giovedì 28 ottobre 2021

Unique di Giulio Bensasson


Unique è la mostra site-specific dell’artista romano Giulio Bensasson proposta all’interno di venerazione MUTANTE, la stagione espositiva di spazioSERRA dedicata alla trasformazione delle opere site-specific nel corso della loro permanenza. La mostra è visibile da giovedì 28 ottobre a giovedì 25 novembre presso la stazione Lancetti del Passante ferroviario di Milano.

Uno degli elementi centrali della ricerca di Bensasson è il tempo, inteso come momento culminante di un atto o come processo lento e inesorabile. Il tempo è materiale espressivo con cui lavorare e scendere a compromessi, lasciando che la casualità dei suoi effetti sia parte integrante della tecnica. A questo si aggiunge e si lega inevitabilmente un'altra tematica, quella della natura morta, e in particolare del memento mori: un genere che rappresenta da sempre l’attenzione dell’arte per il reale, il banale e il quotidiano.

Gli oggetti, la memoria, il tempo e i suoi effetti sulla materia, sono al centro dell’opera site-specific Unique.

In Unique diverse centinaia di fiori rosa accolgono la frase “YOU ARE THE ONLY ONE”, destinata a scomparire con il decadimento della materia che la compone. La frase appare come una smielata dichiarazione d’amore o come uno slogan pubblicitario. Scrive Saverio Verini nel testo critico che accompagna la mostra: “Le bugie, tuttavia, hanno le gambe corte. I fiori che formano la frase sono destinati ad appassire nel giro di qualche giorno, come se l’opera avesse una data di scadenza capace di contraddire la promessa di felicità che esibisce. Il romanticismo a basso costo della scritta si capovolge nel suo contrario; la ruffianeria sloganistica lascia spazio alla riflessione sul passaggio del tempo, sulla fine delle cose”.

spazioSERRA si trova in una stazione, spazio romantico per eccellenza, luogo di saluti, addii, dichiarazioni d'amore. “YOU ARE THE ONLY ONE” è però una dichiarazione consumistica, un elogio vano all'individuo che non porta con sé un valore reale, è falsa, in quanto rivolta a una massa indistinta di pendolari, come la pubblicità e gli atteggiamenti commerciali che tendono a farci credere di essere unici e speciali. Il colore rosa dei fiori contribuisce al sentimento di vanagloria che l’opera vuole comunicare: spesso utilizzato in contesti di lotta, di riappropriazione, oggi viene ampiamente utilizzato nella comunicazione pubblicitaria. Il capitalismo si appropria di elementi di lotta strumentalizzandoli e Bensasson, con atteggiamento ironico e sardonico, accusa e deride il sistema, ribaltando il significato dei suoi messaggi. Scrive ancora Verini: “A chi si rivolge l’opera di Bensasson? Probabilmente a nessuno, dando tuttavia l’illusione di indicare tutti i passanti che la incroceranno con il loro sguardo. È qua che l’intervento dell’artista palesa la propria cinica ironia, il suo essere sfondo ideale per selfie fallimentari”.

Giulio Bensasson (Roma, 1990) 
Vive e lavora a Roma. La sua pratica artistica si sviluppa principalmente attraverso il linguaggio scultoreo e l’installazione. Tra i soggetti al centro del lavoro, il tempo è elemento primario presente in molte sue opere. Ha conseguito il diploma in Pittura e il diploma specialistico in Scultura e nuove tecnologie applicate allo spazio presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Tra il 2012 e il 2015 ha lavorato come assistente presso lo studio romano di Baldo Diodato e ha collaborato con il collettivo bolognese Apparati Effimeri (2013). Attualmente lavora come assistente per l’artista Alfredo Pirri.

spazioSERRA nasce dal progetto Artepassante, un programma di riqualificazione degli spazi metropolitani che fa capo all’Associazione Le Belle Arti in collaborazione con RFI e con il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia. SERRA è uno spazio espositivo non-profit che nasce con l’obiettivo di valorizzare il territorio milanese attraverso il lavoro dei giovani artisti, in un luogo, quello suburbano, non dedicato all’arte, dove l’arte diventa un incidente. Per la realizzazione della mostra hanno collaborato: gestione e implementazione del sito web Gianfrancesco Aurecchia; ufficio stampa e pubbliche relazioni Silvia Biondo, amministrazione e coordinamento Virginia Dal Magro, social media Livia De Magistris, progettazione allestimenti e supporto tecnico Angelo Di Matteo, coordinamento comunicazione Massimiliano Fantò, gestione e manutenzione dei servizi digitali Nicolas North, fotografia Cristiano Rizzo, grafica Valentina Toccaceli.

Saverio Verini (Città di Castello, 1985)
Curatore di progetti espositivi, festival, cicli di incontri legati all’arte e alla cultura contemporanea. Ha collaborato con istituzioni quali Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, MACRO, Accademia di Francia a Roma - Villa Medici, American Academy in Rome, Civitella Ranieri Foundation, la fiera ArtVerona. Attualmente si occupa del coordinamento mostre della Fondazione Memmo di Roma. Collabora con la rivista Artribune, per la quale cura la rubrica Studio Visit, dedicata agli artisti emergenti.



Unique
mostra di Giulio Bensasson
a cura di spazioSERRA
testo critico di Saverio Verini

visibile dal 28/10/2021 al 25/11/2021
Opening giovedì 28/10/2021 ore 19.00
stazione Lancetti del Passante ferroviario, Milano

martedì 26 ottobre 2021

Lim Young Kyun. Destiny


Interprete di una fotografia lenta e meditativa, Lim Young Kyun è un attento osservatore della natura umana. Nelle sue fotografie è sempre presente l’interesse per il dettaglio, colto nell’immediatezza del momento. 

Il risultato è la testimonianza di una ricerca che va oltre l’apparenza, sottolineata dall’uso del bianco e nero che permette a Lim Young Kyun, esperto conoscitore delle tecniche tradizionali di sviluppo e stampa, il controllo della luce e dell’ombra, dell’oscurità e dei toni di grigio, alla base della sua cifra espressiva. 

Nella mostra Destiny il fotografo coreano presenta una selezione di immagini dei progetti Daily Life Landscape e Nam June Paik 1982-2006, in cui sono raccolte fotografie scattate in luoghi e momenti diversi, in particolare nella Corea del Sud e a New York, dove ha vissuto dal 1980 al 1988. A quell’epoca il suo unico scopo era rendere straordinaria e preziosa l’ordinarietà della vita quotidiana. Per lui fotografare era come scrivere un diario personale.

“New York è stata una grande scuola.” - afferma Lim Young Kyun - “Sono stati numerosi i grandi artisti ad avermi dato grandi insegnamenti, così come i musei e le gallerie d’arte. Ricordo che ero appena arrivato, nell’autunno del 1980, quando visitando la Light Gallery rimasi profondamente colpito dalle fotografie di Arnold Newman. Di fronte al ritratto di Igor Stravinskij ebbi come un’allucinazione uditiva. In realtà, era il potere della fotografia scattata con una fotocamera di grande formato. Ho imparato molto anche quando lavoravo come assistente di Alex Kayser, un fotografo svizzero che aveva studiato con il leggendario Otto Steinert. Il suo modo di fotografare era molto diverso da quello che avevo appreso in Corea, dove avevo provato le prime emozioni legate alla scoperta della fotografia. Ma allora ero come uno scienziato ossessionato dall’accuratezza, non mi concedevo la minima trasgressione. A New York ho imparato a guardare in un’altra maniera”.

A New York un incontro particolarmente significativo fu quello con l’artista Nam June Paik (Seoul 1932-Miami 2006), ironico rielaboratore neo-Dada di materiali eterogenici e grande innovatore della videoarte. Lo conobbe nel 1982 al Whitney Museum, in occasione di una delle sue spiazzanti azioni performative con la violoncellista d’avanguardia Charlotte Moorman. 

