Gianfranco Chiavacci, Ricerche fotografiche, rotazioni nello spazio, stampa vintage ai sali d’argento, 1971
DALL’8 DICEMBRE 2013 AL 9 FEBBRAIO 2014
PISTOIA CELEBRA
GIANFRANCO CHIAVACCI
CON UN’ANTOLOGICA SULLA SUA RICERCA FOTOGRAFICA
a cura di Valerio Dehò
In Palazzo Fabroni, 155 tra vintage fotografici in bianco e nero e a
colori, opere d’arte concettuali e optical, e “sculture fotografiche”,
Inaugurazione: sabato 7 dicembre 2013, ore 18.00
A Pistoia, dall’8 dicembre 2013 al 9 febbraio 2014, una mostra dal
titolo Fotografia totale approfondirà l’opera di Gianfranco Chiavacci
(Pistoia, 1936-2011) un maestro della sperimentazione, un ricercatore
sfrenato che per cinquant’anni ha lavorato sui codici iconografici e sui
temi concettuali dietro l’approccio scientifico, concentrando i
maggiori sforzi tra fotografia e pittura.
L’antologica, curata da Valerio Dehò con il patrocinio del Comune di
Pistoia e della Regione Toscana, presenta in Palazzo Fabroni (via di S.
Andrea 18) un percorso che raccoglie 155 tra vintage fotografici in
bianco e nero e a colori, opere d’arte concettuali e optical, e
“sculture fotografiche”, dove verrà evidenziata l’originalità del
pensiero di Chiavacci che trae origine dalla sua originaria vocazione
astratta e dal suo concetto binario della forma e dello spazio.
Quando negli anni Settanta Gianfranco Chiavacci si accosta alla
sperimentazione attorno alla tecnologia, con un uso non convenzionale
della macchina fotografica, riflette una sensibilità condivisa da un
grande settore del mondo dell’arte internazionale. La sua attenzione al
sistema numerico binario, che l’artista esercita in successive
declinazioni, e con diversi medium, a partire dal decennio precedente,
esprime il bisogno di sintetizzare un rapporto inevitabile con la
“macchina”, tanto nella struttura fisica quanto negli apparati teorici.
Chiavacci elabora in modo autonomo questa tensione (in parte anche
autobiografica, legata com’è alla sua professione di programmatore che
lo poneva quotidianamente a contatto con l’elettronica) tra l’artista e
la presenza ineludibile della tecnologia.
Come ricorda il curatore Valerio Dehò nel suo testo in catalogo: “La
fotografia di Chiavacci vuole essere totale non piatta e banale, ma
rivela da un lato tutta la sua fisicità di chimica e fisica che
interagiscono con la luce dal bianco del non esposto al nero del
completamente esposto. Inoltre può anche diventare astratta, in quanto
non più legata all’emotività, al ricordo, al fermare le sensazioni
fuggenti, uscendo così dal naturale scandendo “un percorso per ritrovare
l’artificiale creazione ed espansione dell’esperienza fisica.”
L’opera, ogni opera d’arte, si afferma come deviazione rispetto a un
sistema di regole. Ed è esattamente quanto avviene nelle fotografie di
Chiavacci, nel momento in cui la luminosità, il colore, gli effetti del
movimento vengono resi secondo una possibilità compresa dallo strumento
(questo è il metodo) ma non prevista dalle sue regole (ed ecco il
linguaggio).
Gli oggetti astratti che compaiono nelle stampe fotografiche contengono
un carattere bidimensionale che va oltre la loro natura fisica. Siamo
negli anni Settanta e Chiavacci intravede nella semplice azione di
fotoimpressione della pellicola futuri accessi alla tridimensionalità
digitale. Così, la ricerca quasi cinquantennale di Chiavacci intorno
alla “grammatica binaria” (un percorso articolato, ricchissimo di
variazioni e deroghe da se stesso) diventa più chiara e più efficace
visivamente proprio nella fase in cui si discosta dalla rappresentazione
in codice.
Parlando di se stesso, Chiavacci ricordava come “mi venne spontaneo
pensare a un lavoro nel quale fosse possibile ottenere il massimo delle
modificazioni con una grammatica o sintassi rigide, precalcolate, e
quindi di creare, al posto del bit elettronico, il bit spaziale”.
“Fotografia totale” fornisce una sintesi di una ricerca durata cinquanta
anni e testimonia di un rigore, affatto formale, che sorprende al pari
della sua straordinaria capacità di sperimentare soluzioni e percorsi
nuovi, usando numerosi materiali e altrettante tecniche espressive.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Damiani.
