizio
Superomàntico è un termine generato da una fase storica ben precisa che vede il disincanto dei valori formativi del mondo conosciuto, e la consapevolezza di un futuro che ci si aspetti essere al suo meglio catastrofico. Come ogni super è straordinario e dunque puntualmente ricorda l’esistenza delle cose banali. Il concetto di romanticismo di per sé è, inoltre, forse tra i più mortificati nel discorso comune, in particolare quando affiancato al sentimento di amore. Così in questo conflitto sta la complessità del superomantico a cui si potrebbe guardare come ad una nuova categoria estetica. È in questa debolezza – o tensione - del romanticismo e del romantico che si può individuare l’origine delle pratiche di Andréa Spartà (Parigi, 1996) e Thomas Berra (Desio ,1986) la cui dimensione poetica ne determina l’estetica. I lavori dei due artisti parlano alle pigre divinità di Patrizia Cavalli, nella loro pigra sorte sono forme atemporali e si esprimono senza manierismi. Scandiscono un tempo stanco, dove la fatigue e la lassitude attivano uno stato di resistenza all'iper-performatività. È il tempo della malinconia. Se nella epoca capitalista sembra che il ritmo sia stabilito dal prefisso iper, la malinconia si manifesta come conseguenza e si fa attivatrice di sistemi reazionari. È una livella che appiana le gerarchie tra il lampadario di cristallo e la presa di corrente. Tutto nella malinconia condivide lo stesso sentire, una stanchezza che diviene cura. Nei lavori di Berra e Spartà la cura è declinabile come legittimazione dell’esistenza di elementi, forme di vita, che nel mondo dato vivono in maniera imperfetta. Inserirli in un contesto altro – come avviene con Spartà - o dedicare loro il tempo dell’osservazione – nel caso di Berra – avvia un doppio meccanismo di riconoscimento. Prima è riconosciuto loro lo status di parti integranti e costitutive di un sistema, poi la loro malinconia evade la forma di sentimento individuale e si afferma come condizione esistenziale. Se dunque la malinconia è condizione esistenziale, che la svogliatezza diventi metodo. Questa è la posizione delle opere di Spartà che – in linea con una tendenza generazionale che guarda più al recupero dell’esistente piuttosto che alla produzione dell’originale - colleziona oggetti, elementi propri del loro tempo. L’operazione di Spartà porta a immagini composte, insiemi di oggetti che si coricano in un elogio al niente-di-che, all’indolenza. Così le macchine giocattolo che girano insistentemente su loro stesse diventano simbolo di un performare senza aspirazione, irradiano lo spazio con il loro fallimento. I fiori citati dalle insegne sono una sintesi dei bouquet anonimi che capita di incontrare a terra.
A questo punto, è necessario considerare le diverse tensioni presenti in mostra, difatti visti da soli gli oggetti di Spartà appaiono quasi passivi, privati del loro contesto. Al contrario, quando considerati in relazione con gli altri si dichiarano compatti nel loro essere così comuni da prescindere un qualsiasi contesto specifico, facendosi archetipi di uno stato di esistenza. I muri di erbe vagabonde – conosciute anche come infestanti – determinano le dinamiche spaziali senza essere ostacolo, ma anzi agendo da architettura per i rapporti dialettici avviati in mostra. In questi termini le opere di Thomas Berra, come setacci, trattengono e lasciano passare luci e forme. Sono soglie e come tali contengono in potenza lo statuto del luogo che annunciano. Se ora si pensasse alla malinconia come luogo, non stupirebbe vedere una tenda a farne da porta. Un dispositivo che filtri quel che passa attraverso, non alla ricerca di scarti ma piuttosto come tentativo di introduzione-a. Andréa mi dice che il romanticismo è una possibile porta per il sentimento malinconico, allo stesso modo mi sembra che nei lavori di Berra si espliciti il fraintendimento del romantico. I suoi personaggi sono senza fissa dimora, alla ricerca di casa. S’incontrano, si mancano tra le erbacce che definiscono il perimetro dei loro corpi. Sono i romantici, non sublimati dal loro sentire ma piuttosto rivelati nel loro essere nient’altro oltre ciò che sono, senza fierezza ma con accettazione. Così la debolezza del romanticismo male interpretato - quindi associato a poteri nobilitanti o reso inconsistente - qui si comprende come indicazione verso sistemi di radicale opposizione allo stato di fatto. Come accennato al principio, si potrebbe individuare nel superomantico una possibile nuova categoria estetica. A questo proposito, va riconosciuto l’incontro-scontro tre le due facce di quella che è definibile come attitudine epocale all’esistenza. Le crisi della fase capitalista aprono a momenti di disillusione profonda che introducono processi evolutivi spontanei. Se infatti l’epoca corrente pone ancora le sue basi in strutture in cui la prestazione occupa una posizione focale nel sistema, avviene che ci siano risposte diametralmente opposte a questa richiesta. Inseguire una perfezione verso cui si è indirizzati, oppure scegliere di essere imprecisi, manchevoli. Nel superomantico sembrerebbe convivere la tensione verso ideali di compiutezza ad alto funzionamento e la loro delusione - forse da intendersi come parte formativa degli stessi. I sentimenti legati a questa categoria estetica saranno accomunabili ad una tenerezza nei confronti del fallimento, alla fatica dell’ordinario e alla condizione esistenziale della melanconia. Quest’ultima è spesso ridimensionata a stato che aleggia piuttosto che a corpo che agisce, venendo privata della sua componente fisica e strutturale. Così, per quanto i lavori di Andréa Spartà e Thomas Berra possano apparire come oggetti sparsi sul pavimento o immagini sfuggenti, sono coesi. Li troviamo schierati, determinati nella dichiarazione della loro presenza. Il superomantico si trova forse in questo determinarsi senza ambizione o nell’insistenza di esistere nonostante la flemme.Si figura così la densità del malinconico, ignorabile fino a quando non ci si inciampa.
