giovedì 30 marzo 2023

Alessandro Passaro. Fuori Pieno


Il potere immaginifico della pittura viene magnificato da una mostra di buchi che trasforma il vuoto in pieno. Scimpanzé, rinoceronti e animali esotici popolando visioni surreali e metalinguistiche ambientate nelle stanze di un appartamento che mostra se stesso e le fantasie che può contenere, innescando una catena infinita di aperture, citazioni e rimandi. Una Casa Vuota, trasformata dal 2017 in spazio espositivo, si ribalta nel suo contrario, ovvero in un Fuori Pieno affollato di bizzarie, immaginando scenari fantasiosi oltre i muri grazie all’intervento site specific dell’artista Alessandro Passaro

Per la sua personale a Casa Vuota, Alessandro Passaro progetta buchi e pratica aperture che si affacciano in una pluralità di direzioni: in alcuni casi nella mente dell’autore, in altri nella sua assenza e in altri ancora nelle stanze accanto. Vengono presentati al pubblico otto grandi dipinti a olio su tela, senza telaio e realizzati nel 2023, che vogliono farsi osservare non come opere in sé, ma come elementi di una grande installazione che abbraccia tutta la casa. Nelle intenzioni dell’artista, sono metafore semplici di che cos’è un quadro, ovvero uno squarcio che si affaccia in un’altra dimensione. 

Alessandro Passaro – spiegano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – fa un uso concettuale e progettuale della pittura, concependola come un dispositivo in grado di sfondare le pareti dello spazio espositivo domestico e affidando alle sue prodezze illusionistiche l’immaginazione di mondi possibili e impossibili che si aprono al di là delle pareti della casa.L’idea nasce nel 2022 guardando le stanze spoglie e le loro carte da parati sdrucite. A partire da una riflessione sullo spazio e sulla sua incompletezza, Passaro si impegna a rivelare il potenziale immaginifico che lo spazio racchiude, facendo dei suoi limiti un’opportunità e immaginando un altrove pieno e brulicante di vita al posto di un vuoto che delle storie passate e della vita consumata al suo interno conserva soltanto una traccia svanita”.

Caricandosi di un potere divinatorio – proseguono i due curatori – l’artista è un medium che materializza visioni, producendo discontinuità nell’esperienza della realtà, in una sottrazione di autorialità che è apertura verso la meraviglia dell’accadere”. L’autorialità è una prigione per Passaro ed è questa la prima gabbia da abbattere, facendosi abitare dai demoni di una sensibilità surreale.

La prima emozione suggerita dallo spazio è un’ipotesi distruttiva: abbattere i muri per oltrepassarli, superare i limiti. “Ho avuto il bisogno – racconta Alessandro Passaro – di aprire quelle stanze, di bucare le pareti. È così che nasce Fuori Pieno, con l’identità di un buco che possa affacciarsi nell’altra stanza, come nella mente dell’autore, come nell’assenza dell’autore. Ho sempre pensato che la nostra identità sia uno strumento per imparare a mettersi da parte. Intitolare Fuori Pienouna mostra di pittura a Casa Vuota è un modo di esaltare ciò che nel presente è già fatto ma è anche un modo di gestire il mio ego creativo non considerandolo autore totale ma collaboratore, vigile e presente alla propria assenza. Ovviamente è anche un modo di tirare dentro il valore contemporaneo che hanno termini come casa, vuoto, pieno, fuori”.

È un grande omaggio al dipingere come atto creativo e liberatorio, quello di Passaro, nel quale gli animali, estrapolati dallo scenario naturale che gli è proprio e ricontestualizzati nello spazio domestico, si offrono come simulacri e mettono in luce le incongruenze della società contemporanea”, commentano Del Re e de Nichilo. “La sua ricerca porosa e rabdomantica accoglie l’incidente, l’incursione nella realtà, l’accadere randomico dei segni e delle visioni nel cammino della pittura, caricandosi di una forza espressiva e affabulatoria di rara potenza.In questo incedere tra segni e sogni, tra slabbrature e fantasticherie che portano il reale nell’irreale, che mette da parte l’autore per fare emergere la sorpresa di narrazioni sorgive, spontanee e accavallantesi in una simultaneità antinarrativa, trova posto anche un ospite speciale con la sua creatività giocosa e spontanea, ovvero la figlia del pittore, una bambina di quattro anni”.

Ho fatto realizzare un paio di disegni colorati a mia figlia Marta”, racconta Passaro. “Intorno questi disegni, con il mio limite linguistico, ho rappresentato ciò che lei aveva già rappresentato”. Quadri nei quadri, dunque, visioni dentro altre visioni, astrazione nella rappresentazione del reale, per cogliere la realtà “come si sa che è, non come la si vede”. Perché, per Alessandro Passaro, “se la pittura parla della vita, la vita stessa deve essere all’altezza della pittura. Bisogna essere opere d’arte nella vita così come lo si è quando si gioca con la rappresentazione”. Insieme al gesto liberatorio che questa mostra rende possibile, un messaggio etico si ritrova dentro la forma e prima della forma. “L’arte siamo noi, il coraggio di diventare dei capolavori passa attraverso scelte sociopolitiche, umane, antropologiche”, conclude l’artista. “Con l’arte mi piace parlare di questo perché mi sembra il senso più profondo di tutto, oggi”.

Alessandro Passaro nasce nel 1974 a Mesagne, in provincia di Brindisi, e si forma all’Accademia di belle arti di Lecce. Prende dalla sua terra il temperamento sanguigno e la franchezza emotiva che caratterizzano il suo lavoro. La sua pittura si orienta tra il figurale e l’informale, con un atteggiamento di costante esplorazione delle potenzialità espressive del colore e del segno, affascinato dall’idea di un limite che si trasforma in ricchezza linguistica. La sua prima personale, nel 2007, è Infuoricurata da Ivan Quaroni alla Galleria Paolo Erbetta di Foggia. Tra le personali più recenti si annoverano nel 2022 Essere cellularealla Gigi Rigliaco Gallery di Galatina curata da Nicola Zito, nel 2021 Via la pitturae nel 2017 Identitya Mesagne, nel 2013 Unoalla Galleria Statuto 13 di Milano a cura di Massimiliano Bisazza, nel 2012 Perdita di tempoai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce a cura di Marinilde Giannandrea. Tra le collettive si segnalano nel 2020 Una serie di esercizi inutili e altre storienell’Opificio Puca di Sant’Arpino, in provincia di Caserta, organizzata dalla Galleria Studiolegale, nel 2018 Ritrattial Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e la residenza Bocsartdi Cosenza curata da Alberto Dambruoso, dal 2013 al 2016 il ciclo di mostre Sistemaorganizzato dal Ministero degli affari esteri, nel 2014 Artidersalla Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia a cura di Fabio De Chirico e Massimo Mattioli. Nel 2011 espone nel padiglione delle accademie alla Biennale di Venezia, nel 2012 è a Open spacealla Galleria nazionale di Cosenza e a Overtureal Museo Pino Pascali e nel 2005 alla Biennale del Mediterraneo a Napoli a cura di Achille Bonito Oliva.


INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: FUORI PIENO
AUTORE: ALESSANDRO PASSARO
A CURA DI: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 25 marzo al 28 maggio 2023
ORARI: visitabile su appuntamento
VERNISSAGE: 25 marzo 2023 (orari: 17-21)
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 – 328.4615638 | email vuotacasa@gmail.com
INGRESSO GRATUITO


pubblica: 

CAGLI 1947 – 1959

Corrado Cagli, L'Angoscia, 132 x 86 cm e Diogene, 132 x 86 cm, 1949
Olio su carta intelata, ph Arte Fotografica, Collezione privata


La mostra CAGLI 1947 – 1959, a cura di Alberto Di Castro, Denise Di Castro, Gian Enzo Sperone, Yuri Tagliacozzo, che inaugura a Roma giovedì 30 marzo presso la galleria Antichità Alberto Di Castro, propone un viaggio nel mondo sorprendente di Corrado Cagli (Ancona 1910- Roma 1976), grande pittore e Maestro del ‘900.

L’attività di Cagli è sempre stata orientata verso un orizzonte multidisciplinare, dalla pittura alla scultura e alla ceramica, dal teatro alla danza. I suoi esperimenti sono stati di grande ispirazione per artisti come Afro, Guttuso, Burri e Schifano.

Le opere esposte - una trentinatra le più iconiche della sua produzione - sono staterealizzate nel dopoguerra. A seguito delle leggi razziali, Cagli è costretto a lasciare Roma soggiornando prima a Parigi e poi a New York, dove conosce e frequenta le più importanti avanguardie culturali, collaborando con Stravinsky e Balanchine. Torna in Europa con l’esercito americano, affermandosi al centro della scena artistica Italiana.

I dipinti in mostra sono databili alla fase più prolifica e di maggior qualità all’interno della sua opera. Durante il soggiorno-rifugio a Marsiglia, J. Herold e Max Ernst, tra gli altri, realizzano un mazzo di tarocchi d’artista. André Breton prosegue questi studi durante il suo esilio americano, coinvolgendo Cagli ed artisti che frequentavano la Julien Levy Gallery di New York. La mostra presenta alcune tra le sue più riconoscibili immagini esoteriche legate al mondo dei tarocchi, come “Ruota della Fortuna” e il “Bagatto come Arlecchino.” E’ presente anche una selezione di opere del 1949 che sperimentano la quarta dimensione, come “L’Angoscia” e “Diogene”, caratterizzate da una gestualità fortemente espressiva.

L’artista, rivoluzionario innovatore, arriva ad abbandonare il pennello, sperimentando nuove tecniche che daranno vita alle “impronte dirette” e le “impronte indirette” - di cui uno dei capolavori più storicizzati, “Ça Irà” - è esposto al pubblico dopo diciotto anni dall’ultima mostra. “Ça Irà resta in qualche modo nel lirismo di Cagli quello che è Guernica nel realismo di Picasso” (E. Crispolti, G. Marchiori, 1964). Saranno anche esposte opere che esaltano la sua ricerca del primordiale(“Simboli”, 1956, e “Flotta Arunta”, 1957), che ha stimolato artisti romani del calibro di Capogrossi. Infine, sarà proposta un’impressionante serie di “carte mute” realizzate tra il 1958 e 1959, dove l’artista converge arte, scienza, artigianato e teoria per creare straordinari effetti ottici.

La mostra costituisce la seconda collaborazione tra Alberto Di Castro e Gian Enzo Sperone, amici di lunga data oltre che professionalmente colleghi: Sperone, gallerista d’avanguardia e collezionista di fama mondiale; Di Castro, storico riferimento dell’antiquariato internazionale. Ad affiancarli per la prima volta Denise Di Castro, rappresentante della quinta generazione della famiglia,che, dopo aver conseguito il Master al Courtauld Institute of Art, cura importanti progetti culturali ele nuove mostre della galleria e Yuri Tagliacozzo, giovane collezionista che ha radunato i quadri della mostra.

Antichità Alberto Di Castro- ancora situata nella sede storica a Piazza di Spagna 5 - presenta per la prima volta un’ampia retrospettiva dedicata ad un maestro del Novecento. Visitare la mostra sarà un’occasione unica per ammirare opere d’arte moderna in dialogo con oggetti d’arte antica selezionati per l’occasione.

Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, contiene le introduzioni di Denise e Alberto Di Castro, Gian Enzo Sperone, Yuri Tagliacozzo, il saggio critico di Ester Coene la contestualizzazione storica di Veronica Prestini.

La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio Corrado Cagli.


Info
Titolo: CAGLI 1947 – 1959
Date: 30 marzo – 5 maggio 2023
Sede: Antichità Alberto Di Castro, Piazza di Spagna 5, Roma
Orari: dal lunedì al sabato, ore 10.00 – 19.00 | domenica su appuntamento
Ingresso: libero
Catalogo: Silvana Editoriale

Ufficio stampa: Alessandra Santerini, alessandrasanterini@gmail.com tel +39 335 68 53 767
www.dicastro.com
info@dicastro.com

pubblica: 

mercoledì 29 marzo 2023

Emanuele Scuotto | MEMORIE IPOGEE

Emanuele Scuotto, Teste sognanti dalla serie Memorie Ipogee, 2023, courtesy l'artista

MEMORIE IPOGEE di Emanuele Scuotto, ideata per Arcos - Museo d’Arte Contemporanea Sannio, in collaborazione con OFF Gallery, affida al senso immaginifico la dimensione mnestica, in grado, attraverso la sostanziazione della materia, di farsi testimone di un presente apparentemente atemporale - ossimoricamente-. Le forme di memoria mutano al mutare del tempo per farsi tassello di quel che Yates chiamava ‘palazzo della memoria immaginario’ al quale Scuotto sta dando nuova personale architettura interiore. Una costruzione in cui Egli ci invita ad entrare, la cui trama è intrisa di commistioni antiche - che affondano le proprie radici nella tradizione classica e barocca partenopea - ma anche di slanci che pongono al centro di una nuova scena lo stravolgimento epifanico, in cui, tra passato e nuova contemporaneità, un velo d’antica trama è stato divelto. In tale disvelamento ecco che appaiono dei rimandi forti alla cultura multiforme, stratificata e preziosa di Benevento, città alla quale Scuotto lega uno dei simboli della propria ricerca: San Gennaro, che, in un certo senso, ‘torna a casa’, nella sua città natale.
Ma non solo; MEMORIE IPOGEE si pone quale sintetica retrospettiva o antologica dell’artista, che si avvale, però, di opere inedite, realizzate in visione site specific. Emanuele Scuotto, la cui carriera ha già all’attivo diverse collaborazioni internazionali, in questa occasione apre la strada e la prospettiva verso una sorta di mundusnovus la cui esplorazione è la scoperta, dapprima inconscia poi sempre più nitida nella sua emersione, di una inusitata e sorprendente nuova età della creazione, maieutica di un tempo che coincide con una singolarità ritrovata e riconosciuta secondo i prodromi di una bellezza della solitudine creativa. MEMORIE IPOGEE, entrando in commistione con i peculiari spazi museali di ARCOS ed in contatto con la sua origine architettonica che ricorda quelle Catacombe partenopee cui Scuotto si è ispirato per alcune sue narrazioni, dà vita all’origine di una memoria inattesa. In che modo, però, il visitatore potrà entrare in simbiosi con tale indagine? Se è vero che l’occhio principe di un artista sa guardare ben oltre il già noto, affrontando il percorso della dimensione incognita inanellando una sequenza tale da trasformarsi sia in codex semantico sia in prospettiva e proiezione di ricerca, ai fruitori del Museo ARCOS spetta il ruolo di attivi percorritori – e forse precorritori – di un legame finalmente tornato alla luce, in cui passato, presente, noto ed ignoto lavorano all’edificazione di una nodale relazione tra dimensione cultuale e culturale, in cui la sfera del divino e dell’immaginifico si tramutano in varco inconsueto e meraviglioso, ove, passo dopo passo, il pubblico potrà offrire il proprio determinante apporto.

