"So messed up
I want you here
In my room
I want you here
Now we're gonna be
Face-to-face
And I'll lay right down
In my favorite place
And now I wanna
Be your dog
Now I wanna
Be your dog
Now I wanna
Be your dog
Well c'mon"
(The Stooges, I Wanna Be Your Dog, 1969)
Da compagno fedele dell’eroe ad accessorio della bellezza femminile, il cane ha visto mutare la propria iconografia in maniera radicale: talvolta immagine di lealtà, talaltra piacevole ornamento, ha recentemente fortificato lo stereotipo della donna di mondo, appariscente, risoluta e di belle speranze.
A questa particolare traslazione di figure e significati è dedicata la mostra personale di Cornelia Badelita, che, in due tele gemelle di grande formato e in una preziosa serie di disegni a punta d’argento, ripercorre la storia di un mito che è al contempo antico e moderno, mostrandone le molte ambiguità e i continui slittamenti di senso. L’artista unisce, perciò, alla consapevole indagine estetica sulla forma corporea del cane, un interessamento più ampio al tema, che le consente di far risuonare, in ironici confronti, capolavori dell’arte passata e leziose immagini da rotocalco.
È sulla base di queste premesse che la celeberrima Deposizione del Pontormo si trasfigura in un’inquietante visione shakespeariana, nella quale il sinuoso corpo di Cristo raggiunge il proprio equilibrio tra le reni incurvate di una belva e l’affettuosa compostezza di un cagnolino. Il cortocircuito di sensi generato dalla tela, causticamente intitolata High fidelity, prevede che il simbolo della fede sia accostato all’icona della fedeltà, e che il trattamento aggressivo e stereotipato del gesto pittorico/timbrico risuoni in maniera decisa e significante.
Per questa ragione all’opera How much is your dog, in cui un nudo femminile da Rubens si adagia con disinvoltura sul dorso agile di un levriero, non possiamo fare a meno di accompagnare un’adeguata colonna sonora, scegliendo tra la dolce voce di Patti Page che ripete con insistenza How much is the doggie in the window e la sobria melodia di I wanna be your dog degli Stooges.
Eleganti citazioni da Cornelis Anthonisz e Vittore Carpaccio completano un nucleo di opere che si pone con coerenza nel solco della produzione di Badelita, mostrando, ancora una volta, quanto la storia dell’arte necessiti di uno sguardo irriverente e critico per continuare a cogliere gli aspetti pungenti del quotidiano.
CORNELIA BADELITA è nata a Radauti (Romania) nel 1982. Diplomata in Grafica all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ha esposto i suoi lavori in mostre personali presso Fusion Art Gallery di Torino (2008) e Kolima Contemporary Culture di Milano (2012) e in esposizioni collettive in spazi pubblici e privati, tra i quali Fondazione 107, MAO – Museo d’Arte Orientale, Spazio Sansovino di Torino, Reggia di Venaria, Castello di Rivara – Centro d’Arte Contemporanea e alla 54 Biennale di Venezia (Padiglione Accademie, Tese di San Cristoforo).
QUANDO: 9 maggio – 8 giugno 2013
DOVE: franzpaludetto_torino - via stampatori 9
INFO: torino@franzpaludetto.com
I want you here
In my room
I want you here
Now we're gonna be
Face-to-face
And I'll lay right down
In my favorite place
And now I wanna
Be your dog
Now I wanna
Be your dog
Now I wanna
Be your dog
Well c'mon"
(The Stooges, I Wanna Be Your Dog, 1969)
Da compagno fedele dell’eroe ad accessorio della bellezza femminile, il cane ha visto mutare la propria iconografia in maniera radicale: talvolta immagine di lealtà, talaltra piacevole ornamento, ha recentemente fortificato lo stereotipo della donna di mondo, appariscente, risoluta e di belle speranze.
A questa particolare traslazione di figure e significati è dedicata la mostra personale di Cornelia Badelita, che, in due tele gemelle di grande formato e in una preziosa serie di disegni a punta d’argento, ripercorre la storia di un mito che è al contempo antico e moderno, mostrandone le molte ambiguità e i continui slittamenti di senso. L’artista unisce, perciò, alla consapevole indagine estetica sulla forma corporea del cane, un interessamento più ampio al tema, che le consente di far risuonare, in ironici confronti, capolavori dell’arte passata e leziose immagini da rotocalco.
È sulla base di queste premesse che la celeberrima Deposizione del Pontormo si trasfigura in un’inquietante visione shakespeariana, nella quale il sinuoso corpo di Cristo raggiunge il proprio equilibrio tra le reni incurvate di una belva e l’affettuosa compostezza di un cagnolino. Il cortocircuito di sensi generato dalla tela, causticamente intitolata High fidelity, prevede che il simbolo della fede sia accostato all’icona della fedeltà, e che il trattamento aggressivo e stereotipato del gesto pittorico/timbrico risuoni in maniera decisa e significante.
Per questa ragione all’opera How much is your dog, in cui un nudo femminile da Rubens si adagia con disinvoltura sul dorso agile di un levriero, non possiamo fare a meno di accompagnare un’adeguata colonna sonora, scegliendo tra la dolce voce di Patti Page che ripete con insistenza How much is the doggie in the window e la sobria melodia di I wanna be your dog degli Stooges.
Eleganti citazioni da Cornelis Anthonisz e Vittore Carpaccio completano un nucleo di opere che si pone con coerenza nel solco della produzione di Badelita, mostrando, ancora una volta, quanto la storia dell’arte necessiti di uno sguardo irriverente e critico per continuare a cogliere gli aspetti pungenti del quotidiano.
CORNELIA BADELITA è nata a Radauti (Romania) nel 1982. Diplomata in Grafica all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ha esposto i suoi lavori in mostre personali presso Fusion Art Gallery di Torino (2008) e Kolima Contemporary Culture di Milano (2012) e in esposizioni collettive in spazi pubblici e privati, tra i quali Fondazione 107, MAO – Museo d’Arte Orientale, Spazio Sansovino di Torino, Reggia di Venaria, Castello di Rivara – Centro d’Arte Contemporanea e alla 54 Biennale di Venezia (Padiglione Accademie, Tese di San Cristoforo).
QUANDO: 9 maggio – 8 giugno 2013
DOVE: franzpaludetto_torino - via stampatori 9
INFO: torino@franzpaludetto.com
Segnala:
Amalia di Lanno