Le opere di
Mann sono composte da fotografie rielaborate, per cui le immagini vengono
parzialmente modificate o cancellate attraverso un processo tecnico creato
dall'artista. La mostra ha luogo congiuntamente nelle gallerie Monica De
Cardenas di Milano e Luce Gallery di Torino. Nella Project Room sono esposti
alcuni nuovi dipinti di Carrubba.
comunicato
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Siamo felici
di annunciare le mostre di Curtis Mann che avranno luogo congiuntamente nelle
gallerie Monica De Cardenas di Milano e Luce Gallery di Torino. Le opere del
giovane artista americano, emerso all'attenzione internazionale durante la
Whitney Biennial del 2010 curato da Francesco Bonami, sono composte da
fotografie rielaborate, per cui le immagini vengono parzialmente modificate o
cancellate attraverso un processo tecnico creato dall'artista, che dimostra la
malleabilità delle immagini usate, a volte provenienti dal web e spesso tratte
da situazioni attuali storicamente interessanti. E' un' incessante ricerca del
significato imprevisto ma sotteso alla fotografia stessa, con il risultato
finale di un'oscillazione continua tra fotografia e pittura.
In studio Curtis Mann ricopre alcune parti delle immagini scelte con una vernice protettiva trasparente, prima di spruzzare degli acidi che modificano i colori, talvolta fino a cancellarli quasi completamente. L'immagine fotografica originale viene così trasformata, alcune parti restano visibili mentre altre scompaiono, sovrapposte da una materia quasi pittorica. Dopo l' intervento la carta fotografica risulta densa e materica, alcune parti dell'immagine vengono esaltate, mentre altre sono parzialmente oscurate, o scompaiono del tutto, ma - contrariamente alla manipolazione digitale - il processo fisico che porta a questo risultato rimane sempre visibile.
In alcune opere più recenti alla rielaborazione della superficie fotografica l'artista ha aggiunto la manipolazione della carta, introducendo l'uso di strappi e intagli, ottenendo un effetto tridimensionale di tipo quasi scultoreo. Ispirandosi all'artista americano Gordon Matta-Clark (1943-1978), che spesso tagliava e rimuoveva intere sezioni di edifici abbandonati, Curtis Mann "destruttura" i materiali fotografici per meglio comprendere il loro potenziale strutturale.
La curiosità dell'artista tocca la natura fisica della fotografia quasi a volerla scandagliare nel profondo con la sua materiale scomposizione. Con le cancellazioni, con strappi o pieghe della carta o cerchi e archi incisi negli strati di emulsione, crea diverse tecniche al fine di manifestare l'intenzione di entrare dentro l'immagine come a voler curiosare nell'intimo del mezzo usato.
Curtis Mann è nato a Dayton in Ohio nel 1979 e vive a Chicago. Ha esposto al Museum of Contemporary Art di Chicago (2009), alla Whitney Beinnial (2010) ed al Metropolitan di New York (2011) e in mostre personali alle gallerie Kevi Gupta di Chicago, Almine Rech di Parigi e Bruxelles e alla Kuseneers Gallery di Antversa. E' attualmente in corso la sua prima personale museale presso il South Eastern Center for Contemporary Art, Winston-Salem (NC).
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Project Room: Valerio Carrubba
Nella Project Room presentiamo alcuni nuovi dipinti dell'artista italiano Valerio Carrubba, nato a Siracusa nel 1975.
Le opere di Valerio Carruba celebrano la pittura mentre la scompongono, sezionano ed analizzano, con pennellate precise e immagini quasi violentemente intense ma impenetrabili. La sua pratica è radicata nel singolare rapporto tra l'artista ed il moderno flusso di immagini. Attraverso un processo di collezionismo emotivo e di ossessiva modificazione, l'artista satura e nega l'immagine e al contempo la nostra possibilità di interazione con essa.
