Uscito nelle sale italiane lo scorso dicembre, The Artist riesce ancora ad attrarre gli spettatori per quell’intramontabile e tradizionale fascino del film d’altri tempi e senza tempo.
Scritto e girato dal regista francese Michel Hazanavicius, The Artist è un film ambientato a Hollywood tra il 1927 e il 1932, privo di sonoro (ma accompagnato da musiche al pianoforte).
Realizzato in 4:3 come si faceva nella cosiddetta silent era (così chiamata dagli studiosi della settima arte, il periodo precedente l'avvento del sonoro nel cinema) The Artist riesce attraverso la gestualità, la mimica, gli sguardi e le posture stesse degli attori a esasperare la scena fino ad arrivare al limite di un accattivante parodia.
Un Film muto The Artist a cui è facile l'accezione NON moderno o, direi, NON contemporaneo. Ebbene, The Artist contrariamente riesce anche a dimostrare che la contemporaneità non vive soltanto nelle sonorità, nei colori e in un ‘dovere’, forse costante, di sorprendere ad ogni costo, ma vive in una solidità semplicemente classica e senza tempo.
Una classica contemporaneità/una contemporaneità classica questo è The Artist.
Un film che riesce a trascinarti oltre, a rompere gli schemi puntando sulla forza attoriale dei protagonisti a cui il regista affianca notissimi interpreti del calibro di John Goodman e James Cromwell così da attrarre fiduciosamente e con forza lo spettatore.
Un bel cast ma anche la dimostrazione che in un film la vera arte è Pura Interpretazione.
Bravi entrambi gli attori protagonisti, Jean Dujardin (George Valentin) e Bérénice Bejo (Peppy Miller), sullo schermo risultano molto incisivi e di grande impatto visivo. Del primo è innegabile l’evidente simpatia trasmessa dal suo volto; della seconda non possiamo che apprezzare la freschezza e spontaneità del bellissimo viso gioioso e vivace in ogni scena; entrambi ci riportano negli anni del glamour, dell’incanto dei costumi e delle acconciature disegnate sul volto, dell’eleganza tout court. Ed infine, ma non per minore importanza, mi preme citare un altro protagonista fondamentale alla buona resa cinematografica di The Artist… Un elogio, senza dubbio, va fatto al vero artista, The Artist è lui… il piccolo e simpaticissimo jack russell, Uggie, amico e spalla del protagonista … Le scene tra George Valentin e Uggie inteneriscono e, al contempo, divertono lo spettatore. Sullo schermo vere e proprie simpatiche gag alla Buster Keaton.
The Artist è un immediato teletrasporto nei ruggenti anni venti, ci si dimentica che sullo schermo si sta guardando una storia senza parole e senza colori. La nostra immaginazione prende il sopravvento, colora la scena e gli animi dei personaggi … siamo oltre il tempo e lo spazio. Quel tempo e quello spazio emozionale che una sala cinematografica riesce piacevolmente ancora a dare quando i film diventano magia.
di Amalia Di Lanno