Da allora le fotografie di Lim Young Kyun hanno raccontato momenti di condivisione e stima in parte privati (lo studio di Paik nel quartiere newyorkese di SoHo, come pure i ritratti dei suoi amici John Cage e Allen Ginsberg) e documentato le numerose performance, mostre ed eventi che ebbero come protagonista il noto artista, fino alla retrospettiva The Worlds of Nam June Paik (2000) al Guggenheim Museum di New York con la performance In memory of Charlotte Moorman.

“Da un grande artista come Nam June Paik ho imparato il significato della semplicità e della passione. Uno dei ritratti più noti che gli feci è quello in cui guarda attraverso lo schermo del televisore. Lo scattai all’inizio dell’estate del 1983 e fu pubblicato il 1° gennaio 1984 sul New York Times. Una foto che esprime il mio nuovo concetto di fotografia in azione.” 

Manuela De Leonardis


Giovanna Pennacchi is pleased to present Destiny, Lim Young Kyun the Korean photographer’s one-man show, Manuela De Leonardis, Curator. Lim Young Kyun is exhibiting his work in Italy for the first time. An interpreter of unhurried and meditative photography, Lim Young Kyun is an attentive observer of human nature. In his photography one is always aware of his interest in detail, captured in the immediacy of the moment. The result is a testimony of research reaching beyond appearance, emphasized by using black and white permitting Lim Young Kyun, expert in traditional developing and printing techniques, to control light and shade, darkness, and shades of grey, the basis of his expressive form. In his show Destiny, the Korean photographer is presenting a selection of images from the projects Daily Life Landscape and Nam June Paik 1982-2006: photographs shot in diverse moments and places, particularly in South Korea and in New York, where he lived from 1980 through 1988. At that time his only goal was to make ordinary daily life both extraordinary and precious. For him, photographing was the same as writing a personal diary.

“New York was a vast school” Lim Young Kyun affirms, “Numerous important artists taught me great lessons, as did the museums and galleries. I remember, when I had just arrived in the autumn of 1980, visiting the Light Gallery, and being profoundly struck by the photography of Arnold Newman. In front of a portrait of Igor Stravinsky I had a sort of auditory hallucination. It was the power of the photograph shot with a very large camera. I learned a lot when I worked as assistant to Alex Kayser, a Swiss photographer who had studied with the legendary Otto Steinert. His way of photographing was very different from what I had learned in Korea where I experienced my first emotions tied to the discovery of photography. But at that time, I was like a scientist obsessed with accuracy, not allowing myself the slightest transgression. In New York I learned to look in another manner.”

In New York, a particularly significant meeting was that with the artist Nam June Paik (Seoul 1932-Miami 2006), the ironic neo-Dada re-elaborator of heterogeneous materials and important video art innovator. We met in 1982 at the Whitney Museum on occasion of one of his surprising, unsettling performance events with the avant-garde cellist Charlotte Moorman. Since then, Lim Young Kyan’s photographs have recounted moments of sharing and esteem: in private locations (the studio of Paik in the New York neighborhood known as SoHo or the portraits of his friends John Cage and Allen Ginsberg) as well as documenting numerous performances, shows and events, all of which had as protagonist the noted artist, culminating in the retrospective The Worlds of Nam June Paik (2000) at the Guggenheim Museum of New York with the performance In Memory of Charlotte Moorman. “From a great artist such as Nam June Paik, I learned the meaning of simplicity and passion. One of the most noted portraits I shot of him was the one where he was looking through a television screen. I took this picture in early summer 1983. It was published on January 1, 1984 in the New York Times. A photograph that expresses my new concept of photography in action.”
Manuela De Leonardis



Lim Young Kyun
a cura di Manuela De Leonardis

4 novembre-7 dicembre 2021
inaugurazione giovedì 4 novembre alla presenza del fotografo 
ore 18.30 - 20.30

ACTA INTERNATIONAL
direzione: Giovanna Pennacchi
+39 064742005

via Panisperna, 82-83 – 00184 Roma
dal mercoledì al sabato ore 15.30 - 19.00 

Fluoritura di Enrico Minguzzi


Nuova Galleria Morone presenta Fluoritura, la prima personale di Enrico Minguzzi negli spazi della galleria. La mostra racconta di un viaggio tra le memorie e l’immaginazione dell’artista: un itinerario sospeso tra un immaginario dai toni fluorescenti ed i ricordi di una natura impressa in un tempo non troppo lontano. L’esposizione presenta un ciclo di opere di recente produzione, dai suoi paesaggi più iconici alle nature morte, nuove componenti di un ecosistema "fantastico". Le opere saranno visibili presso la Nuova Galleria Morone dal 28 Ottobre al 18 Dicembre 2021.

Fluoritura è il racconto di una passeggiata tra i boschi che l’artista ha visto e immagazzinato negli archivi della sua memoria, ma che vengono modificati, alterati e rielaborati per riaffiorare, infine, sulla superficie pittorica nuovamente sotto forma di elementi del reale. Spesso le percezioni sono ingannevoli, realtà e finzione possono essere facilmente confusi in un’immagine. Un’eterna dicotomia espressa dall’artista anche attraverso le scelte cromatiche e le tecniche pittoriche utilizzate. Pigmenti fluorescenti vengono miscelati a resine per creare forme distopiche, bilanciate dall’utilizzo di tonalità cupe nel susseguirsi di trasparenti velature. Tradizione e sperimentazione, cupo e brillante, pittura e anti-pittura sono solo alcune delle contrapposizioni che governano il biosistema raccontato nelle opere di Enrico Minguzzi.

Seguendo lo stesso procedimento creativo con il quale Minguzzi crea le sue opere, il titolo della mostra trae ispirazione dalla parola inglese Fluorishing (‘fiorente’, ‘rigoglioso’). Riaffiorato nella memoria dell’artista, il termine è stato traslitterato in italiano e infine trasformato in un gioco di parole tra il fiorire delle piante e la natura fluorescente degli organismi, soggetto delle sue composizioni. Il risultato è un elogio alla rigogliosa e brillante natura che compone il suo ecosistema.

Enrico Minguzzi (Cotignola, 1981) vive e lavora a Bagnacavallo. Dopo aver studiato presso dell’Accademia di Belle Arti di Bologna si è trasferito a Milano dove, nel 2008, ha tenuto la sua prima personale Liqueforme, presso lo Studio d’Arte Cannaviello. Da quel momento le sue opere sono state esposte in personali presso gallerie e musei di prestigio – l’ultima dal titolo Antinomia ha avuto luogo al Museo di San Domenico di Imola (2019). Tra le mostre collettive più rilevanti: Ultimi paesaggi presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola (2019), Pittori fantastici nella Valle del Po presso il PAC di Ferrara (2020) e Senza Figura presso Monitor Gallery a cura di Nicola Samorì (2021). Ha realizzato residenze presso Areacreativa42 (2019) – di cui l’istallazione permanente nel Comune di Valperga intitolata Invisibile è il risultato – e presso Inventario Varoli (2020), dove ha avuto origine il nuovo ciclo di nature morte. Minguzzi è stato da poco annunciato come finalista del IX Premio Fondazione VAF.

*Solo per l'evento della serata inaugurale è richiesto Green Pass come da normativa vigente*
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opening 28 October 6.00 pm
28 October - 18 December 2021
Tuesday - Friday: 11 a.m. - 7 p.m. | Saturday: 3 p.m. - 7 p.m.
Via Nerino 3, Milan


Nuova Galleria Morone presents Fluoritura, Enrico Minguzzi's first solo show in the spaces of the gallery. The exhibition depicts a journey through the artist's memory and imagination. The event presents his new series representing a wide range of subjects, from landscapes to still lifes which are all part of an imaginary ecosystem. The works will be on display at the Nuova Galleria Morone from October 28th to December 18th, 2021.

Fluoritura is about a promenade through the woods that the artist has experienced and stored in the archives of his memory. However, these are edited, altered and reworked. Perceptions are often deceptive, therefore reality and fiction can easily be confused in an image. The artist enhances this eternal dichotomy through his choice of colours and painting techniques. Fluorescent pigments are mixed with resins to create dystopian forms, balanced by the use of dark tones in a succession of transparent glazes. Tradition and experimentation, dark and bright, painting and anti-painting are just some of the contrasts that drive the vision of Enrico Minguzzi's works.

