martedì 22 settembre 2015

ALESSANDRO MORODER. Domenica



artista: ALESSANDRO MORODER
titolo esibizione: DOMENICA
sede: Galleria Acappella
via: via Cappella Vecchia n 8
opening reception: 24 Settembre ore 19,00
24 Sett. - 25 Ottobre 2015

In Domenica, Alessandro Moroder esamina i luoghi in cui si generano e si manifestano espressioni di virilità e mascolinità tipiche della cultura del calcio Europeo. Nella teoria di Debord, lo stadio esercita un controllo sulle masse attraverso ramificazioni psicosociali dello spettacolo inteso come mediatore culturale.
Pertanto nella sua analisi rientrano: l'ostentazione del gioco, le imprecazioni urlanti, il battere dei pugni al petto, il fanatismo febbrile e tutti quei fenomeni che fanno parte della cosiddetta terrace culture (cultura degli spalti) come definita da Bill Buford.
Moroder interviene direttamente sulle tele con torce e fumogeni ardenti cercando di riattivare la routine dell'essere spettatore. I suoi lavori sono performances realizzate nella loro fisicità. Le tele, trattate con il gesso e la cera, vengono laboriosamente arroventate trasformando le superfici in membrane sensibili; ciascun segno, bruciatura e foratura indicano il procedimento utilizzato per dipingere. Rappresentano, quindi, la documentazione del gesto artistico e la ricontestualizzazione dello spettacolo dal quale gli attori e le azioni del calcio vengono rimossi. Sebbene queste forme siano rese del tutto astratte conservano tuttavia la loro origine e il loro esplicito riferimento nella subcultura europea; la serie funziona, infatti, come uno strumento per raccogliere impressioni, testimonianze e momenti del gioco.
Come nei rituali pre partita che alcuni atleti compiono, Moroder ha osservato la stessa devozione verso il procedimento di realizzazione di queste opere. Dopo anni di studio, ha sviluppato una propria tecnica nell'uso della torcia che gli permette di sfruttare la modalità additiva dei suoi effetti, piuttosto che l'abrasione fisica dei materiali. I bagliori dei fumogeni spesso illegali, rappresentano qui il tifo sfrenato, strumento di addizione piuttosto che di sottrazione. Il controllo del fuoco, della cenere e la cera versata richiede immediatezza nei movimenti e ripropone la vulnerabilità del corpo (l'artista, la tela, o la folla) alle conseguenze della violenza: ustioni, bruciature, incenerimenti.
In Domenica, Moroder rende la fiamma non solo strumento di distruzione, ma anche produttore di sublime bellezza. Le coreografie pirotecniche che avvengono durante le partite, giocate solitamente di domenica, sono realizzate dai bagliori dei fumogeni, dalle nuvole di fumo collegate ai diversi colori dei clubs che riempiono le gradinate dello stadio in una rappresentazione di spettacolo e intimidazione. I dipinti agiscono come rappresentazione non figurativa del corpo, autonomo e anonimo, nonché dell'idea di squadra come senso di appartenenza. Lo stadio e le tele sono scelte qui come i luoghi-teatri in cui si inscenano la fedeltà, il potere e la frustrazione.
Moroder ricava queste serie di lavori dalle pratiche e dalle attitudini nate negli stadi esplorando le possibilità di tradurre archetipi specifici e rituali locali in dipinti dell'azione, del caso e della memoria.

Alessandro Moroder (1989) vive e lavora a Los Angeles, CA

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In Domenica, Alessandro Moroder examines the systems in which notions of masculinity are constituted and demonstrated as seen in European football culture. In Dubordian form, the stadium exercises control through the pycho-social ramifications of the spectacle as cultural mediator.
Recapitulating the pageantry of the game, the expletive yelling, chest beating, and feverish fanaticism, or as Bill Buford refers to as, “terrace culture”; he directly applies a burning safety flare onto the canvas, reenacting routines of spectatorship. His works are performances in their physicality as the once pristine gessoed canvases are laboriously scorched asserting their surfaces as a vulnerable membrane; each mark, burn, and hole indexes the painting in process. These paintings act as documentation of the artistic gesture and a recontextualization of the spectacle in that the situations that the materials, actions, and bodies exist in football are removed. Though these forms are abstracted, the pieces retain their grounding in European subculture; the series operates as a vehicle for impressions, evidence, and monuments of the game.
Similar to the pre-game rituals that some of the athletes abide by, he has honored the same observance and practice in the making of these works. After years of trial, he has developed a conceptual and practical method of using the lit flare additively, rather then physically abrading the material. The often smuggled-in flares act as a signifier of unbridled fandom, but is also a tool application rather than subtraction. Controlling fire, ash, and spilled wax requires immediacy and reiterates the body (the artist,
canvas, or crowd) as vulnerable to the consequences of violence: burns, singes, or incineration.
In Domenica, Italian for Sunday, Moroder explores flares as not only instruments of destruction, but also producers of sublime beauty and collectivity. The pyrotechnic choreography during matches in Europe, usually played on Sundays, emitted from safety flare and smoke bombs combine into clouds of club colors, filling the tiers of the stadium in a show of spectacle and intimidation. The paintings act as a non-figurative representation of the body, autonomy, and anonymity, as well as the idea of ones’ team as a sense of belonging. He positions the stadium and his canvases as sites of performance of loyalty, power, and personal frustration.
Moroder derives the series from the practices and attitudes born from the stadium and explores the possibilities of translating these specific archetypes and formal vernacular into paintings of action, chance, and memory.


pubblica:
amalia di Lanno
art promoter - blogger