CENTO FOTO. CENTO STORIE.
Mostra Fotografica tratta dalla
collezione Piero Pastorello
a cura di Fabrizio Capsoni
ART LOFT MILANO
Viale Puglie 23, Milano
dal 10 al 30 maggio 2014
Inaugurazione: sabato 10 maggio 2014 h.10/20 (tutto il giorno)
Spazio espositivo:
ART LOFT MILANO
Viale Puglie 23, Milano
tel. +39 328 9564967
mail: art-loft@italiameravigliosa.org
web: www.facebook.com/Art.Loft.Milano
Titolo dell'evento: “CENTO FOTO. CENTO STORIE” Mostra fotografica tratta dalla collezione Piero Pastorello a cura di Fabrizio Capsoni
Data di vernissage: sabato 10 maggio 2014 h.10/20 (tutto il giorno)
Data di chiusura: 30 maggio 2014
Abstract di presentazione:
Le “foto di famiglia” sono oggetti comuni, come quelle che abbiamo tutti in casa nostra, o dai genitori, o dai nonni, e ne sono state scattate milioni. Grazie alla raccolta privata di Piero Pastorello, un collezionista che ne ha accumulate ad oggi oltre quindicimila, Fabrizio Capsoni ha organizzato e curato questa esposizione di una selezione di foto d’epoca di persone che ci mostra facce, espressioni, situazioni insolite. Mercatino dopo mercatino, in mezzo alle bancarelle del mondo, nella bolgia delle scatole polverose passano davanti centinaia, migliaia di fotografie. Quanti scatti anonimi, quanta pellicola sprecata! Click, ecco però una luce. L’occhio individua una forma, un particolare, un guizzo di originalità. Il tratto dell’eleganza, un gesto nobile, una simpatia, o una immagine abilmente costruita. Entrerà nella collezione. I soggetti sono in gran parte persone normali, ma non mancano Re, Regine e Principi, Presidenti ed Attori, Campioni, Condottieri e illustri Militari. - Mostra fotografica inserita nel programma di PHOTOFESTIVAL 2014 (pag.27 del catalogo)
Orari di apertura:
Mercoledi/Venerdi dalle 15:00 alle 19:00 o su appuntamento
Biglietto: ingresso libero
Orario del vernisage: h10.00-20.00
Catalogo: no, disponibile il Poster
Patrocini: Associazione Italia Meravigliosa
Ufficio Stampa: Capsoni
ufficiostampa@capsoni.it
+39 328 9564967
Curatori: Fabrizio Capsoni
Autori: vari
Genere: arte contemporanea, fotografia
TESTO DI PRESENTAZIONE/CRITICO:
Dice il collezionista:
Probabilmente mentre state leggendo queste righe avete in tasca, o nella borsa, un telefonino dotato di telecamera. Forse uno smartphone, capace di scattare immagini ad alta risoluzione e realizzare effetti speciali. Siete in grado di vedere subito il frutto della vostra capacità di riprodurre la realtà e addirittura, via internet, di condividerne immediatamente l’emozione con chiunque nel mondo. Siete fortunati, se pensate che fino all’ultima decade del Ventesimo Secolo -e per almeno i precedenti centocinquant’anni- “fare fotografia” è stato qualcosa di tecnicamente molto diverso.
Un giorno di quindici anni fa, per caso, mi sono accorto che mi piacevano le foto d’epoca delle persone. Ho cominciato a collezionarle, e oggi ne ho circa quindicimila. Formato standard cartolina, grandi o piccole anche come un francobollo. Ben conservate, quasi perfette, o consunte dal tempo, svanite. Principalmente in bianco e nero, qualcuna più recente a colori. Sono oggetti comuni, le “foto di famiglia”, come quelle che abbiamo tutti in casa, o che comunque abbiamo visto dai genitori o dai nonni se siamo nati attorno agli anni ‘80. Pezzetti di carta, ricordi di gioventù o di un qualsiasi momento piacevole, tanto da meritare, appunto, una foto. Per me non conta l’epoca bensì le facce dei soggetti. Espressioni, occhi, lineamenti. Labbra e sguardi. E situazioni. Gioia, serenità, intensità. Compunzione, malizia, dolore. Sorpresa, amore, scherzo. La foto come oggetto personale, intimo, memoria di un istante, ritratto del tempo vissuto. Raccolgo questi frammenti di esistenza, ma in realtà colleziono storie ed emozioni, forse in qualche caso lo specchio di un segreto importante e indecifrabile di tutta una vita.