Following Minguzzi’s creative process, the title of the exhibition is inspired by the English word Fluorishing ('flourishing', 'luxuriant'). Resurfacing in the artist's memory, the term was translated into Italian and transformed into a play on words between the flowering of plants and the fluorescent nature of the organisms that are the main subject of his compositions. The result is a eulogy to the lush and brilliant nature that makes up his ecosystem.


Enrico Minguzzi (Cotignola, 1981) lives and works in Bagnacavallo. After studying at the Academy of Fine Arts in Bologna, he moved to Milan where, in 2008, he held his first solo exhibition Liqueforme, at the Studio d'Arte Cannaviello. Since then, his works have been exhibited in solo shows at prestigious galleries and museums - the last one entitled Antinomia took place at the Museo di San Domenico in Imola (2019). His most important group exhibitions include: Ultimi paesaggi at the Fondazione Cassa di Risparmio di Imola (2019), Pittori fantastici nella Valle del Po at the PAC in Ferrara (2020) and Senza Figura at Monitor Gallery curated by Nicola Samorì (2021). He has carried out residencies at Areacreativa42 (2019) and at Inventario Varoli (2020), where the new still life cycle originated. Minguzzi was recently announced as a finalist in the IX Premio Fondazione VAF.

*Only for the opening night event Green Pass is required by current legislation*


Fluoritura di Enrico Minguzzi 
inaugurazione 28 ottobre ore 18.00
28 ottobre - 18 dicembre 2021
martedì – venerdì: 11.00 – 19.00 | sabato: 15.00 – 19.00

Nuova Galleria Morone
Via Nerino 3, Milano

mercoledì 20 ottobre 2021

Ettore Spalletti. Il cielo in una stanza

Ettore Spalletti, Dentro l'acqua. Napoli, 2011


Lunedì 25 ottobre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea inaugura la mostra Ettore Spalletti. Il cielo in una stanza, a cura di Éric de Chassey e in collaborazione con lo Studio Ettore Spalletti, la prima che celebra il grande maestro dell’arte contemporanea a pochi anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2019.

Un corpus selezionatissimo di opere, tra pittura e scultura, riscrivono gli spazi del Salone Centrale trasformandolo in un paesaggio che esprime il senso e la portata della ricerca artistica di Ettore Spalletti, protagonista di un percorso solitario e caratterizzato da tratti di unicità nella storia dell’arte contemporanea italiana, da quando, a partire dagli esordi negli anni Settanta, ha attraversato il turbinio delle avanguardie da una prospettiva distaccata, originale e fortemente coerente.

Scelte rigorose e una chiarissima educazione visiva hanno posto un limite a forme geometriche primarie e a colori di elezione, come l’azzurro, il bianco, il grigio, il rosa e il porpora. Altrettanto per le forme scultoree, come la colonna, elemento della tradizione, l’ellisse, il bacile e l’anfora. Ma è un limite che tende all’infinito, dove le regole auree dell’artista hanno il potere di amplificare la forza espressiva delle sue opere, dalla stesura del colore puro alle studiate interazioni con le superfici e le dinamiche ambientali.

Nelle parole del curatore Éric de Chassey: “La scelta precoce del monocromo da parte di Ettore Spalletti come mezzo privilegiato per creare quadri, sculture e spazi si è rivelata nel corso dei decenni particolarmente felice. Invece di porre un limite, ha aperto a possibilità impreviste di fare esperienza senza confini dell’infinito, attraverso una riflessione concreta su materialità specifiche”.

Il colore azzurro, che domina la mostra, nella forma del monocromo occupa lo spazio e invita lo spettatore ad immergersi in questo paesaggio e a prendere parte ad un’esperienza emozionale. Le vibrazioni del colore azzurro seguono il variare della luce e delle situazioni atmosferiche, mentre anche il tempo di chi osserva acquista una dimensione meditativa. Si coglie quindi la presenza di una tensione metafisica che ha caratterizzato la ricerca di Spalletti, a livello artistico e personale. Gli interrogativi sulla dimensione incorporea che l’oggetto artistico possiede sottendono un profondo coinvolgimento spirituale, lo stesso che lo guida nell’intento di tradurre il soprannaturale in qualcosa di tangibile, di portare il cielo in una stanza.

“Ho curato questa mostra - dice Éric de Chassey - con l’obiettivo di permettere ai visitatori della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di sperimentare quella gioia profonda, quell’esperienza improvvisa che ho provato visitando le mostre ideate da Ettore Spalletti quando era in vita, anche se so bene che si tratterà ora di una gioia diversa”.

In mostra, le opere provenienti dallo Studio Ettore Spalletti si affiancano ad altre opere appartenenti alla collezione permanente della Galleria Nazionale, esposte come inserti in Time is Out of Joint.

L’inaugurazione della mostra Ettore Spalletti. Il cielo in una stanza, sarà preceduta alle ore 17.30 da una presentazione del curatore e dalle testimonianze di critici e curatori che hanno conosciuto l’artista e incrociato il suo percorso: saranno presenti, oltre a Éric de Chassey e Patrizia Leonelli Spalletti, Cristiana Collu, Laura Cherubini, Bruno Corà, Penelope Curtis, Danilo Eccher, Daniela Lancioni, Alessandro Rabottini, Andrea Viliani.

Seguirà l’inaugurazione della mostra alle ore 18.30.

ETTORE SPALLETTI
Il cielo in una stanza

Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Rome, Italy

opening 25.10.2021, 6:30 - 10pm
25.10.2021 - 27.02.2022

IperSitu


In un iper-luogoogni individuo incontra il mondo. Sperimenta l'esperienza intensa di condividere temporaneamente uno spazio di affinità con persone provenienti da tutto il pianeta. Una moltitudine di flussi, energie, forze e destini li attraversa ogni giorno. Vi si incrociano le linee di vita di coloro che li abitano, sia di passaggio che per lavoro o per viverci.” Michel Lussault

Ipersitu nasce con l’intento di investigare lo spazio d’artista come un iperluogo, flusso incessante di scambi tra fisico, cognitivo e digitale in relazione alla pratica artistica. Nell’attuale era post pandemica, tale pratica ha subito radicali cambiamenti, dovendo far i conti non solo con la mancanza di risorse e con l’impossibilità di preservare i propri rituali in termini di presenza e relazioni ma anche con l’intensificarsi dell’utilizzo dei media digitali come luoghi di aggregazione e significazione. Tutto questo ha coinciso con una totale mancanza di riconoscimento istituzionale e con il rischio per gli artisti di essere relegati alla dimensione dell’invisibilità. Proprio lo studio, in questo senso, ha rappresentato una forma di resistenza, preservando non solo il suo ruolo di luogo deputato alla ricerca ma aprendosi anche all’attività espositiva e di accoglienza, confermando così la sua valenza sociale e culturale.

In occasione del quinto anniversario di Spazio in Situ, gli undici artisti che ne fanno parte sono chiamati ad interrogarsi sul ruolo intermediale dell’artist-run space, crocevia di esperienze interconnesse. Tale indagine passa inevitabilmente da una rivisitazione dello spazio: l’area normalmente deputata all’esposizione diventa un ipertesto, collegando il “dentro” delimitato dalle pareti bianche con un “altrove” che assume forme mutevoli, spesso filtrate dallo sguardo tecnologico; gli studi invece si aprono temporaneamente alla dimensione espositiva, trasformandosi in display, luoghi di autorappresentazione della pratica stessa.  Attraverso lo sguardo sullo spazio del fare, gli artisti indagano anche quel complesso sistema di legami che intercorre tra di loro e che spesso si sostanzia in una identità collettiva, così come il ruolo dell’osservatore nella costruzione dell’opera stessa.

L’iperluogo artistico diviene un territorio di risignificazione in grado di contenere la complessità del presente e di generare nuove forme di convivenza.

