a cura di Eugenia Delfini
Eduardo Secci Contemporary
Pietrasanta / Via P. Eugenio Barsanti, 1
Opening Sabato 30 Aprile h18.30
Exhibition Dates 30 April – 19 Giugno, 2016
Sabato 30 Aprile Eduardo Secci Contemporary riapre la sede di Pietrasanta inaugurando la prima mostra personale di Cristiano Focacci Menchini (1986, Viareggio) The Wind From Nowhere.
Dipingere non significa capire tutto quello che si vede ma è di certo un modo per scoprire ed esprimere ciò che del mondo ci meraviglia ancora. Non è infatti l’arte un modo per penetrare il mistero del mondo? Come in un racconto in cui il tempo e lo spazio si disvelano in dimensioni sensibili e universali, i paesaggi di Menchini si offrono a noi come luoghi dell’esistenza fatti di un tempo che non è dato a sapersi e privi di alcuna coordinata geografica. Sono microcosmi naturali, visioni ravvicinate di masse vegetali e frammenti di forme delle natura che abitano il nostro mondo o germogliano in altri universi.
Le geografie visive di Menchini, realizzate ad acrilico e acquerello su tela o a penna su carta, nascono dall’osservazione dello spazio esterno, della sua morfologia e vitalità connessa a quella umana. In questa ricerca volta a scandagliare il mondo di cui siamo parte, il paesaggio però non si dà a noi come “natura morta” né come luogo inerte nelle mani dell’uomo, ma come soggetto capace di influenzare psicologicamente la nostra percezione del mondo. Se pensiamo che il paesaggio è il luogo da cui proveniamo, e che su di esso è stata modellata la nostra mente, siamo anche noi natura, ovvero parte dell’insieme di tutte le cose e pertanto un tutt’uno con esso. È a partire da questi concetti che la pittura di Menchini, oscillando tra astrazione e figurazione, dispiega la percezione di quello che paesaggisticamente siamo. Come testimonianze del sogno di una realtà fatta di sole piante, le opere in mostra evocano diversi scenari. Alcune richiamano visioni cristallizzate di paesaggi apparentemente sconosciuti; altre narrano la scoperta di possibili incesti tra natura e residui urbani da cui nascono inaspettate conformazioni simboliche; altre ancora, attraverso studi sempre più dettagliati dei tessuti vegetali, esplorano suggestioni percepite generando paesaggi grafici e astratti.
Sono diversi i riferimenti bibliografici che hanno ispirato questo ciclo di opere, ma senz’altro il richiamo più diretto in questo senso è l’esperienza personale di Cristiano, la sua vita trascorsa nel cuore della Versilia e il suo profondo attaccamento per il paesaggio come luogo dell’esperire nuovi punti di vista, del pensare e del percorrere come forma di scoperta. Ogni lavoro è frutto di un approccio gestuale ben calibrato. Non si tratta di aggiungere altre dimensioni alle due della tela, ma semplicemente di posare la propria percezione sul supporto e aspettare che questa germogli ed evochi immagini primordiali. Quando Menchini comincia a dipingere, inizia a muoversi su più riferimenti dislocati sulla tela per poi procedere attraverso una serie di applicazioni per strati di colore e giustapposizioni di piani dettati dai tempi di asciugatura. La visione è sempre quella frontale e mentre con la pittura ad acrilico e acquarello riesce a giocare di più con le campiture di colore e con i pieni ed i vuoti, che alludono ad una profondità spaziale che si dirama e va oltre; la penna stilografica o a biro su carta gli permette di effettuare studi più analitici dell’elemento naturale che si fa grafico e accurato. Questo modo di procedere è finalizzato alla creazione di luoghi sempre più introspettivi, umidi e metafisici in cui ora e ovunque sono congiunti per sempre, e grovigli spontanei di rampicanti e fiori non ancora sbocciati abitano incondizionati. Un ecosistema quello immaginato da Menchini in cui gli organismi naturali rilasciano e ricevono energia per sopravvivere in totale autonomia, liberi di esistere nel rispetto del proprio equilibro e delle loro risorse.
La ricerca di Menchini ha dunque per soggetto il reale e ciò che di esso ci è invisibile: il paesaggio e le sue rappresentazioni sono per l’autore un tempo per conoscerlo meglio e tentare di aprire un nuovo punto di contatto con esso, e la pittura è il tramite attraverso cui accade tutto questo, un ulteriore punto di vista attraverso cui scorgere inaspetatte vedute.
Cristiano Focacci Menchini (1986) nato a Viareggio, vive e lavora tra Pietrasanta e Venezia.
