LA
SCULTURA IN TERRACOTTA NELLE SUE SVARIATE DECLINAZIONI. ospiti il LICEO
ARTISTICO FEDERICO II corato e RA belleArti terlizzi, organizzata dalla
FIDAPA sezione di molfetta e curata Vanna la Martire. installazioni
dell gruppo ARTIFIGURATIVE, della sezione CERAMICA, del maestro Paolo
Desario. Paolo de Santoli e Luana Lamparelli presentano un'opera a 4
mani FACCIAdaTRAPPOLA,ESCA in collaborazione con la galleria
RAbelleArti.
FACCIA DA CERAMICA.
Tutte le declinazioni della terracotta
Opere di: gruppo ArtiFigurative “CECITA’” e sezione Ceramica
“VASIdiVISI” e “VISIPIATTI” del Liceo Artistico “Federico II” Corato;
Paolo Desario “MARINAI”;
Paolo De Santoli e Luana Lamparelli “FACCIAdaTRAPPOLA, ESCA”
Molfetta, Sala dei Templari, 1-15 Maggio 2013
Vernice mercoledì 1° maggio, ore 19.00, nell’ambito del “maggio
molfettese”, a cura della sezione FIDAPA di Molfetta, coordinamento
Vanna La Martire
FACCIA DA CERAMICA
Ma quanti erano? Ma quanti siamo? O passato o presente, tutta gente di Federico!
Gente che sfila nei suoi cortei d’ingresso trionfale, gente che
s’infila per vederne il passaggio, gente che gira tra le sue Terre,
gente che ancora mira la sua mole possente.
Ma, allora, l’imperatore
domina ancora? Certo che sì, certo che no. Lui non c’è; la sua presenza
la si respira, la si vede, la si tocca nell’eredità che ha lasciato.
Dove? Proprio qui, da noi, in Puglia. Terra del dialogo, striscia
lanciata tra i mari, la Puglia è stata porto e trampolino di diffusione
della cultura mediterranea, ospitando nel suo territorio importanti
testimonianze storico-artistiche che rispecchiano il felice connubio tra
più stili e linguaggi fusi in singolari espressioni artistiche.
Un
viaggio lungo le coste e zone interne pugliesi, alla ricerca di
contaminazioni e somiglianze tra le arti dei popoli bagnati d’azzurro,
conferma l’intenso scambio culturale e commerciale che avveniva nella
nostra Terra, oltre a far comprendere il complesso quadro storico del
territorio caratterizzato da continue conquiste e predomini “stranieri”.
Federico II implementa all’ennesima potenza questa peculiarità
pugliese. Lui che visse nella Sicilia normanna della convivenza, quasi
pacifica, di comunità diverse per religione, lingua e cultura:
Musulmani, Cristiani, Greci, Ebrei. Lui che, cresciuto in una corte
multietnica, ha promosso una società multietnica dando dispense anche ad
arabi ed ebrei. Lui che ci ha meravigliati viaggiando per il Regno con
una corte itinerante e un numeroso seguito, tra intellettuali,
funzionari e servi, tra cui molti mori; ovunque andasse, preferiva
montare lussuose tende, con più padiglioni, fabbricate all’Orientale che
risiedere in castelli; si spostava con un corteo di animali esotici,
praticamente un “caravanserraglio”, mostrando ai suoi sudditi “cose mai
viste”, magnificenza e lusso. Lui che, promotore delle scienze e di
diverse espressioni artistiche come poesia, danza, musica, pittura,
architettura, richiamava genti da tutto il mediterraneo. Lui che per la
costruzione delle sue residenze voleva le migliori maestranze, orientali
e occidentali, del periodo. Lui che presso di sé riuniva intellettuali
d’ogni genere, esperti di medicina, filosofia, zoologia, astrologia,
matematica, fisica e amava conversare su materie diverse. Lui, di cui
oggi diremmo il facebook della situazione, la coca-cola globalizzante:
Federico, il grande comunicatore.
Insomma, lui ha impastato i nostri
geni meridionali con quelli d’altre etnie. Ha sostenuto la circolazione
di gente d’ogni origine nelle nostre terre e, quindi, ha generato nuovi
uomini. Non c’è bisogno di spostarsi con la macchina del tempo ai tempi
svevi. Basta guardare chi ci è accanto, oggi. I visi della gente
d’allora sono ancora tra noi. I visi di chi è fuori, al lavoro, al
mercato, a scuola, in chiesa… mostrano inconsapevoli secoli di
assorbimento di un nuovo pigmento della pelle, di un diverso taglio
d’occhio, di una rinnovata chioma, di un variegato colore di capelli, di
un differente setto nasale e labbro. Ovunque, vi trovi somiglianze. E i
riscontri non sono infondati. Sono le opere d’arte federiciane a
stabilire le uguaglianze tra i visi ritratti e i volti della gente
pugliese: occhi e ricci nero scuro dei mori, pelle bianca e trecce
bionde dei vichinghi, occhi chiari e testa rossa dei tedeschi e non solo
… E questo è il bello! Gente di Federico: eravamo noi, siamo ancora
noi. Qui ancora nella sua terra prediletta. Popolo meridionale, per se,
in verità lasciato ancora nella sua “questione meridionale”.
Ecco
che, allora, il viso parla ed ha da dire moltissimo. Una visione a
trecentosessanta gradi fa stendere sul viso un vocabolario completo di
cambiamenti e visioni. I visi della gente di Federico diventano i visi
della gente del mondo. Sperimentando e Giocando sul volto, la ricerca va
al teatro greco, agli stendardi medievali, ai tatuaggi identitari, ai
divi attuali, alle figure animate e infantili e a tanto altro ancora.