IperSitu
dal 31 ottobre al 28 novembre 2021 

inaugurazione il 30 ottobre 2021
dalle 18.30 alle 22.00 

A cura di: Daniela Cotimbo

Artisti: 
Sveva Angeletti // Alessandra Cecchini // Christophe Constantin // Francesca Cornacchini // Marco De Rosa // Federica Di Pietrantonio // Chiara Fantaccione // Roberta Folliero // Andrea Frosolini // Daniele Sciacca // Guendalina Urbani

Spazio In Situ
Via San Biagio Platani 7 - 00133 Roma
insitu.roma@gmail.com

 

martedì 19 ottobre 2021

IN OPERA / NATURA E ARTIFICIO

n.39, Still video, 2017 credits ©Aura Monsalves Muñoz


Fondazione Bertugno Moulinier e S.I.C.- Sculture in Campo - Parco Internazionale di Scultura Contemporanea, sono liete di invitarvi sabato 23 ottobre 2021, dalle ore 11 e 30 alle ore 18 alla presentazione di IN OPERA / NATURA E ARTIFICIO, che avrà luogo presso la Località Poggio Zucco - Casetta Lola a Bassano in Teverina (VT). L'evento vede anche il prezioso supporto della Fondazione Carivit e sarà arricchito con una serie di interventi artistici inediti, talk e riflessioni incentrati sul rapporto che lega l’arte, l'uomo e la natura, aprendo scenari ampi grazie alle pratiche artistiche e all'antropocene. 

IN OPERA / NATURA E ARTIFICIO 
Tra le nuove opere acquisite da S.I.C. - Sculture in Campo – Parco Internazionale di Scultura Contemporanea, avvenuto lo scorso 11 settembre, troviamo Giano, la scultura ideata e firmata dall’artista Simone Bertugno. L'installazione ha trovato così la sua casa ideale nel parco dedicato, il suo genius loci, grazie anche stratificazioni storiche proprie del territorio. Sotto Bassano in Teverina, infatti, è presente il lago di origine vulcanica di Vadimone il quale, secondo alcuni storici, era sacro e dedicato a Culsanus, una divinità bifronte della civiltà etrusca, oltre che a Fontus e allo stesso Giano. Proprio durante il mese di ottobre si svolgevano feste dedicate alle fonti e alle acque consacrate a Fontus -figlio di Giano- conosciute come Fontinalia e celebrate anticamente dagli stessi romani. Così facendo l'opera di Simone Bertugno diventa il punto di partenza per un confronto sul rapporto che intercorre tra "natura e artificio”, il territorio in cui si innesta e i linguaggi del contemporaneo. 

Il 23 ottobre 2021 sarà anche l’occasione per vedere l’inedita performance IANUS / ES – PAN, un’azione-concerto dell'artista. La performance è stata concepita come un’esperienza sensoriale partecipativa, un rito di passaggio e di trasformazione. L’ambiente sonoro circostante, “campionato” nel territorio di Bassano in Teverina e nei luoghi limitrofi più significativi, sarà oggetto di una mappatura sonora che attraverso un processo di riscrittura verrà trasformato e restituito, facendo da “specchio” alla scultura Giano. La partitura sonora dell'artista si avvale anche del contributo di Silvia Nesi -secondo oboe e corno inglese dell'Orchestra Sinfonica Abruzzese. L’azione artistica vedrà inoltre la partecipazione di Davide Miceli, Walter Pilato, Lorenzo Colli, giovani e talentuosi artisti seguiti da tempo da Simone Bertugno e che l’omonima Fondazione segue e promuove. 

Ospite dell'evento sarà anche l'artista emergente Aura Monsalves Muñoz, invitata dalla Fondazione Bertugno Moulinier a relazionarsi con lo spazio attraverso l'inedita opera sonora “Heleobia Spinellii”. Non mancheranno i momenti di confronto e di riflessione come nel talk tematico “Natura e Artificio” con Lucilla Catania, artista e ideatrice di S.I.C, il Comitato Scientifico del Parco Cecilia Canziani, Roberto Gramiccia, Anna Maria Panzera, Cesare Biasini Selvaggi. Parteciperanno, inoltre, Simone Cametti, vincitore della Call for Artists 2020 rivolto ad artisti under 40 indetto da Sculture in campo in collaborazione con il Comune di Bassano in Teverina, Simone Bertugno, artista e presidente della Fondazione Bertugno Moulinier e Magali Moulinier, critica e curatrice, vice-presidente della Fondazione. 

Fondazione Bertugno Moulinier, obiettivi e mission per un'arte trasversale 
La Fondazione promossa dai coniugi BERTUGNO - MOULINIER, artista il primo e storica dell’arte e curatrice la seconda, nasce dalla profonda convinzione dell’imprescindibile importanza delle arti e del loro ruolo trasversale capace di veicolare la cultura nella società contemporanea. La piena coscienza della permeabilità dei linguaggi delle arti in ambito contemporaneo e l’esperienza maturata sul campo dagli stessi fondatori nei diversi anni di attività transdisciplinare è la base delle linee guida e della visione di intervento della Fondazione. Così facendo, Fondazione Bertugno Moulinier vuole essere un punto di riferimento per guidare verso la costruzione di una rete virtuosa di operatori del settore culturale e della sua filiera produttiva a livello locale, nazionale ed internazionale. Tra i tanti obiettivi c’è quello della valorizzazione dei talenti in una rinnovata prospettiva umanistica, attuando un’azione che tocchi diversi ambiti, come le Arti, la Cultura, la Formazione. 

La Fondazione Bertugno Moulinier ringrazia per il contributo la Fondazione Carivit e S.I.C. per aver sostenuto ed accolto il progetto. 

IN OPERA / NATURA E ARTIFICIO – PROGRAMMA 
Alle ore 11.30, “Promenade”, visita guidata presso Sculture in Campo-Parco Internazionale di Scultura Contemporanea, il querceto e casetta Lola. 
Alle ore 13.30, “Convivio-Picnic”. Degustazione di vini e specialità locali (casetta Lola). 
Alle ore 15, “Natura e Artificio”, Talk con Lucilla Catania e il Comitato scientifico di S.I.C., Simone Bertugno, Magali Moulinier, Simone Cametti, Aura Monsalves Muñoz (casetta Lola). 
Alle ore 16.00, “Heleobia Spinellii”, azione partecipativa dell'artista emergente Aura Monsalves Muñoz (casetta Lola). 
Alle ore 16.30, “IANUS / ES – PAN”, concerto e performance live electronics di Simone Bertugno assieme ai performer Davide Miceli, Walter Pilato e Lorenzo Colli (casetta Lola). 

*Si consigliano scarpe comode 


INFORMAZIONI - CONTATTI 

Luogo: 
Sculture in Campo. Parco Internazionale di Scultura Contemporanea. Località Poggio Zucco - Casetta Lola - Bassano in Teverina (VT). Per raggiungerci, clicca qui. 
Infoline +39 338 4197029 - 06 6786766 


Fondazione Bertugno Moulinier - Via Gabrio Serbelloni 67 - 00176 Roma - IT 
+ 39 06 69 34 4828 + 39 333 94 11 883 

Ufficio stampa : pressmuta@gmail.com
Valentina Muzi + 39 340 225 0838 
Laura Tota +39 329 913 3989 

fondazione bertugno-moulinier 
via gabrio serbelloni 67 00176 roma - IT 
+39 06 69 34 4828 
c.f. 96471660587 


OMBRELLONI APERTI - talk, open studio, mostre e performance




Il giorno 23 ottobre 2021, dalle ore 16, Sa.L.A.D - San Lorenzo Art District organizza OMBRELLONI APERTI: una giornata con talk, open studio, mostre e performance negli spazi dell'artist-run space /OMBRELLONI in Via dei Lucani 18, Roma. 

