La Costantini Art Gallery presenta la personale dell’artista Nicolò Quirico.
L’artista rinnova la tradizionale ricerca della fotografia paesaggistica; la stampa fotografica è realizzata direttamente sopra un collage di vecchie pagine di libri che conferiscono all’immagine un sapore quasi fané, inoltre, avvicinandosi all’opera, si coglie meglio la texture creata dai caratteri tipografici e dalla sovrapposizione delle pagine.
L’utilizzo di tecniche diverse, è in stretta connessione con l’aspetto progettuale e concettuale dell’artista.
L’architettura e la letteratura sono da sempre tra gli elementi fondanti della storia, ed è proprio questa “complicità”, tra parole e immagini, che caratterizza le opere di quest’ultimo ciclo.
I testi selezionati, sotto le immagini, rappresentano la voce e i pensieri di chi ha vissuto e di chi vive i palazzi, infatti, sono traccia tangibile di un determinato vissuto storico che sull’opera crea un mormorio diffuso e generico della città.
E’ come se l’artista intendesse eseguire un aggiornamento delle icone architettoniche: edifici del passato ed edifici contemporanei, centro città e periferia come simboli e metafore degli aspetti sociali, culturali ed economici.
“(…) Ogni edificio è vita che si è scritta e si sta scrivendo; ogni pagina di libro è un mattone che costruisce un edificio della nostra cultura. (…)”
tratto da Le città visibili di Giacomo Ambrosi
L’artista rinnova la tradizionale ricerca della fotografia paesaggistica; la stampa fotografica è realizzata direttamente sopra un collage di vecchie pagine di libri che conferiscono all’immagine un sapore quasi fané, inoltre, avvicinandosi all’opera, si coglie meglio la texture creata dai caratteri tipografici e dalla sovrapposizione delle pagine.
L’utilizzo di tecniche diverse, è in stretta connessione con l’aspetto progettuale e concettuale dell’artista.
L’architettura e la letteratura sono da sempre tra gli elementi fondanti della storia, ed è proprio questa “complicità”, tra parole e immagini, che caratterizza le opere di quest’ultimo ciclo.
I testi selezionati, sotto le immagini, rappresentano la voce e i pensieri di chi ha vissuto e di chi vive i palazzi, infatti, sono traccia tangibile di un determinato vissuto storico che sull’opera crea un mormorio diffuso e generico della città.
E’ come se l’artista intendesse eseguire un aggiornamento delle icone architettoniche: edifici del passato ed edifici contemporanei, centro città e periferia come simboli e metafore degli aspetti sociali, culturali ed economici.
“(…) Ogni edificio è vita che si è scritta e si sta scrivendo; ogni pagina di libro è un mattone che costruisce un edificio della nostra cultura. (…)”
tratto da Le città visibili di Giacomo Ambrosi
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Amalia di Lanno