Anche le tecniche cambiano purché si parli del viso, sia esso scomposto o
assemblato, zoomorfo o fitomorfo, mitologico o plebeo, angelo o demone.
L’anamorfosi storica generatrice della progenie meridionale è
raccontata attraverso un’anamorfosi disegnata. E la materia che più si
adatta a plasmare un viso è l’argilla. Materia duttile che va
modificandosi al modificarsi dei tratti del volto parlando molto di più
di una biografia scritta. E’ un elemento che gioca con i quattro
elementi naturali. E’ Terra che traduce i moti dell’animo. E’ Acqua da
cui emergono i lati caratteriali e morali. E’ Aria che asciugandosi
lascia evidenti le linee del tempo. E’ Fuoco che brucia e fissa l’icona
di un viso. Quanto ha da dire una Faccia da Ceramica, se gli elementi
della natura passano per la mano del suo creatore. E’ un gioco fatto a
scuola di creatività dove s’imparano i segreti delle forze della natura
per fermare un’immagine, un volto, un’impressione, un’espressione.
L’argilla diventa la materia eletta per sviluppare concetti di diversa
natura. Ed il gioco, allora, diventa degli opposti, alternando oggetti
statuari a manufatti minuti ma cesellatissimi, busti plastici a facce
bidimensionali, visi a tutto tondo a visi piatti. Giocare con l’argilla,
allora, è spostarsi dal macro al micro, dal grande al piccolo, dal
liscio al cesellato. Faccia da Ceramica esprime le declinazioni della
creatività abbinate al viso, sfruttando le risorse propositive ed
energetiche di giovani artisti delle sezioni Ceramica e ArtiFigurative
del Liceo Artistico “Federico II” di Corato e l’esperienza comunicativa e
creativa dei maestri della scuderia Ra belleArti di Terlizzi.
CECITA’ . PROGETTO DI ARTENOMADE DEL GRUPPO ARTIFIGURATIVE
“Volti che assumono espressioni diverse a seconda dell’angolazione da
cui si guardano. Aspetti deformi, occhi che trasmettono paura,
compassione, rabbia, sconforto. Sono le teste in terracotta ispirate al
tema della decapitazione, quale topos figurativo… Ognuno sceglie la
prospettiva migliore per ammirare questo spettacolo.” L’installazione,
nella visione d’insieme, rievoca l’assenza quasi fosse CECITA’. “Nella
società moderna siamo un po’ ciechi, ma il vero problema è che non si
riesce a prendere coscienza. Ci sono ciechi che vedono e ciechi che,
pur vedendo, non vedono.”
TRA “VASIdiVISI” e “VISIPIATTI”
La
sezione Ceramica va in mostra ed esalta l’oggetto comune reinventandolo
per diventare oggetto di design artistico. La terra lavorata, cotta,
disegnata, decorata con smalti e ossidi, accoglie segni curiosi.
Impronte che, dal grottesco all’etnico, dal geometrico al naturale,
dallo storico all’etnografico, dagli egizi agli arabi, si ripetono e
danno forma a immagini complesse e articolate. Dai piatti emergono, di
forza, “facce” desiderose di parlare e farsi vanto delle vesti circolari
di cui si adornano. Dai vasi, “facce” di colore umanizzano espressioni
accattivanti e ammiccanti. VisiPiatti e VasiDivisi richiamano il
visitatore per farne seguire il processo creativo. Sono le impronte di
chi le ha forgiate e decorate. Giovani mani degli allievi sotto la guida
esperta del maestro Tommaso Giancaspero. Affascinanti patine sommano il
processo concettuale e il processo non codificato che solo il fuoco può
stabilire.
MARINAI
Sculture in terracotta dove il mare è
assoluto protagonista. Esempi della teoria degli opposti. E’ il mare che
leviga i sassi ed è il mare che segna i volti di chi lo cavalca. Così,
come il sasso è modificato e plasmato dalla forza di un elemento
naturale, il volto viene trasformato e solcato dalle forze della natura.
Acqua, sole, sale, vento modellano la roccia grezza e scalfiscono i
tratti tipici dell’uomo di mare. Un’interazione degli opposti tra la
purezza liscia del sasso e le profonde rughe chiaroscurali degli uomini,
passando dalle mani del maestro Paolo Desario.
FACCIAdaTRAPPOLA, ESCA
Atmosfera sensoriale. Installazione multidisciplinare a quattro mani,
dove Paolo De Santoli e Luana Lamparelli giocano sul filo sottile della
sintassi. Verbo o sostantivo? Decide chi guarda. E’ un’opera aperta,
dove il visitatore è chiamato a costruirsi un proprio percorso fin dalla
“situazione ingannevole” del titolo. L’ospite, chiedendosi dov’è la
trappola e da dove uscire, viene catturato dal suo stesso inconscio.
Ognuno per conto proprio. Ciò che pensa rimane intrappolato anch’esso.
E’ un opera “giostra” che giostra anche con le parole, voci e pensieri
suggeriti. Giochi linguistici. L’ospite, ascoltando, immagina i
possibili gesti e pensieri delle facce intrappolate e, finalmente, esce
dal vortice e fa emergere la propria visione. E crede di aver aperto un
varco nella trappola.
Porzia Volpe
Segnala:
Amalia di Lanno