Dal 28 novembre 2012 al 22 marzo 2013, lo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano ospita una personale di Alighiero Boetti
(Torino, 1940 – Roma, 1994), uno dei maestri italiani più importanti
del Novecento, il cui lavoro ha influenzato, più di qualsiasi altro,
quello di artisti più giovani che hanno iniziato a operare tra la fine
degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta e che è stato recentemente
celebrato da un’importante retrospettiva tenuta al Reina Sofia di
Madrid, alla Tate Modern di Londra e al MoMA di New York.
L’esposizione presenta 36 opere realizzate negli ultimi trent’anni di attività, nelle quali il tratto, il disegno e il colore sono diventati la materia essenziale della sua ricerca e che spaziano tra una pluralità di tecniche e di materiali che vanno dai disegni ai ricami, dai collage alle matite su carta, ai grandi acquarelli del Cielo, dai lavori postali alle biro, agli arazzi che rappresentano la sua icona più riconoscibile.
L’esposizione presenta 36 opere realizzate negli ultimi trent’anni di attività, nelle quali il tratto, il disegno e il colore sono diventati la materia essenziale della sua ricerca e che spaziano tra una pluralità di tecniche e di materiali che vanno dai disegni ai ricami, dai collage alle matite su carta, ai grandi acquarelli del Cielo, dai lavori postali alle biro, agli arazzi che rappresentano la sua icona più riconoscibile.
Personaggio versatile, in grado di sviluppare una poetica singolare e
molto attuale. Boetti ha saputo cogliere la complessità del mondo
contemporaneo, superando anche le barriere di un universo culturale che
oggi sembra chiuso da confini insormontabili, come quelli
dell’Afghanistan, dove Boetti ha vissuto e realizzato molti dei suoi
lavori.
L’ecletticità dell’artista è evidente dall’appellativo col quale era solito firmare le sue creazioni, Alighiero e Boetti
– da cui il titolo della mostra – che anticipava, a distanza di anni,
il dibattito tra identità e alterità. “Alighiero – affermava lo stesso
Boetti – è la parte più infantile, più estrema, che domina le cose
familiari, Alighiero è il modo in cui mi chiamano e mi nominano le
persone che conosco, Boetti è astratto, appunto, perché il cognome
rientra nella categoria, mentre il nome è unico il cognome è già una
categoria, una classifica. Questa è una cosa che riguarda tutti. Il nome
dà certe sensazioni di familiarità, di conoscenza, di intimità. Boetti,
per il solo fatto di essere un cognome, è un’astrazione, è già un
concetto”.
Il percorso espositivo comprende alcune opere storiche come la tela col disegno mimetico del 1967, o i Lavori postali degli anni Settanta,
una serie di buste affrancate e timbrate messe le une accanto alle
altre, o ancora quelle realizzate a biro con la quale creava una
complessa e fitta texture, ovvero “un sistema di trasposizione delle
parole in immagini, con la segreta speranza che un giorno troverò quella
che disegnerà se stessa”.
Il piatto forte della mostra è rappresentato dagli arazzi degli anni
Ottanta, che Boetti faceva realizzare in Afghanistan, ricchi di colori e
di frasi che sceglieva personalmente, per poi farle ricamare. “Scrivere
con la sinistra – era solito affermare – è disegnare. Le mie scritture
sono tutte fatte con la sinistra, una mano che non sa scrivere, mostrano
quindi anche una punta di sofferenza fisica, ma scrivere è un gran
piacere. Ci sono parole che uccidono, parole che fanno un male tremendo,
parole come sassi, parole leggerissime, parole reali come in numeri. Ma
se vuoi veramente qualcosa mettilo per iscritto”.
ALIGHIERO BOETTI (Torino 1940 – Roma 1994)
Alighiero Boetti, uno degli artisti più influenti del secondo
dopoguerra, continua ad essere di estrema attualità. I temi toccati,
infatti, – i confini e il loro superamento, la complessità, l’ordine ed
il disordine, la mescolanza di linguaggi e culture – sono riflessioni
attuali sulle quali la società moderna continua a dibattersi. Boetti
affronta questi temi senza mai riferirsi ad un movimenti specifico. Dal
punto di vista artistico Boetti esordisce nella seconda metà degli anni
Sessanta con una personale alla Galleria Christian Stein di Torino nel
1967 dove presenta delle sculture costruite per accostamenti elementari
di materiali industriali. Autodidatta, dopo aver abbandonato gli studi
di Economia, si interessa alla cultura orientale e a diverse discipline,
quali la filosofia e l’alchimia. Attraverso il lavoro sui concetti di
serialità e ripetitività pone in discussione il ruolo tradizionale
dell’artista sviluppando il problema del doppio: con il lavoro Gemelli
dal 1968, l’artista presenta un fotomontaggio di due ritratti di se
stesso apparentemente identici che si tengono per mano (pare che l’unica
differenza tra i due fosse uno shampoo intercorso tra i due scatti)
Queste riflessioni lo spingeranno, tra la fine del 1972 e il 1973, a
firmarsi Alighiero e Boetti. Dal 1971 al 1980 è ossessionato dalla
serialità e dall’ordine e disordine delle cose, vuole codificare tutto:
fiumi, bandiere, segni. Nel 1971 iniziano i suoi viaggi periodici in
Afghanistan che inaugurano il ciclo dei ricami coloratissimi realizzati
da donne afgane. Il lavoro sul tema del doppio corrisponde alla
realizzazione di opere che coinvolgono la collettività e riguardano il
linguaggio e la comunicabilità: tra il 1972 e il 1973 realizza il ciclo
lavori a biro. Agli anni Settanta appartengono anche le riproduzioni a
matita delle copertine dei periodici di informazione, Immagine e
somiglianza.
Negli anni Novanta realizza alcuni arazzi di grandi dimensioni
denominati Tutto dove appaiono in silhouette un grande numero di
immagini che ne ricoprono interamente la superficie. Del 1993 è un’opera
collettiva che coinvolge le Accademie d’Arte francesi: Alternando da
uno a cento e viceversa, poi ricamato da donne afgane. Allo stesso anno
appartiene l’opera considerata di commiato, un autoritratto in bronzo
nell’atto di raffreddarsi innaffiandosi la testa.
ALIGHIERO E BOETTI
Milano, Studio Giangaleazzo Visconti (Corso Monforte, 23)
28 novembre 2012 – 22 marzo 2013
Orari: da lunedì a venerdì 11:00 – 19:00
Milano, Studio Giangaleazzo Visconti (Corso Monforte, 23)
28 novembre 2012 – 22 marzo 2013
Orari: da lunedì a venerdì 11:00 – 19:00
Ingresso libero
Consulta il sito
Fonte: www.tafter.it
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Amalia Di Lanno