Mounir Fatmi, Heavier than Words, 2020
Fino al 30 Luglio 2021, Officine dell’Immagine ospita nello spazio milanese la seconda personale di mounir fatmi (Tangeri, Marocco, 1970), autorevole voce dell’arte contemporanea internazionale. Curata da Silvia Cirelli, la mostra raccoglie una selezione delle opere più significative di questo grande interprete, omaggiandone la lunga e consolidata carriera.
Già molto noto a livello internazionale e sicuramente una delle figure di riferimento nell’odierno panorama artistico, mounir fatmi è tra i protagonisti dell’attuale mostra “Moroccan Trilogy” al Museo Nacional de Arte Moderno Reina Sofiadi Madrid, della collettiva “Memoria de la defensa” al Museo Es Baluarddi Palma, dell’esposizione "Icons" alla Boghossian Foundationdi Bruxelles, e "The Slipstream" al Brooklyn Museum; e sarà fra gli artisti della prossima Biennale di Casablancae della Biennale d’art contemporain Hybride di Lens.
Chiamato a esporre in prestigiosi Musei come il Centre Georges Pompidou, il Victoria & Albert Museum, il Mori Art Museum di Tokyo, o il MAXXI di Roma, i suoi lavori fanno inoltre parte di grandi collezioni pubbliche, fra le quali è doveroso ricordare quelle dello Stedelijk Museum, Amsterdam; il Louvre Abu Dhabi, la Fondation Louis Vuitton pour la création, Parigi; il Museum Kunstpalast di Düsseldorf; il Mathaf Arab Museum of Modern Art, Doha o il Brooklyn Museum di New York.
Da sempre testimone del complesso tessuto socio-culturale contemporaneo, fatmi si contraddistingue per una cifra stilista capace di relazionarsi con temi di grande attualità come l’identità, la multiculturalità, le ambiguità del linguaggio e l’importanza della comunicazione come termometro sociale dell’evoluzione umana. Confrontandosi con esperienze performative e partecipative, l’artista riporta la narrazione ai meccanismi comunicativi intesi come stratificazione culturale, traducendo la precarietà di un momento storico segnato dal senso di vulnerabilità e dallo sradicamento collettivo.
La mostra offre l’opportunità di uno sguardo ampio sulla poetica di mounir fatmi, esaltandone la grande abilità lessicale, esplorazione di linguaggi stilistici che variano dall’installazione alla scultura, dal disegno alla fotografia.
In opere come La Pietà del 2007 ed Everything Behind Medel 2018 è baricentrica la scelta del materiale utilizzato, lunghi e bianchi cavi di antenne, una modalità espressiva che l’artista sviluppa fin dal 1998. Notoriamente adoperati per la trasmissione di dati, quali essi siano immagini, parole o audio, i cavi simboleggiano per eccellenza l’emblema della connessione, della trasmissibilità fra persone e cose. Ed è per questa loro funzione di condivisione e diffusione che fatmi ne esalta le dinamiche comunicative. L’interesse per un oggetto di uso comune, che viene poi decontestualizzato, perdendo la propria funzionalità primaria per diventare messaggio artistico, ritorna con l’opera Already Deaddel 2021, dove la nota videocassetta VHS si trasforma in un’imponete installazione immersiva che obbliga lo spettatore allo smarrimento e al senso di disorientamento. Una percezione questa, che si recupera anche nel lavoro Oil,Oil,Oil,Oil Suspendeddel 2019, in cui l’artista s’interroga invece sul problema dell’insufficienza delle risorse energetiche e le conseguenti tensioni economiche che ne derivano.
Chiudono l’esposizione milanese, le opere Heavier than words(2020), Coma,Manifesto(2018) e Calligraphy of the Unknown(serie che prosegue dal 2014) in cui fatmi si concentra su un tema ricorrente nella sua parabola espressiva: il potere del linguaggio e la sua affascinante indecifrabilità. Esaltando il valore della comunicazione, come fondamentale esperienza collettiva, l’artista ne misura però i fallimenti, conducendo la narrazione all’equivoco, alle ambivalenze di una precarietà obbligata, di certo complessa e a volte contorta, ma pur sempre sintesi di un autentico paesaggio emozionale.
NOTE BIOGRAFICHE
mounir fatmi è nato a Tangeri (Marocco) nel 1970, attualmente vive e lavora fra Parigi e Tangeri.
Al suo attivo ha numerose partecipazioni sia in importanti Musei stranieri, come il Brooklyn Museum, il Victoria and Albert Museum, il Moscow Museum of Modern Art, il Centre Georges Pompidou, il Mori Art Museum di Tokyo, il Mathaf Arab Museum of Modern Art di Doha o il MAXXI di Roma; che in Festival e Biennali, come la Biennale di Venezia (nel 2007 e ancora nel 2017), la Biennale di Sharjah (2007), quella di Dakar (nel 2002 e ancora nel 2006), la Biennale di Bamako (2015 e 2017), di Lione (2009), la 5° Biennale di Gwangju (2004) o ancora la Shenzhen Architecture Biennale del 2018 o la 5° Triennale di Auckland del 2013.
I suoi lavori fanno inoltre parte di grandi collezioni pubbliche, fra le quali è doveroso ricordare quelle dello Stedelijk Museum, Amsterdam; il Louvre Abu Dhabi, la Fondation Louis Vuitton pour la création, Parigi; il Museum Kunstpalast di Düsseldorf; il Mathaf Arab Museum of Modern Art, Doha o il Brooklyn Museum di New York. fatmi ha inoltre ricevuto numerosi premi come il Silver Plane Prize Altai della Biennale di Mosca (2020) il Cairo Biennial Prize (2010), l’Uriöt Prize, Amsterdam e il Grand Prize Leopold Sedar Senghor della Biennale di Dakar nel 2006. Nel 2013 è stato poi selezionato per il Jameel Prize del Victoria & Albert Museum di Londra.
Milano, Officine dell’Immagine
mounir fatmi | The Age of Consequences
a cura di Silvia Cirelli
fino al 30 luglio 2021
Officine dell’immagine, via Carlo Vittadini 11 Milano
info: tel. +39 02 91638758 - www.officinedellimmagine.com-info@officinedellimmagine.com
Orari:martedì – sabato 11 – 19; lunedì e giorni festivi su appuntamento.
* In relazione all’emergenza Covid 19 vi ricordiamo che gli ingressi saranno contingentati, che è obbligatorio l’uso della mascherina protettiva e il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro.
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