mercoledì 6 ottobre 2021

EPISTÈME - Distinguere senza separare

Marini Gasparini, 2019

Nel corso di tre anni di attività, con all’attivo quindici progetti espositivi e un ampio numero di incontri pubblici e progetti collaterali, mtn | museo temporaneo navile ha cercato di intessere un discorso in stretta relazione con la contemporaneità, ritenendo l’arte un modo per lavorare sulle strutture che formano e determinano l’assetto di una società. I vari progetti espositivi non sono stati intesi solo come un momento celebrativo del lavoro dei singoli artisti, bensì come un dispositivo per conoscere e approfondire, attraverso l’arte, le strutture di pensiero sulle quali si fonda il nostro tempo: arte come strumento conoscitivo.

Mai come oggi dovrebbe apparire inequivocabile il fatto che la conoscenza, e quindi il lavoro intellettuale in senso esteso e trans-disciplinare, sia fondamentale non solo per attraversare periodi di crisi e incertezza, ma anche per scongiurare la dissoluzione della civiltà stessa. In un esercizio di conoscenza equilibrato e cauto va oggi rilevato il fenomeno, largamente diffuso e in costante affermazione, della dipendenza epistemica: l’affidare ad altri l’universo delle proprie conoscenze. I codici, così, non vengono creativamente conosciuti e sviluppati bensì mutuati, accettati aprioristicamente. Come se qualcuno, in una stanza piena di persone, affermasse che fuori piove e nessuno sentisse il bisogno di verificare se effettivamente ciò stia realmente accadendo”, scrive il curatore Marcello Tedesco. 

Per questo, per cercare di affrontare un tema così delicato e di enorme interesse per la collettività, mtn | museo temporaneo navile ha deciso di proporre la mostra collettiva EPISTÈME. Distinguere senza separare affidandosi all’esperienza creativa di tre artiste di incredibile rigore, che nel corso della propria vicenda artistica sono riuscite a dissolvere le artificiali sovrastrutture che inibiscono un reale processo conoscitivo: Marina Gasparini, Martina Roberts, Silvia Vendramel.

Quello che offrono a noi sono delle prelibatezze, frutto di una faticosa e profonda aratura. Ognuna di esse, pur mantenendo una specificità di linguaggio, affronta e risolve il capitale (storico) conflitto tra un sapere metafisico e uno di tipo tecnico-scientifico. Il valore più significativo che si intravede nella loro ricerca è quello di aver scoperto il modo di distinguere senza separare, riconciliare gli opposti. Anche la felice oscillazione tra una dimensione strettamente artistica e un’altra legata all’artigianato, al lavoro manuale e alla sapienza dei materiali, racconta di una ricerca calata nel mondo e nella sua multiformità, in alcun modo ostaggio di rigide ortodossie. I presupposti del lavoro delle tre artiste, e la prassi utilizzata per delineare la propria ricerca, offrono importanti spunti in un periodo dove le forze in campo tendono a porsi unidirezionalmente verso le polarità, piuttosto che cercare un equilibrio al centro, inibendo in questo modo la natura stessa del processo conoscitivo.

“Nel suo testo ‘Le parole e le cose’, il filosofo Michel Foucault descrive i ‘codici fondamentali’ che fondano una cultura e che influenzano non solo il modo di pensare corrente, e quindi la gestione di determinate situazioni, ma anche l’esperienza stessa dell’essere al mondo. Evidente, allora, come sia idealmente opportuno, oggi più che mai, un esercizio epistemico, condiviso e diffuso, e non una cultura dei pochi che domina paternalisticamente sui molti come direbbe Cesare Zavattini”, scrive Marcello Tedesco.

Come da un anno a questa parte, il progetto espositivo è pensato principalmente per essere visto dall’esterno di mtn | museo temporaneo navile, attraverso le sue monumentali vetrate. In questo modo vogliamo suggerire che sono le opere a dover andare oggi verso il pubblico e non viceversa. Inoltre, in questo modo la mostra è democraticamente esperibile da chiunque in qualsiasi momento del giorno o della notte, in autonomia. L’interno del museo rimane vuoto: un’assenza che ci ricorda l’importanza di comprendere e interpretare in modo nuovo il nostro tempo.


Il progetto è curato da Marcello Tedesco.

La mostra è sempre visibile dall’esterno del museo.
Orari: venerdì dalle 15 alle 19, solo su appuntamento: info@museotemporaneonavile.org


Marina Gasparini (Gabicce Mare, vive e lavora a Bologna)
Marina Gasparini basa la sua pratica artistica principalmente sull’installazione site-specific, partendo dalla riformulazione di iconografie provenienti da epoche e culture diverse in dialogo con lo spazio pubblico. L’uso della scrittura e dell’emblema visivo e l’utilizzo delle fibre tessili, sono elementi con cui intrattiene un rapporto privilegiato e costante pur se assoggettato a continue riformulazioni. Ha esposto in gallerie e musei in mostre personali e rassegne internazionali di fiber art. Ha tenuto workshops e residenze artistiche in Spagna, Belgio, Finlandia, Stati Uniti, India, Giappone, Turchia. È docente all’Accademia di Belle Art di Bologna.

Martina Roberts (Torbay, UK, 1970, vive e lavora a Bologna)
Si è laureata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e ha frequentato la University of the West of England, Bristol (UK). Insegna Decorazione del tessuto all’Accademia di Belle Arti di Rimini. Nel 2019, vince, in gruppo con l’artista Antonio Violetta, il concorso pubblico per la realizzazione di due opere d’arte per la nuova sede del Compartimento Regionale e Sezione Provinciale della Polizia Stradale di Bologna. Del suo lavoro scrive: “Come un baco da seta produco un filo, disegnato o dipinto per esplorare l’ignoto. Sono improvvisazioni nel vuoto, uno spazio aperto all’imprevisto, dove tessere forme figurative e astratte. È una trama generatrice, una rete simbolica che fa emergere e fluire l’esperienza”.

Silvia Vendramel (Treviso 1972)
Si dedica alla scultura e all’installazione assemblando elementi di diversa natura e incorporando un ampio raggio di materiali di tipo domestico, industriale e naturale. Le sculture in metallo e cemento in mostra, realizzate di recente, recano come filo conduttore la presenza di elementi cuneiformi che richiamano l’idea di passaggio. Vendramel si serve di manufatti da lei realizzati e di elementi incontrati e collezionati nel tempo, assemblandoli come fossero snodi o giunzioni che attraversano lo spazio alludendo all’idea di flusso. Uno dei tratti caratteristici delle sue sculture è il forte contrasto tra brutalità e delicatezza dato dall’impiego di elementi modellati grossolanamente insieme a dettagli e fregi di tutt’altra natura: tale contrasto porta alla luce una sorta di ambiguità formale che è per lei strategia per portare lo spettatore vicino al lavoro invogliandolo a entrare in stretto contatto con l’opera.

EPISTÈME
Distinguere senza separare
Marina Gasparini, Martina Roberts, Silvia Vendramel
08|10-05|11|2021

Via John Cage 11/a – 13/a