lunedì 22 giugno 2020

OSARE PERDERE: rassegna 4° edizione Fourteen Artellaro



Il titolo e il concetto generale di questa rassegna (4° edizione di Fourteen Artellaro) sono precedenti agli avvenimenti recenti che hanno segnato la nostra società e il pianeta intero, rendendo ancora più evidenti disparità e incertezze che contraddistinguono questo momento.

In realtà non ci sono grandi novità da un punto di vista esistenziale e funzionale, in senso generale, ma è nella sfera personale che le evidenze diventano maggiori e vengono pagate anche a caro prezzo. La possibilità di non vedere viene meno, fuori da una dimensione di accelerazione e ripetizione del vivere. Il collasso del sistema è dichiarato con l’attacco al polmone, organo della respirazione, qualcosa che non conosciamo è venuto a dircelo, a rendere evidenti fragili certezze di un sistema globale che si arroga il diritto di un sapere iniquo. Accelerazione e ripetizione nel loro convulso spasmo, in una dimensione ansiosa, confondono le cose, svalutano il rapporto con la memoria, azzerano la dimensione e il tempo individuale privandolo della sua essenza, e come tale il contributo di ricchezza nel collettivo.

La trasmissione dei modelli adottati dal passato, come sistema e non come valore, attuata come un passaparola che perde il significato iniziale, non corrisponde al mondo di oggi. Tutto questo si amplifica ora, ancor di più, nella sottrazione dal molto superfluo, dove tutto succede ma niente accade, dove il molto materiale e immateriale è sostituito dalla necessità di un ripensamento su azioni e

È fermandosi che ci si ritrova al cospetto dell’infinito e in ginocchio all’immane relativo.

Le idee delle cose prendono un’altra via, diversa, molte si azzerano, le inclinazioni umane al determinismo, facile difesa, falso potere della forza attraverso l’abnegazione scientifica e tecnocratica, cadono ai nostri piedi. Il profondo può diventare stoica superficie percorribile, dove le cose sono solamente celate, oltre la cortina del facile positivismo, del buono, del cattivo, del marketing e del profitto.

Emerge la possibilità, il coraggio, di abbandonare tutto, qualsiasi appiglio o norma convenzionale, per un gran salto nel nonsense, nel negato, per interpretare le proprie emozioni al di là delle speranze per i lieti finali. L’esistenza può essere infinitamente più ricca e abbondante ampliandone la visione, anche nei suoi profondi dolori. Diventa possibile allora una forma di libertà e di liberazione, se non altro individuale, da codici stabiliti e ci si addentra oltre la cortina dell’usuale e della fissità, nella ricerca dell’incidente, dell’inatteso, con tutta l’incertezza che se ne assume per trasgredire i vincoli del significato, verso qualcosa di possibile, non nella ricerca del nuovo, ma piuttosto del nascosto, un movimento necessario per riconoscere se stessi, con autodeterminazione e col coraggio di restituirlo al mondo stesso.

Con cosa si ha a che fare quando si parla di processo artistico? “Mettere al mondo il mondo” diceva Boetti, “l’arte non fa che ricominciare” diceva Brancusi e a cui potremmo aggiungere semplicemente “mettere un piede dopo l’altro”.

Di fronte a una sterile visione che sostituisce la regola delle frontiere nazionali ai paletti del distanziamento personale e crea gabbie sempre più intricate, riflettere attraverso un cambio di paradigma perdendo momentaneamente il proprio equilibrio, e così un senso di apparente certezza, intendendo il senso comune delle cose come un concetto da scandagliare, ascoltando i mormorii del mondo e gli echi interiori, per ricercarne un senso attraverso di sé, è la possibilità di uscire da una triste rassegnazione in cui il cupo quotidiano attanaglia. La rivelazione dell’esistenza non la si trova nella regola, essa ha la necessità dello stupore che va oltre le distinzioni e i generi, infrange il carico semantico delle convenzioni (possiamo attribuire a queste tanto le regole che restringono il campo d’azione dell’inventiva quanto il senso del dominio che utilizza lo strumento del denaro e da cui deriva una sottomissione dell’esistenza). Questa è una declinazione trasversale del pensiero che sostiene il disappunto alla banalità, la dissidenza riguardo la norma e la regola. È l’atroce bellezza di essere liberi pensatori, di deviare da un’omologazione imperante tramite il dubbio e la constatazione di un continuo divenire, saper giocare con il sottile paradosso che è un bilico in equilibrio. Osare perdere vuole essere un punto di partenza riguardo a percorsi odierni totalizzanti e tendenti a privare l’individuo dei fondamentali principi di esistenza come libertà e processo di individuazione da cui scaturisce il libero arbitrio. Sappiamo bene, o forse dovremo ripeterci, che il mezzo è il mezzo e non più di questo, che l’atto artistico è fuoriuscita dagli schemi, dalle cornici, dai programmi; che lavora su incidente e difetto; che questo atto si riveli successivamente nell’oggetto, nella postproduzione o di un qualsiasi prodotto poco importa, ovvero, questo è il suo apparire di un processo già accaduto, il surrogato, il feticcio, l’emulazione e l’oggetto sociologico, forse nutrimento per l’anima attraverso ciò che resta. Il processo artistico è paradosso, è sempre in tensione a parlarci di cose di noi, su cose che si conoscono bene, fino a farcene dubitare. Evidenziare tutto questo fa si che si utilizzi la propria esperienza, la propria cultura, condizionamenti compresi, per metterli al servizio di questa trasfigurazione, osando, un piede dopo l’altro, con la tensione necessaria per poter seguire o deviare da un momento all’altro, ogni attimo, seguendo la propria intuizione, la propria intelligenza. L’arte allora trasfigura gli umori neri di una difficile adattabilità per restituirli come rivolta bianca, atto alchemico di trasformazione, per restituire un senso oltre il senso.

Il campo di indagine è aperto.


La rassegna avrà inizio il 27 giugno con l’esposizione di Mario Consiglio PerAsperaAdAstra

Artisti che esporranno nello spazio:
Mario Consiglio – Matteo Attruia – Silvia Giambrone – Sonia Andresano – Laura Cionci – Serena Fineschi - Fabrizio Cicero – Andrea Luporini – Luca Pancrazzi...

Organizzazione: Guido Ferrari, Gino D’Ugo, Iginio De Luca

OSARE PERDERE | Rassegna biennale 2020/2021
A cura di Gino D’Ugo 

Fourteen Artellaro
Osservatorio per l’arte contemporanea
Piazza Figoli 14, Tellaro di Lerici SP 
fourteenartellaro@gmail.com