Il catalogo sarà presentato in occasione del finissage della mostra, con una raccolta di testi multidisciplinari e immagini delle opere e dell’allestimento site specific ad ARCOS.

 

SCHEDA TECNICA
Emanuele Scuotto – MEMORIE IPOGEE
ARCOS – Museo D’arte Contemporanea Sannio
Corso Garibaldi 1, 82100 Benevento
Tel. 0824 312465

Opening sabato 1 aprile, ore 16.00 – 19.00
Dal 1 aprile al 28 maggio 2023

Orari di apertura della mostra
Lunedì Chiuso
Martedì - Domenica 9.00 - 19:00

Modalità di accesso: Gratuita

Presentazione del catalogo: in occasione della fine della mostra

Direzione artistica
Ferdinando Creta

Curatela
Azzurra Immediato

Responsabile della Comunicazione
Alba La Marra

Realizzazione grafica
Pablo Donadio

Supervisione tecnica e Allestimento
Domenico Pietrodangelo

Patrocini
Provincia di Benevento
Comune di Benevento
Università degli Studi del Sannio

In collaborazione con
OFF Gallery, di Beniamino Manferlotti, Napoli

Testi, apparato critico e approfondimento
Azzurra Immediato
Alba La Marra
Stefano De Matteis

BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Marano di Napoli, 1978. Vive e lavora a Napoli. Diplomatosi al liceo artistico di Napoli, nel 1996 fonda la bottega d’arte La Scarabattola con i fratelli Salvatore e Raffaele: tuttora è uno degli autori del gruppo. Nel corso di più di venti anni di attività, le mostre più importanti da ricordare sono: Mostro...il diavolo del 2003, Pulcinella rifavola del 2004 e Il mondo sospeso del 2005, tutte allestite presso la Chiesa di San Severo al
Pendino di Napoli. Del 2008 è Personaggi di terrore, demoniaci e magico-religiosi della tradizione natalizia meridionale, in collaborazione conRoberto De Simone, inaugurata presso la Reggia di Caserta. Al 2009 risalgono SCU8 Maninarte, a cura di Luca Beatrice, ospitata nei locali di Castel dell’Ovo e Tradizione in Azione, allestita presso il complesso di San Lorenzo Maggiore (Na). Lo stesso luogo viene scelto per la
suggestiva installazione Mondi del 2010. Al 2013 risale l’organizzazione e la partecipazione a Paleocontemporanea, collettiva articolata in un percorso tra antichità ed espressioni artistiche contemporanee, sviluppato tra il Museo Archeologico di Napoli, il Museo e l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte e le Catacombe di San Gennaro.Nello stesso anno gli Scuotto danno vita alla galleria ESSEARTE, orientata ad una riflessione sull’opera d’arte, in particolare sull’oggetto artistico, e alla promozione dei più giovani; nel 2016 la galleria ospita La terra in una stanza – una wunderkammer per i fratelli SCU8, mostra nata per raccontare i venti anni di attività del gruppo .Nel 2018 Emanuele e
Salvatore, con un’opera a quattro mani, sono tra gli artisti partecipanti a Ceramicsnow! mostra allestita presso il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza in occasione del sessantesimo anniversario del prestigioso Premio Faenza. Con Terra mia (2019, Nabi Interior Design, Napoli), mostra che lo vede unico autore delle opere, Emanuele inaugura il suo percorso artistico personale che prosegue con Purgatorio,
personale a cura di Azzurra Immediato (2021, Nabi Interior Design e OFF Gallery, Napoli) e con l’installazione Limen, progettata per lasezione Gli altari dell’Arte – a cura di Giuseppe Leone – nell’ambito della rassegna VinArte 2022 di Guardia Sanframondi (BN).

martedì 21 marzo 2023

Imaginative Analysis, personale di Pier Luigi Berto, prima esposizione di Something Hidden


Pier Luigi Berto, Calunnia, 1990, china su carta intelata, cm 35x50


Spazio Urano presenta Imaginative Analysis, personale di Pier Luigi Berto, prima esposizione di Something Hidden, a cura di Laura Catini.

Kenneth Clark, nel 1938, focalizzò la sua attenzione sulla ricerca del dettaglio intrinseco alle opere, rilevandone il carattere di sorpresa provocato dall’osservazione ravvicinata. “Something Hidden” individua nel rapporto tra l’osservatore e il quadro l’esigenza di recuperare ciò che nel tempo fugace di uno sguardo meccanico non emerge sulla superficie del supporto del lavoro e rimane costretto nelle trame del non percettibile. La separazione dall’insieme permette l’ascolto di nuove significazioni inattese e crea il luogo di una nuova esperienza in cui si generano gradualmente un marasma di assonanze, deviazioni, attriti, ricordi, interpretazioni che il singolo individuo attribuisce in forma differenziata, tramite il contatto con il circostante e il binomio percettivo deduttivo-induttivo. La complessità primaria percepita è ripetutamente disorientata dai paradossi che possono germogliare dalle nasciture intuizioni. Deriva un limite di affermazione univoco nel poter postulare un assunto nella lettura di un contemporaneo in cui il sensoriale si impone smisuratamente nell’intimità del processo creativo. Nell’analisi si sviluppa un doppio slancio di azione: lo scavare verso il conscio-inconscio iniziatore e il locupletare il conscio e l’inconscio ricevitore. Si frappone un mutamento di senso a partire dal dettaglio che, da un ruolo marginale all’interno della composizione, assume un ruolo semantico in grado di trasformare il già perseguito in un rinnovato enigma colmato dalla vis del contemporaneo vissuto antropologico. Il particolare diviene Werkzeug, strumento per ampliare l’attività gnoseologica dell’individuo. 

Tre artisti pongono tre diversi metodi di indagine e tre momenti esegetici del modo della nostra epoca, avvicinandoci a ricercare l’alterità in cui si stratifica il nostro presente. Lo stile scaturisce – infatti - «dalla direzione particolare sempre identica della volontà che lo distingue dalla direzione della volontà complessiva del suo tempo» e segue la «liberazione del cosmo dai limiti del guscio dei mostruosi guardiani dei confini». I percorsi si snodano in una simbiosi con il sonoro che ne prova a tracciare l’etimologia, attraverso una sequenza suggerita di termini e delle loro radici.