Collezionista sfegatato, mercatino dopo mercatino, in mezzo alle bancarelle, nella bolgia delle scatole polverose mi passano davanti centinaia, migliaia di fotografie. Quanti scatti anonimi, quanta pellicola sprecata! Click, ecco però una luce. L’occhio individua una forma, un particolare, un guizzo di originalità. Il tratto dell’eleganza, un gesto nobile, una simpatia, o una immagine abilmente costruita. Entrerà nella collezione. La foto più diffusa in assoluto? Quella a Venezia con i colombi in Piazza San Marco. Quella più antica che ho trovato? Un tedesco datato 1855. La più grande? Un formato A3 orizzontale, degli anni ’30, con una festa di emigrati triestini, ritratti a New York in un salone di ciò che era probabilmente il circolo italiano. La più bella? Giudizio troppo soggettivo, ciò non si potrà mai stabilire, Ma quel baffuto domatore di leoni -leone incluso, più due grossi cani- è senz’altro un tipo originale.
Non ho letto testi tecnici o manuali di fotografia, e non conosco i grandi dello scatto se non per qualche nome illustre che ogni tanto compare sulle riviste. Raccolgo solo le immagini. Archivio gli scatti per semplicità in macro categorie -donne, uomini, coppie, gruppi, bambini, militari– ma seleziono anche alcune tematiche particolari: tiro a segno del Luna Park, gente che legge, suonatori di fisarmonica, mestieri scomparsi, gente che fotografa, e vari altri. Raccolgo anche alcuni elementi di contorno come bustine portafoto e gadget delle industrie della fotografia. I soggetti sono quasi tutti gente normale, anche perché le foto dei grandi personaggi costano. Ma nella mia collezione non mancano Re, Regine e Principi, Presidenti ed Attori, Campioni e Condottieri. La maggior parte di costoro non esiste più. Un amico ironicamente mi ha detto: “Tu raccogli le foto dei morti!”. Gli voglio bene, come negare che sia così? Eppure sento questa “caccia” mi piace. Io non vedo la morte, al contrario scelgo una immagine per la sua positività, armonia o bellezza. Mi emoziona la scoperta di un piccolo tesoro perso dentro un mucchio di banalità, microscopica tessera di quel gigantesco mosaico che è la vita. Abbiamo perso il piano di quell’opera, ma una piccola scintilla ancora ci illumina, ci parla, ci sorride.
“Spesso in questi giorni ho guardato le fotografie di Ernstel (1), riflettendo sulla fotografia, che non può mai competere con un quadro, nel campo del quale l’arte regna e dove idee e consapevolezza sono dominanti. Però alle fotografie appartiene un’altra, più oscura qualità: esse sono propriamente ombre. Riproducono qualcosa della sostanza dell’uomo, delle sue irradiazioni; ne sono una copia. In questo senso vi è tra fotografia e scrittura un intimo legame. Quando vogliamo ricordare, sfogliamo lettere e fotografie. Ottima allora è la compagnia del vino”.
Ernst Jünger, 24 gennaio 1945, tratto da “Irradiazioni”, 1995, Parma, Ugo Guanda Editore, pag 498.
(1) Ernstel Jünger, figlio di Ernst, morto in combattimento in Italia nel novembre 1944.