Il progetto Sa.L.A.D - San Lorenzo Art District - nato per raccontare e promuovere le realtà artistiche contemporanee del Quartiere San Lorenzo di Roma - organizza la giornata OMBRELLONI APERTI durante la quale sarà possibile visitare lo studiodegli artisti e delle artiste dell'artist-run space /OMBRELLONI. Durante la giornata verrà aperta al pubblico la Project Room Ombrelloni, in collaborazione con lo Studio GIGAdove verranno presentati gli artisti del collettivo N0 art group. Dalle ore 18:30 si svolgerà il primo talk targato Sa.L.A.D in collaborazione con il curatore e critico d’arte contemporaneaDavide Silviolicon la partecipazione della curatrice e storica dell’arte Daniela Lancioni. Dalle ore 19:30 lo spazio verrà animato da una performance intermediale di poesia orale delcollettivo WOW - Incendi Spontanei.

Il programma:

OMBRELLONI APERTI
23 ottobre 2021, ore 16-22 | /OMBRELLONI - Via dei Lucani 18, Roma

Open Studio | dalle ore 16:00
Durante la giornata OMBRELLONI APERTI sarà possibile visitare lo studio degli artisti e delle artiste dell'artist-run space/OMBRELLONI.

In questa occasione verranno presentati i nuovi artisti e collettivi che da ottobre hanno deciso di spostare qui il loro studio. La formazione al completo: Alessandro Calizza, Cristallo, Greg Jager, Krizia Galfo, Luca Mamone, Scarful, Eelye Production (Luca De Benedetti, Marco Napoli, Simone Vacca, Tim Meaney), WOW - Incendi Spontanei (Francesco Seu, Giuliano Logos, Leonardo Scrima, Lorenzo Maragoni, Matteo Bussotti, Olympia), La Stanza Studio Lab (Brunello Terracciano, Valeria Vecellio).

Project Room Ombrelloni exhibition | dalle ore 16:00
in collaborazione con Studio Giga e il collettivo N0 art group

Con la PROJECT ROOM OMBRELLONI si intende creare uno spazio espositivo dal carattere estemporaneo e afocale, una collaborazione tra lo Studio GIGAe /OMBRELLONI dove verranno presentati gli artisti del collettivo N0 art group. La Project Room Ombrelloni si compone di un ciclo di cinque mostre a cura dell'artista Matteo Peretti(1975), già curatore dello Studio GIGA, spazio espositivo dedicato dal 2005 alla promozione della giovane arte italiana in via del Governo Vecchio, 43. Il protagonista della prima esposizione, Salvatore Mauro(1977), padrino spirituale della Project Room, già curatore e socio fondatore dello Studio GIGA, introdurrà i giovani artisti internazionali del collettivo N0 art group con una personale dal titoloMusiche Stellari(dal 23/10 al 04/12/2021)

Talk Sa.L.A.D | ore 18:30
in collaborazione con Davide Silvioli e Daniela Lancioni

Il primo talk di Sa.L.A.D. rifletterà sull’influenza della rivoluzione digitale nell’uso di media e tecniche tradizionali nell’arte. Realizzato in collaborazione con il curatore e critico d’arte contemporanea Davide Silvioli, vedrà come ospite la curatrice e storica dell’arte Daniela Lancioni. 
Il talk si svolgerà in un ambiente chiuso e con posti limitati. Accesso con green pass o secondo le modalità previste dalle norme in vigore.

Performance | ore 19:30
realizzata dal collettivo WOW - Incendi Spontanei

Poesia Performativa Aumentata è una performance intermediale del collettivo WOW - Incendi Spontanei, che mette in relazione poesia orale, sperimentazione sonora e videoproiezione. Luce, ombra, suono e silenzio sono co-vettori del messaggio poetico, che si concretizzano nello spazio tra performer e pubblico.

OMBRELLONI APERTI
23 ottobre 2021, ore 16-22 | /OMBRELLONI - Via dei Lucani 18, Roma
Ingresso gratuito fino esaurimento posti

Open Studio | dalle ore 16:00
Project Room Ombrelloni exhibition | dalle ore 16:00
in collaborazione con Studio GIGA e il collettivo N0 art group

Talk Sa.L.A.D | ore 18:30
in collaborazione con Davide Silvioli e Daniela Lancioni

Il talk si svolgerà in un ambiente chiuso e con posti limitati. Accesso con green pass o secondo le modalità previste dalle norme in vigore

Performance | ore 19:30
realizzata dal collettivo WOW - Incendi Spontanei


INFO
Ufficio Stampa Sa.L.A.D. - San Lorenzo Art District 
info@sanlorenzoartdistrict.it| www.sanlorenzoartdistrict.it
Giulia Doneddu: +39 393 0773704 | Alice Pio +39 347 5573210

/OMBRELLONI: ombrelloniartspace@gmail.com

Studio GIGA: info@studiogiga.com

WOW - Incendi Spontanei:ufficiostampa.wow@romapoetryslam.it


My Mother, My Father an I


Il tema della famiglia costituisce un elemento fondamentale per quasi ogni artista, a volte per i suoi primi passi, come background di partenza per la propria sperimentazione o la propria riflessione concettuale, a volte nella sua evoluzione, per necessità autobiografiche o individuando nella famiglia una materia prima, un fenomeno sociale e culturale che permette di mettere in campo una riflessione che unisce arte e vita.

In questa mostra vediamo le opere di cinque artiste Elisabetta Di Sopra, Irina Gabiani, Paola Gandolfi, Kaia Hugin e Debora Vrizzi che permettono di investigare gli intricati territori dei ruoli di padre e madre e le dinamiche e le strutture che definiscono il concetto di famiglia nel mondo contemporaneo.

I video, le fotografie e le installazioni in mostra affrontano e decostruiscono questo concetto, coniugando la soggettività autobiografica di ogni artista con la ricerca di un significato collettivo, riflettendo su quei legami culturali, morali, etici e biologici che definiscono e caratterizzano una famiglia.

La ricerca artistica di Elisabetta Di Sopra si esprime in particolar modo attraverso l’uso del linguaggio video per indagare sulle dinamiche più sensibili della quotidianità e delle sue microstorie inespresse, dove il corpo femminile assume spesso un ruolo centrale perché custode di una memoria e di un suo linguaggio espressivo. Ci sono due nuclei fondamentali all'interno della sua pratica, uno incentrato sul rapporto tra corpo e materia, l'altro su corpo e memoria, corrispondenti rispettivamente alla sua prima e seconda produzione video. Nel video FAMILY l’artista riflette sulle dinamiche familiari al cui interno spesso si diventa ostaggio dell’altro. Una contesa reciproca, dove la famiglia che dovrebbe essere un nido rassicurante diventa una gabbia che imprigiona. Il secondo video Tempo di lettura 1938 – 2015 / Mio Padre è una delicata riflessione sulla figura paterna. “La vita è come un libro -riflette l’artista- che si continua a sfogliare pagina dopo pagina, sperando che non finisca mai. E invece, anche se non lo si conosce, esiste un tempo di lettura, che differisce da ciascuno di noi. Quello di mio padre inizia nel 1938 e si conclude nel 2015, poco dopo il momento in cui ho pensato di ritrarlo nella stessa posa di una sua foto da ragazzino assorto nella lettura. Gli estremi della sua vita scanditi in 48 secondi, come se lui avesse avuto la necessità di ripercorrerla, allontanandosene.”

Irina Gabiani è un'artista italiana di origine georgiana, nata a Tbilisi (Georgia) nel 1971. Vive in Lussemburgo dove si occupa di disegno, pittura, installazioni, video e performance. L’Universo nella sua olistica essenza è al centro della ricerca di Irina Gabiani, influenzata dalla cultura e dalla filosofia orientale, secondo la quale noi tutti apparteniamo ad un unico “grande organismo” immaginato come una sorta di complicata catena dagli anelli correlati, del quale noi, e tutto quanto attorno a noi, siamo parte. Cercando di vedere oltre quanto possiamo percepire con i nostri occhi, l’artista ricerca le innumerevoli somiglianze tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo all’interno della materia. Più conosciamo la materia e ne capiamo la complessità che ci sfugge alla visione immediata e più l’infinitamente piccolo ci conduce all’universo.L’artista presenta il video “One Common Father”, basato sul testo dello scrittore georgiano Grigol Robakidze. Il focus è l'eterna lotta tra due forze opposte (..Father - necessity,Child – freedom..) , e allo stesso tempo l'unione universale al loro interno.