Grazie al Municipio V di Roma per il patrocinio e agli sponsor che hanno contribuito a rendere possibile la realizzazione dell’esposizione “Something Hidden” presso Spazio Urano, luogo multiculturale che si fa voce di iniziative che incrementano il crescendo culturale del quartiere in cui si inserisce e in cui sono visibili le opere dell’artista Francesco Campese, i cui lavori richiamano il proposto concettuale della mostra. 


IMAGINATIVE ANALYSIS | Pier Luigi Berto (24/03 – 10/04/2023)
Testo a cura di Laura Catini

«Zum Sehen geboren, zum Schauen bestellt». La dichiarazione di Johann Wolfgang Goethe nel Faust ben introduce la ricerca di Pier Luigi Berto che adotta una visione intuitiva per scrutare l’orizzonte nella sua natura essenziale e si nutre di un procedimento simile a quello del cadavre exquis per l’automatismo che permea nelle varie fasi di trascrizione immaginativa di uno sviluppo analitico e, allo stesso tempo inconscio, di una registrazione mnemonica e puntuale del vissuto. La memoria del tangibile è fulcro fondamentale per la costruzione di un campo visionario in cui spingere i soggetti a relazionarsi con il pensiero che li lega in narrazioni fantastiche e perfettamente continuative per l’impostazione ludica che il processo d’indagine imprime. Si manifesta un’oscillazione metodologica che estrae deduttivamente, dall’enucleazione di un’entità singola dal tutto, l’ànemos come origine congetturale dei contorni di un segno che scruta il moto vibrante di soluzione della forma nel suo rilasciarsi come proiezione fulgida e fluida e, per converso, con fare epagogico, ne plasma la sua assonanza in un tracciato fantasmagorico. La connotazione dell’insieme fiorisce in un trasporto che annota gli itinerari di un ramingare della meditazione e interrompe l’astrattezza nebulosa e indefinita del supporto su cui si accinge. Inalterabile all’idea che si affastella in grovigli saviniani, germogli pur sempre di una luce di coscienza, è il castello dell’intelletto che, nel rivelamento estrinseco del suo cardine effimero, attribuisce una sembianza arcimboldiana allo scheletro segnico. Nel ginepraio di Idea fissa II, e già in Idea fissa, si radunano pensamenti che, nel paesaggio indefinito del quotidiano sembrano mirar profondamente la nostra cura al loro richiamo fisso e piccole figure che, nella caduta del trascorso, si scoprono nella loro interezza priva di verecondia. Dal ciglio la partenza illimitata di un percorrimento goethiano ci riserva la meraviglia dell’inintellegibile. La perizia tecnica nell’utilizzo della china denuncia il suo essere nell’ombra di una scavatura interiore, mentre l’acquarello ne dissimula la presenza in una sostanza indefessa e sollecita alla liquefazione. Non oblitera la medesima incidenza che Vasari attribuiva al disegno come espressione del concetto che sia nell’animo, “e di quello che altri si è nella mente imaginato e fabbricato nell’idea”. Così la grafite effonde una radice che in Salvatore si altera in manto redentore di un riaffiorare dei ricordi che creano, nel loro avanzare una nuova individualità. Altre opere ci consentono di addentrarci negli stati derivati dal percepire come Misuratori d’angoscia in cui un filo misura concretamente l’angustia dei singoli uomini e ne riconosce il grado di tensione, fino alla sua conflagrazione in Angoscia gialla. Un richiamo presente al mondo delle immagini infamanti e all’esplicazione di Freedberg ci è consegnato da lavori come Calunnia, in cui ex novo si ribalta la prospettiva di rcappresentazione che dall’uomo appeso a testa in giù “de il pittore senza errori” inquadra il volto del calunniato e l’aleggiare nella psiche di un estenuante sussurro. L’organismo, in Butterato, si imprime di segni che, dall’interno, brulicano sull’epitelio in un’insorgenza recata da un sistema di dissidio. Profilo complicato. Un profilo tenta una sua delineazione a occhi chiusi nella complessità alla quale l’esistenza lo impone. Analogamente trama sussiste nel soggetto Totò. Il mondo è inteso come fenomeno per estrapolarne la pienezza: la natura si arricchisce di continue produzioni trasmutate. È ciò che accade in Montagna incantata (Linceo Torriero). In Tre volte Giano, lo sguardo si rivolge al passato, alla sua dotta sintesi iconografico-fantastica e, congiuntamente alla precarietà routinaria. Si espone quel carattere di smussamento di una fissità storica legata al soggetto che, da una parvenza bifronte, muta ironicamente il rapporto binomio in trinomio. La caduta chiama in voce il doppio orientamento che salda l’abbandono con l’ironia, l’inconscio con la consapevolezza, il passato con il nostro tempo, lo studio meticoloso dal vero con l’immediatezza dell’accadimento. Cosa cerchi? è il quesito persistente che si pone il nostro, affermando il suo lavoro come scoperta incessante delle possibilità espressive del fenomenico. 

 Info:

SOMETHING HIDDEN

IMAGINATIVE ANALYSIS | Pier Luigi Berto (24/03 – 10/04/2023)
VISIONARY CONDITIONS | Adriano Pompa (11/04 – 28/04/2023)
MYTHOLOGICAL UNCONSCIOUS | Giovanni Tommasi Ferroni (29/04 - 13/05/2023)

Opening 24 marzo 2023, ore 18:30 - 22:00
Fino al 13 Maggio 2023
Orari: lunedì - domenica, dalle 18:00 e su appuntamento

SOMETHING HIDDEN
Con testo critico di Laura Catini
Opening 24 marzo 2023 ore 18:30

Spazio Urano | Via Sampiero di Bastelica 12 - Roma

Fino al 13 Maggio 2023
mail: info@spaziourano.com
tel. +39 329 093 2851 ; +39 331 3470637

Via Sampiero di Bastelica 12, 00176 - Roma
info@spaziourano.com



BLUE EYES

 


Venerdì 31 marzo 2023 alle ore 20:00, presso Spazio Start in via Cattedrale 14 a Giovinazzo (BA), si inaugura la Mostra Collettiva di Arte Contemporanea

 

BLUE EYES

a cura di Patrizia Dinoi

 

ARTISTI IN MOSTRA:

Maria Bonaduce, Loredana Cacucciolo, Mariangela Cassano, Mario Red De Gabriele, Gianni De Serio, Isa Foglia, Antonio Laurelli, Giovanni Morgese, Massimo Nardi, Luigi Sergi, Claudia Venuto.

 

La mostra è visitabile dal 31 marzo al 21 aprile 2023, con orario di apertura 19:30 – 21:00, oppure su appuntamento (tel. 389 191 1159)

 

In Blu eyes , mostra con cui Spazio Start riparte nella primavera 2023,  sono esposte opere in cui il blu è il colore prevalente. Molti amano il blu perché è il colore del cielo e del mare, perché trasmette una sensazione di grande libertà propria del dispiegarsi di spazi infiniti.  I Romani, tuttavia, associavano il blu ai barbari poiché i soldati celti si tingevano il corpo di blu prima di andare in battaglia. In epoca  paleocristiana il blu era accostato al lutto e alla sfortuna.  Nel XII secolo è diventato il colore del manto della Vergine Maria e pertanto scelto come sfondo in molti stemmi nobiliari. È stato un colore molto amato da  Van Gogh, Monet, Cézanne e da Picasso.