Quando sfoglio gli album di queste foto, osservando le tante facce oramai amiche, chiedo loro che mi raccontino ancora una volta una bella storia.
ricevo e pubblico:
amalia di Lanno
Mostra Fotografica tratta dalla
collezione Piero Pastorello
a cura di Fabrizio Capsoni
ART LOFT MILANO
Viale Puglie 23, Milano
dal 10 al 30 maggio 2014
Inaugurazione: sabato 10 maggio 2014 h.10/20 (tutto il giorno)
Spazio espositivo:
ART LOFT MILANO
Viale Puglie 23, Milano
tel. +39 328 9564967
mail: art-loft@italiameravigliosa.org
web: www.facebook.com/Art.Loft.Milano
Titolo dell'evento: “CENTO FOTO. CENTO STORIE” Mostra fotografica tratta dalla collezione Piero Pastorello a cura di Fabrizio Capsoni
Data di vernissage: sabato 10 maggio 2014 h.10/20 (tutto il giorno)
Data di chiusura: 30 maggio 2014
Abstract di presentazione:
Le “foto di famiglia” sono oggetti comuni, come quelle che abbiamo tutti in casa nostra, o dai genitori, o dai nonni, e ne sono state scattate milioni. Grazie alla raccolta privata di Piero Pastorello, un collezionista che ne ha accumulate ad oggi oltre quindicimila, Fabrizio Capsoni ha organizzato e curato questa esposizione di una selezione di foto d’epoca di persone che ci mostra facce, espressioni, situazioni insolite. Mercatino dopo mercatino, in mezzo alle bancarelle del mondo, nella bolgia delle scatole polverose passano davanti centinaia, migliaia di fotografie. Quanti scatti anonimi, quanta pellicola sprecata! Click, ecco però una luce. L’occhio individua una forma, un particolare, un guizzo di originalità. Il tratto dell’eleganza, un gesto nobile, una simpatia, o una immagine abilmente costruita. Entrerà nella collezione. I soggetti sono in gran parte persone normali, ma non mancano Re, Regine e Principi, Presidenti ed Attori, Campioni, Condottieri e illustri Militari. - Mostra fotografica inserita nel programma di PHOTOFESTIVAL 2014 (pag.27 del catalogo)
Orari di apertura:
Mercoledi/Venerdi dalle 15:00 alle 19:00 o su appuntamento
Biglietto: ingresso libero
Orario del vernisage: h10.00-20.00
Catalogo: no, disponibile il Poster
Patrocini: Associazione Italia Meravigliosa
Ufficio Stampa: Capsoni
ufficiostampa@capsoni.it
+39 328 9564967
Curatori: Fabrizio Capsoni
Autori: vari
Genere: arte contemporanea, fotografia
TESTO DI PRESENTAZIONE/CRITICO:
Dice il collezionista:
Probabilmente mentre state leggendo queste righe avete in tasca, o nella borsa, un telefonino dotato di telecamera. Forse uno smartphone, capace di scattare immagini ad alta risoluzione e realizzare effetti speciali. Siete in grado di vedere subito il frutto della vostra capacità di riprodurre la realtà e addirittura, via internet, di condividerne immediatamente l’emozione con chiunque nel mondo. Siete fortunati, se pensate che fino all’ultima decade del Ventesimo Secolo -e per almeno i precedenti centocinquant’anni- “fare fotografia” è stato qualcosa di tecnicamente molto diverso.
Un giorno di quindici anni fa, per caso, mi sono accorto che mi piacevano le foto d’epoca delle persone. Ho cominciato a collezionarle, e oggi ne ho circa quindicimila. Formato standard cartolina, grandi o piccole anche come un francobollo. Ben conservate, quasi perfette, o consunte dal tempo, svanite. Principalmente in bianco e nero, qualcuna più recente a colori. Sono oggetti comuni, le “foto di famiglia”, come quelle che abbiamo tutti in casa, o che comunque abbiamo visto dai genitori o dai nonni se siamo nati attorno agli anni ‘80. Pezzetti di carta, ricordi di gioventù o di un qualsiasi momento piacevole, tanto da meritare, appunto, una foto. Per me non conta l’epoca bensì le facce dei soggetti. Espressioni, occhi, lineamenti. Labbra e sguardi. E situazioni. Gioia, serenità, intensità. Compunzione, malizia, dolore. Sorpresa, amore, scherzo. La foto come oggetto personale, intimo, memoria di un istante, ritratto del tempo vissuto. Raccolgo questi frammenti di esistenza, ma in realtà colleziono storie ed emozioni, forse in qualche caso lo specchio di un segreto importante e indecifrabile di tutta una vita.
