Caterina Arcuri: Quo Vadis
Effimere tracce sulla sabbia bianca scandiscono il percorso esistenziale di Caterina Arcuri. I suoi segni sono le testimonianze - indelebili nell’anima - di storie personali sconosciute al mondo, che lasciano intuire dimensioni interne e private. Riaffiorano riminiscenze e ricordi sopiti nel passato, memorie culturali capaci di arricchire profondamente il singolo o la collettività intera. L’artista si confronta con il trascorrere del tempo, provando ad interrompere o perlomeno ad intervenire nel suo corso.
La vita stessa, con la sua intensità, con le sue possibili manipolazioni, è esemplificata nella sabbia, “materia molle” che conserva l’impronta del fuoco e del suo carattere mutevole. Metafora dell’esistenza e della sua complessa molteplicità, l’affastellarsi della terra sabbiosa lascia presagire le stratificazioni dell’essere, il cui fare è energia liquida. E tuttavia l’agire dell’uomo resta confinato nell’effimero, poiché - come per la sabbia - la casualità involontaria del reale, offerta dal principio di causa-effetto, svuota di ogni valenza teleologica intenzioni ed azioni del vissuto umano. Così la memoria più lontana del mondo si accosta alla caducità della materia, accentuandola e al contempo sospendendola. Si dipana in una dimensione atavica il fluire dialettico di conscio e inconscio, di universale e particolare, di corporeo e immateriale, aporie che sfociano necessariamente in un tempo ciclico e circolare che si avvicina all’infinito.
Inserito in uno spazio (quello del semi-ipogeo) e in un momento eterno, in cui le tre dimensioni cronologiche esperite dall’uomo (passato, presente e futuro) risultano intimamente legate in possibili aperture e rimandi, il percorso - stigmatizzato dalla plasticità di Quo vadis - non si conclude. L’uomo si interroga sul proprio destino, accettando, e subendo, che la presentificazione dell’avvenire sfugge alla comprensione e ai desideri umani.
Simona Caramia
Nel centro storico di Terlizzi, in via De Cristoforis, ex strada della Macinella, adiacente alla palazziata medievale della famiglia SanGiorgio, una porta arabo-normanna, lì l’EDICOLARARA, dedicata all’Arte visiva contemporanea.
Art Site Specific.
Un luogo di passaggio, per uno sguardo non fugace, intriso di contaminazioni tra passato, presente e proiezioni future.
Un luogo di aggregazione nel cuore della città, dove si incrociano saperi-sapori- sperimentazioni.
Dal 21 marzo 2012 al 20 giugno 2012
la decima opera esposta,
QUO VADIS installazione di CaterinaArcuri.
Una città che vince nel centro storico, nel sito di Gioacchino Tricarico, con il gruppo AdMeridiem (RA comunicazionetotale, Ricerca&Qualità, Horus multimedia), Amica 9 TV,
Contrasti Fotografia, Ristorante L’antica Scuderia, l’Antico Borgo B&B.
contatti: 338.7674491
www.admeridiem.org
www.facebook.com/admeridiem
Effimere tracce sulla sabbia bianca scandiscono il percorso esistenziale di Caterina Arcuri. I suoi segni sono le testimonianze - indelebili nell’anima - di storie personali sconosciute al mondo, che lasciano intuire dimensioni interne e private. Riaffiorano riminiscenze e ricordi sopiti nel passato, memorie culturali capaci di arricchire profondamente il singolo o la collettività intera. L’artista si confronta con il trascorrere del tempo, provando ad interrompere o perlomeno ad intervenire nel suo corso.
La vita stessa, con la sua intensità, con le sue possibili manipolazioni, è esemplificata nella sabbia, “materia molle” che conserva l’impronta del fuoco e del suo carattere mutevole. Metafora dell’esistenza e della sua complessa molteplicità, l’affastellarsi della terra sabbiosa lascia presagire le stratificazioni dell’essere, il cui fare è energia liquida. E tuttavia l’agire dell’uomo resta confinato nell’effimero, poiché - come per la sabbia - la casualità involontaria del reale, offerta dal principio di causa-effetto, svuota di ogni valenza teleologica intenzioni ed azioni del vissuto umano. Così la memoria più lontana del mondo si accosta alla caducità della materia, accentuandola e al contempo sospendendola. Si dipana in una dimensione atavica il fluire dialettico di conscio e inconscio, di universale e particolare, di corporeo e immateriale, aporie che sfociano necessariamente in un tempo ciclico e circolare che si avvicina all’infinito.
Inserito in uno spazio (quello del semi-ipogeo) e in un momento eterno, in cui le tre dimensioni cronologiche esperite dall’uomo (passato, presente e futuro) risultano intimamente legate in possibili aperture e rimandi, il percorso - stigmatizzato dalla plasticità di Quo vadis - non si conclude. L’uomo si interroga sul proprio destino, accettando, e subendo, che la presentificazione dell’avvenire sfugge alla comprensione e ai desideri umani.
Simona Caramia
Nel centro storico di Terlizzi, in via De Cristoforis, ex strada della Macinella, adiacente alla palazziata medievale della famiglia SanGiorgio, una porta arabo-normanna, lì l’EDICOLARARA, dedicata all’Arte visiva contemporanea.
Art Site Specific.
Un luogo di passaggio, per uno sguardo non fugace, intriso di contaminazioni tra passato, presente e proiezioni future.
Un luogo di aggregazione nel cuore della città, dove si incrociano saperi-sapori- sperimentazioni.
Dal 21 marzo 2012 al 20 giugno 2012
la decima opera esposta,
QUO VADIS installazione di CaterinaArcuri.
Una città che vince nel centro storico, nel sito di Gioacchino Tricarico, con il gruppo AdMeridiem (RA comunicazionetotale, Ricerca&Qualità, Horus multimedia), Amica 9 TV,
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Amalia Di Lanno