Il blu, dunque, un tempo considerato il colore dei degenerati e dei barbari, pian piano sembra abbia conquistato il mondo. E, paradossalmente, adesso è percepito come un colore simbolo di freschezza, stabilità, pace, affidabilità come risulta evidente dall’uso del blu nella bandiera della Nato, in quella dell’Unione europea , nelle divise, nei loghi delle banche e delle aziende del settore benessere.

L’inquietante blu degli occhi dei barbari è diventato dunque prima il divino colore dei re e poi la democratica, intramontabile cromia dei nostri blu jeans.

 

La comunicazione è curata da Spazio Start.

Progetto grafico : Claudia Dagostino

Per informazioni:

Tel.:  389 191 1159

Email :  spaziostart.giovinazzo@gmail.com

Web: https://www.facebook.com/spaziostart 

 

lunedì 20 marzo 2023

Ezia Mitolo | FRANGIBILE


La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inizia la stagione espositiva presentando al pubblico un nuovo e inedito progetto. Nasce la project room, un ambiente interno alla galleria in cui ospitare differenti progettualità artistiche che andranno ad arricchire il già nutrito programma di mostre proposte dal 2006 ad oggi.

Ad aprire questa nuovo concept di spazio espositivo la galleria sceglie una personale di Ezia Mitolo, affermata artista pugliese capace di esprimersi trasversalmente in una modalità multidisciplinare mediante differenti tecniche e linguaggi.

Frangibile, è il titolo della mostra a cura di Ilaria Caravaglio, la prima di una serie di esposizioni che si susseguiranno con un calendario parallelo a quello dell’attività della sede storica della galleria -accanto alla Concattedrale della città bianca- rendendo finalmente concreto un intenso desiderio dell’art director Maria Gabriella Damiani.

L’artista propone una serie di opere che conducono il visitatore attraverso un percorso di riflessione e introspezione, un invito a soffermarsi sulle emozioni, dalla dimensione più intima a una lettura d’insieme, fino alla fragilità delle stesse. Disegno su carta e su stoffa, installazione, fotografia, scultura e video si alternano negli spazi della project room, a sottolineare una solida continuità nella ricerca di Ezia Mitolo, seppur espressa con differenti medium; un’esposizione che integra opere rappresentative dell’artista a opere più recenti, realizzate tra il 2021 ed il 2023, presentate al pubblico per la prima volta.

L’inaugurazione, alla presenza dell’artista e della curatrice, si terrà sabato 1 aprile alle ore 18.00 e la mostra sarà visitabile fino al 23 aprile 2023.

FRANGIBILE
EZIA MITOLO
a cura di Ilaria Caravaglio
Inaugurazione: sabato 1 aprile ore 18,00

La mostra sarà visitabile dal 1 al 23 aprile 2023

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA 
Piazzetta Cattedrale (centro storico) 
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager
Amalia Di Lanno 

venerdì 17 marzo 2023

Piotr Hanzelewicz & Eugenio Scrivano |STANDARD ERROR


Curva Pura è lieta di presentare la bi-personale di Piotr Hanzelewicz ed Eugenio Scrivano, Standard Error, a cura di Nicoletta Provenzano, un rispecchiamento percettivo che ribalta lo spazio interno ed esterno, periferico e confinale, urbanistico e personale nei limiti fisici e nel percorso circoscritto della galleria. 

Snodandosi nel complesso e controverso, non univoco e spesso conflittuale contesto locale, gli artisti agiscono, ricercano, analizzano e carpiscono la realtà sociale, gli oggetti e le sue forme, reali o fittizie, le voci, i suoni e le vibrazioni, le immagini - immediate di stratificazioni socio-spaziali o mediate da ritocchi scenico-urbani - di una città controversa che fa del rivolgimento dei margini e della perimetrazione non congruente il principio del proprio quotidiano. Catalizzando lo sguardo su ciò che resta invisibile, o che si occulta scientemente alla visione, l’errore è un vagare erratico e una deriva lungo strutture, cumuli e accumuli di residuati cittadini, reticolati organizzati di un paesaggio speculativo, soglie di meraviglie nate sotto un dis-astrumconfinato oltre l’abbaglio di un funzionamento finzionale. 

Come scrive George Simmel in “Sociologia” «il limite non è un fatto spaziale con effetti sociologici, ma è un fatto sociologico che si forma spazialmente»: da una emersione o sprofondamento di una frontiera urbana e domestica come ambiente del vissuto, al contempo estraneo e familiare, la mostra Standard Errorinterroga l’habitus cittadino in uno sguardo autentico e senza sovrastrutture, accogliendo l’organicità disarmonica, l’identità variegata e multiforme di un abitato metropolitano. 

Note biografiche:
Piotr Hanzelewicz (Polonia, 1978) vive in Italia.
Ha fatto esperienze diverse fra loro, studi, lavori. Ama il termine cosa/cose.
Non ha un approccio scientifico, ma si attesta su una curiosità utile a creare collegamenti tra discipline diverse, talvolta lontane fra loro. Questa è la griglia di partenza. Poi c’è tutto il resto, insomma, poi ci sono le cose. Nota curiosa: è nato lo stesso giorno in cui è morto Paolo VI, pertanto non è sbagliato affermare che uno come Piotr Hanzelewicz nasce ogni morte di papa.

Eugenio Scrivano, nato a Roma, ma di formazione Napoletana, vive e lavora a Berlino. Condivide la sua esperienza artistica tra la musica elettronica, pubblicata come “Di Unexpected Guest”, e le arti performative e visive, nella forma di progetti site-specific e installazioni rumorose. In entrambe le esperienze rivolge la sua attenzione in particolare alla narrazione e alla possibilità di replicare spazi altrove, trasportando non solo il contenuto sonoro ma anche emotivo e visuale dello spazio stesso, rendendolo così testimone della storia che racconta.


INFO
STANDARD ERROR
Piotr Hanzelewicz – Eugenio Scrivano
a cura di Nicoletta Provenzano
Fino al 25 Aprile 2023

Orari:martedì e giovedì dalle ore 18:30 e su appuntamento - prenotare via mail curvapura@gmail.com o whatsapp 3314243004

Curva Pura
Via Giuseppe Acerbi, 1a - Roma
curvapura@gmail.com

mercoledì 15 marzo 2023

Gino de Dominicis e Calamita Cosmica. Una storia immobile

Calamita Cosmica, Gino de Dominicis, Courtesy Archivio Gino de Dominicis-Fondazione Tomassoni, ph. Giovanni Tarpani



Presentazione del libro di Italo Tomassoni sulla Calamita Cosmica 
Prima monografia dedicata interamente alla scultura di Gino de Dominicis

Giovedì 16 marzo 2023, ore 18
Foligno, Ex Chiesa della Santissima Trinitàin Annunziata

Pubblicata la prima monografia dedicata interamente alla scultura iconica di Gino de Dominicis, esposta a Foligno in modo permanente nell’Ex Chiesa della Santissima Trinità in Annunziata, secondo polo museale del CIAC. 