Collezionista sfegatato, mercatino dopo mercatino, in mezzo alle bancarelle, nella bolgia delle scatole polverose mi passano davanti centinaia, migliaia di fotografie. Quanti scatti anonimi, quanta pellicola sprecata! Click, ecco però una luce. L’occhio individua una forma, un particolare, un guizzo di originalità. Il tratto dell’eleganza, un gesto nobile, una simpatia, o una immagine abilmente costruita. Entrerà nella collezione. La foto più diffusa in assoluto? Quella a Venezia con i colombi in Piazza San Marco. Quella più antica che ho trovato? Un tedesco datato 1855. La più grande? Un formato A3 orizzontale, degli anni ’30, con una festa di emigrati triestini, ritratti a New York in un salone di ciò che era probabilmente il circolo italiano. La più bella? Giudizio troppo soggettivo, ciò non si potrà mai stabilire, Ma quel baffuto domatore di leoni -leone incluso, più due grossi cani- è senz’altro un tipo originale.
Non ho letto testi tecnici o manuali di fotografia, e non conosco i grandi dello scatto se non per qualche nome illustre che ogni tanto compare sulle riviste. Raccolgo solo le immagini. Archivio gli scatti per semplicità in macro categorie -donne, uomini, coppie, gruppi, bambini, militari– ma seleziono anche alcune tematiche particolari: tiro a segno del Luna Park, gente che legge, suonatori di fisarmonica, mestieri scomparsi, gente che fotografa, e vari altri. Raccolgo anche alcuni elementi di contorno come bustine portafoto e gadget delle industrie della fotografia. I soggetti sono quasi tutti gente normale, anche perché le foto dei grandi personaggi costano. Ma nella mia collezione non mancano Re, Regine e Principi, Presidenti ed Attori, Campioni e Condottieri. La maggior parte di costoro non esiste più. Un amico ironicamente mi ha detto: “Tu raccogli le foto dei morti!”. Gli voglio bene, come negare che sia così? Eppure sento questa “caccia” mi piace. Io non vedo la morte, al contrario scelgo una immagine per la sua positività, armonia o bellezza. Mi emoziona la scoperta di un piccolo tesoro perso dentro un mucchio di banalità, microscopica tessera di quel gigantesco mosaico che è la vita. Abbiamo perso il piano di quell’opera, ma una piccola scintilla ancora ci illumina, ci parla, ci sorride.
“Spesso in questi giorni ho guardato le fotografie di Ernstel (1), riflettendo sulla fotografia, che non può mai competere con un quadro, nel campo del quale l’arte regna e dove idee e consapevolezza sono dominanti. Però alle fotografie appartiene un’altra, più oscura qualità: esse sono propriamente ombre. Riproducono qualcosa della sostanza dell’uomo, delle sue irradiazioni; ne sono una copia. In questo senso vi è tra fotografia e scrittura un intimo legame. Quando vogliamo ricordare, sfogliamo lettere e fotografie. Ottima allora è la compagnia del vino”.
Ernst Jünger, 24 gennaio 1945, tratto da “Irradiazioni”, 1995, Parma, Ugo Guanda Editore, pag 498.
(1) Ernstel Jünger, figlio di Ernst, morto in combattimento in Italia nel novembre 1944.
Quando sfoglio gli album di queste foto, osservando le tante facce oramai amiche, chiedo loro che mi raccontino ancora una volta una bella storia.
ricevo e pubblico:
amalia di Lanno