L’artista romana, Paola Gandolfi, attiva sulla scena artistica sin dagli anni ’70, lavora su diversi media, pur rimanendo la pittura il suo linguaggio di riferimento. Fin dai suoi esordi si occupa del mondo e della figura femminile, delle dinamiche psico-fisiche che ne definiscono l’identità, attingendo dall’inesauribile ricchezza del mito e delle figure di donne che lo animano. Il suo lavoro è incentrato sull’esplorazione di luoghi inaccessibili come l’inconscio femminile che tramite la sua pittura e la video animazione cerca di analizzare. Il video La Recherche de ma Mère, costruito su elementi tratti dai dipinti dell'artista, mette in scena un percorso profondo ma ironico alla ricerca dei luoghi simbolo della psiche femminile, attraversando ironia, insicurezza, amore e sessualità, senso di delusione e aggressività. il lavoro dell’artista racconta la donna, attingendo alla ricchezza inesauribile delle figure emblematiche provenienti dalla religione, come Maria Maddalena e le sante, o dal mito, come Clitennestra e Elettra. L ’artista cerca così di rifondare un immaginario al femminile, una genealogia che risale al mito primigenio della Madre. In una quotidianità immaginaria, parti del corpo e della psiche si scindono e si ricompongono in un equilibrio sempre nuovo, già oggetto della particolarissima ricerca dell’artista.

L’artista norvegese Kaia Hugin, esplorando in maniera trasversale la danza, la performance e la video arte, lavora dal 2008 a una serie di video intitolata “Motholic Mobbles”, una riflessione su temi esistenziali attraverso l’esplorazione del movimento e dello spazio. Nelle sue performance, cerca di comprendere quelle esperienze corporee che facciamo nei nostri sogni, cercando di indagare situazioni che si pongono al confine fra razionale e irrazionale. I suoi lavori ricordano i film d’avanguardia di una pioniera del cinema, Maya Deren, che a metà del secolo scorso ha sperimentato combinazioni di film, coreografia e movimento con effetti surreali e molto personali. L’artista presenta una serie di cinque foto Sculpting and Modeling # 1 -5 che si ispirano al lavoro dell’artista americano Bruce Nauman che da sempre esplora le possibilità performative dell’essere umano: la camminata, la postura, la gestualità delle dita. Kaia Hugin nelle sue sperimentazioni con la fotografia riprende gesti, situazioni ed attività quotidiane, che, pur nella loro banalità, diventano oggetto di indagine - riflessione e soggetto artistico.

Debora Vrizzi è una videoartista e regista italiana. Come performer e cineasta, lavora da sempre con le immagini, il movimento, la fotografia e il corpo per mettere in scena una riflessione sull’identità personale e collettiva, a volte attraverso strutture semi-narrative, altre volte mediante una struttura simbolico- concettuale, in altre ancora slittando verso la documentazione del reale e l’autobiografia. I suoi personali progetti artistici seguono due strade: la prima è caratterizzata dal mettere in gioco il proprio corpo come protagonista delle sue opere, le quali sono strutturate su un impianto prettamente cinematografico: i suoi quadri viventi sono delle vere e proprie ‘mises en scène’. La seconda è apparentemente opposta poiché l’artista sceglie di mettere in scena il cinema del reale. Così l’artista a proposito del suo video “Family Portrait : ” Siedo, impolverata, ad un tavolo. La mia famiglia, in piedi a fianco a me, soffia via la polvere che si è depositata sul mio corpo. Famiglia che ci nutre e ci divora. Godiamo di questo duplice aspetto, fondamento dell’amore, contraddittorietà senza soluzione. Parlo dello scorrere del tempo e degli affetti”.

CV
Elisabetta Di Sopra was born in 1969 in Pordenone. She lives and works in Venice. She is currently the curator of Maurizio Cosua video art competition, within the Francesco Pasinetti festival. She collaborates with Ca ‘Foscari University for the Short Film Festival in the promotion of video art, and with the Italian Cultural Association Archivio Carlo Montanaro at Venice’s Fabbrica del Vedere as well. Among her solo exhibition :2021- IL LIMITE, video installaton, National Archaeological Museum of Venice - RITRATTO DI ANNA PONTI. TRE VITE IN UNA, Ateneo Veneto, Venice ; CHILD ABUSE, Film exhibition of contemporary art curated by curated by Eleonora Frattarol-Collectif -2020- Segrete tracce di memoria XII ed. curated by Virginia Monteverde, Ducal Palace. Genoa ;Trentatrè Stelline, curated by Valentina Tebala, Angela Pellicanò, Paola Miriam Russo. PICO, Palace of Culture. Reggio Calabria; LINKS, Etherea Art Gallery, Genova- 2019- CEILINGS MEDEA. VOCI |Teatro Comunale di Catanzaro curated by Giovanni Carpanzano;THE CARE, MACROAsilo – Museum of Contemporary Art Roma; THE CARE, galleria Muratcentoventodue, Bari- I Am my Body, I Am my Memory, ACTION HYBRIDE; Officine Forte Marghera – Venice – Corpsinvisibles; Théâtre de Verre Co-Arter; ACTION HYBRIDE · Paris, France ;Libere tutte- curated by Daniele Capra e Giuseppe Frangi. Casa Testori Novate Milanese;Collectif, ACTION HYBRIDE. Projection de vidéos, Parigi- 2018: PIETAS, curated by Daniele Capra, Galleria Bugno, Venezia; Autoritratto, MACROAsilo, Roma; #liberadiesseredonna, Verdi Theater, Pordenone; i 2017: Possibili Sensi, curated by Chiara Tavella, Galleria PArCo, Pordenone; in 2015 Temporary, curated by Giulia Bortoluzzi, galleria 3D, Venezia ; Among her group exhibition: in 2018 ,Body concrete, curated by Laura Gottlob, Museoteatro della Commenda, Genova; Restless Waters, Italian Videoart, curated by Silvia Grandi, Perama (G); Videoart Yearbook, curated Renato Barilli, Guido Bartorelli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi, Dams, Bologna; in 2017 Karachi Biennale, curated by Paolo De Grandis, Karachi (PK); in 2016 Le stanze dei frammenti, curated by Simona Caramia, Museo Marca, Catanzaro; in 2015 Body Interference, curated by Laura Carlotta Gottlob, Künstlerhaus, Wien, ; in 2014 Recto/Verso, curated by Ilaria Marghutti, CasermaArcheologica, Sansepolcro (Ar); in 2013 100x100= 900 Project, Zeta Center for Contemporary Art, Tirana (AL); Who controls the controllers?, curated by Francesco Lucifera, Galleria Clou, Ragusa; Body in abstraction, curated by Laura Carlotta Gottlob, St John's College, Oxford (UK); Hetero Q.B., curated by Emilia Tavares e Paula Roush, Museu Nacional de Arte Contemporânea do Chiado, Lisbona (P); Premio Terna 05, curated by Cristiana Collu e Gianluca Marziani, Roma; in 2012 Videospritz (con Igor Imhoff), curated by Paola Bristot e Daniele Capra, Studio Tommaseo, Trieste; De rerum natura, curated by Daniele Capra, Lab 610 XL, Sovramonte (Bl); Norme per la rivoluzione, Rassegna di videoarte, curated by Bruno Di Marino, Volksbühne, Berlino (D); Idrografie, curated by Chiara Tavella, ex convento di San Francesco, Pordenone; Arsprima, Rassegna di videoarte, curated by AlessandroTrabucco, Nur Gallery, Milano; Per-Lumina, curated by Luigi Viola, Palazzo dei Battuti, San Vito al Tagliamento (Pn); Let the body play, curated by Daniela Santellani, Katia Baraldi, Galleria Jarach, Venice.