Il libro “Gino de Dominicis e Calamita Cosmica. Una storia immobile” è firmato da Italo Tomassoni, direttore artistico del CIAC, ed edito da Maggioli Cultura. A presentarlo il 16 marzo sarà Ludovico Pratesi, curatore, critico d'arte e fondatore di Spazio Taverna.

Si intitola“Gino de Dominicis e Calamita Cosmica. Una storia immobile” la prima monografia interamente dedicata alla Calamita Cosmicadi Gino de Dominicis. L’autore è Italo Tomassoni direttore artisticodel CIAC - Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno. Il libro sarà presentato giovedì 16 marzo 2023, alle ore 18, presso l’Ex Chiesa della Santissima Trinità in Annunziata diFoligno, sede permanente della monumentale scultura e secondo polo museale del CIAC.La pubblicazione è stata realizzata da Maggioli Cultura in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, il Centro Italiano Arte Contemporaneae l’Archivio Gino de Dominicis – Fondazione Tomassoni.

Alla presentazione interverranno: Umberto Nazzareno Tonti presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, Mauro Villa direttore di Maggioli Cultura, Giovanni Tarpani responsabile del progetto fotografico, l’autore Italo Tomassoni. Presenterà il libro Ludovico Pratesi, curatore, critico d'arte e fondatore di Spazio Taverna.

Scrive Italo Tomassoni: «Immaginata a supporto figurale di mitologie remote, Calamita Cosmica conferma che il nuovo è fondato sull’antico, che la vista può coincidere con la visione e che ogni novità, in arte, porta con sé un ritorno della memoria e del rimosso».


La prenotazione all’evento di presentazione del libro è consigliata.
Info e prenotazioni: tel. 366 6635287 - info@ciacfoligno.it- www.calamitacosmica.it

Contatti Stampa
Sara Stangoni Comunicazione– press@sarastangoni.it / cell. 339 1012800

martedì 14 marzo 2023

Giuseppe Penone. Gesti Universali alla Galleria Borghese

Giuseppe Penone. Gesti universali, Installation view, Giardino della meridiana, Galleria Borghese, Roma - ph. S. Pellion © Galleria Borghese 

Oltre trenta opere realizzate tra gli anni Settanta e i primi Duemila in un percorso che attraversa il Salone di Mariano Rossi, la Sala di Apollo e Dafne, la Sala degli Imperatori e quella di Enea e Anchise per espandersi nel Giardino dell’Uccelliera ed eccezionalmente nel Giardino della Meridiana: con Giuseppe Penone. Gesti Universali, a cura di Francesco Stocchi, dal 14 marzo al 28 maggio 2023 la Galleria Borghese torna ad aprirsi al contemporaneo, una mostra che è un omaggio all’immutata vitalità della scultura e a un Maestro dell’Arte Povera.


L’esposizione parte dalla ricerca di qualcosa che non è presente negli splendidi spazi della Galleria, offrendo una nuova lettura di quel rapporto tra paesaggio e scultura che la statuaria antica presente nella collezione del museo ci racconta secondo canoni classici. Un percorso che si pone in perfetta continuità con le ricerche sul rapporto tra Arte e Natura che caratte- rizzano la direzione di Francesca Cappelletti. 

Giuseppe Penone. Gesti Universali non propone alcun confronto ma presenta opere scelte come “ri esso” rispetto all’ambiente, offrendo un “completamento” di elementi: nelle sale caratterizzate da un tripudio di marmi, sculture e decorazioni – magni che rappresentazioni del mondo minerale – Penone aggiunge un innesto organico di foglie, cuoio, legno che col- lega e de nisce i due universi. Nei Giardini invece, l’integrazione guarda al mondo dei metalli, con sculture in bronzo che dialogano con la ricca vegetazione circostante, arricchita da circa quaranta nuove piante in vaso chiamate a sorreggere alcune opere. 

Il percorso espositivo comprende nuclei di opere meno note o iconogra camente poco asso- ciate al lavoro di Penone, come Sguardo vegetale, e altre esposte per la prima volta in gruppi tematici – Soffio di foglie e Respirare l’ombra – inserite nello spazio come presenze autono- me e originali. Nell’assenza di mitologia dei lavori di Penone, la narrazione sposta il suo asse, e il rapporto tra tempo naturale e passato storico dà vita a un nuovo presente incerto. Distanziandosi da ogni possibile confronto formale o simbolico con la Galleria, il lavoro di Penone osserva la materia rivelando le forme che nasconde, con l’intento di riattivare quel naturale scambio osmotico tra il museo e il parco circostante, che ha ispirato tante delle opere parte della sua collezione. Gli interventi dell’artista non scardinano quell’equilibro unico tra forme e architettura che caratterizza la Galleria, ma rinnova quel gioco tutto Barocco che intrecciava paesaggio, na- tura e scultura, attivando un nuovo dialogo, presentando un’interrogazione sulla scultura, rivelando la sua evoluzione storica e contemporanea 

La ricerca di Penone indaga la prossimità tra la natura umana e vegetale, elemento centrale del suo lavoro, e fa nascere una ri essione sul suo linguaggio e sul rapporto con il Tempo e la Storia, magistralmente custoditi in Galleria. In questo rispecchiamento, la componente vitale dei materiali utilizzati dall’artista si alterna al tempo storico di quelli della statuaria classica, andando alla ricerca dello stretto necessario. Uno sguardo trasversale e soggettivo che mira a un equilibrio rinnovato, guidato da pura ammirazione. 

Questa mostra è un dialogo tra oggetti che esprimono dei pensieri di epoche diverse ma che hanno come lo conduttore comune il rapporto tra l’uomo e la materia che lo circonda. Questo avviene nell’azione che produce l’opera e che accomuna le opere della Galleria Borghese con la realtà di oggi. Solo attraverso una riflessione con i materiali e con lo spirito che ha sviluppato quelle forme d’arte, si può creare un dialogo che non è un confronto ma un tentativo di porre l’attenzione su dei valori che si possono ritenere condivisi.” afferma Giuseppe Penone. 

La mostra Gesti Universali presenta un dialogo che assume la forma di un innesto tra la dimensione minerale, ampiamente presente nella Galleria Borghese, e quella organica che caratterizza l’opera di Penone. Un’interrogazione sulla scultura libera da ogni sensazionalismo, volta a indagare la rappresentazione della natura in relazione al tempo di un passato storico. Un dialogo di idee e materiali, rispetto a un confronto di forme e simboli, che esprime tutta la vitalità della natura umana e di quella vegetale.” dichiara il curatore della mostra, Francesco Stocchi. 

Con la mostra di Giuseppe Penone concludiamo la serie di mostre che da due anni cercano di comunicare al pubblico della Galleria Borghese la ricerca su arte e natura, su creatività dell’artista e elementi naturali. Il percorso si svolge in maniera signi cativa da alcune sale del museo allo spazio esterno, consentendo al visitatore di mettere a fuoco relazioni fra la materia e il gesto dell’artista e riscoprire la potenziale alleanza fra l’essere umano e la natura nel ciclo del tempo.” afferma la direttrice della Galleria Borghese, Francesca Cappelletti. 