Francesca Brugola
Spaziolalepre nasce nel Gennaio 2021, in Abruzzo, in un paese di 11.861 persone radicato nel più classico tradizionalismo artistico - e nella quasi totale assenza di musei e spazi espositivi - spaziolalepre ri-utilizza luoghi in origine pensati per un uso totalmente diverso. L’obiettivo è quello di colmare il vuoto lasciato dalle istituzioni nella diffusione dell'arte Contemporanea, in particolare nel territorio del teramano e nell'area nord della costa Adriatica. I primi progetti sono nati da un concetto che riprendeva un’idea di allestimento ben definito, che rimaneva al di fuori degli spazi espositivi e delle gallerie, e che coinvolgeva ogni centimetro del territorio in cui il progetto risiedeva. Da rimesse per biciclette a ex edicole, Spaziolalepre è ora tornato nello spazio in cui è nato e che in origine era lo studio dell'artista Matteo Capriotti. Considerando la natura vagabonda del progetto e la volontà di oltrepassare le barriere istituzionali che si impongono inutilmente nel mondo dell'arte contemporanea, non escludiamo la possibilità di tornare, comunque, a occupare spazi che non sono nati come luoghi artistici.
Andréa Spartà, A Knife In The Sun, macchine giocattolo (2023)
Thomas Berra, Katso Merta (I), acrilico su tenda, 300 × 200 cm (2020)
Ph: Pierluigi Fabrizio
SUPEROMÀNTICO è il nome del progetto dell'estate 2023 che vedrà dialogare le opere di Thomas Berra (Desio, 1986) e Andréa Spartà (Parigi, 1996). Pur appartenendo a una generazione diversa - ma non distante - e pur utilizzando mezzi artistici differenti, le opere di entrambi sono pervase da una dimensione poetica molto forte, una sorta di estetica ben definita che, almeno in noi, ha provocato un sentimento simile alla malinconia.
“Se la malinconia fosse un luogo avrebbe una tenda a fare da porta. Un sipario verso ciò che nell'epoca post capitalista si fa condizione esistenziale e reazione alle dinamiche del sistema stesso. Lo spazio fisico della malinconia si potrebbe immaginare come una stanza dove degli oggetti dall'aspetto familiare sono stati lasciati sul pavimento e nei quadri alle pareti si vedono case sole, paesaggi vaghi. Tutto è affaticato la luce che filtra dalle finestre, le prese che escono dal muro. È il tempo stanco della malinconia, la fatigue, la lassitude, che attiva uno stato di resistenza all'iper-performatività. È qui che l'abbandono, la perdita di tempo, la banalità rivendicano il loro stato esistenziale e diritto ad esistere, innescando processi che possono portare a sistemi reazionari. Entrando nella malinconia non sarà difficile riconoscersi negli oggetti dimenticati, nelle erbacce dipinte nei quadri. Scoprirsi abbandonati ma non soli, potrebbe allora condurre verso un sentimento di tenerezza stanca nei confronti di tutto ciò che nella sua ordinarietà esiste ed occupa uno spazio e scandisce un tempo.” (estratto dal testo della mostra, F. Brugola)
La mostra sarà inaugurata l'11 agosto 2023 in via Gabriele D'Annunzio 34 a Tortoreto Lido e sarà visitabile fino al 1° Settembre 2023 su prenotazione.
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