Irina Gabiani is an Italian artist of Georgian origin, born in Tbilisi (Georgia) in 1971. She lives in Luxembourg where she works with drawing, painting, installation, video and performance. After completing the School of art in Tbilisi in 1990, Irina Gabiani studied at the Academy of Art in Tbilisi and moved afterwards to Amsterdam where she studied at the Gerrit Rietveld Academy of Art until 1994. Her works have been exhibited world-wide in more than 40 countries.In 2011, Irina Gabiani participated to the Venice Biennale. Recent personal exhibitions include: Théâtre Intérieur, Galerie PJ, Metz, France (2021); Game without rules, Gian Marco Casini Gallery, Livorno, Italy and Across the Universe, Raffaella De Chirico Arte Contemporanea, Turin, Italy (2019); The end is your choice, Nosbaum Reding Projects, Luxembourg (2018); Unrolling the human body, Bannanefabrik, Luxembourg (2017); Unrolling the Universe, Georgian National Museum, Tbilisi, Georgia (2016); Micro e macro cosmi, Galleria Giampiero Biasutti, Torino, Italy (2015). Her videos have been exhibited in many solo exhibitions (such as at the Georgian National Museum, the Rustaveli Theater, and the Pantomime Theater in Tbilisi – Georgia and the Conservatorio di Milano) and several video projects and festivals held at Museums and public Institutions, including Time is Love, Cologne Off, Video Dia Loghi, Festinova, Human Emotion Project, Artisterium etc.

Paola Gandolfi was born in Rome and studied in Bologna. In 1980s, she came back to Rome, where she still lives and works. The artist has exhibited in many exhibitions in Italy and abroad and she has presented her works at many film festivals in Italy and abroad; below is a selection of personal exhibitions and collective ones she took part in: (2018), Fuori Posto, MUSIA, Rome; (2018) Presentation of the video Macchina Madre, Studio Leander Kaiser, Vienna; (2018) Scorribanda. Sessanta anni dell’Attico di Fabio Sargentini, La Galleria Nazionale, Rome; (2017) Le storie del cinema d’artista –presentation of Macchina Madre, MAXXI, Rome; (2017) Illuminazioni, Galleria Alessandro Bagnai, Foiano del Chianti; (2017); Intime for temporal changes was presented at the Film Festival in Pesaro in the “short film” section; (2017) Paola Gandolfi, Galleria MITOBCN, Barcellona; (2017) Esplorazioni Ostinate, Galerie Elisabeth Michitisch,Wien; (2014) Presentation of La Recherche de ma mère - Festival del cinema di Pesaro “il mouse e la matita”; (2013) Immagine mutante – sperimental films – presentation of La Recherce de ma mère and Macchina Madre, MACRO Museum, Rome; (2012) Participation with Macchina Madre at Roma Europa Festival-DIGITAL LIFE, Macro Testaccio, Rome; (2010) Sindrome, Galleria Vigato, Alessandria; (2007) Paola Gandolfi, Museum of Bratislava, Bratislava, Slovacchia; (2007) Macchina Madre, Galleria Daniele Ugolini, Florence; (2006) presentation of the video La Recherce de ma mère, Casa delle Letterature Rome; (2007) Sinapsi, Galleria MITOBCN, Barcellona; in 2005 the artist was invited to the second Internation Biennal of Beijingand she was selected to take part to an exhibition dedicated to the Voiker W. Feierabend collection at MARTMuseum in Rovereto; (2003) Esercizi di equilibrio, Galleria La Vetrina di Elisabetta Giovagnoni; in 2003 with the video installation La recherche da ma mère, the artist took part to the 60th International Film Exhibition in Venice in “newterritories”section; (1999) Frammenti di Orestiade, Temple University, Rome; (1996) Paola Gandolfi, Monique Knowlton Gallery, New York, NY; in 1995 she had a solo show sectionat the Italian Pavilion of the Venice Biennal; (1989) Solitudine Riflessa, Galleria Ausoni, Rome; (1995) Solo show at Palazzo Brancaccio -Galleria Architettura Arte Moderna; (1985) Paola Gandolfi, Pio MontiGallery, Rome; (1983) Paola Gandolfi, Pio Monti Gallery, Rome; (1981) La Tartaruga Gallery, Rome.

Kaia Hugin was born in Oslo in 1975. She graduated with an MA in Fine Arts from the National Academy of the Arts in Bergen, Norway in 2011. She also has a background from contemporary dance and studies in Art History. Hugin has showed her work, among other places, at Whitechapel Gallery in London, UK, La Capella in Barcelona, ES, Frankfurter Kunstverein, DE, LOOP in Barcelona, ES, Hayward Gallery, UK, Gallery Luda in St. Petersburg, RU, Stiftelsen 3,14 in Bergen, NO, Sassari, Sardinia, IT and The Annual Autumn Exhibition in Oslo, NO. Solo exhibitions includes Muratcentoventidue Artecontemporanea in Bari, IT (2011), Oslo Fine Art Society, NO (2013), Vigeland Museum, NO (2015), Fotogalleriet Format in Malmö, SE (2016), Sandefjord Fine Art Society, NO (1017) and North Norwegian Art Centre, NO (2017).

Debora Vrizzi (1975, Cividale del Friuli) an Italian video artist and cinematographer. As a director of photography, Vrizzi brought her works to many international festivals, such as Cannes Festival, Venice Film Festival, Berlinale and TIFF. Her video artworks have been shown in personal and collective exhibitions such as: Videoart forum, AlbumArte, Rome, 2019; Fuori Norma, MACRO Asilo Museum, Rome 2018; Artist’s Film and video in Italy from The Sixties to Today, MAXXI Museum, Rome / Videoart Yearbook, Bologna 2017; Ibrida, Festival delle arti intermediali, Forli 2015; Maravee corpus, La Loggia Gallery, Capodistria, Slovenia; Mise en scène, with Wang Qing Song, OffiCina Gallery, Beijing, China 2009; Mise en Abyme, 3g Gallery, Udine; Pitti Immagine Award, for IT’s International talent support Photo # Seven, Trieste, 2008; 91° Collettiva giovani artisti, Bevilacqua la Masa Foundation, Venice, 2007.


My Mother, My Father an I 
Elisabetta Di Sopra, Irina Gabiani, Paola Gandolfi, Kaia Hugin, Debora Vrizzi

Muratcentoventidue-Artecontemporanea Via G. Murat 122/b – Bari

Inaugurazione
Sabato 23 ottobre, 2021, ore 19.00

Periodo
23 ottobre – 15 dicembre 2021

Orario di apertura
Lunedì, martedì e mercoledì solo su appuntamento Dal giovedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.30

Info
3348714094 – 392.5985840

venerdì 15 ottobre 2021

Irreale possibile, progetto del Collettivo DAMP


Spazio Y inaugura Irreale possibile, nuovo progetto del Collettivo DAMP, realizzato per il terzo episodio di /pos•tàc•cio/, format espositivo ideato in collaborazione con OFF1C1NA, studio condiviso e spazio di ricerca artistica nel quartiere Quadraro.

L’iniziativa fa parte del progetto OFF1C1NA EXTENDED e prevede l’utilizzo dello spazio esterno allo studio per realizzare installazioni site-specific, trasformandolo in una piattaforma generativa, dove stratificare tracce e segni di un fare temporaneo.

/pos•tàc•cio/, a cura di Spazio Y, muove dall’idea di trascendere la neutralità del white cube, sperimentando le possibili intersezioni tra l’intervento artistico e il rumore visivo proprio dello spazio, testando idee e progetti in fase di lavorazione, accogliendo l’interferenza, trasformando e risignificando, con un’azione progressiva di accumulo, aggiunta e spostamento, la configurazione formale del luogo.

Per /pos•tàc•cio/ #3 il Collettivo DAMP propone un intervento radicale che, astenendosi dall’azione diretta di trasformazione dello spazio, si pone quale processo di registrazione dell’ambiente circostante, coinvolgendo lo spettatore alla costruzione di un archivio mentale, composto da differenti configurazioni possibili del luogo e degli oggetti in esso contenuti.

Partendo dalla citazione lacaniana “il reale è impossibile”, che definisce come culmine statico ciò che ha già una natura definita, in opposizione all’energia potenziale delle entità in formazione, gli artisti ragionano sulla storia del luogo e sulla natura sospesa degli elementi in esso contenuti: “oggetti in disuso che trovano nuovo senso nella possibilità di divenire altro” .