Cenni biografici
Gianfranco Chiavacci nasce il 1 dicembre 1936 e muore il 1 settembre 2011 a Pistoia, città dove ha sempre lavorato e abitato.
Interessato all’arte storica fin da ragazzo, nei primissimi anni
Cinquanta inizia a dipingere, prima da semplice autodidatta osservando
le opere del passato e poi, seguendo le mostre e sempre più l’ambiente
artistico toscano, traendo ispirazione da quelle di arte contemporanea.
Le sue prime opere pittoriche sono della metà degli anni Cinquanta e
mostrano un interesse per il clima informale di quegli anni e per la
lezione dell’astrattismo internazionale che conosce tramite cataloghi e
riviste. Si avvicina alle esperienze di Arte Visuale e Cinetica con i
cui esponenti viene in contatto a Firenze, in particolare nella Galleria
Numero di Fiamma Vigo, vivace luogo di dibattito sui problemi della
ricerca artistica. Nel 1964-65, inizia un rapporto di amicizia e di
collaborazione sul piano teorico con il conterraneo artista Fernando
Melani che durerà fino alla morte di questi nel 1985.
Nel 1962, per motivi di lavoro, inizia a frequentare i corsi IBM per
programmatore e questo lo introduce al pensiero scientifico di cui si
trova riscontro nei primi tentativi di mutuare il linguaggio informatico
in pittura. L'impiego del linguaggio binario, sugli allora mastodontici
elaboratori elettronici, e lo studio della sua logica trova
applicazione già nei primi lavori del 1963. L’assunzione della
binarietà, definita dall’artista stesso “come logica a due stati e come
tecnica-processo strumentale per creare e indagare sperimentalmente il
mondo formale attinente alla bidimensionalità” diviene nucleo fondante
della sua ricerca teorica e operativa fino agli ultimi lavori del 2007
quando dichiara di essere giunto a uno stato conclusivo. L’artista non
usa mai la macchina informatica per la produzione delle opere ma la
logica binaria a essa inerente come processo logico-esecutivo; quindi il
suo interesse non è per la tecnica ma per il pensiero che la sostiene.
La vasta produzione artistica è spesso accompagnata da testi teorici
presentati autonomamente o in occasione di esposizioni personali.
Particolarmente interessante è la ricerca iniziata nei primissimi anni
Settanta che riguarda la fotografia che pratica da sempre e di cui
conosce i principali esponenti e sperimentatori storici delle
avanguardie e del dopoguerra. Anche in questo caso Chiavacci è
interessato alla logica del mezzo, al processo esecutivo della nascita
dell’immagine fotografica, alla possibilità di intervenire sugli aspetti
linguistici e alle capacità di astrazione dell’immagine. Questa
ricerca, che durerà con costanza fino a metà degli anni Ottanta, si
svolge parallelamente a quella pittorica; seppur più sperimentale, al
pari di questa giunge a risultati qualitativamente molto alti e
interessanti dal punto di vista innovativo. Attuata sia con mezzi
semplici che con tecniche e materiali sofisticati offre risultati
inediti in campo italiano, in quegli anni ancora pioneristici per questa
disciplina. La produzione fotografica di Gianfranco Chiavacci abbraccia
non solo riflessioni concettuali sulla processualità fotografica ma
ricerche sul movimento dell’oggetto nello spazio, sulla dimensionalità,
sul colore e sulla definizione di tempo: tutto questo in sintonia con le
speculazioni del migliore pensiero di quegli anni. Nel 1977 nel testo
Fare fotografia rende pubblica la teorizzazione e i risultati del suo
lavoro.
Nel 2007 in una vasta mostra antologica a Pistoia per la prima volta
vengono posti a confronto i due percorsi, quello pittorico e quello
fotografico.
Pistoia, novembre 2013
GIANFRANCO CHIAVACCI
Fotografia totale
8 dicembre 2013 – 9 febbraio 2014
Pistoia, Palazzo Fabroni - Arti visive contemporanee (via Sant'Andrea 18)
Orari: dal giovedì alla domenica, il 23, 24, 31 dicembre e il 6 gennaio, ore 10.00/13.00 - 15.00/18.00.
25 dicembre e 1° gennaio 2014: 16.00/19.00.
23 gennaio 2014: apertura prolungata fino alle ore 24.00
Biglietti: intero € 3.50; ridotto € 2.00
Catalogo Damiani
INFO
tel. 0573 371817
fax 0573 371382
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amalia di Lanno