Il punto di partenza dei dipinti è un'immagine preesistente, selezionata e successivamente rielaborata sino a raggiungere un risultato paradossale e melodrammatico. I soggetti provengono da un repertorio classico, ma non sono citazioni dalla storia dell'arte. Sono immagini senza autore, come nel caso di rappresentazioni anatomiche o di costume, che vengono scelte e rimaneggiate dall'artista tramite l'aggiunta o il cambiamento di alcuni dettagli, colori e situazioni. Le anatomie e le raffigurazioni di costumi e capigliature sono soggetti antitetici: nelle une le figure si aprono e si svelano, nelle altre si nascondono e si celano fino al parossismo. Entrambi i soggetti sono un rimando metaforico alla struttura teorica del lavoro e lo strumento ideale della sua prassi. Dopo questo processo di selezione e modifica, l'immagine è dipinta su acciaio. L'aspetto industriale del supporto rispecchia il processo anti-romantico con cui viene eseguito il lavoro: tutto il dipinto è in realtà dipinto due volte, uno strato che copre l'altro, attraverso una seconda stesura pittorica che copre e riproduce in modo fedele quella sottostante.
Il dipinto finale diviene la replica di se stesso, eseguita in modo meccanico, con una lenta perizia che trasforma il dipingere in esercizio analitico. Ad amplificare tale condizione di circolarità contribuiscono anche i titoli stessi delle opere: frasi palindrome, ossia frasi che possono essere lette, indifferentemente, da destra a sinistra, o viceversa, rimanendo tuttavia identiche. Valerio Carrubba rielabora continuamente l'immagine, "vive" con essa, fino a quando sente che ha raggiunto il suo picco di "esaurimento". In questo modo, l'artista nega ogni approccio romantico con l'immagine ottenuta, nega il suo contesto originale, ma anche qualsiasi significato possibile. Ogni dettaglio è trattato come proprio, così come per l'artista ogni strato di vernice esiste solo attraverso una ripetizione di segni. In questo modo l'immagine finale comunica nient'altro che se stessa in tutta la sua precisione. Con un approccio radicalmente concettuale, l'artista si concentra sulla teoria e sulla pratica del fare pittorico, in un' ininterrotta riflessione ed analisi degli elementi costruttivi, costitutivi ed interpretativi di un'immagine.
In autunno Valerio Carrubba parteciperà alla mostra collettiva curata da Luca Cerizza alla Galleria d'Arte Moderna a Milano. Nel 2010 ha partecipato alla mostra "Ibrido", curata da Giacinto Di Pietrantonio e Francesco Garutti al Pac di Milano e a "Il Museo Privato" alla Gamec di Bergamo, nel 2009 alla Biennale di Praga e nel 2008 alla Triennale di Torino "50 Moons of Saturn" curata da Daniel Birnbaum. Ha esposto nelle gallerie Pianissimo di Milano (2006, 2009) e Marinane Boesky di New York (2012).
Immagine: Curtis Mann, Paper fragments (& Fig 4.17), 2012. Book page, acrylic glazing, bleached Chromogenic Print cm 38 x 33
Inaugurazione mercoledì 26 settembre 2012 ore 18
Galleria Monica De Cardenas
Via Francesco Viganò 4 Milano
Orario: martedì - sabato ore 15 - 19
ingresso libero
In studio Curtis Mann ricopre alcune parti delle immagini scelte con una vernice protettiva trasparente, prima di spruzzare degli acidi che modificano i colori, talvolta fino a cancellarli quasi completamente. L'immagine fotografica originale viene così trasformata, alcune parti restano visibili mentre altre scompaiono, sovrapposte da una materia quasi pittorica. Dopo l' intervento la carta fotografica risulta densa e materica, alcune parti dell'immagine vengono esaltate, mentre altre sono parzialmente oscurate, o scompaiono del tutto, ma - contrariamente alla manipolazione digitale - il processo fisico che porta a questo risultato rimane sempre visibile.
In alcune opere più recenti alla rielaborazione della superficie fotografica l'artista ha aggiunto la manipolazione della carta, introducendo l'uso di strappi e intagli, ottenendo un effetto tridimensionale di tipo quasi scultoreo. Ispirandosi all'artista americano Gordon Matta-Clark (1943-1978), che spesso tagliava e rimuoveva intere sezioni di edifici abbandonati, Curtis Mann "destruttura" i materiali fotografici per meglio comprendere il loro potenziale strutturale.
La curiosità dell'artista tocca la natura fisica della fotografia quasi a volerla scandagliare nel profondo con la sua materiale scomposizione. Con le cancellazioni, con strappi o pieghe della carta o cerchi e archi incisi negli strati di emulsione, crea diverse tecniche al fine di manifestare l'intenzione di entrare dentro l'immagine come a voler curiosare nell'intimo del mezzo usato.