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Electa con un’intervista all’artista di Francesco Stocchi e un saggio di Andrea Cortellessa. Il volume propone immagini delle ope- re allestite nelle quattro sale del museo e nei giardini, descrivendo un osmotico usso fra la materia organica e le sale interne nonché fra le opere di bronzo e la ricchezza botanica degli esterni. 

L’esposizione è stata realizzata grazie al supporto di FENDI, sponsor ufficiale della mostra.



Giuseppe Penone. Gesti Universali a cura di Francesco Stocchi
Oltre trenta opere del Maestro dell’Arte Povera intrecciano un nuovo dialogo tra Natura e Storia, a dimostrazione dell’immutata vitalità della scultura.

14 marzo – 28 maggio 2023

Galleria Borghese
Giardini Segreti di Villa Borghese
Sito web: https://galleriaborghese.beniculturali.it/exhibition/giuseppe-penone-gesti-universali/
dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00. Ultimo ingresso alle ore 17.45
Chiuso il lunedì
Per aggiornamenti e modalità di visita consultare ilsito ufficiale

sabato 4 marzo 2023

Al MAXXI di Roma “Claudio Abate superficie sensibile”

Claudio Abate, Contatti con la superficie sensibile (Gino De Dominicis), 1972 © Archivio Claudio Abate


Un racconto visivo attraverso la selezione di oltre 150 fotografie, dalle più celebri alle meno note, fino ad alcune ancora inedite.

«Bisogna entrare nelle opere, sentirle e farle proprie, anche amarle; se non si riesce in questo non si riuscirà nemmeno a fare delle belle fotografie», Claudio Abate.

La mostra ripercorre la produzione di Abate attraverso la “lente” del suo archivio, spazio allo stesso tempo di lavoro e concettuale che permette di indagare gli aspetti più profondi e nascosti del suo autore e che oggi costituisce un prezioso patrimonio per gli studi storico-artistici sull’arte italiana e internazionale

La produzione di Claudio Abate spazia infatti dalle fotografie di opere, artisti e mostre dell’Arte Povera, agli scatti sulla scena artistica ed espositiva in Italia e all’estero, fino a fotografie su teatro, moda, costume, attualità.

Nove sezioni tematiche, arricchite da documenti d’archivio, filmati, testimonianze d’epoca, per portare alla luce i rapporti di Abate con artisti e istituzioni, ma anche approfondire la sua ricerca fotografica.

MAXXI - MUSEO DELLE ARTI DEL XXI SECOLO
Via Guido Reni 4a - Roma - Lazio
Claudio Abate | Superficie sensibile
Curatori: Bartolomeo Pietromarchi, Ilaria Bernardi
La mostra sarà aperta al pubblico dal 3 marzo al 4 giugno 2023

venerdì 3 marzo 2023

A Milano The Greenland Project di Roberto Ghezzi

Roberto Ghezzi, The Greenland Project, 2022


Gilda Contemporary Art presenta il nuovo progetto di Roberto Ghezzi a cura di Cristina Gilda Artese.
Il progetto nasce da una residenza d’artista tenutasi nel mese di giugno 2022 in Groenlandia. Qui, ospite a Tasiilaq per un mese presso la Red House di Robert Peroni, si è occupato del fenomeno della Chlamydomonas Nivalis, un’alga che, riducendo l’albedo del ghiaccio a causa del colore rosso che la caratterizza, ne favorisce lo scioglimento. Mediante l’utilizzo della cianotipia, un’antica tecnica fotografica che prevede l’uso di carte fotosensibilizzate, è riuscito a catturare il rapido mutamento dello spessore del ghiaccio, ponendo a confronto sia aree con presenza dell’alga rossa sia zone di ghiaccio non ancora invase, ottenendo risultati sorprendenti sia da un punto di vista estetico che scientifico.

Il progetto è stato infatti realizzato in collaborazione con ricercatori dell’Istituto di Scienze Polari del CNR che hanno potuto riconoscere nelle stampe di Ghezzi delle vere e proprie radiografie, originali testimoni dello stato di salute del tesoro bianco dell’Artico. Artista e studiosi, infatti, intrecciando i reciproci sguardi e approcci, hanno offerto inedite chiavi di lettura dello stesso fenomeno contribuendo alla divulgazione e conoscenza, attraverso questa proficua collaborazione multidisciplinare, di suggestioni e rivelazioni su uno dei più problematici fenomeni naturali della nostra epoca.

The Greenland Project è stato realizzato grazie al contributo della antica Cartiera Magnani di Pescia, che ha fornito all’artista carte fatte a mano per la realizzazione delle opere. L'intera residenza artistica è stata ad impatto neutro grazie al contributo di Phoresta Ets che ha calcolato e poi compensato mediante la piantumazione di alberi tutte le emissioni di CO2 del progetto. Il paesaggio naturale è da sempre il campo di ricerca artistico di Roberto Ghezzi. Dapprima indagato attraverso la pura pittura, negli ultimi anni l’artista toscano, affascinato dagli ambienti e dalle loro specifiche peculiarità, inizia ad operare sempre più immergendosi in essi e tentando di restituirne le specificità e l’essenza. Nascono così agli inizi del Duemila le Naturografie©, tele letteralmente scritte dalla natura che l’artista lascia in terra o acqua e ritira nel momento in cui ritiene i sedimenti qui trasferitesi ne restituiscano in qualche modo il sembiante e il DNA. Si tratta di lavori che richiedono a Ghezzi lunghi tempi di realizzazione e portano l’artista a praticare e vivere l’ambiente naturale per lunghi periodi, sondandone caratteristiche, morfologie e divenendone empiricamente un ottimo conoscitore. A questa ricerca, a matrice pittorico/estetica, si affianca quindi, sempre più, anche un interesse scientifico tale da indurre l’artista a collaborare sovente con biologi e studiosi ed enti che si occupano di rilevare l’impatto che l’uomo ha sulla natura stessa. In due decenni Ghezzi ha realizzato installazioni e ricerche in molti luoghi nazionali e internazionali, legando il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia, Groenlandia). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente (Toscana, Emilia Romagna, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lazio, Calabria).