Dopo aver conseguito il Diploma in Progettazione e Restauro di Opere Lapidee presso l’Istituto d’Arte Felice Palma di Massa, ha ottenuto il Diploma di Laurea in Arti e Discipline dello Spettacolo con indirizzo Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2013 co-fonda il collettivo How We Dwell con cui è assegnatario di uno studio d’artista presso la Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia. Nel 2015 è artista in residenza presso Viafarini DOCVA a Milano e lo stesso anno è stato selezionato da Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato per partecipare al progetto TU35-Geografie dell’arte emergente in Toscana.
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The Wind From Nowhere
Cristiano Focacci Menchini
Curated by Eugenia Delfini
Eduardo Secci Contemporary
Pietrasanta / Via P. Eugenio Barsanti, 1
Opening
Saturday April 30th, 6PM
Exhibition Dates
April 30 – June 19, 2016
Eduardo Secci Gallery is delighted to announce The Wind From Nowhere, the solo debut of Cristiano Menchini (1986, Viareggio).
To paint does not mean to understand everything that one sees, but it is without doubt a means of discovering and expressing that which still fascinates us in the world. Is art not in fact a way of penetrating the mystery of the world? As in a story in which time and space unveil themselves in perceptible and universal directions, Menchini's landscapes offer themselves to us as places of existence emerging from an unknown time and devoid of any geographical coordinate. They are natural microcosms, close-up visions of masses of vegetation and fragments of forms of nature which inhabit our world or germinate in other universes.
Menchini's visual geographies, realized in acrylic and watercolor on canvas or pen on paper, are born from the observation of external space, from its morphology and vitality as they relate to that of humanity. In this research, aimed at sounding out the world of which we are a part, landscape presents itself neither as “still life” nor as an inert place in the hands of man, but as a subject capable of psychologically influencing our perception of the world. If we think that landscape is the place which we come from, and that our mentality has been modeled upon it, then we are also nature, or rather part of the whole of all things and therefore one with it. It is starting from these concepts that Menchini's painting, oscillating between abstraction and representation, unveils the perception of our existence as landscape.
As testimonies to the dream of a reality consisting solely of plants, the works exhibited evoke a variety of scenes. A few recall crystallized visions of apparently unknown landscapes; others narrate the discovery of possible cases of incest between nature and urban residues from which unexpected symbolic structures are born; others still, through ever more detailed studies of vegetable fabrics, explore perceived impressions and generate graphical and abstract landscapes.
There are several bibliographical references that have inspired this cycle of works, but without doubt the most direct is Cristiano's personal experience, his time passed in the heart of Versilia and his deep attachment to the landscape as a place to experiment with new points of view, a place of thinking and traveling as a form of discovery .
Each work is the fruit of a well-calibrated gestural approach. This does not involve adding other dimensions to the two that the canvas comprises, but simply placing one's own perception to the side and waiting for it to germinate and evoke primordial images. When Menchini starts to paint, he begins by elaborating discontinuous elements on the canvas, then proceeding to apply a series of of layers of colors and juxtapositions of strata dictated by the time required for them to dry. The vision is always frontal, and while he is able to play more with the fields of colors and positive and negative spaces when painting with acrylic and watercolor, alluding to a spatial depth that branches out and goes beyond; the fountain or ball-point pen on paper allows him to effect more analytic studies of the natural element, which becomes graphic and accurate.
This way of proceeding is finalized by the creation of ever more introspective, damp and metaphysical places in which “now” and “everywhere” are forever joined, where spontaneous groves of vines and not yet blooming flowers live unconditioned: an ecosystem such as the one imagined by the author, in which the natural organisms release and receive energy, surviving in total autonomy, free to exist with respect to their own equilibrium and resources.
Menchini's practice therefore takes as its subject the real, and the elements of it which are invisible to us: landscape and its representations are for him a time to get to know it better and to attempt to open up a new point of contact with it, and painting is the means through which all of this takes place, an alternative perspective through which to glimpse unexpected vistas.
Cristiano Focacci Menchini (1986) born in Viareggio, lives between Pietrasanta and Venice.
After holding a Diploma in Design and Restoration of Art at Felice Palma Art Institute of Massa Carrara, he graduated with a BA of Painting and Visual Art at the Fine Art Academy of Venice. In 2013 he co-founded the collective How We Dwell with which he attended a residency program at the Fondazione Bevilacqua la Masa in Venice. In 2015 he was selected by Viafarini DOCVA in Milan as artist in residence, and his work has been exhibited at the Luigi Pecci Center of Contemporary Art in Prato in the group show TU35 Officina Giovani Prato.
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