Attraverso il processo dell’abbagliamento, il collettivo intende sfruttare il fenomeno fisico della permanenza dell’immagine sulla retina, per ricalcare questo atto di esistenza mancato, per creare visioni temporanee dell’ambiente che vanno a riscrivere continuamente il dato di fatto rendendolo irreale.

Collettivo DAMP
Il gruppo fondato nel 2017 da Alessandro Armento, Luisa de Donato, Viviana Marchiò, Adriano Ponte, si riunisce attorno ad alcuni nuclei tematici che spaziano dal concetto di attraversamento a quello di sospensione, dall’altrove all’autorialità, fino all’incontro tra singolo e molteplice. Il DAMP ha partecipato a diverse residenze artistiche e ha realizzato installazioni site-specific che partono da una visione poetico-scientifica della natura e dall’osservazione dei fenomeni naturali apparentemente incoerenti.

Spazio Y
Spazio Y è una realtà indipendente fondata nel 2014 con lo scopo di sviluppare mostre e ricerche in ambito contemporaneo, favorendo la sperimentazione e sostenendo lo scambio tra artisti, curatori e pubblico.

Organizzazione: /pos•tàc•cio/: Paolo Assenza, Ilaria Goglia, Germano Serafini.


OFF1C1NA EXTENDED

Organizzazione: Paolo Assenza, Fabrizio Cicero, Toni Franz, Ilaria Goglia, Katia Pugach, Germano Serafini.


/pos•tàc•cio/ #3 
Collettivo DAMP - Irreale possibile
a cura di Spazio Y

Opening 20 ottobre 2021 - ore 19.00/23.00
in mostra fino al 12 novembre, visitabile su prenotazione
OFF1C1NA - Via dei Juvenci 11 - Roma



giovedì 14 ottobre 2021

ARROTINO di Marco De Rosa


Dal 16 al 31 ottobre la Sala Santa Rita ospiterà Arrotino un’installazione di Marco De Rosa, a cura di Valentina Muzi.

È l’ottavo in ordine cronologico dei 12 progetti vincitori del “Bando di selezione Sala Santa Rita 2021”, promosso da ROMA Culture e affidato in gestione all’Azienda Speciale Palaexpo, nell’ambito della sua missione di “Polo dell’arte e della cultura contemporanea”. Un esperimento che restituisce la Sala Santa Rita alla Città e la trasforma in un osservatorio attraverso il quale avvicinarsi ad opere d’arte di natura diversa, tutte ideate in stretta relazione con il luogo che le ospita e autentiche espressioni della creatività contemporanea. 

L’Arrotino entra e si muove nello spazio. Lo abita per il tempo necessario, per poi fuggire senza lasciar traccia in quel luogo che un tempo era sacro e dedito all’ascolto. Il progetto inedito realizzato da Marco De Rosa per la Sala Santa Rita nasce con l’intento di lavorare e approfondire le potenzialità della sound art, giocando con un elemento “disturbante”. L’architettura riveste un ruolo fondamentale, non solo perché il suono vi alberga, ma anche perché il riverbero che si sviluppa grazie agli spazi dell’ex-Chiesa avvolge il pubblico, conducendolo all’interno di un percorso esperienziale fino al momento di rottura con l’arrivo di un arrotino in movimento. Con questo lavoro, l’artista intende creare un trait d’union tra i codici linguistici dell’arte contemporanea e la sfera popolare, dove l’elemento “banale” e disturbante non solo dinamizza l’immaginazione di chi lo ascolta, ma crea interrogativi su un leitmotiv tanto famigliare quanto sconosciuto che anima, ancora oggi, le vie dei quartieri della Capitale.

Contributo critico della curatrice Valentina Muzi
Può il banale essere un ponte per il reale?
Davanti a questa domanda ho ripensato a Jean Baudrillard e al suo – sempre attuale - La sparizione dell’Arte, in cui dichiara che “C’è un momento illuminante per l’arte che è quello della propria perdita. C’è un momento illuminante della simulazione, quello in qualche modo del sacrificio, in cui l’arte fa un tuffo nella banalità (Heidegger ha ben detto che il tuffo nella banalità era la seconda caduta dell’Uomo, quindi il suo destino moderno). Ma c’è un momento disilluminato in cui essa apprende a sopravvivere di questa stessa banalità – è un po’ come fallire il proprio suicidio. Riuscire il proprio suicidio è l’arte della sparizione, è saper dare a questa sparizione tutte le suggestioni dell’artificio (…)”. Parto dal termine ‘banale’ – inteso come ordinario e quotidiano, s’intende! – perché è proprio qui che si è tuffato l’artista Marco De Rosa per cogliere l’essenza del soggetto preso in esame nell’opera ideata per gli spazi di Sala Santa Rita. Ed è proprio su questo piano reale e consueto che l’artista trae ispirazione da sempre, scandagliando il contesto urbano nel quale si addentra. Qui, tutti i piccoli dettagli che costellano il nostro microcosmo sono evidenziati nel loro aspetto comune e vitale, capace di cambiare il punto di vista da cui siamo soliti osservare la realtà. Infatti, con l’opera Arrotino il focus si sposta dal soggetto in sé per sperimentare la duplice proprietà del suono e approfondire la ricerca dell’artista romano. Quest’ultimo amplifica la dimensione spaziale e la sua fruizione attraverso diversi espedienti, che si sono affinati con la pratica artistica. Per l’occasione, De Rosa sperimenta le potenzialità della sound art, studiando la sua intrinseca immaterialità e plasmando la sua concreta presenza all’interno dello spazio. Ed ecco allora che una serie di elementi come il metallico sapore delle saracinesche, il discontinuo abbaiare di un cane, come anche la vibrante accensione di un motore, si mixano e albergano nella sala, creando una finestra aperta verso una quotidianità tanto vicina ma vissuta ‘a distanza’. Lì, in quella linea sottile, l’elemento tanto banale quanto riconoscibile dell’arrotino non si pone come soggetto aulico, ma si trasforma in un elemento disturbante capace di disorientare un’ambientazione ordinaria a cui il pubblico – forse per la prima volta in assoluto – si trova ad ascoltare con un’attenzione del tutto interessata. Insomma, come in una ordinaria tarda mattinata, ‘l’arrotino senza volto’ si muove da un capo all’altro della sala, proprio come nelle strade Capitoline, giocando e accentuando la struttura circolare della ex-chiesa. Ma può un suono abitare semplicemente uno spazio, o può anche plasmarlo? Utilizzo questo termine perché mi riconduce ad una dimensione materica, capace di essere esperita attraverso un coinvolgimento fisico oltre che sensoriale. Ebbene, in questo caso, l’opera audio modella il perimetro della sala spingendosi oltre, in una dimensione profonda e senza confini, nella quale il pubblico si perde ogni volta che il segnale dell’arrotino si dissolve. Tra le pieghe di toni marcati, armonici e lievi, lo spettatore viene interrogato su quella realtà che pensa di abitare quotidianamente, ma che in verità continua a pulsare e a muoversi nonostante il disinteresse comune.
Valentina Muzi

Marco De Rosa nasce a Roma il 9 novembre 1991. Frequenta il corso di Scultura presso la Rufa – Rome University of Fine Arts – dove consegue la laurea di secondo livello nel 2015. Tra il 2012 e il 2015 collabora come assistente con vari artisti. Nel 2016 apre insieme ad altri colleghi coetanei lo Spazio In Situ, un artist-run space nel quartiere romano di Tor Bella Monaca dove attualmente lavora. La sua ricerca artistica verte su concetti quali lo spazio, la realtà e l’inutilità intesa come concetto statico di un mondo apparentemente perfetto ma privo di scopo. Lavora attraverso vari medium tra cui fotografia, pittura e istallazione creando opere che l’artista stesso definisce non-ready-made.


ARROTINO di Marco De Rosa
a cura di Valentina Muzi
Dal 16 Ottobre 2021 al 31 Ottobre 2021

Sala Santa Rita
Via Montanara - Roma

dal martedì alla domenica dalle 18 alle 21

COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito consentito esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi Covid19