BIOGRAFIA
Nato a Cortona nel 1978, la sua formazione ha avvio all’interno dello studio di scultura di famiglia e si perfeziona all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia ad esporre negli anni Novanta e i suoi esordi sono legati alla pittura. Negli anni matura un disegno concettuale che, muovendo da riflessioni e sperimentazioni sulla natura, a partire dalla pittura, trova espressione in un corpus di lavori inediti, da lui stesso denominati, mediante un neologismo, Naturografie©. Si tratta di opere che Roberto Ghezzi realizza attraverso la natura, in un dialogo dove Uomo e Ambiente entrano in profonda e originale connessione. Dal ’92 espone in contesti pubblici e privati, in Italia e all’estero. Tra questi: Museo di Arte Contemporanea di Skopje, Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Arezzo, Museo civico di Palazzo della Penna, Museo della Fine del Mondo di Ushuaia, Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, MARCA di Catanzaro, Palazzo Medici Riccardi di Firenze, Battersea Park a Londra, Chiostro del Bramante a Roma, Casa dei Carraresi a Treviso, biblioteca di Pu-Dong a Shangai, Museo Oceanografico di Tunisi. Le sue Naturografie hanno vinto il premio Residenze d’artista Fondazione Rocco Guglielmo 2020, il premio ORA 2016, il premio ArtApp Artist Contest 2017, il premio residenza ArteamCup 2018, e il premio ArteamCup Vanilla Edizioni 2019. Ha effettuato decine di residenze artistiche, ricerche sperimentali e installazioni ambientali, oltre che in Italia, anche in luoghi remoti del pianeta come Alaska, lslanda, Sudafrica, Norvegia, Tunisia, Patagonia, Danimarca, Nord Macedonia e Groenlandia.
Ha realizzato progetti artistici in collaborazione con importanti istituti di ricerca scientifica tra cui CNR ISMAR, CNR IOM, CNR ISP e ARPA.

The Greenland Project - Roberto Ghezzi
A cura di Cristina Gilda Artese
Dal 9 marzo all'11 aprile 2023

L’opening si svolgerà
Giovedì 9 marzo alle ore 18
Ingresso libero

Gilda Contemporary Art
via San Maurilio 14 Milano
info@gildacontemporaryart.it
www.gildacontemporaryart.it

giovedì 2 marzo 2023

PREMIO LILT per la Fotografia Contemporanea | Metamorfosi: uno scatto per il futuro




Iscrizioni fino al 15 maggio 2023
Partecipazione gratuita

LILT Associazione metropolitana di Bologna(Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) lancia la prima edizione del Premio LILT per la Fotografia Contemporanea per favorire, attraverso il dialogo tra Arte e Scienza, i temi della prevenzione e del vivere sano.

Il Premio è gratuito e aperto a tutti i fotografi residenti in Italia, professionisti ed emergenti, che alla data della propria iscrizione abbiano compiuto il diciottesimo anno di età. Il regolamento completo e la scheda di partecipazionesono scaricabili dal sito ufficiale di LILT, che dedica al concorso un’apposita sezione: www.legatumoribologna.it/premio-lilt-per-fotografia-contemporanea.

Il tema scelto per la prima edizione del Premio è Metamorfosi, un concetto ampio e trasversale, che affonda le proprie radici in epoca antica, nella mitologia, nella religione, nella filosofia e nel sapere. Molto spesso il concetto di metamorfosi si è ampliato sino a coincidere con un innato ed ancestrale senso di mistero ed indeterminatezza che accompagna l’umano vivere ed è per questo che LILT, nella sua quotidiana lotta contro i tumori, ha scelto di affidare alla fotografia e al suo linguaggio una nuova narrazione sul tema della metamorfosi, intesa come atto di trasformazione in positivo, visione in grado di rispondere ai cambiamenti che la vita pone in essere e reazione ad essi.

«L’intento – spiega il presidente di LILT Bologna Francesco Rivelli– è quello di costruire un corpusdi opere fotografiche capaci di edificare frammenti di memoria futuribile, il cui vocabolario è ormai universale. Sarà interessante scoprire nuovi parallelismi tra Scienza, Arte e Psiche. Noi medici affidiamo agli strumenti fotografici un ruolo importantissimo nella ricerca e nella clinica chirurgica, questa volta affidiamo ai fotografi un nuovo modo di fare ricerca…».

Ad ogni partecipante è richiesto l’invio di un portfolio di minimo 8 e massimo 10 immagini, unitamente ad un breve curriculum vitae. I progetti saranno valutati da una Giuria composta da Shobha (presidente della giuria – fotografa, vincitrice di dueWorld Press Photo), Benedetta Donato (curatrice e critica di fotografia, specializzata in mostre e progetti editoriali), Massimo Mattioli(giornalista, vicedirettore di ArtsLife, saggista, critico e curatore), Loretta Secchi(UniBo, curatore responsabile del Museo Anteros, Istituto Ciechi F. Cavazza, Bologna) ed Enrico Stefanelli(direttore artistico di Photolux Festival, Lucca). La commissione giudicatrice sarà supportata da Anna Rosati (visual artist, fotografa e graphic designer) e da Azzurra Immediato(storica dell’arte e curatrice, art editor per diverse testate), alle quali è affidata la direzione artistica del Premio, unitamente a Francesco Rivelli, medico oncologo e presidente LILT Bologna.

In palio, materiale fotografico, una crociera di 5 giorni, la pubblicazione sul volume fotografico LILT dedicato al Premio, abbonamenti annuali a Segno, la rivista più longeva d'Italia, media partner del concorso, e ingressi gratuiti a Photolux Festival 2024.

I nomi dei vincitori saranno annunciati sul sito web di LILT Bologna – www.legatumoribologna.it– nel mese di giugno. La premiazionesi terrà con cerimonia ufficiale il 6 dicembre 2023 a Bologna, alla presenza della giuria, degli sponsor e del pubblico con la consegna dei premi, la proiezione dei progetti vincitori e la presentazione del volume editoriale dedicato al Premio. In tale occasione sarà comunicata anche la data della mostra dedicata al Premio LILT e ai suoi vincitori. 

La prevenzione oncologica, oggi più che mai, necessita di nuove strade per raggiungere una audience sempre più ampia. L’apporto di nuove energie e di nuovi canali di riflessione e ricerca sono, pertanto, fondamentali per generare nuovi campi di azione e originare nuovi risultati. Con questo progetto, LILT Bologna chiede ai fotografi italiani di farsi portavoce di un messaggio importante, ovvero che prevenire è vivere, in un momento storico in cui la fotografia è divenuta una sorta di esperanto, compresa da tutti e diffusa in maniera trasversale tra le generazioni. 

La segreteria organizzativa del concorso è disponibile all’indirizzo premiolilt@yahoo.com. Per informazionie iscrizioni: www.legatumoribologna.it


Direzione artistica: Anna Rosati e Azzurra Immediato

SCHEDA TECNICA:
PREMIO LILT per la Fotografia Contemporanea
Metamorfosi: uno scatto per il futuro
Iscrizioni fino al 15 maggio 2023
Partecipazione gratuita
Regolamento e scheda di partecipazione disponibili sul sito www.legatumoribologna.it
Giuria: Shobha, Benedetta Donato, Massimo Mattioli, Loretta Secchi, Enrico Stefanelli
Direzione artistica: Anna Rosati e Azzurra Immediato
Organizzazione: LILT Associazione metropolitana di Bologna, presieduta da Francesco Rivelli
Graphic design: Anna Rosati | www.rosatistudio.it
Media partner: https://segnonline.it/

PER INFORMAZIONI:
LILT Associazione metropolitana di Bologna
(Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori)
Via Turati 67, 40134 Bologna
premiolilt@yahoo.com

UFFICIO STAMPA
CSArt – Comunicazione per l’Arte
Via Emilia Santo Stefano 54, 42121 Reggio Emilia
T. +39 0522 1715142
M. +39 348 7025100
info@csart.it www.csart.it

 

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