Curtis Mann è nato a Dayton in Ohio nel 1979 e vive a Chicago. Ha esposto al Museum of Contemporary Art di Chicago (2009), alla Whitney Beinnial (2010) ed al Metropolitan di New York (2011) e in mostre personali alle gallerie Kevi Gupta di Chicago, Almine Rech di Parigi e Bruxelles e alla Kuseneers Gallery di Antversa. E' attualmente in corso la sua prima personale museale presso il South Eastern Center for Contemporary Art, Winston-Salem (NC).
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Project Room: Valerio Carrubba
Nella Project Room presentiamo alcuni nuovi dipinti dell'artista italiano Valerio Carrubba, nato a Siracusa nel 1975.
Le opere di Valerio Carruba celebrano la pittura mentre la scompongono, sezionano ed analizzano, con pennellate precise e immagini quasi violentemente intense ma impenetrabili. La sua pratica è radicata nel singolare rapporto tra l'artista ed il moderno flusso di immagini. Attraverso un processo di collezionismo emotivo e di ossessiva modificazione, l'artista satura e nega l'immagine e al contempo la nostra possibilità di interazione con essa.
Il punto di partenza dei dipinti è un'immagine preesistente, selezionata e successivamente rielaborata sino a raggiungere un risultato paradossale e melodrammatico. I soggetti provengono da un repertorio classico, ma non sono citazioni dalla storia dell'arte. Sono immagini senza autore, come nel caso di rappresentazioni anatomiche o di costume, che vengono scelte e rimaneggiate dall'artista tramite l'aggiunta o il cambiamento di alcuni dettagli, colori e situazioni. Le anatomie e le raffigurazioni di costumi e capigliature sono soggetti antitetici: nelle une le figure si aprono e si svelano, nelle altre si nascondono e si celano fino al parossismo. Entrambi i soggetti sono un rimando metaforico alla struttura teorica del lavoro e lo strumento ideale della sua prassi. Dopo questo processo di selezione e modifica, l'immagine è dipinta su acciaio. L'aspetto industriale del supporto rispecchia il processo anti-romantico con cui viene eseguito il lavoro: tutto il dipinto è in realtà dipinto due volte, uno strato che copre l'altro, attraverso una seconda stesura pittorica che copre e riproduce in modo fedele quella sottostante.
Il dipinto finale diviene la replica di se stesso, eseguita in modo meccanico, con una lenta perizia che trasforma il dipingere in esercizio analitico. Ad amplificare tale condizione di circolarità contribuiscono anche i titoli stessi delle opere: frasi palindrome, ossia frasi che possono essere lette, indifferentemente, da destra a sinistra, o viceversa, rimanendo tuttavia identiche. Valerio Carrubba rielabora continuamente l'immagine, "vive" con essa, fino a quando sente che ha raggiunto il suo picco di "esaurimento". In questo modo, l'artista nega ogni approccio romantico con l'immagine ottenuta, nega il suo contesto originale, ma anche qualsiasi significato possibile. Ogni dettaglio è trattato come proprio, così come per l'artista ogni strato di vernice esiste solo attraverso una ripetizione di segni. In questo modo l'immagine finale comunica nient'altro che se stessa in tutta la sua precisione. Con un approccio radicalmente concettuale, l'artista si concentra sulla teoria e sulla pratica del fare pittorico, in un' ininterrotta riflessione ed analisi degli elementi costruttivi, costitutivi ed interpretativi di un'immagine.
In autunno Valerio Carrubba parteciperà alla mostra collettiva curata da Luca Cerizza alla Galleria d'Arte Moderna a Milano. Nel 2010 ha partecipato alla mostra "Ibrido", curata da Giacinto Di Pietrantonio e Francesco Garutti al Pac di Milano e a "Il Museo Privato" alla Gamec di Bergamo, nel 2009 alla Biennale di Praga e nel 2008 alla Triennale di Torino "50 Moons of Saturn" curata da Daniel Birnbaum. Ha esposto nelle gallerie Pianissimo di Milano (2006, 2009) e Marinane Boesky di New York (2012).
Immagine: Curtis Mann, Paper fragments (& Fig 4.17), 2012. Book page, acrylic glazing, bleached Chromogenic Print cm 38 x 33
Inaugurazione mercoledì 26 settembre 2012 ore 18
Galleria Monica De Cardenas
Via Francesco Viganò 4 Milano
Orario: martedì - sabato ore 15 - 19
ingresso libero
Fonte: www.undo.net
Segnala:
Amalia Di Lanno