Inaugurata sabato 17 marzo 2012, la retrospettiva “CROMATISMO NELL’ANIMO”, visitabile nella Sala d’Annunzio dell’Aurum di Pescara fino al 31 marzo 2012
ANTONIO ZIMEI. Cromatismo nell'animo
a cura di Sabrina Zimei
Il colore irrompe, sempre, per dominare sulle calde tele di  Antonio Zimei. Si impossessa dei comparti, cadenza il suo incidere con ritmi decisi  seppure misurati nella razionalità espressiva, tutta architettata su  toni accesi. Colori che ubbidiscono ad un disegno mentale che non soffre ripensamenti  e si manifesta pienamente. Sarebbe però riduttivo lasciarsi invaghire dall'evidente carica  cromatica: c'è da parlare di una solida capacità di composizione  generalmente segnata da coordinate geometriche; della relazione con i  movimenti d'avanguardia, a cui si è accostato con una vena mai esaurita  di rilettura / scomposizione / reinvenzione dell'arte altrui; dei  cambiamenti, notevoli ed abbastanza frequenti, del suo procedimento  pittorico che lo portano negli ultimi anni '95-'96,  ad una maturità del  tratto che lo induce ad avvalersi di linee morbide e di colori pastosi,  caldi. Non preordina in sede concettuale (se non in grandi linee), il suo piano  operativo, preferendo sviluppare la sua pittura attraverso un processo  evolutivo automatico, per AntonioIl colore irrompe, sempre, per dominare  sulle calde  tele di Antonio Zimei.
Si impossessa dei comparti, cadenza il suo incidere  con ritmi decisi  seppure misurati nella razionalità espressiva, tutta  architettata su  toni accesi.
Colori che ubbidiscono ad un disegno mentale che non  soffre ripensamenti e si manifesta pienamente.
Sarebbe però riduttivo lasciarsi invaghire  dall’evidente carica  cromatica: c’è da parlare di una solida capacità di composizione   generalmente segnata da coordinate geometriche; della relazione con i  movimenti d’avanguardia, a cui  si è accostato con una vena mai esaurita  di rilettura / scomposizione /  reinvenzione dell’arte altrui; dei  cambiamenti, notevoli ed abbastanza frequenti,  del suo procedimento  pittorico che lo portano negli ultimi anni ‘95-’96,  ad una maturità del  tratto che lo induce ad  avvalersi di linee morbide e di colori  pastosi, caldi.
Non preordina in sede concettuale (se non in grandi  linee), il suo  piano operativo, preferendo sviluppare la sua pittura attraverso  un  processo evolutivo automatico, per Antonio Zimei “l’arte è figlia  dell’atto istintivo, dell’immediata trasposizione su  tela dell’idea”.
Vuol significare che la sua elasticità intuitiva è  sorprendente ma,  allo stesso tempo, conseguente ad una preparazione di base  articolata  in molti anni di ricerche personali che lo porta ad esprimere una   propria teoria sulle “Biomasse”.
Biomasse, termine che talvolta viene usato nel senso  strettamente  scientifico, assume nel lavoro dell’architetto una valenza  etimologica  meno intransigente.
Nel suo personale logos  pittorico il termine biomasse assume  una  valenza artistica di ineccepibile coloritura:  biomasse significa in  Zimei, che affronta la  tela vergine, la riproduzione di vite mai nate e  mai distrutte. Un’ operazione  che prevede in primis la decostruzione  del soggetto/oggetto, la ricostruzione,  come un puzzle, ed infine il  rivestire di colori puri queste nuove figure, in  modo da renderle  portatrici di una nuova e più sincera essenza. La realtà  ricreata e  rigenerata da Zimei è, quindi, totalmente personalizzata, ispirata  da  una vena giocosa, divertita e, spesso sensuale.
“ In ogni tela  di questo grande pittore, c’è una pienezza che non  inganna. Le sue qualità  dominanti sono la maturità e la forza. Il  profano, di fronte a questa opera è  subito colpito dall’equilibrio, la  sicurezza, la confidenza. Niente è lasciato  al caso. Tutto è fermo,  forte … la sua pittura è l’emanazione della sua anima …”.1
1 E. Bove, Georges Braque, in “Formes”, Parigi, 1930, n. 3, marzo.
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Amalia Di Lanno